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 21 settembre 2018 - 12 Tishri 5778
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Yosef Y. Labi, rabbino
Trascorriamo tanto tempo, troppo, a preoccuparci: della salute, dei soldi, delle faccende giornaliere... Tutte cose molto importanti. Tuttavia. dovremmo ricordare che tutte dipendono dal buon D-o. Noi dobbiamo creare il recipiente, dandoci da fare per migliorare il mondo intorno a noi e impegnandoci in atti di bontà verso gli altri, e confidare che Hashem lo riempia di benedizioni.
 
Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
Per chi – anche nel mondo ebraico – pensa che l’antisemitismo fascista sia stato semplicemente una parentesi ideologica estranea al comune sentire della stragrande maggioranza della popolazione italiana, sarà istruttivo leggere nel 2018 la “lettera aperta” al direttore del giornale “Il Piccolo” di Trieste scritta da Renzo de' Vidovich, ex deputato del MSI e attuale presidente dell’associazione dei dalmati italiani della citta Giuliana. Vi si leggono alcune affermazioni che fanno a pezzi la storia come realmente è avvenuta, ma che sono perfettamente in linea con quanto generazioni di italiani hanno potuto leggere nella storia del fascismo scritta da Giorgio Pisanò e ripubblicata or son pochi mesi da “Il Giornale”. Ecco alcuni passaggi molto espliciti: “(...) gli italiani, compresi i fascisti, pur rei di aver approvato le cosiddette “leggi razziali” del 1938 non misero mai a repentaglio l’incolumità e la vita degli ebrei né in Italia, né nei paesi occupati dal regio Esercito fino all’8 settembre 1943”.
 
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“Leggi '38, facile scusarsi
impediamo che riaccada”
Grande attenzione sui quotidiani (Corriere, Repubblica, Nazione) per la Cerimonia del ricordo e delle scuse tenutasi ieri a Pisa, in cui l’Università italiana ha riconosciuto e chiesto scusa per il connivente silenzio dell’Accademia di fronte alle Leggi razziste del 1938. “Troppo facile chiedere scusa, ma dobbiamo avere la forza di non cedere a nuove inique ragioni di Stato, di carriera, di quieto vivere”, le parole del rettore dell’Università di Pisa Paolo Mancarella. “Accogliete e condividete, nelle prassi e nei regolamenti interni degli atenei, la definizione operativa di antisemitismo elaborata all’International Holocoust Remebrance Alliance. Poi attivate corsi e studi sulla cultura ebraica”, l’invito dal palco della cerimonia – richiamato dai giornali – della Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. Sul Fatto Quotidiano Salvatore Settis sottolinea l’utilità delle scuse come argine attuale al riemergere dell’antisemitismo, a “rigurgiti e deliri di tal fatta, sempre in agguato negli angoli bui del Paese” che “trovano il coraggio di affacciarsi alla ribalta in questi ultimi mesi perché credono di aver trovato un favorevole terreno di coltura nella sfacciata xenofobia del nostro attuale ministro dell’Interno e nella svolta a destra ferocemente identitaria di altri governi europei”.

Inge Feltrinelli (1930-2018). “Inge Schönthal era nata nel 1930 a Essen, in Germania, da un padre, di famiglia ebrea, direttore di una grande industria tessile. Ricordava che, il mattino seguente alla Notte dei cristalli, papà la portò a vedere le macerie fumanti della sinagoga”. Si apre così il ritratto sul Corriere della Sera di Inge Feltrinelli, mecenate e imprenditrice, scomparsa ieri all’età di 87 anni. Tanti i quotidiani che la ricordano: “in tempi di antisemitismo, ricordo che è stata una grande italiana e una grande europea che ci ha fatto l’onore di vivere nel nostro paese”, scrive Furio Colombo sul Fatto. “Una signora libera che saltava salotti e prime alla Scala”, la descrizione della Feltrinelli di Natalia Aspesi su Repubblica. Un piccolo affresco della vita newyorchese di Inge Feltrinelli è invece quello fatto da Gianni Riotta su La Stampa.

