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22 giugno 2018 - 9 Tamuz 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
È davvero difficile accettare l’idea che la nostra guida, il nostro maestro Moshe non sia entrato in Israele per aver battuto una roccia con un bastone. Eppure in quel gesto c’è tutto il suo errore: rabbia, risentimento, occasione persa di educazione pubblica, mancata santificazione del nome di Dio.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
Ieri il quotidiano La Stampa ha pubblicato un testo inedito di Amos Oz sui “traditori” nella storia e nella letteratura ebraica. Non è la prima volta che il grande scrittore israeliano affronta questo tema, sul quale aveva già scritto un bel libro intitolato “Giuda” (Feltrinelli, 2014). In effetti credo che la categoria più vicina a quella evocata da Oz sia quella degli intellettuali, che però lui non cita. L’intellettuale è una figura della modernità, forse incarnata nel modo migliore da Emile Zola che venne appunto definito “intellectuel” nella sua qualità di uomo di cultura e letterato che si metteva in gioco contro il potere nel nome della verità (in quel caso l’innocenza di un capitano ebreo alsaziano, accusato ingiustamente proprio di tradimento).
 
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Migranti, Europa divisa
Scontro Francia-Italia
"Li vedete crescere come una lebbra, un po’ ovunque in Europa, in Paesi in cui credevamo fosse impossibile vederli riapparire. I nostri amici vicini dicono le cose peggiori e noi ci abituiamo! Fanno le peggiori provocazioni e nessuno si scandalizza di questo”. È l’attacco del presidente francese Emmanuel Macron contro i movimenti populisti in Europa e chi soffia sulla retorica anti-immigrati. “Parole di fuoco che suonano come un attacco all’Italia”, scrive il Corriere. Ed effettivamente non si fa attendere la risposta del ministro e leader dei Cinque Stelle Luigi Di Maio: “Le parole di Macron attacca sono offensive e fuori luogo. La vera lebbra è l’ipocrisia di chi respinge gli immigrati a Ventimiglia e vuole farci la morale sul diritto sacrosanto di chiedere una equa ripartizione dei migranti. La solidarietà o è europea o non è”. Sulla stessa linea, l’alleato di governo e ministro dell’Interno Matteo Salvini. “Eppure – prosegue il Corriere – nel corso della lunga giornata un segnale positivo arriva da Angela Merkel. Poco dopo pranzo il premier Giuseppe Conte esulta perché nel corso di una telefonata la Cancelleria lo avrebbe rassicurato sulla bozza diffusa ieri da Bruxelles che scontentava Palazzo Chigi: ‘Verrà accantonata’, assicura Conte”. Intanto il minisummit dedicato proprio alla questione migranti di domenica perde pezzi: i paesi del gruppo di Viségrad (Polonia, Cechia, Ungheria, Slovacchia) hanno annunciato che non ci saranno e l’Europa appare sempre più divisa. Sullo sfondo, un nuovo scontro fra Salvini e le Ong impegnate a prestare aiuto alle navi di migranti nel Mediterraneo: dopo l’Acquarius, un’altra nave battente bandiera olandese e legata alla Ong Lifeline, ha soccorso in mare 224 persone. “Avete fatto un atto di forza non ascoltando la Guardia costiera italiana e libica? Bene, questo carico di esseri umani ve lo portate in Olanda, fate il giro un po’ largo”, le parole di Salvini, a cui risponde il ministro del Lavoro Danilo Toninelli: “Salveremo le vite umane della Lifeline ma subito dopo sequestreremo la nave”.

Populismo e opportunità. La firma del Corriere Goffredo Buccini riflette sulla retorica legata ai migranti, ai rom, sul populismo e sulle soluzioni che dovrebbe offrire l’area riformista. “La sinistra riformista – scrive Buccini – dovrebbe vivere come una grande opportunità di rigenerazione questa caotica stagione segnata dall’egemonia di Matteo Salvini”. “L’uso improprio della questione rom e i relativi eccessi lessicali hanno l’orrendo sapore della ricerca di un capro espiatorio, peraltro a scapito di un gruppo etnico finito nei lager assieme a ebrei e comunisti. Ma pongono un tema che esiste, eccome. Non solo per l’abbandono scolastico dei bimbi rom, arrivato all’8o per cento nei campi. Ma per i roghi tossici che da quei campi si levano nelle periferie di Roma, Napoli, Torino e Milano, con pregiudizio per la salute degli abitanti delle zone vicine e dei minori rom usati per accendere i roghi perché non perseguibili”.

