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25 Febbraio 2018 - 10 Adar 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Ephraim Mirvis, rabbino capo di Gran Bretagna
Credo che ci sia un messaggio profondo riguardo alla centralità dei nomi. Lo si vede quando parliamo di eredità: ci sono alcuni che presumono che tutto dipenda dalla conservazione del proprio nome sulle labbra degli altri. Fino a che la gente menziona e cita quel nome, allora la loro eredità è viva. Ma non è così.
 
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David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Ieri ho ripreso in mano un vecchio libro di Furio Jesi, uno dei miei maestri. Si intitola “Cultura di destra”, un’indagine intorno ai luoghi comuni, le formule e le parole d’ordine che fanno riferimento a “valori non discutibili” come: Tradizione, Passato, Razza, Origine, Sacro, tanto per indicarne alcune. Tira vento di nostalgia, una macchina mitologica che rimpiange «ciò che si è perso» e lo spaccia come domani radioso. Per il futuro un’altra volta.
 
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L’appello di Liliana Segre:
“Evitiamo il baratro”
“Sabato di tensione, ma per fortuna nessun incidente attorno alle manifestazioni organizzate ieri in varie piazze italiane. “Diffidate di chi sparge odio e giustifica la violenza” ha detto tra gli altri il premier Gentiloni, intervenendo all’iniziativa contro il fascismo e il razzismo che si è svolta a Roma.
“La caccia all’uomo nero avvenuta a Macerata ci ha mostrato il baratro che abbiamo di fronte, la possibilità di evitare il precipitare degli eventi è ancora nelle nostre mani” il messaggio inviato agli organizzatori dalla neo senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz.
“Non avrei mai più pensato di dover venire a manifestare per ribadire l’antifascismo come valore fondante della nazione. Ma sono qui per mio padre, che non c’è più ed è stato internato in un campo di sterminio, e peri miei nipoti” racconta una insegnante in pensione di Pescara a Repubblica.
Da segnalare anche le parole del leader di Casapound Simone Di Stefano, che a Milano ha dichiarato: Il fascismo è la nostra storia, veniamo da lì. Nessuno, nei decenni passati, ha mai pensato di sciogliere il Movimento sociale, quindi non vedo perché oggi bisognerebbe sciogliere il nostro partito”.
È invece dedicato ai fatti torinesi di venerdì l’editoriale di Ernesto Galli Della Loggia sulla prima del Corriere: “L’antifascismo (insieme alla vittoria degli Alleati) ha dato al nostro Paese la democrazia, e ciò resta a suo merito. Ma oggi dei suoi emuli violenti della venticinquesima ora non c’è alcun bisogno: per guardarsi dai pericoli – sostiene – la democrazia italiana basta a se stessa”.

Approvata dall’Onu una risoluzione per trenta giorni di tregua su tutto il territorio siriano per salvare la popolazione di Ghouta sotto assedio. La versione iniziale del documento prevedeva il completo “cessate il fuoco”. Ma i russi, spiega il Corriere, hanno ottenuto un’importante eccezione: potranno continuare “le operazioni mirate” contro postazioni affiliate ad Al Qaeda o ad altre organizzazioni terroristiche. “E sarà questo – si legge – il punto chiave per l’applicazione della tregua. Assad considera terroristi tutti gli oppositori. Toccherà al Cremlino e all’Iran, l’altro alleato, convincerlo a sospendere gli attacchi indiscriminati”.

Secondo alcuni media israeliani una delegazione del governo polacco sarà presto a Gerusalemme per concordare una versione emendata della legge sulla Shoah che molto aveva fatto discutere negli scorsi giorni, suscitando tra le altre la fermissima condanna del premier Netanyahu e di vari esponenti dell’esecutivo.
Scrive La Stampa: “La crisi diplomatica tra Israele e Polonia era precipitata ulteriormente lo scorso sabato, quando il premier ultranazionalista Mateusz Morawiecki, a margine della Conferenza sulla Sicurezza a Monaco aveva accusato gli ebrei di ‘avere responsabilità per l’Olocausto’. Ieri sera il primo segnale di disgelo”.
Secondo fonti diplomatiche polacche sentite dal giornale, “la legge non può in nessun modo essere bloccata o congelata, essendo già in vigore”.
 