Israele-Russia, tensioni per un aereo abbattuto in Siria. L’esercito israeliano ha spiegato a Mosca che le responsabilità dell’abbattimento di un aereo russo che volava sopra la Siria sono della contraerea siriana, non dei suoi F-16. “In effetti – scrive La Stampa – è emerso che la batteria di S-200 che ha lanciato il missile non aveva il dispositivo che permette di distinguere gli aerei nemici da quelli amici. intervenuto anche il presidente siriano Bashar alAssad, per dare la colpa a Israele, ma intanto il battaglione che gestiva la batteria è finito sotto inchiesta. Ora l’obiettivo di Mosca è evitare che si ripeta l’incidente. Israele ha offerto un più stretto coordinamento, anche se il premier Benjamin Netanyahu ha ribadito che i raid anti-iraniani continueranno”. La Russia ha però chiuso lo spazio aereo e marittimo fra Siria e Cipro di fatto istituendo una nofly-zone per l’aviazione israeliana. “Le tensioni sono destinate a rimanere. Israele ha allargato il suo raggio d’azione al Noni dopo che Mosca non ha mantenuto la promessa di far ritirare le milizie sciite e Pasdaran a 100 chilometri dal Golan. E il raid di lunedì notte ha preso di mira perla prima volta Lattakia, a soli 30 km dalla base aerea russa di Hmeimim”.
 
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  davar
qui trieste - a 80 anni dalle leggi razziste 
"Zachor, l'impegno del ricordo
per salvaguardare il futuro"

Ottant'anni fa Trieste fu il simbolo del tradimento e dell'infamia: dal balcone di Piazza Unità il 18 settembre 1938 Mussolini annunciò le Leggi razziste. Con un colpo di spugna e davanti a una folla di migliaia di persone che applaudivano, il fascismo decise di cancellare i diritti civili conquistati dagli ebrei italiani dopo secoli di sofferenza. “Tutto il mondo dovrebbe chiedere scusa agli ebrei, io non sono il mondo ma il sindaco di Trieste e a nome della città chiedo scusa”, ha dichiarato il primo cittadino di Trieste Roberto Dipiazza nelle scorse ore in occasione dell'iniziativa organizzata con l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Comunità ebraica triestina per ricordare il 18 settembre 1938 e quell'infausto annuncio di Mussolini.
Una commemorazione tenutasi proprio in Piazza Unità, nella sede del Consiglio comunale cittadino, e che ha avuto il suo culmine con lo svelamento di una targa dedicata a questo 80esimo anniversario: “Zachor. Ricorda quello che ti fece Amalek quando eri in cammino.... (Deut. XXV, 17). Il 18 settembre 1938 in questa piazza l’offesa del regime fascista ai diritti civili raggiungeva il suo culmine con l’annuncio dei provvedimenti in difesa della cosiddetta razza italiana. A ottant’anni dall’evento il Comune di Trieste, la Comunità Ebraica di Trieste e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane pongono questa epigrafe affinché le nuove generazioni ricordino e vigilino sulla salvaguardia dei diritti fondamentali di libertà e solidarietà civile”, il testo della targa letto da due bambini della scuola ebraica. Un monito anche per il presente, come ha ricordato la Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni.
“In questa sede, in questa Piazza e in questa particolare giornata, dobbiamo con fermezza denunciare le parole di odio, le violenze verbali e fisiche rivolte contro individui o collettività che ogni giorno di più sentiamo pronunciate e difese anche nello spazio pubblico. - le parole della Presidente UCEI - Cerimonie e raggruppamenti nostalgici di matrice neo fascista con assenza, avallo o sottovalutazione dell’impatto che queste hanno su chi è fragile o impreparato, da parte della classe politica. Segnali inquietanti e preoccupanti che generano incertezza e che temiamo dover inevitabilmente accostare a quella esclusione, allora elusa e sottovalutata. Questo oggi accade e nessuno può restare inerte”. Un appello alle istituzioni e ai cittadini a rimanere vigili, rilanciato anche dal presidente della Comunità ebraica di Trieste Alessandro Salonichio e dal rabbino capo Alexander Meloni così come nel messaggio della senatrice a vita e Testimone della Shoah Liliana Segre, letto dal vicepresidente UCEI Giorgio Mortara.

