Jonathan Sacks, rabbino
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ognuno di noi il Signore ha un compito: un lavoro da eseguire,
gentilezza da mostrare, un dono da dare, amore da condividere,
solitudine da alleviare, dolore da guarire. Capire quel compito,
ascoltare la chiamata di Dio, è ciò che dà significato e scopo alla
vita.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | Il
16 marzo è una data che segna la violazione del diritto alla vita degli
altri. Provo a mettere in fila alcuni luoghi e qualche cifra: Reithan
2018 (2 morti); Via Fani (Roma) 1978 (5 morti); Ghouta orientale 2018
(67 morti); Afrin 2018 (27 morti) My Lai 1968 (350 morti). Conflitti,
scenari, protagonisti diversi. Li unisce il principio: la convinzione
che la vita del nemico non ha valore e che di quella vita si può fare
quel che si vuole.
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Neofascisti in Municipio
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Segnato
da tensioni il passaggio dalla Lega Nord a Forza Nuova della
Consigliera del Municipio 5 di Milano Roberta Perrone. “Massiccio
spiegamento di poliziotti per scongiurare possibili disordini, la
protesta degli esponenti dell’Anpi, del centro sociale Lambretta e del
gruppo Milano Sud Antifascista” spiega il dorso locale del Corriere.
A dare l’annuncio il leader del partito di estrema destra Roberto
Fiore, che ha affermato: “La città è con noi, chi ha disagio è con noi,
le tantissime donne in cerca di protezione sono con noi. In questo
momento di stanca degli altri partiti, incapaci di ascoltare, noi siamo
invece in campagna elettorale permanente, sul territorio. Dal Municipio
5 diamo inizio alla nostra guerra”. Segnala il Corriere: “È la prima
volta che un rappresentante di FN entra in un’aula consiliare di
Milano, città medaglia d’oro della Resistenza”.
Tensione anche a Cassino, nel Lazio, dove l’Associazione albergatori
vuole dedicare una stele ai paracadutisti tedeschi del 1944. Per gli
organizzatori si tratta di una “iniziativa di riconciliazione senza
alcuna valenza politica”. Durissima, segnala tra gli altri il
Messaggero, la reazione del presidente della Regione Lazio Nicola
Zingaretti che parla di “gesto grave”. Per il presidente dell’Anpi Roma
è “uno sfregio alla guerra di liberazione”. L’intenzione, insieme ai
vertici nazionali, è di sporgere denuncia.
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i due militari uccisi nell'attentato di venerdì
Ziv e Netanel, il dolore di Israele
Ziv
Daos aveva 21 anni, era nato in un paesino non lontano da Tel Aviv e
serviva nell’esercito come luogotenente. Netanel Kahalani invece di
anni ne aveva 20, era sergente ed era nato nel moshav Elyakim nel Nord
del paese.
Israele piange i due soldati uccisi nell’attentato palestinese di venerdì scorso, all’ingresso dell’insediamento di Mevo Dotan.
“Le nostre preghiere vanno alle famiglie delle vittime del terribile
attentato di venerdì, ma anche ai feriti con la speranza che possano
presto tornare in forza. Non ci daremo pace fino a quando l’ultimo dei
responsabili di questo attacco sarà assicurato alla giustizia” dichiara
il Presidente Reuven Rivlin.
“Ziv era un ragazzo tranquillo, amava la gente ed era umile. Ha fatto
di tutto per dare una mano al paese. Alcune persone sono motivate
dall’odio, mentre noi siamo motivati dall’amore. Saremo noi a
vincere” il commosso ricordo dello zio di Daos sui media israeliani.
Mentre il padre di Kahalani, durante i funerali, ha affermato: “Non ho
ancora metabolizzato quanto accaduto. Ti ho amato moltissimo. Venti
anni sono niente, ma sono grato per tutto quello che ho vissuto con te”.
Sono ore di grande impegno sul versante della sicurezza interna. È di
questa mattina infatti la notizia dell’arresto del 19enne terrorista
palestinese che in gennaio aveva accoltellato a morte il 29enne
israeliano Itamar Ben Gal. E sempre in queste ore è stato annunciato
che l’esercito ha neutralizzato, al confine tra Striscia di Gaza e
Stato ebraico, nuovi tunnel del terrore fatti realizzare dal gruppo
terroristico Hamas. Uno è stato bombardato, l’altro inondato.
“L’esercito continuerà nei suoi sforzi di localizzare e distruggere i
tunnel del terrore ovunque e in ogni momento” ha dichiarato il
portavoce militare. Leggi
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L'aria che tira
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Il
risultato elettorale consegnatoci dalle urne il 4 marzo scorso allinea,
per così dire, l’Italia al trend che sta accompagnando buona parte dei
Paesi a sviluppo avanzato, Stati Uniti compresi. C’è oramai un blocco
continentale, che trova oltre Atlantico, nella presidenza statunitense
un qualche elemento di corrispondenza (ma ancora più con la Russia di
Putin, che si avvia al quarto mandato), e che si connota per alcune
caratteristiche specifiche: enfatizzazione delle sovranità nazionali,
richiamo alle identità etnico-territoriali, protezionismo economico,
rifiuto dei processi migratori o, quanto meno, di una parte dei loro
effetti. Continuare a parlare di «populismo», di «antipartitismo» o,
addirittura, di «forze antisistema» per definire quel variegato,
eterogeneo e articolato insieme di gruppi, liste, movimenti e finanche
partiti, oltre che di personaggi pubblici, che stanno raccogliendo il
consenso degli elettori, implica il non riuscire a capire quale sia il
segno del mutamento. Ovvero, in quali direzioni stia andando, quanto
meno sul piano politico. Senz’altro vi sono elementi populistici nelle
affermazioni e nelle proposte di questi soggetti. Ma il pensare e
l’agire in termini “populistici” in realtà sono delle modalità di
vivere la politica nel momento in cui essa ha perso di rilevanza
nell’arena delle decisioni. Oggi, infatti, i luoghi e gli attori del
potere sono altrove, essendo stati ridefiniti e ricollocati dai
percorsi di globalizzazione che da circa quarant’anni accompagnano lo
scenario internazionale.
Claudio Vercelli
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