Paolo Sciunnach, insegnante | Non è bene che l’uomo stia solo. (Genesi 2, 18)
Non è bene (per lui e per tutti) che l’uomo stia solo.
Come si forma una comunità? La risposta è semplice: due individui soli
creano una comunità nello stesso modo in cui Dio ha creato il mondo.
Qual era lo strumento di creazione di Dio? La parola. La comunicazione.
La parola è anche lo strumento con cui l'uomo crea la propria comunità.
Dio, dicendo “e sia” che è identico a un atto di riconoscimento
dell’esistenza mondo, ha reso possibile l'emergere di un'esistenza
accanto a Lui, ha reso possibile per il finito di coesistere con
l'Infinito (nonostante che finito + Infinito = Infinito).
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Anna
Foa,
storica |
Liliana
Segre ha parlato di un baratro di fronte a cui ci troviamo e di fronte
al quale siamo ancora in tempo a fermarci. Cerco allora di guardare
dentro quel baratro per scrutarne l'oscurità e distinguerne i tratti:
razza, patria, nazione, tre termini prediletti dai fascismi
tradizionali del Novecento. Invasione dei migranti, sostituzione della
razza bianca: nessuno lo aveva ancora detto, nemmeno Hitler, ma il
contesto era diverso, adesso lo direbbe eccome. Fascismo, fascismo
buono, rivendicazione delle radici fasciste: li abbiamo sdoganati
pensando che fossero folklore, non lo sono. E poi odio della cultura,
rivendicazione dell'ignoranza, odio tout court, del diverso, del più
debole, di colui che ha la pelle più scura o che ne sa di più di noi.
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Israele, la politica fiscale
che non piace alle Chiese
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La
chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme è stata chiusa ieri dalle
autorità cristiane della città per protestare contro le misure fiscali
che la municipalità locale vorrebbe applicare ai loro beni e contro un
progetto di legge della Knesset, il parlamento israeliano, che le
interessa da vicino. La scelta di chiudere il Santo Sepolcro viene
definita dai quotidiani italiani una mossa quasi senza precedenti: a
disporla, il patriarca greco ortodosso Theophilos III, il Custode di
Terra Santa Francesco Patton e il patriarca armeno Nourhan Manougian,
secondo cui la chiusura a tempo indeterminato sarebbe una forma di
opposizione “a una campagna sistematica di Israele volta a danneggiare
la comunità cristiana”. Repubblica spiega come “di fronte a una
protesta così estrema, come quella di chiudere uno dei luoghi sacri
dove ogni anno si recano in pellegrinaggio centinaia di migliaia di
persone, il sindaco di Gerusalemme, Nir Barkat, si è difeso
attaccando”. “La Chiesa del Santo Sepolcro – ha spiegato Barkat – e gli
altri luoghi di culto e di preghiera resteranno esenti da tasse
municipali. Ma è ingiusto e irragionevole che aree commerciali, come
alberghi, sale di ricevimento, residenze, negozi o ristoranti, siano
esenti dalle tasse solo per essere di proprietà della Chiesa”. Secondo
Barkat, la città perde ogni anno milioni di euro di risorse che
potrebbero essere spesi nei servizi ai cittadini. L’altra norma contro
cui protestano i leader religiosi – arrivati fino a definirla un “legge
discriminatoria e razzista che prende di mira soltanto le proprietà
cristiane e che ricorda a noi tutti le leggi di natura simile contro
gli ebrei negli anni bui dell’Europa” – è quella allo studio alla
Knesset, che, spiega il Giornale, “prevede l’espropriazione, per mano
dello Stato d’Israele, dei terreni venduti a partire dal 2010 dalla
Chiesa cattolica romana e da quella greco-ortodossa a imprenditori
privati e metterebbe a rischio gli attuali residenti, che nell’arco dei
prossimi 20-50 anni potrebbero essere costretti a lasciare le proprie
case e restare senza un tetto”. “Il mio disegno di legge si occupa di
cosa succede dopo che i diritti sulla terra sono stati venduti a terzi”
dalle Chiese, spiega la parlamentare Rachel Azaria, firmataria della
legge.