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  davar
I LAVORI DELL'ASSISE DELL’EBRAISMO ITALIANO
Il futuro e le risorse da ripensare
Il Consiglio cerca una strada

Ripensare le risorse, progettare il futuro. In una stagione di crisi e di forte mutazione per lo stato dell’economia, della politica e dell’evoluzione della società italiana, i lavori del Consiglio dell’Unione delle Comunità che si stanno svolgendo a Roma in queste ore sono tutti dedicati all’analisi di un adeguamento necessario.
La dettagliata analisi presentata dalla Commissione Finanze, che prevede un riequilibrio della spesa per far fronte a una situazione potenzialmente difficile anche sotto il profilo economico, è stata adottata dalla Giunta e sottoposta in mattinata nella sua componente di analisi della situazione 2018 all’approvazione del Consiglio con l’arricchimento di puntuali osservazioni o correttivi.
Il Consiglio ha approvato a larghissima maggioranza queste direttive proposte dalla Presidente dell’Unione Noemi Di Segni, le quali vanno a integrare il Bilancio preventivo 2018 che era stato già approvato nella riunione tenuta nello scorso dicembre.
I lavori, che si concluderanno in serata, proseguono nel pomeriggio con una serrata analisi della progettualità da esplicare nel prossimo triennio. Un dibattito sereno e costruttivo, nel quale tutti i Consiglieri presenti stanno portando molti contributi e molti spunti di riflessione, ma che dimostra anche la preoccupazione di disegnare con chiarezza e determinazione una strada praticabile per il futuro dell’ebraismo italiano.
In apertura della seduta i Consiglieri hanno accolto, per un breve saluto, il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti a Roma Lewis M. Eisenberg, che ha tenuto un caloroso intervento di saluto ricordando fra l’altro il contributo determinante che sia gli ebrei americani sia gli ebrei italiani hanno portato, nell’ambito di storie molto differenti fra loro, ai rispettivi paesi. L’ambasciatore ha ricordato agli ebrei italiani, proprio alla vigilia di una delicata scadenza elettorale, quanto sia importante partecipare in maniera attiva alla vita del proprio paese e quando sia necessario vigilare nei confronti dei risorgenti fenomeni di antisemitismo che turbano sempre più di frequente la vita delle società democratiche.
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israele - aspettando il giro d'italia
"Gerusalemme, tappa difficile"
I campioni testano il percorso

II giudizio è unanime: una gran bella partenza, e non solo per gli evidenti stimoli paesaggistici di un contesto urbano unico nel suo genere. Il via del prossimo Giro d'Italia, con il cronoprologo di Gerusalemme del 4 maggio, ha passato l'esame di cinque osservatori doc: Alessandro Ballan, Maurizio Fondriest, Paolo Savoldelli, Gilberto Simoni e Andrea Tafi. E cioè le vecchie glorie del ciclismo italiano che, su invito del ministero del Turismo, hanno iniziato a percorrere le strade delle prime tre tappe della corsa rosa. Una simulazione della prova d'esordio, che lambisce in molti tratti le mura della Città Vecchia (il via nei pressi della Porta di Giaffa). E poi, nei prossimi giorni, un assaggio di quello che il Giro offrirà tra Haifa e Tel Aviv (seconda tappa) e Beersheva ed Eilat (terza tappa).
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chiuso il santo sepolcro per protesta
Tasse e proprietà immobiliari,
Chiese e Israele in disaccordo

La chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme è stata chiusa oggi dalle autorità cristiane della città per protestare contro le misure fiscali che la municipalità locale vorrebbe applicare ai loro beni e contro un progetto di legge della Knesset, il parlamento israeliano, che le interessa da vicino. Sul primo punto, la protesta è diretta contro al sindaco Nir Barkat, che nelle scorse settimane ha lavorato a un provvedimento per tassare le proprietà ecclesiastiche diverse dai luoghi di culto. Una decisione che minerebbe - a detta dei rappresentanti delle chiese cattolica, anglicana, armena, e ortodossa - “il carattere sacro di Gerusalemme” e minaccerebbe “la capacità del ministero della Chiesa di compiere beneficio nella comunità”. Dura la risposta del sindaco Barkat che afferma che ad essere interessate dalla nuova politica fiscale sarebbero solo i luoghi destinati ad attività commerciali e non i luoghi di culto. “A qualcuno sembra ragionevole che aree commerciali come alberghi, sale da pranzo e altre attività siano esenti da imposte comunali solo perché appartengono alle chiese? Perché mai l'Hotel Mamilla deve pagare le tasse comunali e l'Hotel Notre Dame ne è esente? Chiarisco che sono esclusi i luoghi di culto per i quali la legge statale sancisce un'esenzione d'imposta sulla proprietà”.
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L'iniziativa DELLA GIUNTA UCEI
Purim, un aiuto ai più bisognosi
Un Purim all’insegna del calore e della solidarietà. In vista della gioiosa ricorrenza, che nel 2018 cadrà il Primo marzo, la Giunta dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha stanziato un finanziamento rivolto alle famiglie più bisognose.
Destinatarie del contributo la Deputazione Ebraica di Assistenza e Servizio Sociale di Roma, il dipartimento di servizio sociale della Comunità di Milano e il Servizio Sociale Territoriale di Supporto alle Comunità, che interverranno con le famiglie secondo le priorità individuate direttamente da queste realtà.


pilpul

La memoria incatenata
Il dispositivo della legge sul merito dell’identificazione delle responsabilità tedesche come esclusive nello sterminio degli ebrei in terra polacca durante la Seconda guerra mondiale, adottata dopo il voto favorevole delle due Camere e la firma appostavi dal Presidente Andrzej Duda, lascia intendere più cose di quante ne vorrebbe, per così dire, vincolare.

Claudio Vercelli
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L’abito della dignità
Il giovane Haim Cattaneo Treves ha tenuto in occasione del suo Bar Mitzva, lo Shabbat Tetzawweh nella sinagoga di Torino, il discorso che segue.
Vogliamo condividerlo con tutti i lettori e partecipare, con sua mamma, la collega Ada Treves, suo papà, Enrico Cattaneo, le sue sorelle Lea e Mia e suo fratello Tuvia, alla gioia del suo tredicesimo compleanno e dell’assunzione delle sue responsabilità ebraiche.

Nella Parashat Tetzawweh, che abbiamo appena letto, si parla dei vestiti e degli ornamenti dei Kohanim, i sacerdoti del popolo d’Israele.
Si tratta degli abiti speciali che essi dovevano indossare prima dell’entrata nel Tabernacolo.
Era un obbligo talmente importante che il kohen che non li avesse avuti addosso nel momento e nel luogo giusto era passibile di morte per mano del Cielo. E il vestito del Kohen Gadol, il Gran Sacerdote, era assai più ricco di tutti gli altri.
Perché erano necessari abiti speciali per i Kohanim?
Affinché si distinguessero dagli altri uomini. I sacerdoti erano infatti figure importanti. Essi erano scelti per rappresentare il popolo davanti a H. e quindi erano tenuti a una stretta disciplina.
Persone normali che commettono errori vengono sanzionate in un certo modo, ma nel caso dei Kohanim la pena è peggiore.
Essi erano puniti con la morte anche se si presentavano con impurità. L’impossibilità di svolgere il proprio ruolo in caso di impedimento è una pena non meno grave.
I Kohanim sono stati scelti per questo compito e se non sono ammessi a farlo è quasi un tradimento della propria missione.
Oggi il Tabernacolo non esiste più e i Kohanim non sono più in funzione. Tutti noi siamo chiamati a condividere almeno in parte questo ruolo.
L’abito rientra in tutto questo perché le trasgressioni più gravi dipendono proprio dall’abito. Alcune forme di impurità si trasmettono attraverso gli abiti e più in generale, la dignità umana è anche dettata dall’abito che uno porta.
I nostri Maestri raccomandano che ci vestiamo adeguatamente.


Haim Cattaneo Treves
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