(Foto di Giovanni Montenero)
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qui trieste - a 80 anni dalle leggi razziste
"La piazza applaudì l'infamia,
oggi sia modello d'inclusione"

Sono grata al Sindaco e al Consiglio Comunale di Trieste per aver voluto organizzare e ospitare questa solenne cerimonia che porta come titolo l’imperativo “Zachor” – Ricorda!
Oggi, in questa sede, dinanzi a noi - rappresentanti delle comunità ebraiche italiane - sono state pronunciate riflessioni e parole di cui abbiamo con attenzione ascoltata e ponderata ogni sillaba.
Portiamo anche noi oggi il peso di una riflessione da condividere ad ottant’anni dalla data in cui, su questa Piazza – Piazza Unità – fu pronunciato il discorso di Benito Mussolini, Capo del Governo italiano, con il quale annunciava il varo dei provvedimenti ed la sua visione complessiva della questione raziale-ebraica.
È per me e noi tutti difficile se non impossibile rappresentare, anche idealmente, chi ha subito l’umiliante applicazione dei provvedimenti sulla tutela della razza con i quali si formalizzava l’esclusione da ogni settore della vita civile. I nostri padri, madri, nonni e nonne. Persone che con il loro studio e lavoro concorrevano allo sviluppo dell’Italia, credendo che fosse la loro patria. Credendo di avere come concittadini persone capaci di discernere e di ragionare con la propria mente e con la propria coscienza civile e forse anche religiosa. Così non fu. Vite spezzate, speranze abbandonate, dignità di cittadinanza sottratta, attestati di appartenenza ad una comunità scientifica negati, orgoglio di essere italiani svanito.
Il ’38 rappresenta uno spartiacque legale tra l’essere e non essere più cittadini italiani di pari diritto. Il tradimento dello Stato rappresentato dalle leggi approvate nei confronti di una popolazione che ha sempre vissuto sentendosi parte del contesto sociale e culturale di riferimento.

Noemi Di Segni, Presidente Unione delle Comunità Ebraiche

(Foto di Giovanni Montenero)
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qui trieste - a 80 anni dalle leggi razziste
"Il 18 settembre '38 ero in piazza. Da lì iniziò la mia Resistenza"
“L’ebraismo mondiale è stato, durante sedici anni, malgrado la nostra politica, un nemico irreconciliabile del fascismo”.
È il 18 settembre del 1938 quando Benito Mussolini, in una gremita e festante Piazza Unità d'Italia a Trieste, annuncia la promulgazione delle Leggi razziste. Nella folla, un giovane ebreo triestino destinato a farsi strada nel mondo della lotta libera e greco-romana, disciplina di cui sarà più volte campione nazionale, e a conquistare pochi anni dopo l'omaggio inconsapevole della Gazzetta dello sport, che in piena legislazione antiebraica gli dedicò una notizia in prima pagina.
Una storia incredibile, che Maurizio Nacmias aveva svelato al giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche in occasione del 75esimo anniversario dal discorso di Mussolini e che riproponiamo in occasione della nuova commemorazione tenuntasi nelle scorse ore a Trieste.
Racconta Maurizio al direttore Guido Vitale: "Ho sentito benissimo le sue minacce, ma allora Mussolini non mi aveva fatto paura. Ero giovane, forte, spavaldo. Temerario come tutti i ragazzi della mia età. E avevo un’innata fiducia nel futuro”. Un futuro cui diede un fondamentale contributo, anche attraverso un altro tipo di lotta cui non si sottrasse: la Resistenza partigiana.

(Nell'immagine, Maurizio Nacmias ritratto da Giorgio Albertini)
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qui pisa - a 80 anni dalle leggi razziste
“Scuse, un segnale al Paese”
Il 5 settembre, nella tenuta di San Rossore, il ricordo dell’infame firma posta dal re Vittorio Emanuele III. Ieri pomeriggio, nel cortile del Palazzo della Sapienza, la “cerimonia del ricordo e delle scuse” nel corso della quale l’intera accademia, nel rievocare in forma solenne la cacciata di studenti e docenti ebrei, nel ricordare le molte complicità e i molti silenzi di allora, si è ritrovata compatta per dare un significato rivolto al futuro al proprio impegno di presidio valoriale e democratico.
Sono molteplici gli spunti che, in queste settimane di iniziative dedicate agli 80 anni dall’entrata in vigore delle Leggi razziste, arrivano (e continueranno ad arrivare) da Pisa dove è in svolgimento un convegno internazionale su “tendenze e sviluppi della storiografia internazionale sull’antifascismo e la Shoah” e dove il prossimo 15 ottobre diversi oratori, riuniti nella scuola superiore Sant’Anna, ricostruiranno le storie di quegli studenti e di quei docenti.
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qui pisa - a 80 anni dalle leggi razziste
Una giornata da cui imparare
Con il programma ‘San Rossore 1938’, organizzato dalla città di Pisa e dalla regione Toscana, si sono voluti ricordare gli 80 anni trascorsi dalla firma del decreto, avvenuta il 5 settembre dal re Vittorio Emanuele III presso la tenuta di San Rossore, con il quale sono state promulgate le leggi razziste. Con tale decreto, espressione della volontà del regime fascista, l’accesso alle scuole e alle università pubbliche e private, alle accademie e agli istituti veniva interdetto a studenti e docenti di fede ebraica. Il terreno ideologico era stato preparato dal ‘Manifesto della razza’, un decalogo pubblicato il 15 luglio dello stesso anno, ad opera di dieci accademici italiani, infarcito di affermazioni assurde e prive di qualsiasi validità scientifica. Ciò nonostante, furono in molti gli scienziati, intellettuali e politici a sottoscrivere le tesi razziste contenute nel Manifesto.

