Il treno del futuro

Tobia ZeviNon conoscevo Netta, la cantante israeliana che ha vinto il concorso musicale Eurovision. Sono i momenti che ti fanno sentire vecchio, anche se mi hanno spiegato che il festival è meno seguito in Italia che in altri paesi del continente. Netta è una donna giovane, pingue e sicura di sé. La sua canzone si chiama “Toy” e denuncia la donna-oggetto-dell’uomo. La qualità del pezzo è relativa – almeno a mio giudizio – e il target di riferimento sono chiaramente gli adolescenti dei vari paesi europei.
Nella settimana che ha visto Israele sulle pagine dei media globali per via della nuova ambasciata americana e per i tragici scontri al confine di Gaza, mentre i commentatori si affannano a spiegare, condannare o giustificare, mi sono posto questa domanda: per il futuro di Israele conta più la vittoria di Netta o l’ambasciata americana, i dibattiti sul conflitto con i palestinesi o la partenza del Giro d’Italia, le parole antisemite di Abu Mazen o il mercato immobiliare e turistico che continuano a crescere? Può darsi che anche in questo caso i fenomeni sociali, e tanto più quelli giovanili, abbiano un’influenza maggiore delle grandi decisioni politiche?
Ma in prospettiva la questione è ancora più intricata.
La settimana scorsa mi trovavo in Israele e ho più volte percorso in treno il tragitto da Tel Aviv a Haifa, servito da una linea veloce che a breve verrà prolungata fino a Gerusalemme. Dopo Haifa si può proseguire fino a Naharya e da lì Rosh Ha-Nikrà è a un tiro di schioppo, praticamente si è già in Libano. Pensavo, mentre guardavo fuori dal finestrino: se domani ci fosse finalmente la pace, in meno di un’ora si potrebbe arrivare a Beirut, fare il bagno sulle coste libanesi o una gita nella valle della Bekah. A quel punto, i fenomeni sociali di cui si parlava prima sarebbero del tutto incontrollabili in Medio Oriente: identità nuove, rimescolamenti etnici, forze economiche, spinte demografiche agirebbero in modo libero al di là della volontà e dei progetti dei governanti.
Una prospettiva meravigliosa e, allo stesso tempo, spaventevole.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas Twitter @tobiazevi