Elia Richetti,
rabbino
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A
proposito del versetto “Ed i figli d’Israel andarono all’asciutto
dentro il mare”, Rabbì Elimélekh di Lizensk osservava che gli esseri
umani solitamente si stupiscono solo quando vedono miracoli evidenti, e
non capiscono che la natura stessa è un grande miracolo, dal quale si
può sempre vedere la grandezza del Creatore e stupirsene.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
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Una
notizia verosimilmente poco nota è che nel corso degli ultimi 7 anni il
numero degli studenti universitari arabi in Israele è aumentato del
78,5%. Rappresentano nel 2018 il 16% di tutti gli iscritti, di cui 41%
fra quelli dell'Università di Haifa, il 22% al Technion, 14% a Tel
Aviv, 13% a Bar Ilan, 12% a Gerusalemme, 8% a Beer Sheva, 5% a Ariel, e
14% nei numerosi Collegi regionali che sono sorti in questi ultimi
anni. Secondo le specializzazioni, gli studenti arabi costituiscono il
27% di tutti gli iscritti a professioni paramediche, 20% a medicina,
24% a magistero, 20% a lettere, 15% a scienze sociali, 13% a scienze,
12% a legge, e 10% a ingegneria. Sono in aumento superiore alla media
gli iscritti al secondo ciclo (Master) e al terzo ciclo (Dottorato).
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La Memoria al Quirinale,
le voci di Liliana e Piero |
Sono
i sopravvissuti alla Shoah Piero Terracina e Liliana Segre, neonominata
senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i
Testimoni protagonisti dell’annuale appuntamento al Quirinale dedicato
al Giorno della Memoria. “Scegliete sempre la vita e non vi fate
intimorire dai bulli, da quelli che si credono più forti, non vi fate
deprimere da un brutto voto, andate sempre avanti, una gamba dietro
all’altra, come ho fatto io, ragazzina, nell’esodo dal campo di
sterminio, ridotta pelle e ossa, spogliata di ogni dettaglio umano”,
l’insegnamento trasmesso ieri da Liliana Segre a 2500 studenti arrivati
ad ascoltarla al Teatro Arcimboldi di Milano, in un evento organizzato
dall’Associazione Figli della Shoah (Repubblica Milano). Oggi ad
ascoltarla sarà il Presidente Mattarella. E con lei, come ricorda
l’Osservatore Romano, sarà presente la storica Anna Foa, a cui è stato
affidato l’intervento centrale delle celebrazioni al Quirinale e che
illustrerà il rapporto tra le leggi razziste del 1938 e la Shoah.
Ospite al Colle, anche la nota cantante israeliana Noa.
A 80 anni dalle leggi vergogna, la vera legalità. Dopo l’incontro al
Quirinale, come ricordano i quotidiani, le riflessioni sulla Memoria
continueranno con il convegno organizzato dall’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane dal titolo “La vera legalità”, dedicato agli 80 anni
dalle leggi vergogna antiebraiche. A intervenire assieme alla
presidente UCEI Noemi Di Segni, il sottosegretario alla presidenza del
Consiglio Maria Elena Boschi, il ministro della Giustizia Andrea
Orlando, il vice presidente del Csm Giovanni Legnini, il primo
presidente emerito della Cassazione Andrea Canzio, il presidente del
Consiglio di Stato Alessandro Pajno, il presidente del Consiglio
nazionale forense Andrea Mascherin, il presidente del Consiglio
nazionale del notariato Salvatore Lombardo e il comandante generale
dell’Arma Giovanni Nistri. Oltre alla Capitale, tanti gli appuntamenti
in tutta Italia e in programmazione sulle emittenti nazionali: la
Gazzetta ricorda tra gli altri la corsa per la Memoria Run For Mem,
giunta alla seconda edizione, ideata dall’Unione e quest’anno di scena
a Bologna. Proprio a Bologna, ricorda nelle pagine locali il Corriere,
è stata aperta al Museo Ebraico cittadino la mostra dedicata
all’allenatore ungherese di origine ebraica Arpad Weisz mentre al Meis
di Ferrara verrano presentati i libri Presidenti di Adam Smulevich e
Dallo scudetto ad Auschwitz di Matteo Marani. A proposito di calcio,
Mattia Feltri ricorda la storia di un altro grande allenatore ebreo,
Ernó Erbstein, salvatosi dalla Shoah ma morto nell’incidente aereo del
Grande Torino.
