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19 dicembre 2017 - 1 Tevet 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Perché il Talmùd inizia con il Trattato di Berakhòt, Benedizioni? I nostri Maestri hanno voluto imprimerci, come premessa di qualsiasi altra discussione, quanto è fondamentale benedire e ringraziare il Creatore per il sostegno permanente alla nostra esistenza. Per l'ebreo, l'appagamento dei suoi bisogni non potrà divenire fine a se stesso o l'interesse principale della propria vita. Se così fosse rischieremmo di affondare nell'egoismo e nel volgare materialismo.
 
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
Su Vittorio Emanuele III, il re minuscolo in tutti i sensi, superflua ogni ulteriore parola. Ha già detto tutto con tempestività e in modo esauriente Noemi Di Segni, Presidente dell'UCEI.
Si è invece costretti a una ennesima riflessione sul clima che si sta pian piano instaurando. Pian piano, ma con determinata costanza.
Si è sfaldata la sicurezza sul valore della memoria. Si è insinuato che la memoria avesse una valenza vendicativa. Si è detto e scritto a ripetizione che bisogna superare la memoria in favore della riconciliazione nazionale. Si è insistito a dire che le memorie sono diverse - e questo è vero - ma le memorie sono state messe in contrapposizione, per annullare la memoria della Resistenza con la memoria nefanda del fascismo repubblichino e dei suoi crimini.
 
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"Sepoltura a Vicoforte, chiude storia dei Savoia"
I discendenti del re Vittorio Emanuele III insistono: la salma del re al Pantheon. Le istituzioni, a tutti i livelli, escludono però in modo categorico questa possibilità. Dal presidente del Senato Pietro Grasso al ministro della Cultura Dario Franceschini, che dice: “La sepoltura a Vicoforte è la chiusura definitiva della vicenda”.
Ha affermato Noemi Di Segni, Presidente UCEI: “Per chi oggi vuole farne un eroe o un martire della Storia, per chi ancora chiede una sua solenne traslazione al Pantheon, non può che esserci una risposta: nessun onore pubblico per chi porta il peso di decisioni che hanno gettato discredito e vergogna su tutto il paese. L’Italia non può e non deve dimenticare”. L’ipotesi di una traslazione al Pantheon è vista come uno “scempio” anche dalla presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello. Che ieri, al termine della presentazione dei lavori di restauro al Portico d’Ottavia (ad essere interessata l’area di Sant’Angelo in Pescheria), ha ricordato come il Pantheon sia anche un luogo “vicino a quello della deportazione di tanti ebrei italiani”.
Sul Corriere, il quirinalista Marzio Breda scrive che “mai, durante le trattative, è stato evocato il Pantheon come sede della tumulazione”. Se Mattarella ha ritenuto di pronunciarsi favorevolmente, ma escludendo pubblici onori e revisioni storiche sulle responsabilità del sovrano con il fascismo, si legge ancora, “è stato solo per una questione di pietas”.
Tra i quotidiani, che ancora oggi molto parlano della vicenda, spicca per originalità Il Tempo: “I radical chic dell’ultima ora verranno rimandati in storia, visto che la principessa Mafalda, figlia di Vittorio Emanuele, mori anche lei in un campo di concentramento a Buchenwald come deportata”. Le polemiche di queste ore, per Il Tempo, sarebbero dunque “surreali”.
A proposito del Portico d’Ottavia, che fu scenario di una delle pagine più nere della violenza nazifascista in Italia. Per Repubblica, il restauro completato “riporta all’attenzione di tutta la città una delle sue zone più affascinanti, più cariche di storia e di dolore”. Un luogo che, viene spiegato, “ha mantenuto, soffrendo e sperando, una sua precisa identità, una sua severa dolcezza”.

Su La Stampa una drammatica intervista alla moglie del ricercatore condannato a morte in Iran perché accusato di essere una spia del Mossad. Afferma la donna: “La confessione è stata estorta, non è sincera e si capisce. Il filmato è stato girato un anno fa: allora mio marito è stato tre mesi in isolamento, senza parlare con nessuno, in una cella di pochi metri. Veniva minacciato, gli avevano detto che avrebbero fatto del male ai nostri figli se non avesse ammesso le sue colpe”.

Nel giorno del giuramento del nuovo governo austriaco, segnala La Stampa, significativa tra le altre la reazione del governo israeliano. Gerusalemme infatti boicotterà i ministri dell’ultradestra – Esteri, Difesa e Interni – mantenendo per il momento contatti solo con i livelli professionali dei ministeri stessi.

