Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Perché
il Talmùd inizia con il Trattato di Berakhòt, Benedizioni? I nostri
Maestri hanno voluto imprimerci, come premessa di qualsiasi altra
discussione, quanto è fondamentale benedire e ringraziare il Creatore
per il sostegno permanente alla nostra esistenza. Per l'ebreo,
l'appagamento dei suoi bisogni non potrà divenire fine a se stesso o
l'interesse principale della propria vita. Se così fosse rischieremmo
di affondare nell'egoismo e nel volgare materialismo.
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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Su
Vittorio Emanuele III, il re minuscolo in tutti i sensi, superflua ogni
ulteriore parola. Ha già detto tutto con tempestività e in modo
esauriente Noemi Di Segni, Presidente dell'UCEI.
Si è invece costretti a una ennesima riflessione sul clima che si sta
pian piano instaurando. Pian piano, ma con determinata costanza.
Si è sfaldata la sicurezza sul valore della memoria. Si è insinuato che
la memoria avesse una valenza vendicativa. Si è detto e scritto a
ripetizione che bisogna superare la memoria in favore della
riconciliazione nazionale. Si è insistito a dire che le memorie sono
diverse - e questo è vero - ma le memorie sono state messe in
contrapposizione, per annullare la memoria della Resistenza con la
memoria nefanda del fascismo repubblichino e dei suoi crimini.
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"Sepoltura a Vicoforte, chiude storia dei Savoia"
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I
discendenti del re Vittorio Emanuele III insistono: la salma del re al
Pantheon. Le istituzioni, a tutti i livelli, escludono però in modo
categorico questa possibilità. Dal presidente del Senato Pietro Grasso
al ministro della Cultura Dario Franceschini, che dice: “La sepoltura a
Vicoforte è la chiusura definitiva della vicenda”.
Ha affermato Noemi Di Segni, Presidente UCEI: “Per chi oggi vuole farne
un eroe o un martire della Storia, per chi ancora chiede una sua
solenne traslazione al Pantheon, non può che esserci una risposta:
nessun onore pubblico per chi porta il peso di decisioni che hanno
gettato discredito e vergogna su tutto il paese. L’Italia non può e non
deve dimenticare”. L’ipotesi di una traslazione al Pantheon è vista
come uno “scempio” anche dalla presidente della Comunità ebraica romana
Ruth Dureghello. Che ieri, al termine della presentazione dei lavori di
restauro al Portico d’Ottavia (ad essere interessata l’area di
Sant’Angelo in Pescheria), ha ricordato come il Pantheon sia anche un
luogo “vicino a quello della deportazione di tanti ebrei italiani”.
Sul Corriere, il quirinalista Marzio Breda scrive che “mai, durante le
trattative, è stato evocato il Pantheon come sede della tumulazione”.
Se Mattarella ha ritenuto di pronunciarsi favorevolmente, ma escludendo
pubblici onori e revisioni storiche sulle responsabilità del sovrano
con il fascismo, si legge ancora, “è stato solo per una questione di
pietas”.
Tra i quotidiani, che ancora oggi molto parlano della vicenda, spicca
per originalità Il Tempo: “I radical chic dell’ultima ora verranno
rimandati in storia, visto che la principessa Mafalda, figlia di
Vittorio Emanuele, mori anche lei in un campo di concentramento a
Buchenwald come deportata”. Le polemiche di queste ore, per Il Tempo,
sarebbero dunque “surreali”.
A proposito del Portico d’Ottavia, che fu scenario di una delle pagine
più nere della violenza nazifascista in Italia. Per Repubblica, il
restauro completato “riporta all’attenzione di tutta la città una delle
sue zone più affascinanti, più cariche di storia e di dolore”. Un luogo
che, viene spiegato, “ha mantenuto, soffrendo e sperando, una sua
precisa identità, una sua severa dolcezza”.
Su La Stampa una drammatica intervista alla moglie del ricercatore
condannato a morte in Iran perché accusato di essere una spia del
Mossad. Afferma la donna: “La confessione è stata estorta, non è
sincera e si capisce. Il filmato è stato girato un anno fa: allora mio
marito è stato tre mesi in isolamento, senza parlare con nessuno, in
una cella di pochi metri. Veniva minacciato, gli avevano detto che
avrebbero fatto del male ai nostri figli se non avesse ammesso le sue
colpe”.