Austria, il rabbino capo e il rapporto con la politica. Sul Foglio si
richiama un’intervista fatta dal quotidiano al rabbino capo d’Austria
Paul Chaim Eisenberg in cui si toccano diverse tematiche di attualità
tra cui il problema dell’antisemitismo e il fatto che del governo
faccia parte il Partito della Libertà, partito di estrema destra creato
da un ex funzionario delle SS austriache. “Alla luce del mutato
panorama politico, – scrive il Foglio – ci si chiede se anche gli ebrei
austriaci potrebbero essere tentati di fare le valigie e andarsene dal
paese, cosi come sta accadendo altrove. Secondo Eisenberg no, e per due
motivi. Primo, perché l’Austria fino a ora è stata risparmiata da
attentati terroristici e da azioni di chiaro stampo antisemita, come
invece è accaduto nel recente passato sia in Francia sia in Belgio –
“qui semmai abbiamo un problema di antiislamismo”. Secondo: “Perché gli
ebrei di qui sono sempre stati più austriaci degli austriaci, come
testimoniano le canzoni viennesi composte per lo più da ebrei, e gli
scrittori di maggior rango dell’Austria Felix”.
La stupidità del male. Sul Corriere della Sera Gian Antonio Stella
elenca alcune delle “idiozie” razziste e antisemite che hanno “accecato
perfino pensatori e intellettuali di spicco”, come il filosofo
tradizionalista Julius Evola o il compositore tedesco Richard Wagner.
La Stampa invece racconta le storie della Pensione Pines, “quella che
era l’unica pensione kasher di Roma, chiusa nel ’41” e il cui libro
degli ospiti è rispuntato per caso in Israele. Israele che fu l’ultima
meta del faticoso viaggio dei cosiddetti Bambini di Teheran: bimbi
ebrei fuggiti dalla Polonia, che, passando dalla Siberia e dall’Iran,
arrivarono negli anni Quaranta nel futuro Stato d’Israele. A
raccontarne la storia un’installazione ideata dalla giornalista Farian
Sabahi (Repubblica Torino e La Stampa Torino).
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al quirinale per il giorno della memoria
Il Capo dello Stato: "Senza paura,
l'Italia fa i conti con la sua storia"
La
Repubblica non ha paura di fare i conti con la storia del nostro paese.
Lo ha chiarito il Presidente Sergio Mattarella accogliendo al Quirinale
le forze politiche e sociali, i ragazzi delle scuole, gli esponenti del
mondo ebraico italiano, i sopravvissuti e i testimoni, in occasione del
Giorno della Memoria 2018.
Una cerimonia, quella di stamane, che ha consentito a tutti di
stringersi commossi attorno alla nuova senatrice a vita Liliana Segre e
a Piero Terracina, ebrei italiani deportati e Testimoni della Shoah
(nell'immagine, salutati dal Capo dello Stato), ma anche di chiarire
come la Memoria non possa ridursi a un esercizio retorico, a una
celebrazione, ma debba piuttosto costituire un caposaldo, l’unica
possibile piattaforma per pensare all’Italia del futuro.
Un chiaro monito che era venuto già all’apertura della cerimonia, con
l’intervento della storica Anna Foa, cui hanno fatto seguito i discorsi
della Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di
Segni, della Ministra dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca,
Valeria Fedeli.
La Senatrice a vita Liliana Segre e il signor Piero Terracina hanno
portato poi la loro testimonianza e risposto alle domande degli
studenti.
Ad
emozionare i presenti anche la voce di Noa, la celebre cantante
israeliana definita da Mattarella "messaggera di pace e di bellezza".
Mentre la lettura di alcuni brani è stata affidata a Remo Girone e
Victoria Zinny.
