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 25 gennaio  2018 - 9 Shevat 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
A proposito del versetto “Ed i figli d’Israel andarono all’asciutto dentro il mare”, Rabbì Elimélekh di Lizensk osservava che gli esseri umani solitamente si stupiscono solo quando vedono miracoli evidenti, e non capiscono che la natura stessa è un grande miracolo, dal quale si può sempre vedere la grandezza del Creatore e stupirsene.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
Una notizia verosimilmente poco nota è che nel corso degli ultimi 7 anni il numero degli studenti universitari arabi in Israele è aumentato del 78,5%. Rappresentano nel 2018 il 16% di tutti gli iscritti, di cui 41% fra quelli dell'Università di Haifa, il 22% al Technion, 14% a Tel Aviv, 13% a Bar Ilan, 12% a Gerusalemme, 8% a Beer Sheva, 5% a Ariel, e 14% nei numerosi Collegi regionali che sono sorti in questi ultimi anni. Secondo le specializzazioni, gli studenti arabi costituiscono il 27% di tutti gli iscritti a professioni paramediche, 20% a medicina, 24% a magistero, 20% a lettere, 15% a scienze sociali, 13% a scienze, 12% a legge, e 10% a ingegneria. Sono in aumento superiore alla media gli iscritti al secondo ciclo (Master) e al terzo ciclo (Dottorato).
 
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La Memoria al Quirinale,
le voci di Liliana e Piero
Sono i sopravvissuti alla Shoah Piero Terracina e Liliana Segre, neonominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i Testimoni protagonisti dell’annuale appuntamento al Quirinale dedicato al Giorno della Memoria. “Scegliete sempre la vita e non vi fate intimorire dai bulli, da quelli che si credono più forti, non vi fate deprimere da un brutto voto, andate sempre avanti, una gamba dietro all’altra, come ho fatto io, ragazzina, nell’esodo dal campo di sterminio, ridotta pelle e ossa, spogliata di ogni dettaglio umano”, l’insegnamento trasmesso ieri da Liliana Segre a 2500 studenti arrivati ad ascoltarla al Teatro Arcimboldi di Milano, in un evento organizzato dall’Associazione Figli della Shoah (Repubblica Milano). Oggi ad ascoltarla sarà il Presidente Mattarella. E con lei, come ricorda l’Osservatore Romano, sarà presente la storica Anna Foa, a cui è stato affidato l’intervento centrale delle celebrazioni al Quirinale e che illustrerà il rapporto tra le leggi razziste del 1938 e la Shoah. Ospite al Colle, anche la nota cantante israeliana Noa.

A 80 anni dalle leggi vergogna, la vera legalità. Dopo l’incontro al Quirinale, come ricordano i quotidiani, le riflessioni sulla Memoria continueranno con il convegno organizzato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane dal titolo “La vera legalità”, dedicato agli 80 anni dalle leggi vergogna antiebraiche. A intervenire assieme alla presidente UCEI Noemi Di Segni, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, il ministro della Giustizia Andrea Orlando, il vice presidente del Csm Giovanni Legnini, il primo presidente emerito della Cassazione Andrea Canzio, il presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno, il presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin, il presidente del Consiglio nazionale del notariato Salvatore Lombardo e il comandante generale dell’Arma Giovanni Nistri. Oltre alla Capitale, tanti gli appuntamenti in tutta Italia e in programmazione sulle emittenti nazionali: la Gazzetta ricorda tra gli altri la corsa per la Memoria Run For Mem, giunta alla seconda edizione, ideata dall’Unione e quest’anno di scena a Bologna. Proprio a Bologna, ricorda nelle pagine locali il Corriere, è stata aperta al Museo Ebraico cittadino la mostra dedicata all’allenatore ungherese di origine ebraica Arpad Weisz mentre al Meis di Ferrara verrano presentati i libri Presidenti di Adam Smulevich e Dallo scudetto ad Auschwitz di Matteo Marani. A proposito di calcio, Mattia Feltri ricorda la storia di un altro grande allenatore ebreo, Ernó Erbstein, salvatosi dalla Shoah ma morto nell’incidente aereo del Grande Torino.