Intervistato dal Giornale, l’ambasciatore israeliano Ofer Sachs afferma: “Le posizioni dell’Europa dimostrano l’incapacità di adattarsi al corso degli eventi. Sembrano non capire che la dichiarazione di Trump non pregiudica alcuna trattativa futura. Dice soltanto che non puoi separare Gerusalemme da Israele. È una verità molto concreta e gli stessi paesi europei la riconoscono implicitamente visto che le loro ambasciate hanno rapporti quotidiani con le istituzioni di Israele situate a Gerusalemme”.
 
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  davar
il monito d'israele e mondo ebraico a vienna
Austria, l'ultradestra nel governo
"Cancelliere, argini gli estremisti"

Israele e il mondo ebraico internazionale guardano con attenzione – e con un misto di prudenza e preoccupazione - a quanto accade in Austria, dove il trentunenne Sebastian Kurz, leader del Partito popolare (ÖVP), ha deciso di formare il governo assieme all'estrema destra del Partito della Libertà Austriaco (FPÖ) di Heinz-Christian Strache. Dopo 17 anni quindi, il populismo xenofobo del FPÖ fondato da Jörg Haider, torna alla ribalta e ad avere un ruolo di governo. Con Haider l'avventura nell'esecutivo austriaco durò poco e portò l'Unione europea a imporre sanzioni diplomatiche all'Austria; mentre Israele decise di ritirare il suo ambasciatore e dichiarò Haider “persona non grata”. Oggi le reazioni non sono così dure (in Austria però dopo l'annuncio di Kurz, ci sono state manifestazioni di piazza contro il Partito della Libertà, definito neonazista) ma la preoccupazione rimane: dal ministero degli Esteri israeliano fanno sapere che con il Premier Kurtz continuerà la collaborazione mentre Gerusalemme  boicotterà i ministri dell’ultradestra del FPÖ – Esteri, Difesa e Interni – mantenendo per il momento contatti solo con i livelli professionali dei ministeri stessi.
“È estremamente inquietante che, nonostante le molte preoccupazioni reali note ed espresse in merito al FPÖ, questi abbia ora una posizione di grande influenza, dando al governo austriaco una spinta reale e ancor più forte verso destra”., il commento preoccupato del World Jewish Congress e del suo presidente Ronald Lauder, già ambasciatore Usa in Austria. “Kurz è un uomo capace, - la dichiarazione di Lauder dopo l'annuncio del nuovo governo FPÖ-ÖV- che ha mostrato atteggiamenti molto positivi nei confronti di Israele e del popolo ebraico, e gli auguro buona fortuna come cancelliere per portare l'Austria a grandi successi. Spero inoltre che si adopererà al massimo per garantire che le politiche del suo governo continuino a seguire una linea democratica e non si dissolvano in un pericoloso populismo”.
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pagine ebraiche di dicembre
Ariel, in equilibrio tra due lingue
Ariel Rathaus è figura che si pone – per parafrasare la regista Nurith Aviv intervistata qualche tempo fa per Pagine Ebraiche – «entre»: entre Roma, città natale e di formazione, e Gerusalemme dove è approdato con l’aliyah; entre filosofia e tradizione (ha studiato due anni in yeshivà), entre letteratura italiana, ebraica e israeliana. Mentre alla Hebrew University si è occupato di italianistica, di poesia ebraica in Italia nel Rinascimento e nell'epoca barocca tenendo corsi su Boccaccio e su Petrarca, all’Università degli Studi di Milano ha tenuto corsi di cultura ebraica.

Oltre all'insegnamento all'Università Ebraica, un'attività che ti accompagna da molti anni è quella di traduttore, come è cominciata?
Ci sono arrivato negli Anni ottanta, traducendo in italiano un libro di saggi di Yeshayahu Leibowitz. Successivamente mi sono occupato soprattutto di poesia, ho cominciato con Amichai poi Meir Wieseltier, Natan Zach, ma ci sono state anche due novelle di Agnon uscite da Adelphi. Viceversa le mie traduzioni dall'italiano all'ebraico comprendono più prosa che poesia, anche se ho comunque cominciato da quella, preparando un'antologia di poeti italiani dei primi del Novecento, il cui filo conduttore erano i poeti innovatori: i futuristi, Dino Campana, il primo Ungaretti. Questa antologia riscosse un certo successo perché in Israele c'è un debole per la poesia avanguardistica dei primi del Novecento attraverso il futurismo russo. Tre anni fa ho curato un'antologia di poesie di Primo Levi. Ha suscitato molto interesse perché qui non si sapeva nulla della produzione poetica di Levi, fatta eccezione per la poesia posta in esergo a Se questo è un uomo. Per quanto riguarda la prosa ho tradotto alcuni classici. All'inizio insieme a Gaio Sciloni, con cui abbiamo tradotto La coscienza di Zeno di Svevo, successivamente ho ripreso in mano e portato a termine la sua traduzione del Decamerone di Boccaccio, che era rimasta incompiuta. Da allora ho preso due direzioni. Da una parte mi sono occupato della traduzione di grandi classici: La scienza nuova di Vico e poi il Dialogo dei massimi sistemi di Galileo, cui ho lavorato per cinque anni e che ancora non è uscito. Parallelamente ho tradotto grandi classici moderni, come Calvino, e altri libri di Svevo.