Raffaella Rumiati, Scuola Superiore di Studi Avanzati – Trieste
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qui torino -  a 80 anni dalle leggi razziste
Violenza e pregiudizio, il lessico
di un pericolo ancora attuale

“1938-2018. La vergogna delle leggi razziali” è il titolo di un importante incontro che si è tenuto presso la Fondazione dell’Avvocatura Torinese Fulvio Croce, organizzato dall’Ordine degli Avvocati di Torino.
In apertura Riccardo Rossotto, Presidente della fondazione, ha espresso preoccupazione nei confronti del presente non tanto perché la situazione di oggi sia analoga a quella di ottant’anni fa, quanto perché in entrambi i casi i segnali (nel caso di oggi lessico e violenze verbali) si moltiplicano ma vengono sottostimati, si assiste a un’accelerazione, a una valanga sempre più grande, così come fu allora dal luglio al novembre 1938. Accelerazione ribadita anche da Giulio Disegni, moderatore della prima parte, che ha sottolineato l’efficienza burocratica con cui si succedevano decreti e circolari.
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Festival della Letteratura di Viaggio di roma
Israele e il turismo in crescita
C’è anche Israele tra i paesi protagonisti dell’undicesima edizione del Festival della Letteratura di Viaggio inaugurato ieri a Roma e giunto quest’anno alla undicesima edizione. Nel 70esimo anniversario dalla nascita dello Stato una mostra fotografica rende infatti omaggio alle suggestioni paesaggistiche e urbane dello Stato ebraico, da Haifa ad Eilat.
“Uno sguardo su Israele, storia tra città e deserto” il titolo dell’esposizione, allestita fino al 15 ottobre a Palazzetto Mattei di Villa Celimontana. L’occasione, per Avital Kotzer Adari, direttrice dell’Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo, per fare un bilancio sui primi dati del 2018. Fino ad oggi, ha sottolineato, il numero di turisti italiani che ha viaggiato in Israele “è cresciuto del 40% rispetto al 2017 e dell’80% rispetto a due anni prima”.
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pilpul
Disconnessi
Com’è difficile restare disconnessi per 24 ore o più. Ancora di più se non è durante il weekend. Ancora di più se si resta disconnessi (come nella settimana in cui ci troviamo) in quattro giorni su sette da mercoledì scorso (Kippur) a martedì prossimo (Sukkot). Ancora di più da quando ci sono gli smartphone, perché tutti danno per scontato che per buona educazione almeno una rapida risposta di poche parole sia sempre dovuta nel giro di due o tre ore al massimo. Ancora di più se siamo proprio nel bel mezzo delle cerimonie per commemorare l’ottantesimo anniversario delle leggi antiebraiche. 

Anna Segre, insegnante
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Moving King
“In Israele sembrava di andare verso, o di venire da, o meramente di passare accanto all'aeroporto, e ciascun segnale indicava quanto si era lontani dall'aeroporto, come se fosse importante essere sempre consapevoli della precisa distanza chilometrica tra questa vita e una fuga”.
Un high-light tratto dall'ultimo romanzo di Joshua Cohen, “Moving Kings” - tradotto in italiano come “Un'altra occupazione” e pubblicato da Codice Edizioni, 2018 -, un autore statunitense emergente da tenere d'occhi.


Francesco Moises Bassano
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