Austria, il rabbino capo e il rapporto con la politica. Sul Foglio si richiama un’intervista fatta dal quotidiano al rabbino capo d’Austria Paul Chaim Eisenberg in cui si toccano diverse tematiche di attualità tra cui il problema dell’antisemitismo e il fatto che del governo faccia parte il Partito della Libertà, partito di estrema destra creato da un ex funzionario delle SS austriache. “Alla luce del mutato panorama politico, – scrive il Foglio – ci si chiede se anche gli ebrei austriaci potrebbero essere tentati di fare le valigie e andarsene dal paese, cosi come sta accadendo altrove. Secondo Eisenberg no, e per due motivi. Primo, perché l’Austria fino a ora è stata risparmiata da attentati terroristici e da azioni di chiaro stampo antisemita, come invece è accaduto nel recente passato sia in Francia sia in Belgio – “qui semmai abbiamo un problema di antiislamismo”. Secondo: “Perché gli ebrei di qui sono sempre stati più austriaci degli austriaci, come testimoniano le canzoni viennesi composte per lo più da ebrei, e gli scrittori di maggior rango dell’Austria Felix”.

La stupidità del male. Sul Corriere della Sera Gian Antonio Stella elenca alcune delle “idiozie” razziste e antisemite che hanno “accecato perfino pensatori e intellettuali di spicco”, come il filosofo tradizionalista Julius Evola o il compositore tedesco Richard Wagner. La Stampa invece racconta le storie della Pensione Pines, “quella che era l’unica pensione kasher di Roma, chiusa nel ’41” e il cui libro degli ospiti è rispuntato per caso in Israele. Israele che fu l’ultima meta del faticoso viaggio dei cosiddetti Bambini di Teheran: bimbi ebrei fuggiti dalla Polonia, che, passando dalla Siberia e dall’Iran, arrivarono negli anni Quaranta nel futuro Stato d’Israele. A raccontarne la storia un’installazione ideata dalla giornalista Farian Sabahi (Repubblica Torino e La Stampa Torino).
 
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  davar
al quirinale per il giorno della memoria
Il Capo dello Stato: "Senza paura,
l'Italia fa i conti con la sua storia"

La Repubblica non ha paura di fare i conti con la storia del nostro paese. Lo ha chiarito il Presidente Sergio Mattarella accogliendo al Quirinale le forze politiche e sociali, i ragazzi delle scuole, gli esponenti del mondo ebraico italiano, i sopravvissuti e i testimoni, in occasione del Giorno della Memoria 2018.
Una cerimonia, quella di stamane, che ha consentito a tutti di stringersi commossi attorno alla nuova senatrice a vita Liliana Segre e a Piero Terracina, ebrei italiani deportati e Testimoni della Shoah (nell'immagine, salutati dal Capo dello Stato), ma anche di chiarire come la Memoria non possa ridursi a un esercizio retorico, a una celebrazione, ma debba piuttosto costituire un caposaldo, l’unica possibile piattaforma per pensare all’Italia del futuro.
Un chiaro monito che era venuto già all’apertura della cerimonia, con l’intervento della storica Anna Foa, cui hanno fatto seguito i discorsi della Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, della Ministra dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Valeria Fedeli.
La Senatrice a vita Liliana Segre e il signor Piero Terracina hanno portato poi la loro testimonianza e risposto alle domande degli studenti.
Ad emozionare i presenti anche la voce di Noa, la celebre cantante israeliana definita da Mattarella "messaggera di pace e di bellezza". Mentre la lettura di alcuni brani è stata affidata a Remo Girone e Victoria Zinny.
Ha affermato il Capo dello Stato, davanti alle più alte cariche istituzionali e a una platea di ragazzi (tra cui i vincitori del premio "I giovani ricordano la Shoah"): "Sorprende sentir dire, ancora oggi, da qualche parte, che il fascismo ebbe alcuni meriti, ma fece due gravi errori: le leggi razziali e l'entrata in guerra. Si tratta di un'affermazione gravemente sbagliata e inaccettabile, da respingere con determinazione. Perché razzismo e guerra non furono deviazioni o episodi rispetto al suo modo di pensare, ma diretta e inevitabile conseguenza. Volontà di dominio e di conquista, esaltazione della violenza, retorica bellicistica, sopraffazione e autoritarismo, supremazia razziale, intervento in guerra contro uno schieramento che sembrava prossimo alla sconfitta, furono diverse facce dello stesso prisma".
Mattarella ha inoltre indicato nell'articolo 3 della Costituzione, dove vengono elencate le discriminazioni da rifiutare e respingere, un monito imprescindibile. "Il presente - la sua riflessione - ci indica che di questo monito vi era e vi è tuttora bisogno. Egualmente credo che tutti gli italiani abbiano il dovere oggi di riconoscere che un crimine turpe e inaccettabile è stato commesso, con l'approvazione delle leggi razziali, nei confronti dei nostri concittadini ebrei".
Anna Foa ha ricordato nel suo intervento che "Solo dopo l’8 settembre del 1943 si passò dalla discriminazione allo sterminio, ma le leggi del 1938 ne prepararono l’avvento, sia censendo e così individuando gli ebrei a cui dare la caccia, sia diffondendo nel popolo italiano un antisemitismo che non gli era famigliare e che si estese come una lebbra, facendo più tardi da supporto a denunce, rapine, collaborazionismi".
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Quirinale - l'intervento di Anna Foa
"La Memoria ci apra gli occhi
contro ogni deriva razzista"

