Maturità

Anna SegreSaba nel 2000, Svevo nel 2009, Primo Levi nel 2010, Bassani nel 2018: quattro analisi del testo da autori ebrei su venti (questa formula di esame di stato esiste dal 1999) è una percentuale piuttosto alta, che basterebbe a dimostrare, se ce ne fosse bisogno, il peso specifico che gli scrittori ebrei hanno avuto nella letteratura italiana del XX secolo. A volte ho paura che gli allievi possano pensare che esagero con gli autori ebrei solo perché sono ebrea. Questo è il motivo per cui, pur con grande rammarico, finora non avevo mai dato da leggere Il giardino dei Finzi-Contini. D’ora in poi potrò farlo più facilmente visto che si tratta di un testo canonizzato dall’esame di stato.
Alla mia prima frettolosa occhiata al testo mentre si facevano le fotocopie due punti hanno destato in me un filo d’inquietudine all’idea di cosa avrebbe potuto scrivere qualche allievo particolarmente ottuso o in malafede. “Mio padre, volontario di guerra, aveva preso la tessera del Fascio nel ’19; io stesso ero appartenuto fino a ieri al GUF”. Qualcuno citerà questa frase come pretesto per dimostrare (come avevamo letto il giorno precedente in un orribile volantino di cui si è già parlato su queste colonne) che tutti gli ebrei italiani “appoggiarono il regime di Mussolini, a volte entusiasticamente?” Ma – mi dico un attimo dopo – se dovessimo preoccuparci di tutte le sciocchezze che scrivono gli antisemiti non potremmo più dire o scrivere praticamente nulla, quindi ben venga la frase, che farà capire alla stragrande maggioranza dei ragazzi che il regime fascista non perseguitava solo i propri avversari. Altra frase, su cui è addirittura richiesto un commento specifico: “Una delle forme più odiose di antisemitismo era appunto questa: lamentare che gli ebrei non fossero abbastanza come gli altri, e poi, viceversa, constatata la loro pressoché totale assimilazione all’ambiente circostante, lamentare che fossero tali e quali come gli altri, nemmeno un poco diversi dalla media comune.” Se si trattasse di un dibattito su Pagine ebraiche o in qualunque altro contesto interno all’ebraismo italiano temo che si scatenerebbero le polemiche più accese perché ciascuno accuserebbe gli altri di volersi assimilare all’ambiente circostante, di tradire i valori ebraici per cercare il consenso del mondo esterno; dato che invece si tratta di un esame di stato si può sperare che gli studenti analizzino la questione con maggiore tranquillità e minor tendenza alla maldicenza.
Superata l’inquietudine, dunque, mi unisco volentieri al plauso per la scelta ministeriale di proporre questo passo: un testo interessante e di piacevole lettura, facile da inquadrare storicamente, che racconta di un ragazzo più o meno coetaneo dei nostri studenti in un contesto di normalità; buona anche l’idea di lasciare liberi i ragazzi di scegliere se approfondire, in relazione a questo passo, il tema dell’antisemitismo o il “tema più generale della discriminazione e dell’emarginazione”.
Bella (ed è cosa molto rara) anche la traccia del tema di ordine generale: l’articolo 3 della nostra Costituzione, semplicemente da analizzare e commentare: una traccia lineare e senza tanti fronzoli perché il testo dell’art. 3 parla da sé; i cittadini italiani sono tutti uguali, proprio tutti, senza distinzioni. Un concetto molto semplice che tuttavia pare non essere ancora entrato nella testa non solo di certi politici, ma anche di giornalisti e commentatori che vanno avanti per giorni a discutere le proposte discriminatorie e fare l’elenco dei favorevoli e dei contrari come se si trattasse di contare i tifosi per una squadra di calcio o per un’altra e non di distinguere tra chi rispetta la legge fondamentale dello stato e chi finge che non esista.
Ho il sospetto che i maturandi si dimostreranno mediamente più maturi degli adulti.

Anna Segre, insegnante