Ha
affermato il Capo dello Stato, davanti alle più alte cariche
istituzionali e a una platea di ragazzi (tra cui i vincitori del premio
"I giovani ricordano la Shoah"): "Sorprende sentir dire, ancora oggi,
da qualche parte, che il fascismo ebbe alcuni meriti, ma fece due gravi
errori: le leggi razziali e l'entrata in guerra. Si tratta di
un'affermazione gravemente sbagliata e inaccettabile, da respingere con
determinazione. Perché razzismo e guerra non furono deviazioni o
episodi rispetto al suo modo di pensare, ma diretta e inevitabile
conseguenza. Volontà di dominio e di conquista, esaltazione della
violenza, retorica bellicistica, sopraffazione e autoritarismo,
supremazia razziale, intervento in guerra contro uno schieramento che
sembrava prossimo alla sconfitta, furono diverse facce dello stesso
prisma".
Mattarella
ha inoltre indicato nell'articolo 3 della Costituzione, dove vengono
elencate le discriminazioni da rifiutare e respingere, un monito
imprescindibile. "Il presente - la sua riflessione - ci indica che di
questo monito vi era e vi è tuttora bisogno. Egualmente credo che tutti
gli italiani abbiano il dovere oggi di riconoscere che un crimine turpe
e inaccettabile è stato commesso, con l'approvazione delle leggi
razziali, nei confronti dei nostri concittadini ebrei".
Anna Foa ha ricordato nel suo intervento che "Solo dopo l’8 settembre
del 1943 si passò dalla discriminazione allo sterminio, ma le leggi del
1938 ne prepararono l’avvento, sia censendo e così individuando gli
ebrei a cui dare la caccia, sia diffondendo nel popolo italiano un
antisemitismo che non gli era famigliare e che si estese come una
lebbra, facendo più tardi da supporto a denunce, rapine,
collaborazionismi".
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Quirinale - l'intervento di Anna Foa
"La Memoria ci apra gli occhi
contro ogni deriva razzista"
Sono
passati ottant’anni da quando la dittatura fascista, con l’avallo della
Corona e nella più completa indifferenza del popolo italiano, varò le
leggi razziste, che rovesciavano l’uguaglianza conquistata dagli ebrei
nel corso del processo risorgimentale trasformando in cittadini di
serie B i quarantasettemila ebrei italiani – una piccola minoranza,
l’uno su mille. Dopo il compimento del processo di unificazione
dell’Italia, un processo di cui gli ebrei erano stati partecipi e i cui
valori di libertà avevano condiviso appieno, gli ebrei avevano
goduto per decenni di una piena uguaglianza. Erano divenuti cittadini
come gli altri, con uguali diritti ed uguali doveri. Erano pienamente
integrati nel mondo italiano, prima nel periodo liberale, in cui
avevano raggiunto le più alte cariche nella politica, nell’esercito,
nella burocrazia dello Stato, poi nella guerra in cui avevano versato
il loro sangue per ricompensare la patria che li aveva resi cittadini,
poi ancora e finanche nell’età fascista, che molti di loro avevano
purtroppo visto come il compimento del processo di costruzione della
nazione, dimenticandone o trascurandone il carattere dittatoriale e
illiberale.
Giunte inaspettate per quasi tutti gli ebrei italiani, e in particolare
per quelli che avevano aderito al fascismo, le leggi del 1938
cacciarono insegnanti e studenti dalle scuole, impiegati e funzionari
dalle pubbliche amministrazioni, ufficiali di ogni grado dall’esercito
(ben 24 generali). Tolsero la cittadinanza a ebrei divenuti cittadini
italiani nel primo dopoguerra, rendendoli apolidi e più tardi facile
preda dei nazisti. Costrinsero gli ebrei italiani ad un censimento che
avrebbe nel 1943 fornito le liste per inviarli nei campi di sterminio,
per farli braccare dai militi della Repubblica di Salò, per
perseguitarli e sterminarli. Mille infiniti provvedimenti, piccoli e
grandi, perfezionarono questo edificio: dal divieto di pubblicare
libri, di scrivere nei giornali, di essere presenti con i propri libri
nelle biblioteche, a quello di andare in villeggiatura, di avere
domestici “ariani”, anche se necessari a malati ed invalidi, di avere
un necrologio sui giornali, di essere curati in ospedali pubblici, di
possedere un apparecchio radio. Fu una pagina vergognosa della storia
del nostro Paese. Pochissimi quanti si opposero. E fra quei pochi
mi piace ricordare la vedova di Cesare Battisti che fece pubblicare sul
Corriere della Sera, che non osò rifiutarne la pubblicazione, un
necrologio per un amico ebreo firmandolo “la vedova del martire”.
