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 15 maggio 2018 - 30 Iyar 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Ephraim Mirvis, rabbino capo di Gran Bretagna
Se siamo in grado di aiutare gli altri e falliamo nella nostra responsabilità verso di loro, allora falliamo nella nostra responsabilità verso Dio.
 
Dario
Calimani,
Università di Venezia
Nella sua ultima nota, su queste pagine, Anna Segre confessa che i peggiori insulti degli ultimi tempi li ha ricevuti, in quanto ebrea, da altri ebrei attraverso i social network, e si chiede se ciò sia accaduto anche ad altri. Anna Segre non deve davvero sentirsi sola. L’insulto personale va per la maggiore, ed è la risposta più facile a disposizione di chi non desidera o non è in grado di confrontarsi con gli altri ragionando su un argomento, anziché ricorrendo ad attacchi personali. Purtroppo nessuno li ferma, nessuno sente il dovere di richiamarli al rispetto halakhico del prossimo.
 
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Da Gerusalemme a Gaza,
la festa e le tensioni
L’inaugurazione dell’ambasciata statunitense a Gerusalemme nel 70esimo anniversario dalla nascita dello Stato di Israele e le tensioni tra Striscia di Gaza e Stato ebraico, con diverse decine di morti tra i palestinesi che hanno provato a forzare il confine, sulle prime pagine di tutti i giornali italiani.
“Gaza, la rabbia e il sangue” titola il Corriere della sera. “Festa e sangue per l’ambasciata Usa a Gerusalemme” la scelta di Repubblica. “Hamas scatena la battaglia a Gaza. Raid e cecchini israeliani: 55 morti” scrive La Stampa.
Forti in genere le critiche alla reazione israeliana, nonostante il riconoscimento della provocatorietà dell’azione di Hamas. “Auguri allo Stato di Israele. Non abbiamo esitazioni nel sostenere il suo diritto alla sicurezza. Ma è risaputo che gli errori, soprattutto quando grondano sangue, possono rovinare le feste” scrive Franco Venturini sul Corriere.
Sempre al Corriere, lo scrittore Etgar Keret dice: “La cerimonia a Gerusalemme, con l’ambasciatore che dal palco dichiara ‘questo è il vero inizio del processo di pace’, mentre a Gaza cinquantacinque palestinesi vengono ammazzati negli scontri, dimostra quanto in questo Paese stiamo vivendo distaccati dalla realtà”.
Per il giornalista Yossi Klein Halevi, di cui è tradotto un intervento: “Israeliani e palestinesi sono invischiati in quello che potrebbe essere definito un ‘ciclo di negazione’ che ha definito la nostra comune esistenza sin dalla creazione di Israele 70 anni fa”.
Su Repubblica Bernardo Valli scrive: “Come i suoi predecessori Donald Trump poteva rinviare il trasferimento dell’ambasciata a Gerusalemme, e comportarsi come quasi tutti gli altri paesi, mantenendola a Tel Aviv. Poteva insomma attendere un negoziato, anche se per la verità l’attesa dura da troppo tempo”.
In una cronaca da Gaza, in cui si definisce quanto avvenuto ieri una “carneficina”, si legge: “Alla sera i dimostranti abbandonano le aree della barriera e rientrano nelle varie città della Striscia sugli autobus messi a disposizione da Hamas. Tutti a casa per dormire. E oggi, dopo l’alba, si ricomincia”.
 
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  davar
alti i livelli di sicurezza in israele 
Proteste in Cisgiordania e a Gaza
un nuovo giorno di tensione

