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27 aprile 2018 - 13 Iyar 5778
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Avete visto il video dell’amico rabbino di Trieste Alexandre Meloni che lascia, con gli altri esponenti della comunità, la Risiera di S.Sabba tra le facce incredule delle istituzioni e del pubblico? Lo avete visto quel vuoto lasciato dagli ebrei italiani e triestini in un luogo dove più di ogni altro la presenza della memoria ebraica italiana avrebbe dovuto avere più senso?
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
La memoria è un concetto sul quale la coscienza civile europea ha fondato gran parte della sua progettualità politica. Gli ebrei sono uno dei punti focali di questo processo di “rimemorizzazione” della storia. Nelle forme più svariate di religione ebraica, popolo massacrato, sionista imperialista ecc., gli ebrei sono uno dei perni attorno ai quali ruota la dialettica politica pubblica. Solo negli ultimi giorni – tanto per dire – l’immagine degli ebrei è stata evocata con notevoli distorsioni di prospettiva storica in diverse occasioni. Il presidente della Regione Campania che paragona gli iscritti al PD agli ebrei perseguitati dal fascismo, il presidente di Forza Italia che nel celebrare la resistenza paragona il Movimento 5 Stelle all’emergente nazismo hitleriano e dice di sentirsi “come gli ebrei” in quel frangente storico e via di questo passo.
 
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Accordo sul nucleare
gli Usa verso l’addio
Il presidente Usa Donald Trump uscirà dall’accordo sul nucleare iraniano per ragioni di politica interna. Ad affermarlo il presidente francese Macron, di ritorno in Francia dopo la visita negli Stati Uniti, iniziata con la speranza di far cambiare idea a Trump sulla questione Iran, spiega il Corriere. Oggi – con poche possibilità- cercherà di farlo la cancelliera tedesca Angela Merkel, scrive il quotidiano cattolico Avvenire: Merkel “questa mattina incontrerà il leader Usa nello Studio Ovale, per tentare di spingere il presidente Usa a mantenere in vita l’intesa sottoscritta anche da Cina, Francia, Germania, Russia e Regno Unito, evidenziando il rischio d’instabilità che un’aperta contrapposizione militare fra Iran e Israele porterebbe alla regione”. “Se l’Iran attaccherà Tel Aviv, Israele colpirà Teheran e distruggerà ogni postazione militare iraniana in Siria”, ha affermato ieri il ministro della Difesa israeliano Avigdor Lieberman, in un’intervista rilasciata a un portale saudita. Intervistato da Repubblica l’inviato Onu perla Siria, Staffan de Mistura individua proprio nel confronto Iran Israele in territorio siriano un imminente pericolo: “è una vera minaccia – afferma – II mese di maggio sarà un mese pericoloso. L’Onu osserva con molta preoccupazione la tensione fra Israele e Iran, nel contesto siriano e libanese. Non posso dire di più perché abbiamo bisogno di diplomazia nella discrezione”.

Coree, il grande incontro. Kim Jong-un è il primo capo della Corea del Nord dalla Guerra di Corea del 1950-53 a varcare pacificamente la linea del 38° parallelo per stringere la mano al presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in, e parlare di “una nuova era di pace”. “Due leader così diversi troveranno parole comuni?- si chiede Repubblica – Difficile sia già l’esito che il mondo aspetta: ‘Denuclearizzazione’. Per arrivarci, se ci si arriverà, bisognerà passare dall’incontro tra Kim e Trump. Ma basta la chiacchierata a rendere il summit di oggi storico”.

Napoli, la minaccia terroristica sventata. Alagie Touray, gambiano di 22 anni in attesa dell’asilo politico, è stato arrestato a Napoli con l’accusa di terrorismo. In un messaggio riceveva istruzioni da un amico su come compiere un atto terroristico con un’auto lanciata sulla folla. La polizia ora indaga su una rete jihadista attiva tra Libia, Gambia, Italia e Spagna (La Stampa e Repubblica).
 