Sono passati ottant’anni da quando la dittatura fascista, con l’avallo della Corona e nella più completa indifferenza del popolo italiano, varò le leggi razziste, che rovesciavano l’uguaglianza conquistata dagli ebrei nel corso del processo risorgimentale trasformando in cittadini di serie B i quarantasettemila ebrei italiani – una piccola minoranza, l’uno su mille. Dopo il compimento del processo di unificazione dell’Italia, un processo di cui gli ebrei erano stati partecipi e i cui valori di libertà avevano condiviso appieno,  gli ebrei avevano goduto per decenni di una piena uguaglianza. Erano divenuti cittadini come gli altri, con uguali diritti ed uguali doveri. Erano pienamente integrati nel mondo italiano, prima nel periodo  liberale, in cui avevano raggiunto le più alte cariche nella politica, nell’esercito, nella burocrazia dello Stato, poi nella guerra in cui avevano versato il loro sangue per ricompensare la patria che li aveva resi cittadini, poi ancora e finanche nell’età fascista, che molti di loro avevano purtroppo visto come il compimento del processo di costruzione della nazione, dimenticandone o trascurandone il carattere dittatoriale e illiberale.
Giunte inaspettate per quasi tutti gli ebrei italiani, e in particolare per quelli che avevano aderito al fascismo, le leggi del 1938 cacciarono insegnanti e studenti dalle scuole, impiegati e funzionari dalle pubbliche amministrazioni, ufficiali di ogni grado dall’esercito (ben 24 generali). Tolsero la cittadinanza a ebrei divenuti cittadini italiani nel primo dopoguerra, rendendoli apolidi e più tardi facile preda dei nazisti. Costrinsero gli ebrei italiani ad un censimento che avrebbe nel 1943 fornito le liste per inviarli nei campi di sterminio, per farli braccare dai militi della Repubblica di Salò, per perseguitarli e sterminarli. Mille infiniti provvedimenti, piccoli e grandi, perfezionarono questo edificio: dal divieto di pubblicare libri, di scrivere nei giornali, di essere presenti con i propri libri nelle biblioteche, a quello di andare in villeggiatura, di avere domestici “ariani”, anche se necessari a malati ed invalidi, di avere un necrologio sui giornali, di essere curati in ospedali pubblici, di possedere un apparecchio radio. Fu una pagina vergognosa della storia del nostro Paese. Pochissimi quanti si opposero. E fra quei pochi  mi piace ricordare la vedova di Cesare Battisti che fece pubblicare sul Corriere della Sera, che non osò rifiutarne la pubblicazione,  un necrologio per un amico ebreo firmandolo “la vedova del martire”.