Milano, gli anniversari di Andrée Ruth Shammah. “Compleanno multiplo per Andrée Ruth Shammah, che il 25 giugno festeggia 70 anni di vita, 50 di teatro, 30 alla guida di quel Salone Pierlombardo da lei trasformato da cinemino di terza categoria nella prima multisala teatrale, ribattezzata nel nome di colui con cui l’avventura prese il via, Franco Parenti”. A intervistare la regista, il Corriere Milano, che descrive il Parenti come “un teatro aperto al dibattito, alla scienza, ai confronti tra cultura, quella ebraica in testa”. “La mia famiglia – spiega Shammah – è ebrea siriana, quando vendo i barconi dei migranti respinti non posso fare a meno di pensare alle navi degli ebrei che volevano raggiungere la Palestina ma non venivano mai fatte entrare in porto”.
 
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  davar
la nomina di tania coen-uzzielli  
Museo d'Arte di Tel Aviv,
un'ebrea italiana al timone

“È una nomina di cui sono felice e credo che renda onore all’ebraismo italiano”. A raccontare la sua emozione a Pagine Ebraiche, Tania Coen-Uzzielli, nominata direttrice del Museo d’Arte di Tel Aviv. Attualmente capo dei servizi curatoriali del Museo di Israele di Gerusalemme nonché tra i curatori del Padiglione Israele alla Biennale architettura di Venezia 2018, Coen-Uzzielli inizierà ufficialmente a dirigere il museo dal 1 gennaio 2019. “È un’onore andare a guidare un’istituzione che già con la sua sola esistenza ha segnato la storia del Paese: lo Stato non era ancora nato e già a Tel Aviv era stato costruito un museo d’arte (inaugurato nel 1932, ndr)”. Una dimostrazione di quanto la cultura avesse un ruolo chiave sin dalle origini d’Israele. Il museo è una realtà, prosegue la futura direttrice, “molto radicata sul territorio. L’obiettivo sarà darle una rilevanza sempre più internazionale”. Nata a Roma, ha conseguito una laurea e un master in archeologia e storia dell’arte. La sua carriera al Museo d’Israele, pilastro culturale del Paese, è iniziata nel 2000. Diciotto anni nei quali ha ricoperto diversi posizioni di primo piano all’interno dell’istituzione. Dal 2011, riporta il quotidiano Haaretz, è responsabile per la realizzazione di una mostra annuale e della gestione delle collezioni del museo. “È una delle istituzioni più prestigiose ed è unica nel suo genere – sottolinea a Pagine Ebraiche – Ha già una rilevanza internazionale e per me gli anni sotto la direzione di James Snyder sono stati molto formativi”.
“Il Museo d'Israele ricorda il Partenone per il suo posizionamento: si sale nella città per raggiungerlo, un po' come per l'acropoli ad Atene. È una posizione che rappresenta anche l'identità del Museo e la sua funzione. Il Museo d'Arte di Tel Aviv è invece un'agorà: è inserito appieno nella compagine urbana ed è a stretto contatto con le cose che succedono in una città sempre in movimento. Sarà una sfida affascinante dirigerlo”. E una sfida è stata sicuramente lavorare all'allestimento del Padiglione Israele alla Biennale Architettura dedicato a un tema complesso da trattare: lo status quo dei luoghi sacri in Israele (nell'immagine Tania Coen-Uzzielli racconta l'allestimento all'ambasciatore d'Israele Ofer Sachs).
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netanyahu incontra kushner e greenblatt
Israele e Stati Uniti d'accordo,
emergenza a Gaza una priorità

Il genero e consigliere del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Jared Kushner, e il suo inviato speciale, Jason Greenblatt, hanno incontrato il primo ministro Benjamin Netanyahu nelle scorse ore a Gerusalemme, nell'ultima tappa di una missione in Medio Oriente volta a promuovere il piano di pace israelo-palestinese dell'amministrazione statunitense e a garantire l'aiuto umanitario per la Striscia di Gaza. “Hanno discusso dei mezzi per alleviare la situazione umanitaria a Gaza, pur mantenendo la sicurezza di Israele. Hanno inoltre discusso del costante impegno dell'amministrazione Trump e di Israele a promuovere la pace tra israeliani e palestinesi", ha dichiarato la Casa Bianca in una nota successiva all'incontro. Secondo indiscrezioni diffuse dal quotidiano israeliano Jerusalem Post, il piano americano sarebbe quasi completamente ultimato, ma l’interruzione dei contatti con la leadership palestinese dopo il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele da parte degli Usa ha ostacolato l'agenda di Kushner e Greenblatt.
Oltre a Netanyahu, Kushner e Greenblatt, hanno partecipato all'incontro anche l'Ambasciatore degli Stati Uniti in Israele David Friedman e l'Ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Ron Dermer.
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la nomina del parlamentare israeliano
Dai laburisti all'Agenzia Ebraica
la nuova vita di Isaac Herzog