Centinaia di palestinesi hanno lanciato pietre e dato fuoco a gomme di auto in diversi punti della Cisgiordania, tra cui Hebron, vicino alla tomba di Rachele a Betlemme, fuori Ramallah, al checkpoint di Qalandiya e nella zona di Nablus. Al confine con Gaza, diverse centinaia di palestinesi si sono riuniti vicino alla recinzione in diversi punti, per manifestare. È il quadro che emerge in queste ore nel giorno che i palestinesi definiscono la Nakba, la catastrofe. Dopo la dura giornata di ieri in cui oltre 50 palestinesi sono morti negli scontri con l'esercito israeliano sul confine tra Gaza e Israele, nella Striscia la situazione sembra essere meno incendiaria: i media israeliani parlano dei funerali che si stanno tenendo al di là del confine e del tentativo del gruppo terroristico di Hamas di mantenere l'ordine. “Dopo un giorno di sconvolgenti perdite a Gaza, c'è stato un punto in cui il gruppo terroristico ha quasi perso il controllo, e ora è impegnato in una correzione di rotta”, scrive l'analista militare Avi Issacharoff, secondo cui: “Lunedì è stato senza dubbio uno dei giorni più sconcertanti nella storia del conflitto israelo-palestinese".
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qui roma - la mostra al maxxi
Tel Aviv, l'impronta del Bauhaus
Cento foto, schizzi, plastici e video per riscoprire l’eredità del Movimento Moderno e gli influssi del Bauhaus in una città unica nel suo genere, che non smette di far parlare l’opinione pubblica per creatività e innovazione. “Tel Aviv. The white city”, la mostra che sarà inaugurata questa sera al Maxxi di Roma e che è stata presentata in anteprima alla stampa nelle scorse ore, è una mostra-omaggio davvero speciale.
Curata da Nitza Metzger Szmuk e organizzata dall’Ambasciata di Israele in Italia per i 70 anni dello Stato ebraico, si concentra sul finire degli anni ’20 e ’30. Un periodo storico in cui, si viene spiegato, “la città iniziò a crescere per effetto delle migrazioni dall’Europa” e fu disegnata secondo il gusto e gli influssi di intellettuali e architetti, “trasformando l’area periferica, semidesertica di Jaffa in una città moderna e funzionale.
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La festa a Roma per i 70 anni 
“Israele, pace nel nostro futuro”
“La rinascita della sovranità ebraica nella patria storica del popolo ebraico, Israele con Gerusalemme sua capitale, è uno dei più grandi avvenimenti dell’era moderna. Un eccezionale successo è stato reso possibile solo grazie ad enormi sacrifici di sangue, sudore e lacrime da parte del popolo ebraico, che ha affrontato con coraggio grandi sfide”.
Lo ha sottolineato l’ambasciatore presso la Santa Sede, Oren David, intervenendo nel corso della celebrazione organizzata a Roma per il 70esimo anniversario dalla nascita dello Stato di Israele.
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qui milano
Sionismo, tra passato e futuro
“La cultura europea deve riscoprire il suo passato e le sue radici per poter avere un dibattito sincero su Israele, sul sionismo, sull’antisemitismo”. E in questo passato, spiega David Meghnagi, la storia di una figura come Benedetto Musolino, patriota calabrese del Risorgimento e sionista ante litteram, diventa emblematica. Al folto pubblico raccoltosi a Palazzo Reale per l’incontro “Questo è Israele: 70 anni” – organizzato dall’Associazione Italia-Israele di Milano e con ospite d’onore Zvia Walden Peres, psicolinguista dell’Università Ben Gurion di Beer Sheva nonché figlia del Nobel per la Pace Shimon Peres – Meghnagi, psicoanalista dell’Università di Roma Tre e assessore alla Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ha presentato le idee e il pensiero di Musolino, autore di “Gerusalemme e il popolo ebraico” (Libri Liberi Editore, Firenze): un volume pubblicato nel 1851 e ristampato per i 150 anni dell’Unità d’Italia a cura proprio di Meghnagi.
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qui ferrara - il progetto zikaron ba salon
La Memoria dei fratelli Pesaro
“A leggere le cose sui libri, resta un senso di distacco. Invece così, ascoltando quei fatti direttamente da chi li ha vissuti, si percepisce l’emozione, si capisce meglio che cosa è stato”.
È condensato in questa frase, pronunciata ieri mattina, di slancio, da uno studente ferrarese, il significato del progetto “Zikaron Ba Salon”, con cui l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, attraverso la Commissione Antisemitismo e Memoria, apre alle scuole le case dei testimoni e dei sopravvissuti alla Shoah. Come ha spiegato Sira Fatucci, ideatrice e responsabile di “La Memoria in salotto” (con la collaborazione di Alessandra Sabatello), “questo format israeliano risale al 2010 e ora lo abbiamo importato in Italia. La narrazione di vicende familiari e personali dalla voce instancabile di chi le ha vissute, in ambienti intimi e raccolti, punta a trasmettere in modo vivido ed efficace la memoria ai giovani e ad avvicinarli alla storia. Purtroppo sono ormai le ultime testimonianze che ci restano: un motivo in più per portare avanti questo programma”.
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pilpul

Il treno del futuro
Non conoscevo Netta, la cantante israeliana che ha vinto il concorso musicale Eurovision. Sono i momenti che ti fanno sentire vecchio, anche se mi hanno spiegato che il festival è meno seguito in Italia che in altri paesi del continente. Netta è una donna giovane, pingue e sicura di sé. La sua canzone si chiama “Toy” e denuncia la donna-oggetto-dell'uomo. La qualità del pezzo è relativa – almeno a mio giudizio – e il target di riferimento sono chiaramente gli adolescenti dei vari paesi europei.
Nella settimana che ha visto Israele sulle pagine dei media globali per via della nuova ambasciata americana e per i tragici scontri al confine di Gaza, mentre i commentatori si affannano a spiegare, condannare o giustificare, mi sono posto questa domanda: per il futuro di Israele conta più la vittoria di Netta o l’ambasciata americana, i dibattiti sul conflitto con i palestinesi o la partenza del Giro d’Italia, le parole antisemite di Abu Mazen o il mercato immobiliare e turistico che continuano a crescere?


Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Leo Longanesi e gli ebrei
L’italiano sogna di non lavorare, affermava Leo Longanesi (1905-1957); non era vero, anzi, era infamante, ma lui amava scrivere tutto e il contrario di tutto e, a dire il vero, non era stata ancora escogitata l’elemosina di Stato per sostenere cotanta assurdità (ciò è accaduto nel 1958), un’elargizione che avrebbe potuto costringerci a riscrivere il comma primo del primo articolo della Costituzione (ma anche il secondo non gode di grande salute). Scrittore, editore, creatore di giornali e riviste, innovatore, eccentrico e contraddittorio, lanciò le più grandi firme del giornalismo italiano.

Emanuele Calò
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