Anna Foa, storica
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quirinale - il discorso della presidente ucei  
"A 80 anni dalle Leggi razziste,
il Diritto sia tutela contro l'odio"

“Il cielo era di mille colori”. Era la primavera del 1944 e una parte d’Italia veniva liberata dagli Alleati che dal cielo scendevano con i loro colorati paracaduti. Così il racconto emozionante di nonna Carla, nascosta nel periodo dell’occupazione a Civita d’Antino, che vedeva finalmente esaudita la sua preghiera di libertà, dal 1938 progressivamente sempre più negata.
Pochi giorni fa eravamo ad Auschwitz assieme ai ragazzi qui presenti, con i loro insegnanti, la delegazione del Miur, del CSM, Autorità Anticorruzione, Forum Sinti Rom e Camminanti, presenti per la prima volta al nostro viaggio. Il cielo era limpido, blu, puro, riempito delle nostre voci, regnante sulla distesa bianca di neve.
Assieme abbiamo camminato e visitato quel cimitero gelido ed immenso. Assieme abbiamo recitato le nostre preghiere per ricordare i nostri cari, lì trucidati con scienza sublime, assieme, confortati gli uni dalla presenza degli altri, ben protetti dalla fame e dal freddo, abbiamo pianto e alzato lo sguardo a quel cielo chiedendoci: perché?
Quello stesso cielo, limpido per volontà di Dio, divenne nero per oltre quattro anni per volontà dell’uomo. Un cielo oscurato dal fumo che usciva dai crematori. Sei milioni di anime – persone – oltre un milione e mezzo di bambini – le stelle più luminose dell’universo spente in quei luoghi.
Quello stesso cielo nell’Europa della seconda guerra mondiale, di giorno e di notte si riempì di uccelli fabbricati dall’uomo e fatti di acciaio, della polvere delle macerie. Quello stesso cielo silenzioso verso il quale i perseguitati alzavamo gli occhi chiedendosi giorno dopo giorno, notte dopo notte nascosti o internati “da dove verrà il mio aiuto?” (Meaiin Yavo Ezri, Salmo 121).

Noemi Di Segni,
Presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

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il convegno ucei-presidenza del consiglio
1938, le norme dell'ingiustizia
Una riflessione articolata e di alto profilo sulle responsabilità del regime fascista e di chi all’interno di quel sistema sociale culturale e normativo ha trovato legittimazione ad agire. A 80 anni dall’emanazione delle Leggi del ’38 sulla tutela della razza e a 70 dall’approvazione della Costituzione repubblicana, il convegno “La vera legalità” organizzato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e dalla Presidenza del Consiglio dei ministri presso la Sala Capitolare del Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva, è stata occasione per esaminare le corresponsabilità di varia natura – legali, morali, storiche – di istituzioni e cariche nell’emanazione, esecuzione e applicazione delle leggi e dei provvedimenti conseguenti.
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la dedica allo storico allenatore
Bologna, ecco la curva Weisz
Intitolata ufficialmente ad Arpad Weisz, l’allenatore ungherese che fece grande il Bologna e fu poi ucciso ad Auschwitz, la Curva San Luca dello stadio Dall’Ara.
Erano tra gli altri presenti alla cerimonia di intitolazione l’amministratore delegato del Bologna Claudio Fenucci, il club manager Marco Di Vaio, il sindaco Virginio Merola, l’assessore allo sport Matteo Lepore, il rabbino capo Alberto Sermoneta e il presidente della Comunità ebraica Daniele De Paz.
A Weisz, proprio in queste settimane, è dedicata al Museo ebraico cittadino la mostra “Arpad Weisz. Dal successo alla tragedia” curata da Vincenza Maugeri e Carlo F. Chiesa. E proprio dallo stadio, nel suo nome, transiterà domenica prossima la Run for Mem. La corsa non agonistica per un ricordo consapevole promossa da UCEI, Comunità ebraica bolognese e presidenza del Consiglio dei ministri. Il via alle 11, davanti al Memoriale della Shoah.
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jciak
Quattro film in corsa
Alla fine l’israeliano Foxtrot non ce l’ha fatta. L’ultimo lavoro di Shmuel Maoz, il dramma di due genitori alle prese con la morte del figlio soldato, è stato escluso dagli Oscar. La corsa alla statuetta vede però in lizza con quattro nomination Call Me By Your Name di Luca Guadagnino, tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore ebreo egiziano André Aciman, da domani in sala. Il film, che negli Stati Uniti ha messo d’accordo critica e pubblico vede fra i protagonisti Timothée Chalamet, candidato come miglior attore e Oliver Arnie Hammer sullo sfondo di uno scenario italiano nell’estate 1983.
In contemporanea arrivano al cinema, in occasione del Giorno delle Memoria, alcune proposte di segno assai diverso, tutte di grande interesse sotto il profilo ebraico: Gli invisibili di Claus Räfle che racconta di un gruppo di ebrei che nel 1943 riesce a celarsi nella Berlino nazista; La testimonianza di Amichai Greenberg, storia di un ricercatore israeliano che, indagando su un massacro di ebrei avvenuto nel villaggio austriaco di Lendsdorf, scopre il drammatico segreto della madre e Paradise di Andrei Konchalovsky che intreccia i destini di tre personaggi sullo sfondo della seconda guerra mondiale.

