Haim Korsia, Gran Rabbino
di Francia
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È dalla letteratura che si costruiscono le
basi della nostra società
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Giorgio Berruto
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Nel “Gorgia” Platone distingue tra due tipi
di governante, il politico cuoco e il politico medico, e li mette a
confronto inscenando una causa giudiziaria. “Rischierò d’esser
giudicato come sarebbe giudicato da un gruppo di ragazzi un medico
accusato da un cuoco”, afferma Socrate nel dialogo. Parla il cuoco:
“Ragazzi, quanto male costui ha fatto anche a voi; anche i più piccoli
egli corrompe con il ferro e col fuoco; li angoscia facendoli dimagrire
e soffocandoli, li obbliga a prendere amarissime bevande, fa patire
loro la fame e la sete; né certo vi tratta come facevo io, che per voi
preparavo svariati e saporiti piatti”.
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L'Onu contro Israele
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Con un’ampia maggioranza (120 voti
favorevoli, 8 contrari e 45 astensioni – tra gli astenuti, anche
l’Italia), l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato ieri
una risoluzione che condanna Israele “per aver usato la forza in modo
eccessivo, sproporzionato e indiscriminato” durante i recenti scontri
al confine con la Striscia di Gaza. Nella risoluzione si chiede un non
ben precisato “meccanismo di protezione internazionale” per i civili
palestinesi. Nessun riferimento invece a Hamas. Anzi l’emendamento
proposto dagli Stati Uniti in cui si condannava il movimento
terroristico che ha il controllo pieno su Gaza non è passato perché non
ha raggiunto la maggioranza dei due terzi (62 i voti favorevoli, 58
contrari, 42 astenuti). “L’incessante attenzione delle Nazioni Unite
per Israele non solo porta vergogna all’organizzazione ma distrae anche
da tante altre questioni urgenti che richiedono l’attenzione della
comunità internazionale”, ha affermato il Primo ministro israeliano
Benjamin Netanyahu. Secondo l’ambasciatrice americana Nikki Haley, che
ha proposto la mozione contro Hamas, qualcosa comunque sta cambiando
all’interno delle Nazioni Unite: “Oggi, una pluralità di 62 paesi ha
votato a favore dello sforzo, guidato dagli Stati Uniti, per affrontare
la responsabilità di Hamas per le condizioni disastrose di Gaza.
Abbiamo avuto più paesi dalla parte giusta che dalla parte sbagliata. –
ha affermato Haley – Con il loro voto, questi paesi hanno riconosciuto
che la pace sarà raggiunta solo quando le realtà saranno riconosciute,
compresi i legittimi interessi di Israele in materia di sicurezza e la
necessità di porre fine al terrorismo di Hamas”.
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l'ambasciatrice
degli stati uniti
"Israele,
l'Onu sbaglia ancora
Ma
qualcosa sta cambiando"
“Questa
risoluzione dà la colpa di tutto a Israele. È totalmente unilaterale.
Non fa alcun riferimento a Hamas che sistematicamente dà inizio alla
violenza a Gaza. Queste risoluzioni unilaterali all’Onu non
contribuiscono in alcun modo a promuovere la pace tra Israele e i
palestinesi”. È l’accusa mossa all’Assemblea della Nazioni Unite
dall’ambasciatrice Usa all’Onu Nikki Haley, dopo l’approvazione di una
nuova risoluzione di condanna nei confronti di Israele. A proporla,
Algeria, Turchia – il cui presidente Erdogan è arrivato ad affermare
che “Israele è uno stato del terrore e Netanyahu è un terrorista” – e
la rappresentanza palestinese all’Onu. Nel documento votato da una
larga maggioranza (120 voti favorevoli, 8 contrari e 45 astensioni –
tra gli astenuti, anche l’Italia), si accusa Israele di aver usato “la
forza in modo eccessivo, sproporzionato e indiscriminato” durante i
recenti scontri al confine con la Striscia di Gaza. Nella risoluzione
si chiede un non ben precisato “meccanismo di protezione
internazionale” per i civili palestinesi. Nessun riferimento invece a
Hamas, come ha ricordato la Haley. Anzi l’emendamento proposto proprio
dagli Stati Uniti in cui si condannava il movimento terroristico
palestinese non è passato perché non ha raggiunto la maggioranza dei
due terzi (62 i voti favorevoli, 58 contrari, 42 astenuti).
Secondo l’ambasciatrice Haley, che ha proposto la mozione contro Hamas,
qualcosa comunque sta cambiando.
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il
convegno all'ordine degli architetti
Bruno Zevi e i suoi architetti
“Prima
di tutto, prima di ogni altra cosa, era un romano. Che a Roma è
tornato, dopo essere stato costretto ad andarsene, per combattere e
portare avanti le sue idee fuori e dentro l’università”.