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  davar
paese in lutto per le giovani vittime
Mar Morto, il dolore d'Israele
per la tragica inondazione

“Israele piange le giovani vite che ci sono state portate via nella tragedia ad Arava. Abbracciamo con dolore le loro famiglie e preghiamo per la pronta guarigione dei feriti”. Sono le parole di cordoglio espresse dal Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per la tragedia che ha colpito il sud del Paese dove dieci ragazzi hanno perso la vita mentre stavano facendo un’escursione a sud-ovest del Mar Morto. Le autorità hanno diffuso i loro nomi: Ela Or di Ma'ale Adumim, Romi Cohen del Moshav Maor, Yael Sadan e Maayan Barhum di Gerusalemme, Agam Levy dal Moshav Herut, Gali Balelli da Givatayim, Shani Shamir da Shoham, Adi Ra'anan da Moshav Mikhmoret, Tzur Alfi da Mazkeret Batya e Illan Bar Shalom da Rishon LeZion.
Secondo le prime ricostruzioni i ragazzi – che facevano parte di un gruppo più ampio – sono stati sorpresi da un’inondazione inaspettata delle acque mentre stavano seguendo un corso di pre-arruolamento nell’esercito. Quindici ragazzi sono stati salvati dai soccorsi, gli altri erano dispersi e sono stati ritrovati in seguito. La polizia israeliana ha aperto un’indagine sulla società che ha organizzato l’escursione, arrestando tre persone.
“Quanto dolore sta percorrendo la nazione questa mattina – ha affermato il presidente d'Israele Reuven Rivlin nelle scorse ore - Abbiamo perso dei figli meravigliosi. Pieni di promesse, pieni di aspettative che ci lasciano con il cuore spezzato”.
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moked 5778
Israele 70, avventura di uno Stato
"Vogliamo trascorrere questi tre giorni come se ci trovassimo in Eretz Israel, immergendoci nella straordinaria avventura che hanno significato questi 70 anni dello Stato di Israele", afferma il direttore dell’Area Cultura e Formazione dell’UCEI rav Roberto Della Rocca,
parlando a poche ore dall'inizio del Moked 5778, la grande convention dell’ebraismo italiano di scena, come tradizione, a Milano Marittima. Una tre giorni in cui festeggiare la gloriosa nascita d’Israele nel 1948 ma anche per interrogarsi sul suo futuro, sul legame con la Diaspora, sul significato oggi di sionismo. Al rav Della Rocca saranno affidati i saluti inaugurali della convention, affiancato dalla presidente UCEI Noemi Di Segni e dall’assessore alla Cultura dell’Unione David Meghnagi. La parashat hashavua sarà invece affidata a rav Gadi Piperno.
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moked 5778
Il racconto di 70 anni ben portati
Il numero 70 lo troviamo nella Torah e nella cultura ebraica post-biblica associato a diversi concetti e a diverse situazioni.
70 sono i nomi che troviamo nella descrizione della discendenza di Noè, e da qui i Maestri deducono che al mondo esistono 70 nazioni.
In 70 persone i figli di Giacobbe scesero in Egitto e questo non è altro che l'embrione del popolo di Israele.
Secondo il Midrash Rabbà 70 sono gli abomini che dominano il cuore di Esaù.
70 sono i "volti" della Torah, ovvero le modalità con cui ogni parola della Torah può essere interpretata.
Da questi esempi si vede come il numero 70 rappresenta la completezza dello spettro con cui si può definire un determinato concetto, o della diversità con cui ci si presenta la varietà umana.
Le 70 persone che scesero in Egitto sono sufficienti per determinare l'embrione di un popolo. Il mondo intero può essere rappresentato nella sua varietà culturale e politica da 70 nazioni. In 70 modi si può manifestare la malvagità di una persona, ma abbiamo altrettanti modi di interpretare la Torah per difenderci da essi.