Anna Foa, storica
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quirinale - il discorso della presidente ucei
"A 80 anni dalle Leggi razziste,
il Diritto sia tutela contro l'odio"
“Il
cielo era di mille colori”. Era la primavera del 1944 e una parte
d’Italia veniva liberata dagli Alleati che dal cielo scendevano con i
loro colorati paracaduti. Così il racconto emozionante di nonna Carla,
nascosta nel periodo dell’occupazione a Civita d’Antino, che vedeva
finalmente esaudita la sua preghiera di libertà, dal 1938
progressivamente sempre più negata.
Pochi giorni fa eravamo ad Auschwitz assieme ai ragazzi qui presenti,
con i loro insegnanti, la delegazione del Miur, del CSM, Autorità
Anticorruzione, Forum Sinti Rom e Camminanti, presenti per la prima
volta al nostro viaggio. Il cielo era limpido, blu, puro, riempito
delle nostre voci, regnante sulla distesa bianca di neve.
Assieme abbiamo camminato e visitato quel cimitero gelido ed immenso.
Assieme abbiamo recitato le nostre preghiere per ricordare i nostri
cari, lì trucidati con scienza sublime, assieme, confortati gli uni
dalla presenza degli altri, ben protetti dalla fame e dal freddo,
abbiamo pianto e alzato lo sguardo a quel cielo chiedendoci: perché?
Quello stesso cielo, limpido per volontà di Dio, divenne nero per oltre
quattro anni per volontà dell’uomo. Un cielo oscurato dal fumo che
usciva dai crematori. Sei milioni di anime – persone – oltre un milione
e mezzo di bambini – le stelle più luminose dell’universo spente in
quei luoghi.
Quello stesso cielo nell’Europa della seconda guerra mondiale, di
giorno e di notte si riempì di uccelli fabbricati dall’uomo e fatti di
acciaio, della polvere delle macerie. Quello stesso cielo silenzioso
verso il quale i perseguitati alzavamo gli occhi chiedendosi giorno
dopo giorno, notte dopo notte nascosti o internati “da dove verrà il
mio aiuto?” (Meaiin Yavo Ezri, Salmo 121).
Noemi Di Segni,
Presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
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la dedica allo storico allenatore
Bologna, ecco la curva Weisz
Intitolata
ufficialmente ad Arpad Weisz, l’allenatore ungherese che fece grande il
Bologna e fu poi ucciso ad Auschwitz, la Curva San Luca dello stadio
Dall’Ara.
Erano tra gli altri presenti alla cerimonia di intitolazione
l’amministratore delegato del Bologna Claudio Fenucci, il club manager
Marco Di Vaio, il sindaco Virginio Merola, l’assessore allo sport
Matteo Lepore, il rabbino capo Alberto Sermoneta e il presidente della
Comunità ebraica Daniele De Paz.
A Weisz, proprio in queste settimane, è dedicata al Museo ebraico
cittadino la mostra “Arpad Weisz. Dal successo alla tragedia” curata da
Vincenza Maugeri e Carlo F. Chiesa. E proprio dallo stadio, nel suo
nome, transiterà domenica prossima la Run for Mem. La corsa non
agonistica per un ricordo consapevole promossa da UCEI, Comunità
ebraica bolognese e presidenza del Consiglio dei ministri. Il via alle
11, davanti al Memoriale della Shoah.
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jciak
Quattro film in corsa
Alla
fine l’israeliano Foxtrot non ce l’ha fatta. L’ultimo lavoro di Shmuel
Maoz, il dramma di due genitori alle prese con la morte del figlio
soldato, è stato escluso dagli Oscar. La corsa alla statuetta vede però
in lizza con quattro nomination Call Me By Your Name di Luca
Guadagnino, tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore ebreo egiziano
André Aciman, da domani in sala. Il film, che negli Stati Uniti ha
messo d’accordo critica e pubblico vede fra i protagonisti Timothée
Chalamet, candidato come miglior attore e Oliver Arnie Hammer sullo
sfondo di uno scenario italiano nell’estate 1983.