Daniela Gross
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  pilpul
Setirot - Not in my name
Esponenti di spicco della Comunità ebraica di Milano che dichiarano di voler disertare il Giorno della Memoria e vanno a braccetto con esponenti razzisti della destra italiana. Not in my name.

Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Esther Bejarano
Esther Loewy Bejarano nasce il 15 dicembre 1924 a Saarlouis, in Germania. Papà è cantore e la educa alla musica, facendole studiare anche pianoforte. Nel 1936 la famiglia si trasferisce a Ulm e progetta l’emigrazione in Palestina, ma con il progressivo aggravarsi della situazione in Germania non riesce a partire e nel 1941 i genitori di Esther vengono imprigionati e uccisi e Kovno.
Nello stesso anno il Landwerk Neuendorf – in cui è stata inserita Esther – viene trasformato in campo di lavoro coatto. La giovane donna vi resta fino al 1943, quando verrà trasferita al campo di raccolta in Grosse Hamburger Strasse a Berlino e di qui ad Auschwitz. Quando le giunge voce che ad Auschwitz è stata costituita un’orchestra femminile, chiede di poter fare un’audizione, ma purtroppo all’ensemble non serve una pianista. E così la direttrice le mette in braccio una fisarmonica e le chiede di suonare una canzone allora molto in voga: “Du hast Glück bei den Frauen, Bel Ami”.


Maria Teresa Milano
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Correre per ricordare
Domenica 28 gennaio a Bologna si svolgerà la seconda edizione della Run for Mem, la corsa per la Memoria organizzata dall’Ucei, e per il secondo anno anche l’Unione dei Giovani Ebrei d’Italia (Ugei) parteciperà alla manifestazione. Quest’anno, però, oltre ai ragazzi disposti a collaborare con lo staff, ci saranno ugeini anche tra i corridori. Avranno, o meglio avremo la possibilità di conoscere Shaul Ladany, israeliano nato a Belgrado nel 1936 e marciatore professionista, che ha cominciato a correre nel 1944, quando sopravvisse al campo nazista di Bergen Belsen, e ha continuato a farlo durante le Olimpiadi di Monaco del 1972, sfuggendo all’attentato compiuto dall’organizzazione terroristica araba palestinese “Settembre nero”.

Giorgio Berruto
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Il Giorno e il suo bilancio
Sento molto discutere, in questi giorni, del fallimento del  compito del Giorno della Memoria, di come la sua missione sia forse  esaurita rispetto agli intenti (di collante europeo, nella lettura di Guri Schwarz allo scorso convegno pistoiese Dentro al cono d'ombra. Storia e memoria della Shoah,  30 gennaio 2017).

Sara Valentina Di Palma
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Passaggio di testimone
Nella parashà di Beshalach, per Annientare il ricordo di Amalek, il precursore di quanti, nei secoli a venire, minacceranno l’esistenza di Israele, il Signore comanda a Mosè : "…Scrivi ciò per ricordo in libro, e poni negli orecchi di Giosuè [chiàmavi in particolare la sua attenzione]…."  (Shemòt, 17; 14).

Michael Sierra, Giovane Kehilà
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