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il dibattito negli usa dopo l'ultima strage
Controllo delle armi, Israele
modello per gli Stati Uniti
Durante
l'incontro alla Casa Bianca tra il Presidente Usa Donald Trump e i
sopravvissuti alla strage della scuola di Parkland, più volte è stata
citata Israele come esempio sul controllo delle armi. Cary Gruber -
padre di Justin, salvatosi nascondendosi in un armadio – ha
sottolineato come nello Stato ebraico vigano severe restrizioni sulla
proprietà delle armi. Darrell Scott - la cui figlia Rachel è stata
uccisa durante la sparatoria alla Columbine High School a Littleton, in
Colorado, nel 1999 - ha citato la sicurezza israeliana nelle scuole
come modello per quelle americane: “In Israele, hanno un punto d'
ingresso ed è molto ben sorvegliato - ha detto Scott – Noi ne abbiamo
diversi e facili da oltrepassare”. Ma, sottolinea il Washington Post,
le scuole israeliane sono sfuggite alla violenza americana in gran
parte a causa delle misure speciali applicate per affrontare la sfida
unica che si pone di fronte a Israele, quella del terrorismo
palestinese. “Le guardie di sicurezza ci sono per altri motivi,
ma soprattutto il terrorismo”, ha spiegato Amos Shavit, portavoce del
Ministero dell'Istruzione, che ha sottolineato come le guardie di
stanza nelle scuole siano sotto l'autorità della polizia. Nelle grandi
città, ha detto, la polizia e l'autorità locale svolgono pattuglie di
sicurezza intorno alle istituzioni educative per tutto l'orario
scolastico. “I professionisti si occupano della sicurezza - ha detto
Shavit - Non gli insegnanti”, facendo eco alla proposta del presidente
Trump di armare gli insegnanti per evitare nuove stragi. Leggi
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ISRAELE - ASPETTANDO IL GIRO D'ITALIA
“Pedalare nel deserto del Negev, emozione unica per i ciclisti”
A
fare la differenza saranno la lunghezza del percorso, ben 226
chilometri. E le incognite atmosferiche. In particolare una: le
raffiche di vento. A maggio il rischio sembra scongiurato, ma chissà.
Sulla terrazza di Mitzpe Ramon affacciata sull’omonimo cratere, uno dei
luoghi più suggestivi del paese, i cinque ex campionissimi (Alessandro
Ballan, Maurizio Fondriest, Paolo Savoldelli, Gilberto Simoni e Andrea
Tafi) che stanno percorrendo in anteprima le tappe israeliane del
prossimo Giro d’Italia, ospiti del locale ministero del Turismo, sono
stati accolti da folate a dir poco intense. Se tra due mesi non ci sarà
vento, farà comunque caldo. “Molto caldo” scandisce perfidamente la
guida.
Da Beersheva ad Eilat, una tappa interamente desertica attraverso le
suggestioni del Negev fino all’estremo lembo di paese affacciato sul
Mar Rosso. A Mitzpe Ramon ci si arriva dopo 77 chilometri in leggera
salita (si va dai 295 metri sul livello del mare della “capitale del
deserto” fino a un massimo di 840). Percorso frizzante, adatto a fughe.
L’epilogo della tre giorni israeliana di questa attesissima edizione
della corsa rosa. Leggi
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Oltremare - Pensiero positivo |
Israele
è quel luogo della terra in cui se al guidatore dell'autobus gira di
coltivare nana (versione locale della menta, ma molto più dolce e
gradevole della menta) sul cruscotto, va a comperarsi un vasetto, lo
monta su di un supporto che comprende un piatto coi bordi alti, dove
l'acqua in eccesso può colare e non schizzare sui passeggeri. E quando
fa la pausa obbligata, il guidatore stacca qualche fogliolina e si fa
un ottimo the. E se un guidatore (lo stesso o un altro) vuole
festeggiare Purim, la mattina va dal cartolaio (che qui non esiste, in
realtà, ed è sostituito da negozi per madri ipercreative e bambini
confusi e felici con mani piene di macchioline di colore) e compera
maschere e cartoncini colorati con temi adatti alla festa, e li appende
qua e là lungo i tubi di metallo ai quali noi ci appendiamo per cercare
di stare in piedi, arte circense fatta di mezze piroette e presa a
tenuta stagna ai suddetti tubi praticata intensamente da ogni
viaggiatore su autobus israeliano.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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