
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Il
problema dell’estate? Trovare un argomento da spiaggia che dia di noi
una giusta immagine colta, impegnata, politicamente cosciente ed
assolutamente non noiosa.
Ed allora, signora mia, trovare questo argomento è davvero difficile.
Parliamo delle stragi dei cristiani in Nigeria? Meglio di no, l’Africa
è lontana e poi sarebbe complicato capire la realtà politica di quelle
zone...
Parliamo della pedofilia e degli scandali del clero connivente?
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Gadi
Luzzatto
Voghera, direttore
Fondazione CDEC
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I
numeri di oggi: dal 2013 al 2017 è aumentata dal 3% al 35% la
percezione che hanno i cittadini italiani sul tema dell’immigrazione
come problema prioritario. Tutti gli altri indicatori (welfare,
occupazione, ambiente, mobilità) sono rimasti più o meno stabili. 73%:
è la percentuale di italiani che pensa che il suo paese è in declino
(Germania 47%, Regno Unito 57%). 69%: gli italiani che pensano che gli
immigrati vadano respinti o che al massimo vadano accolti i
perseguitati politici. 38%: gli italiani che si dicono d’accordo con la
frase “Gli immigrati stanno rovinando le nostre tradizioni e la nostra
cultura”. Si tratta di alcuni dei dati che emergono dal sondaggio che
la Fondazione CDEC assieme a Ipsos aveva compiuto per ragionare sul
pregiudizio e sull’antisemitismo in Italia nel 2017.
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Golan, l’impronta russa
sul futuro Medio Oriente
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La
Russia appare sempre più in controllo degli equilibri del Medio
Oriente. Dopo settimane di trattative, l’inviato speciale del Cremlino
per il Medio Oriente Alexander Lavrentiev ha annunciato l’intesa con
l’Iran per l’allontanamento delle sue milizie dal confine con Israele,
che però ha sempre chiesto il totale ritiro dalla Siria dell’Iran. “La
presenza di forze iraniane in Siria è legittima — ha affermato
Lavrentiev – ma noi abbiamo chiesto se era necessaria vicino al confine
con Israele e loro hanno risposto di no”. “Un modo diplomatico per dire
che si erano ritirate a ’85 chilometri’ – spiega Giordano Stabile su La
Stampa – dalla frontiera. Era quello che Netanyahu aveva chiesto a
Putin lo scorso 9 maggio”. Nelle scorse ore è emerso anche un altro
aspetto, ovvero il dispiegamento della polizia militare russa lungo la
fascia demilitarizzata nel Golan, in otto punti di osservazione. Un
dispiegamento temporaneo, affermano da Mosca, che servirà a far tornare
i caschi blu dell’Onu cacciati nel 2014 durante la guerra civile
siriana. “In questo modo – scrive Stabile – la Russia ha disinnescato
uno dei punti più caldi del Medio Oriente, dove oltretutto restano
attive alcune cellule dell’Isis, e si appresta a dettare l’agenda
futura della Siria”. Cellule dell’Isis colpite da Israele la scorsa
notte: sette miliziani di Daesh, come riporta Repubblica, sono infatti
stati uccisi mentre “si trovavano a 200 metri dalla barriera di confine
con la zona sotto il controllo di Gerusalemme”.
Il pasticcio al Senato sul convegno per Vittorio Foa. “Nel prossimo
ottobre, in occasione del decennale della morte di Vittorio Foa, il
Senato aveva in programma una giornata di studio a lui dedicata. Poi un
funzionario ha fatto sapere che il Senato non ha interesse. Si vede che
per il Senato Vittorio Foa è un intruso”, scriveva il 22 luglio scorso
lo storico David Bidussa sul Portale moked.it, denunciando questa
marcia indietro da parte della Biblioteca del Senato rispetto a un
convegno dedicato a Foa, uno dei padri fondatori della Repubblica. Ora
sembra che tutto sia tornato al suo posto, come raccontava ieri
Repubblica, parlando di imbarazzi, scuse e minimizzazioni provenienti
da Palazzo Madama e sintetizzando la questione definendola un “brutto
pasticciaccio politico-burocratico”.