Isaac Herzog è il nuovo presidente dell'Agenzia ebraica (Sochnut), l'organizzazione no profit fondata nel 1929 che si occupa dell’immigrazione degli ebrei in Israele.  Conosciuto in Israele con il soprannome di Bougie, l'ex leader laburista è figlio di Chaim Herzog (presidente di Israele dal 1983 al 1993) e nipote di Yitzhak HaLevi Herzog (rabbino capo ashkenazita di Israele tra il 1937 e il 1959). Herzog è stato eletto alla Knesset nel 2003 e ha guidato vari ministeri in diverse amministrazioni (Diaspora, Abitazione, Turismo, Welfare). “La leadership della diaspora ebraica mi ha chiesto di assumere il ruolo di presidente dell'Agenzia ebraica. Ho accettato alla luce delle grandi sfide che devono affrontare le relazioni tra Israele e il popolo ebraico. Assumerò questo importante ruolo a partire dal Primo agosto”, ha annunciato Herzog..
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qui trieste - segnalibro
Da Mantova a Gerusalemme
La gloriosa storia dell’ebraismo mantovano attraverso la sua produzione artistica e i suoi antichi oggetti sacri, oggi in gran parte dispersi nel mondo e diversi dei quali custoditi a Gerusalemme. A raccontarla è il volume Mantova e Gerusalemme. Arte e cultura ebraica nella città dei Gonzaga di Andreina Contessa, direttrice del Museo Storico e del Parco del Castello di Miramare.
Pubblicata da Giuntina, l’opera è stata presentata ieri nel Museo ebraico di Trieste nel corso di un incontro cui sono intervenuti, oltre all’autrice, anche Francesca Zaltieri, presidente de “Le Regge dei Gonzaga” di Mantova, e il coordinatore del Museo rav Ariel Haddad.
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qui roma
Una serata per la solidarietà
Il grande cuore di Claudio Pavoncello continua a lasciare il segno.
Una presenza costante nelle corsie degli ospedali di Roma e in Israele: dove si soffre, dove c’è bisogno di aiuto, lui c’è. Soprattutto per i bambini, i suoi piccoli eroi.
Il suo impegno per l’infanzia al centro di un evento organizzato ieri sera presso gli Asili Infantili Israelitici, con la partecipazione di tanti amici e sostenitori. Un appuntamento, giunto alla quarta edizione, che si è rinnovato nel segno della solidarietà.

pilpul
Maturità
Saba nel 2000, Svevo nel 2009, Primo Levi nel 2010, Bassani nel 2018: quattro analisi del testo da autori ebrei su venti (questa formula di esame di stato esiste dal 1999) è una percentuale piuttosto alta, che basterebbe a dimostrare, se ce ne fosse bisogno, il peso specifico che gli scrittori ebrei hanno avuto nella letteratura italiana del XX secolo. A volte ho paura che gli allievi possano pensare che esagero con gli autori ebrei solo perché sono ebrea. Questo è il motivo per cui, pur con grande rammarico, finora non avevo mai dato da leggere Il giardino dei Finzi-Contini. D’ora in poi potrò farlo più facilmente visto che si tratta di un testo canonizzato dall’esame di stato.
Alla mia prima frettolosa occhiata al testo mentre si facevano le fotocopie due punti hanno destato in me un filo d’inquietudine all’idea di cosa avrebbe potuto scrivere qualche allievo particolarmente ottuso o in malafede. “Mio padre, volontario di guerra, aveva preso la tessera del Fascio nel ’19; io stesso ero appartenuto fino a ieri al GUF”. 


Anna Segre, insegnante
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Conoscere il mondo
In molti dei campi profughi con i quali sono entrato in contatto, ho conosciuto direttamente o mi hanno informato della presenza di volontari, medici o giornalisti, ebrei e israeliani. In Bosnia mi hanno raccontato di un rifugiato iraniano che temeva per la propria incolumità a causa di un tatuaggio con il maghen david, pur non essendo ebreo lo era, per uno strano caso del destino, diventato in qualche modo. Non so se la sua paura fosse soltanto una paranoia o se avesse subito minacce di qualche tipo. In ogni caso, contemporaneamente ho sentito anche di un profugo curdo che girava tranquillamente con una stella di David al collo.
A Idomeni mi hanno raccontato invece di un profugo siriano che era stato curato nel campo da un medico ebreo – a quanto pare haredi-, questo “primo incontro” aveva provocato nel ragazzo una sorta di shock, poiché aveva trovato il medico amorevole e gentile, quando fin da piccolo aveva sempre sentito che “gli ebrei erano dei malvagi”.


Francesco Moises Bassano
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