Flavio Mangione, presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma e
provincia, ha inaugurato con queste parole il convegno “Saper vedere
l’architettura. Eredità culturale, attualità critica di Bruno Zevi” in
svolgimento in queste ore nella Capitale in occasione del centesimo
anniversario dalla nascita di Zevi.
Un
ulteriore approfondimento e omaggio, a poche settimane
dall’inaugurazione di una grande mostra che gli è stata dedicata al
MAXXI e cui ampio spazio viene dedicato sul numero di giugno di Pagine
Ebraiche. A prendere parte alla riflessione, che si svolge alla Casa
dell’Architettura, architetti, urbanisti, critici, giornalisti,
scrittori, editori.
Molteplici
gli spunti dalla giornata odierna, che si è aperta con un’attenzione
particolare all’impegno di Zevi nel mondo ebraico.
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annunciata
la cinquina finalista
Lia
e Helena, obiettivo Strega
“La
maturità non è non desiderare una cosa ma è non rimanerci troppo male
se non la si ottiene”. Così Lia Levi aveva spiegato a Pagine Ebraiche
le sue emozioni riguardo al Premio Strega. E ora un passo in avanti
verso il più prestigioso riconoscimento italiano è stato fatto: il suo
Questa sera è già domani, Edizioni E/O, ha ottenuto 173 voti,
piazzandosi fra i cinque libri candidati a vincere lo Strega il
prossimo 5 luglio. Una nuova conferma per un romanzo che tocca una
pagina buia della Storia italiana e che si intreccia con quella
personale dell’autrice: il libro parla di una famiglia ebraica che si
deve confrontare con la vergogna delle Leggi razziste, delle scelte che
deve prendere di fronte al tradimento dello Stato di cui è cittadina ed
è ispirato alla storia del marito di Lia Levi, Luciano Tas (scomparso
nel 2014). A lui la scrittrice ha dedicato il romanzo così come la
recente conquista del Premio Strega Giovani. E ora l’auspicio è di fare
il bis con il Premio consegnato dagli adulti. A contendere lo Strega a
Levi, Helena Janeczek 256 voti, autrice de La ragazza con la Leica
(Guanda); Marco Balzano, 243 voti, con Resto qui (Einaudi); Sandra
Petrignani, 200 voti, con La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg
(Neri Pozza) e Carlo D’Amicis, 151 voti, con Il gioco (Mondadori). Tra
i favoriti, riportano i quotidiani, c’è la Janeczek, prima sul podio e
il cui romanzo racconta la storia di Gerda Taro, “una donna coraggiosa
che muore pochi giorni prima del 27° compleanno – ha spiegato la
scrittrice – Ma era anche una donna leggera, gioiosa e determinata”.
Una donna, come ha scritto Ada Treves su Pagine Ebraiche,
“affascinante, vitale e soprattutto sfacciatamente libera, in un’epoca
in cui la libertà era fatta di grandi ideali, di sogni, di pericolo".
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Setirot
- Esperimenti
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Dunque
eccoci, siamo il primo esperimento politico europeo di populismo al
governo. D’altronde così ha, più o meno, deciso l’elettorato. Ricordo
en passant che l’Italia fu anche il primo esperimento politico europeo
di fascismo al governo
Stefano Jesurum
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Il
caldo |
Tanto
atteso, sospirato ed invocato, è arrivato il caldo. Finalmente, dicono
i più (io al fresco in realtà tanto male non sto, ma a giugno non
potrei aspettarmi diversamente, sospiro). Non so se le statistiche mi
darebbero ragione, ma sospetto che il caldo infiammi gli animi e renda
più animate le discussioni. Fatto sta che mi ritrovo a dibattere
sull’osservanza religiosa.
Sara Valentina Di Palma
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Periscopio
- 1968
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Collegandomi
alla mia nota pubblicata mercoledì scorso, in cui svolgevo qualche
considerazione sul 50° anniversario dell’assassinio di Robert Kennedy e
di Martin Luther King, vorrei oggi dire due parole riguardo al giudizio
generale che si può dare, 50 anni dopo, del ’68, quell’anno così
intenso e ricco di esperienze, che pare avere segnato una svolta tanto
profonda nella storia dell’Occidente. Le molte analisi che sono state
formulate sui nostri mezzi di comunicazione hanno cercato di mettere in
luce, da diverse angolazioni, le luci e le ombre di quel momento
particolare, che ha visto secolari, consolidate abitudini diventare,
oggetto, improvvisamente, di una radicale – a volte allegra e colorata,
altre volte cupa e violenta – contestazione da parte di moltitudini di
giovani, scesi in piazza, a San Francisco come a Parigi, a Roma come
Londra e a Praga, per chiedere un cambiamento, da ottenere subito, “qui
e ora”, senza alcuna possibilità di compromesso.
Francesco Lucrezi
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