Le scuse irricevibili di Corbyn. Sempre più profonda la spaccatura tra
i leader laburista Jeremy Corbyn e il mondo ebraico. Dopo il suo
tentativo di scusarsi per aver sottovalutato le tendenze antisemite
all’interno del partito laburista, sono emersi nuovi fatti che, scrive
il Corriere, “indicano come non siano finiti i suoi problemi, tra le
accuse di antisemitismo, e il rischio addirittura di una fuoriuscita di
parlamentari laburisti di religione ebraica. Si è infatti scoperto che
otto anni fa Corbyn a una manifestazione davanti all’ambasciata
londinese dello Stato ebraico paragonò la situazione di Gaza
all’assedio nazista di Stalingrado durante la seconda guerra mondiale”.
Israele e la legge che fa discutere. Continua il confronto in Israele
sulla Legge fondamentale sull’identità ebraica approvata di recente
dalla Knesset. A chiederne una revisione è stato anche il Presidente
Reuven Rivlin mentre dal mondo della cultura si sono levate voci
aspramente critiche del provvedimento. Tra queste, quella dello
scrittore David Grossman di cui Repubblica ospita oggi un editoriale.
Secondo Grossman, “il potenziale di divisione e di distruzione
contenuto nella legge che proclama Israele stato-nazione del popolo
ebraico salta talmente all’occhio che l’ostinazione del Primo ministro
a non introdurre nessun emendamento alla suddetta legge risveglia il
sospetto che vi sia un’intenzione nascosta: quella di voler mantenere
aperta la ferita dei rapporti tra Stato e minoranza araba. Una ferita
infiammata e minacciosa”.
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pagine ebraiche - l'opera di vittorio giardino
Jonas Fink, il ritorno a Praga
Jonas
ha solo 12 anni quando suo padre, un ebreo praghese, viene arrestato
con l'accusa di aver cospirato contro il regime comunista che dal 1949
controlla la Cecoslovacchia. Comincia così l'incubo di un ragazzo
vittima di una realtà in cui la delazione è all'ordine del giorno. Il
ragazzo stringe amicizia con un piccolo gruppo di contestatori che
animerà l'intensa e luminosa stagione del Sessantotto e della
Primavera. Vittorio Giardino, che a quest'opera ha dedicato un quarto
di secolo di lavoro, ha immortalato la sofferenza e il desiderio di
riscatto di una generazione cresciuta all'ombra della dittatura. Ma nel
suo atteso terzo e ultimo volume, a cui Pagine Ebraiche di agosto
dedica un ampio approfondimento, chiude i conti con il Novecento
affacciandosi alle incertezze del nuovo secolo.

Per
chiudere i conti con il Novecento ci ha fatto attendere con il fiato
sospeso ventisei anni. Ora Vittorio Giardino, il grande maestro della
storia disegnata, l’artigiano instancabile della linea chiara che non
aveva bisogno di aspettare la moda del graphic novel per capire la
forza della Storia e delle storie, ha deciso di onorare i suoi impegni
con il lettore e ci consegna il terzo volume del suo Jonas Fink. Alle
prese con un fenomeno editoriale senza precedenti nel mondo mordi e
fuggi del fumetto d’autore, Rizzoli Lizard, l’editore italiano di
Giardino, si è raccapezzato a tenere assieme una platea di lettori di
età e aspettative ormai molto diverse fra loro e ricuce i tre volumi,
proponendo un grande, prezioso volume di oltre 300 tavole con l’intento
di tenere assieme i fili di una storia, quella del ragazzino ebreo di
Praga che deve crescere fra le ferite e le contraddizioni del secolo
appena passato, per spiegare il segno del destino di noi europei.
Guido Vitale, Pagine Ebraiche Agosto 2018 Leggi
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pagine ebraiche - l'opera di vittorio giardino
Nel suo segno, tracce di ebraismo
Non
affannatevi a cercare nelle pagine di Vittorio Giardino riferimenti a
un ebraismo di maniera, al giudaismo “eclatante” tra Shoah ed Esodo
fatto di pigiami a righe, barbe lunghe e kippah, non ne troverete.