Nel giorno del giuramento del nuovo governo austriaco, segnala La
Stampa, significativa tra le altre la reazione del governo israeliano.
Gerusalemme infatti boicotterà i ministri dell’ultradestra – Esteri,
Difesa e Interni – mantenendo per il momento contatti solo con i
livelli professionali dei ministeri stessi.
Intervistato dal Giornale, l’ambasciatore israeliano Ofer Sachs
afferma: “Le posizioni dell’Europa dimostrano l’incapacità di adattarsi
al corso degli eventi. Sembrano non capire che la dichiarazione di
Trump non pregiudica alcuna trattativa futura. Dice soltanto che non
puoi separare Gerusalemme da Israele. È una verità molto concreta e gli
stessi paesi europei la riconoscono implicitamente visto che le loro
ambasciate hanno rapporti quotidiani con le istituzioni di Israele
situate a Gerusalemme”.
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il monito d'israele e mondo ebraico a vienna
Austria, l'ultradestra nel governo
"Cancelliere, argini gli estremisti"
Israele
e il mondo ebraico internazionale guardano con attenzione – e con un
misto di prudenza e preoccupazione - a quanto accade in Austria, dove
il trentunenne Sebastian Kurz, leader del Partito popolare (ÖVP), ha
deciso di formare il governo assieme all'estrema destra del Partito
della Libertà Austriaco (FPÖ) di Heinz-Christian Strache. Dopo 17 anni
quindi, il populismo xenofobo del FPÖ fondato da Jörg Haider, torna
alla ribalta e ad avere un ruolo di governo. Con Haider l'avventura
nell'esecutivo austriaco durò poco e portò l'Unione europea a imporre
sanzioni diplomatiche all'Austria; mentre Israele decise di ritirare il
suo ambasciatore e dichiarò Haider “persona non grata”. Oggi le
reazioni non sono così dure (in Austria però dopo l'annuncio di Kurz,
ci sono state manifestazioni di piazza contro il Partito della Libertà,
definito neonazista) ma la preoccupazione rimane: dal ministero degli
Esteri israeliano fanno sapere che con il Premier Kurtz continuerà la
collaborazione mentre Gerusalemme boicotterà i ministri
dell’ultradestra del FPÖ – Esteri, Difesa e Interni – mantenendo per il
momento contatti solo con i livelli professionali dei ministeri stessi.
“È
estremamente inquietante che, nonostante le molte preoccupazioni reali
note ed espresse in merito al FPÖ, questi abbia ora una posizione di
grande influenza, dando al governo austriaco una spinta reale e ancor
più forte verso destra”., il commento preoccupato del World Jewish
Congress e del suo presidente Ronald Lauder, già ambasciatore Usa in
Austria. “Kurz è un uomo capace, - la dichiarazione di Lauder dopo
l'annuncio del nuovo governo FPÖ-ÖV- che ha mostrato atteggiamenti
molto positivi nei confronti di Israele e del popolo ebraico, e gli
auguro buona fortuna come cancelliere per portare l'Austria a grandi
successi. Spero inoltre che si adopererà al massimo per garantire che
le politiche del suo governo continuino a seguire una linea democratica
e non si dissolvano in un pericoloso populismo”. Leggi
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pagine ebraiche di dicembre
Ariel, in equilibrio tra due lingue
Ariel
Rathaus è figura che si pone – per parafrasare la regista Nurith Aviv
intervistata qualche tempo fa per Pagine Ebraiche – «entre»: entre
Roma, città natale e di formazione, e Gerusalemme dove è approdato con
l’aliyah; entre filosofia e tradizione (ha studiato due anni in
yeshivà), entre letteratura italiana, ebraica e israeliana. Mentre alla
Hebrew University si è occupato di italianistica, di poesia ebraica in
Italia nel Rinascimento e nell'epoca barocca tenendo corsi su Boccaccio
e su Petrarca, all’Università degli Studi di Milano ha tenuto corsi di
cultura ebraica.
Oltre all'insegnamento
all'Università Ebraica, un'attività che ti accompagna da molti anni è
quella di traduttore, come è cominciata?