Anna Linda Callow e Cosimo Nicolini Coen
Pagine Ebraiche Dicembre 2017
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progetto meridione
“Cedro, simbolo di identità”
Nota a livello internazionale per la bellezza dei suoi frutti, il comune calabrese di Santa Maria del Cedro è meta privilegiata da rabbini di tutto il mondo che ormai da molti anni vi si raccolgono nell’imminenza del Sukkot. Il cedro, insieme a rami di palma, salice e mirto, per formare il “lulav” simbolo della Festa delle Capanne.
Nel Meridione che riscopre con sempre maggiore intensità le sue radici ebraiche, un legame sentito con partecipazione a tutti i livelli: dalle istituzioni ai cittadini. A rinnovarlo la visita della Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, accompagnata in Calabria dal rabbino Umberto Piperno e dal Consigliere della Comunità ebraica napoletana Roque Pugliese. Una giornata fitta di appuntamenti che ha preso avvio nell’Istituto Comprensivo Borsellino di Santa Maria del Cedro, con i ragazzi protagonisti. Tante domande, interventi musicali, un vivo interesse generale. Ad intervenire il sindaco Ugo Vetere, il consigliere generale Mauro D’Acri, il dirigente scolastico Gerardo Guida, il presidente del consorzio del cedro Angelo Adduci, il presidente dell’accademia internazionale del cedro Franco Galliano.
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Informazione – International Edition
Meis, un regalo per Chanukkah
Un regalo per Chanukkah per l’Italia ebraica. Così la Jewish Telegraphic Agency descrive l’apertura del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah a Ferrara, in un testo ripreso dalla rubrica Italics nell’odierna uscita di Pagine Ebraiche International Edition.
Grande l’apprezzamento espresso dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dal Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini durante l’inaugurazione spiega ancora Ada Treves.
Ed è sempre Chanukkah a Casale Monferrato, dove ha sede il Museo dei Lumi, con i suoi 185 candelabri, si legge in un approfondimento del Forward firmato da Ruth Ellen Gruber. Di tradizioni legate alla festa delle luci parla anche l’economista errante Susanna Calimani, che nel suo appuntamento mensile sull’edizione internazionale di Pagine Ebraiche svela un piccolo episodio di confronto tra colleghi a Francoforte, in cui una battuta dallo spiacevole sentore antisemita viene evitata per il rotto della cuffia.
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pilpul
Normalità
Alcuni giorni fa, una sinagoga è stata attaccata a Goteborg, in Svezia. Un paese che è visto come la culla dei diritti civili e sociali, un modello di welfare e integrazione dei migranti. L’incendio ha  procurato danni lievi e per fortuna non ha ferito nessuno. Mi ha però colpito un dato: la notizia è stata praticamente ignorata dalla stampa italiana, con alcune piccole eccezioni. Si possono avanzare due ipotesi: il fatto non viene ritenuto grave oppure l’aggressione viene percepita come qualcosa di usuale. 

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Noi ebrei come popolo inferiore
Sarebbe opportuno fare un cenno ai profili afferenti alla logica, senza però esaurirne in questa sede il contenuto; al riguardo, il nostro punto di riferimento potrebbe essere papa Paolo IV, al secolo Gian Pietro Carafa, la cui bolla Cum nimis absurdum proprio alla illogicità e al suo contrario era espressamente diretta, nell’istituire il (terribile) Ghetto di Roma.
Per gli antisemiti gli ebrei sono un popolo inferiore, accusato al contempo, però, di dominare il mondo. Serve davvero una gran buona volontà per argomentare che un popolo inferiore sia, al contempo, superiore, se non altro perché, nell’ambito della logica, campeggia e primeggia il principio di non contraddizione.


Emanuele Calò
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