In contemporanea arrivano al cinema, in occasione del Giorno delle
Memoria, alcune proposte di segno assai diverso, tutte di grande
interesse sotto il profilo ebraico: Gli invisibili di Claus Räfle che
racconta di un gruppo di ebrei che nel 1943 riesce a celarsi nella
Berlino nazista; La testimonianza di Amichai Greenberg, storia di un
ricercatore israeliano che, indagando su un massacro di ebrei avvenuto
nel villaggio austriaco di Lendsdorf, scopre il drammatico segreto
della madre e Paradise di Andrei Konchalovsky che intreccia i destini
di tre personaggi sullo sfondo della seconda guerra mondiale.
Daniela Gross
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Setirot - Not in my name |
Esponenti
di spicco della Comunità ebraica di Milano che dichiarano di voler
disertare il Giorno della Memoria e vanno a braccetto con esponenti
razzisti della destra italiana. Not in my name.
Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Esther Bejarano |
Esther
Loewy Bejarano nasce il 15 dicembre 1924 a Saarlouis, in Germania. Papà
è cantore e la educa alla musica, facendole studiare anche pianoforte.
Nel 1936 la famiglia si trasferisce a Ulm e progetta l’emigrazione in
Palestina, ma con il progressivo aggravarsi della situazione in
Germania non riesce a partire e nel 1941 i genitori di Esther vengono
imprigionati e uccisi e Kovno.
Nello stesso anno il Landwerk Neuendorf – in cui è stata inserita
Esther – viene trasformato in campo di lavoro coatto. La giovane donna
vi resta fino al 1943, quando verrà trasferita al campo di raccolta in
Grosse Hamburger Strasse a Berlino e di qui ad Auschwitz. Quando le
giunge voce che ad Auschwitz è stata costituita un’orchestra femminile,
chiede di poter fare un’audizione, ma purtroppo all’ensemble non serve
una pianista. E così la direttrice le mette in braccio una fisarmonica
e le chiede di suonare una canzone allora molto in voga: “Du hast Glück
bei den Frauen, Bel Ami”.
Maria Teresa Milano
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Correre per ricordare |
Domenica
28 gennaio a Bologna si svolgerà la seconda edizione della Run for Mem,
la corsa per la Memoria organizzata dall’Ucei, e per il secondo anno
anche l’Unione dei Giovani Ebrei d’Italia (Ugei) parteciperà alla
manifestazione. Quest’anno, però, oltre ai ragazzi disposti a
collaborare con lo staff, ci saranno ugeini anche tra i corridori.
Avranno, o meglio avremo la possibilità di conoscere Shaul Ladany,
israeliano nato a Belgrado nel 1936 e marciatore professionista, che ha
cominciato a correre nel 1944, quando sopravvisse al campo nazista di
Bergen Belsen, e ha continuato a farlo durante le Olimpiadi di Monaco
del 1972, sfuggendo all’attentato compiuto dall’organizzazione
terroristica araba palestinese “Settembre nero”.
Giorgio Berruto
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Il Giorno e il suo bilancio
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Sento
molto discutere, in questi giorni, del fallimento del compito del
Giorno della Memoria, di come la sua missione sia forse esaurita
rispetto agli intenti (di collante europeo, nella lettura di Guri
Schwarz allo scorso convegno pistoiese Dentro al cono d'ombra. Storia e
memoria della Shoah, 30 gennaio 2017).
Sara Valentina Di Palma
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Passaggio di testimone
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Nella
parashà di Beshalach, per Annientare il ricordo di Amalek, il
precursore di quanti, nei secoli a venire, minacceranno l’esistenza di
Israele, il Signore comanda a Mosè : "…Scrivi ciò per ricordo in libro,
e poni negli orecchi di Giosuè [chiàmavi in particolare la sua
attenzione]…." (Shemòt, 17; 14).
Michael Sierra, Giovane Kehilà
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