Eppure l’ingegnere bolognese del fumetto è, in compagnia di Hugo Pratt,
l’unico italiano presente nella pluripremiata e multivisitata mostra De
Superman au Chat du Rabbin che dal 2008 viene esibita nelle capitali
d’Europa, partendo da Parigi per passare a Berlino, ad Amsterdan a Stoccolma. La mostra mette in scena il rapporto strettissimo che c’è tra ebraismo e fumetto, un legame che coinvolge decine di autori tra i più celebri, partendo dalle comic strip americane
di fine Ottocento per arrivare ai graphic novel del XXI secolo,
passando per i supereroi della Golden Age e i fumetti Underground degli
anni Sessanta, valutandone l’opera all’interno del più vasto universo
del fumetto senza farne un sottogenere, ma sottolineando proprio
l’osmosi continua tra un mondo che si auto-identifica a prescindere
dall’appartenenza reale a un contesto religioso. Non affannatevi
neanche a cercare chissà quali segni distintivi di un ebraismo
sbandierato nelle tavole di Vittorio Giardino, anche di questi non ne
troverete. Gli unici segni riconoscibili sono quelli che tracciano
alcune menoroth, i candelabri a sette bracci, che soggiornano nelle
abitazioni dei due principali personaggi del nostro autore. (…) Il
rapporto visivo con l’ebraicità è appena più riscontrabile nelle pagine
di Jonas Fink.
Qui
le menoroth sono tre e non lasciano dubbi sull’appartenenza della
famiglia a una determinata cultura né a un ipotetico ondeggiarne tra
dentro e fuori. I Fink sono ebrei. Se sono andati in sinagoga, se Jonas
ha fatto il suo Bar Mitzvah (probabilmente no, perché all’inizio della
storia è ancora troppo giovane e successivamente il destino non sembra
lasciargli spazio per una frequentazione della comunità), se la madre
del protagonista accende le candele il venerdì all’imbrunire non ci è
dato sapere ma la loro appartenenza non è nascosta.
Giorgio Albertini
(“Vittorio Giardino e l’ebraismo – La quinta verità” – Hamelin) Leggi
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pagine ebraiche - l'opera di vittorio giardino
Un film racconta la sua arte
È
tanto rigoroso quando lavora alle tavole dei suoi albi, "Romanzi
disegnati" come recita il sottotitolo, quanto preciso ed esigente
durante le riprese. Protagonista di "Le circostanze", documentario
prodotto da Ladoc e diretto da Lorenzo Cioffi, Vittorio Giardino non
smette un momento di chiedere spiegazioni e suggerire soluzioni. Non
deve essere stato facile il lavoro di Cioffi e di tutta la troupe:
Giardino oltre ad essere un artista di fama internazionale è un grande
personaggio, e una persona con cui è un privilegio poter trascorrere
tanto tempo. Ma averlo come protagonista di un documentario, confessano
sottovoce, è anche faticoso. "Li sta facendo impazzire, secondo me"
commenta sorridendo Guido Vitale, giornalista e direttore di Pagine
Ebraiche, che ha partecipato alle riprese con un ragionamento
sull'ebraismo nei libri di Giardino.
Ada Treves, Pagine Ebraiche Agosto 2018 Leggi
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Il cerchio si stringe |
Moncalieri,
teatro del brutto episodio del lancio di uova che ha colpito l’atleta
Daisy Osakue, è a cinque minuti di macchina da casa mia verso sud, la
zona multietnica e ricca di locali di San Salvario (dove qualche giorno
fa si è verificata un’altra aggressione) è a cinque minuti di macchina
verso nord. Difficile non avere la sensazione di un cerchio che si
stringe sempre di più. Diventa sempre più difficile pensare che le cose
succedono altrove, in altre regioni, in altre città, in altri
quartieri, in realtà diverse dalla nostra su cui non possiamo
permetterci di esprimere giudizi. Quando i fatti gravi si avvicinano e
coinvolgono i luoghi che frequentiamo tutti i giorni, allora ci
accorgiamo che la realtà che alcuni per propaganda dipingono come
intollerabile non è altro che la normalissima realtà in cui
viviamo.
Anna Segre, insegnante
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Oltre quei monti |
“Lasciami
di grazia passare il Giordano si ch'io veda la buona terra che ne è al
di là, questi bei monti e il Libano!” (Devarim 3:25)
Ad ognuno di noi probabilmente è predestinata una terra “oltre quei
monti”, la quale non sarà necessariamente il luogo in cui siamo nati o
in possesso ai nostri avi, e neppure è detto che sia una “terra” in
senso letterale. Che ci sia il mare di mezzo o altre barriere, non ha
grande importanza. Se non sarà per noi, sarà per i nostri discendenti o
per i posteri, e così è stato anche per il caso citato. L'importante è
non smettere mai di tentare, o di sognare di raggiungerla un giorno. E
di essere consapevoli, che in quella terra saremo pur sempre ospiti.
Francesco Moises Bassano
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