Gadi Piperno, rabbino
(Nell'immagine, rav Piperno mentre costruisce l'Eruv a Milano Marittima)
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l'incontro nel comune piemontese di cartosio
L'ultimo rabbino di Acqui Terme
Storia di una famiglia salvata

In piazza Umberto Terracini, nel comune piemontese di Cartosio (provincia di Alessandria) domenica (ore 15.00) si parlerà di “come un intero territorio ha salvato una famiglia ebraica durante la Shoah”: la scrittrice Paola Frangion, alla presenza dei sindaci Mario Morena, Vittorio Grillo e Fabrizio Ivaldi, affiancati dal neo deputato, Federico Fornaro, accoglierà il contributo di rav Elia Enrico Richetti che parlerà delle vicende della famiglia di Adolfo Salvatore Ancona, ultimo rabbino capo di Acqui Terme dal ’43 al ’45, nel ricordo dei ‘salvati’ e ‘salvatori’ e dei testimoni ancora viventi. Interverranno Valeria Ancona Calabi, Meir Polacco, Duilio Assandri, Graziella, Giorgio, Marisa e Vitalina Badarello, Francesco Gaino, Luigi Moro, Claudia Pasini, Giuseppe Thellung de Courtelary. Interverranno anche Mauro Ferrari, Paola Fargion e Paolo Gulisano.

Un giorno di alcuni anni fa mi trovavo nello studio di mio marito quando sulla scrivania notai un foglio abbandonato su una pila di documenti vari, uno strano foglio che non avevo mai visto. Lo presi in mano e mi resi conto che si trattava di un albero genealogico: scarno, con pochi nomi, qualche data e molti punti interrogativi. Mi apparve da subito come un albero senza vita e ne fui turbata. Attesi dunque che mio marito rientrasse da scuola e sventolando quel foglio gli chiesi a chi appartenesse la genealogia.
"Sono i miei parenti del ramo paterno” fu la sua risposta. “Quello da cui proviene il mio bisnonno rabbino".
Già, il bisnonno Adolfo Salvatore Ancona...

Paola Fargion Polacco
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pilpul
Democrazia e paletti
Chissà perché in politica sembra sia lecito dire qualunque assurdità purché si abbia dietro un partito – meglio ancora se è una coalizione – pronto a ripeterle fino a quando a furia di essere ascoltate e ripetute appariranno logiche. Ecco dunque che si sente parlare di ʺprimiʺ, ʺsecondiʺ, e ʺterziʺ arrivati, come se le elezioni fossero state una specie di giro d’Italia o di campionato di calcio, e si proclama a gran voce che un governo formato dai ʺsecondiʺ con i ʺterziʺ non sarebbe davvero democratico. E perché mai un governo sostenuto dalla maggioranza assoluta dei cittadini italiani non dovrebbe essere democratico mentre una decina di anni fa un governo sostenuto da poco più di un terzo degli italiani era considerato ʺeletto dal popoloʺ al punto da gridare al golpe per la sua caduta? 

Anna Segre, insegnante
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Gli ebrei in Russia
Qualche anno fa trovai in una bancarella di libri usati un curioso reperto, un volume fuori edizione dal titolo “Gli ebrei nell'URSS” a cura di Nuovi Argomenti, edito nel 1966. Il libro tenuto conto dei curatori e dell'introduzione di Umberto Terracini, non nasconde le simpatie verso il regime sovietico, denunciando ciò nonostante la persona e i crimini di Stalin e l'antisemitismo insito nella società russa. Linguaggio datato e tendenziosità a parte, “Gli ebrei nell'URSS” offre comunque alcuni punti di vista degni di considerazione. Per esempio un capitolo è dedicato alla popolazione ebraica in Unione Sovietica. Basandosi sul censimento del 1959 la popolazione ebraica totale di tutte le Repubbliche veniva stimata sui 2.267.814 individui rispetto ai circa 5 milioni presenti negli stessi territori prima del 1941. La rivista Davar dava invece qualche anno dopo la cifra di 3.437.000. Secondo l'autore questa distanza era dovuta alla circostanza che, poiché il censimento era su base volontaria, molti forse preferivano dichiararsi russi invece che ebrei.

Francesco Moises Bassano
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