Ci sono arrivato negli Anni ottanta, traducendo in italiano un libro di
saggi di Yeshayahu Leibowitz. Successivamente mi sono occupato
soprattutto di poesia, ho cominciato con Amichai poi Meir Wieseltier,
Natan Zach, ma ci sono state anche due novelle di Agnon uscite da
Adelphi. Viceversa le mie traduzioni dall'italiano all'ebraico
comprendono più prosa che poesia, anche se ho comunque cominciato da
quella, preparando un'antologia di poeti italiani dei primi del
Novecento, il cui filo conduttore erano i poeti innovatori: i
futuristi, Dino Campana, il primo Ungaretti. Questa antologia riscosse
un certo successo perché in Israele c'è un debole per la poesia
avanguardistica dei primi del Novecento attraverso il futurismo russo.
Tre anni fa ho curato un'antologia di poesie di Primo Levi. Ha
suscitato molto interesse perché qui non si sapeva nulla della
produzione poetica di Levi, fatta eccezione per la poesia posta in
esergo a Se questo è un uomo. Per quanto riguarda la prosa ho tradotto
alcuni classici. All'inizio insieme a Gaio Sciloni, con cui abbiamo
tradotto La coscienza di Zeno di Svevo, successivamente ho ripreso in
mano e portato a termine la sua traduzione del Decamerone di Boccaccio,
che era rimasta incompiuta. Da allora ho preso due direzioni. Da una
parte mi sono occupato della traduzione di grandi classici: La scienza
nuova di Vico e poi il Dialogo dei massimi sistemi di Galileo, cui ho
lavorato per cinque anni e che ancora non è uscito. Parallelamente ho
tradotto grandi classici moderni, come Calvino, e altri libri di Svevo.
Anna Linda Callow e Cosimo Nicolini Coen
Pagine Ebraiche Dicembre 2017 Leggi
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progetto meridione “Cedro, simbolo di identità”
Nota
a livello internazionale per la bellezza dei suoi frutti, il comune
calabrese di Santa Maria del Cedro è meta privilegiata da rabbini di
tutto il mondo che ormai da molti anni vi si raccolgono nell’imminenza
del Sukkot. Il cedro, insieme a rami di palma, salice e mirto, per
formare il “lulav” simbolo della Festa delle Capanne.
Nel Meridione che riscopre con sempre maggiore intensità le sue radici
ebraiche, un legame sentito con partecipazione a tutti i livelli: dalle
istituzioni ai cittadini. A rinnovarlo la visita della Presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni,
accompagnata in Calabria dal rabbino Umberto Piperno e dal Consigliere
della Comunità ebraica napoletana Roque Pugliese. Una giornata fitta di
appuntamenti che ha preso avvio nell’Istituto Comprensivo Borsellino di
Santa Maria del Cedro, con i ragazzi protagonisti. Tante domande,
interventi musicali, un vivo interesse generale. Ad intervenire il
sindaco Ugo Vetere, il consigliere generale Mauro D’Acri, il dirigente
scolastico Gerardo Guida, il presidente del consorzio del cedro Angelo
Adduci, il presidente dell’accademia internazionale del cedro Franco
Galliano. Leggi
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Normalità |
Alcuni
giorni fa, una sinagoga è stata attaccata a Goteborg, in Svezia. Un
paese che è visto come la culla dei diritti civili e sociali, un
modello di welfare e integrazione dei migranti. L’incendio ha
procurato danni lievi e per fortuna non ha ferito nessuno. Mi ha però
colpito un dato: la notizia è stata praticamente ignorata dalla stampa
italiana, con alcune piccole eccezioni. Si possono avanzare due
ipotesi: il fatto non viene ritenuto grave oppure l’aggressione viene
percepita come qualcosa di usuale.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Noi ebrei come popolo inferiore |
Sarebbe
opportuno fare un cenno ai profili afferenti alla logica, senza però
esaurirne in questa sede il contenuto; al riguardo, il nostro punto di
riferimento potrebbe essere papa Paolo IV, al secolo Gian Pietro
Carafa, la cui bolla Cum nimis absurdum proprio alla illogicità e al
suo contrario era espressamente diretta, nell’istituire il (terribile)
Ghetto di Roma.
Per gli antisemiti gli ebrei sono un popolo inferiore, accusato al
contempo, però, di dominare il mondo. Serve davvero una gran buona
volontà per argomentare che un popolo inferiore sia, al contempo,
superiore, se non altro perché, nell’ambito della logica, campeggia e
primeggia il principio di non contraddizione.
Emanuele Calò
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