Yosef Y. Labi, rabbino
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Il
25 Elul scorso è stato l’anniversario del primo giorno della Creazione,
5779 anni fa. Fu in questo giorno che Hashem decise di creare un mondo
imperfetto, di popolarlo di creature imperfette e di assegnare a
ciascuno di noi il compito di ricercare il significato in questa
imperfezione.
Dobbiamo sforzarci di guardare oltre alla materia per ricercare quel
significato che Hashem ha lasciato a noi da scoprire e completare.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
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L’articolo
di Nathan Thrall comparso su “The Guardian” e riprodotto qualche giorno
fa da “Internazionale” (14 sett. 2018) in traduzione italiana è una
interessante sintesi della politica del movimento BDS (Boycott,
Divestment, Sanctions) sorto per colpire la produzione di beni con
marchio israeliano provenienti da Israele e in particolare dai
territori occupati nel 1967. Si tratta di un testo lungo e articolato,
apparentemente neutro nel valutare gli esiti politici delle attività
del movimento.
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“L'Iran punta al nucleare"
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“Il regime iraniano non ha abbandonato
l’idea di sviluppare un’arma atomica. Ma non lo permetteremo”.
L’intervento del Premier israeliano Benjamin Netanyahu all’assemblea
generale delle Nazioni Unite apre un nuovo scontro con Teheran. “Una
sfida diretta al presidente iraniano Hassan Rohani, che all’Onu ha
ribadito che l’Iran ha rispettato l’accordo firmato nel 2015 e che è
invece l’America di Donald Trump a essere fuori dal diritto
internazionale” scrive La Stampa.
Repubblica segnala inoltre le parole rivolte al leader palestinese Abu
Mazen. Ha detto Netanyahu: “L’accusa a Israele di apartheid è
vergognosa. Abu Mazen ha accusato in maniera oltraggiosa Israele di
razzismo. Lui che ha messo la pena di morte per ogni ebreo che compra
un pezzo di terra palestinese”. Di Abu Mazen vengono invece riportate
queste parole: “Gerusalemme non è in vendita. Non bastano gli aiuti
umanitari, serve una soluzione politica. Ed è insufficiente e inutile
varare delle risoluzioni che poi nessuno fa rispettare. Sia chiaro, la
nostra capitale è Gerusalemme, non a Gerusalemme”.
“Lei è ebreo? Glielo chiedo solo perché i suoi detrattori l’accusano
persino di questo”. Questa una delle domande che il giornalista Stefano
Lorenzetto ha posto ieri sul Corriere al nuovo presidente della Rai
Marcello Foa. In un messaggio di scuse pubblicato oggi Lorenzetto
precisa: “Nell’intervista pubblicata ieri sul Corriere ho posto a
Marcello Foa una domanda per denunciare un intollerabile e ripugnante
rigurgito antisemita. Con il senno di poi, mi rendo conto che la
risposta fattuale di Foa (‘Sono cattolico’) ha contribuito a rafforzare
l’equivocità del quesito. Si chiama eterogenesi dei fini: volevo
difendere gli ebrei, che amo, e non ci sono riuscito, ingenerando in
taluni la sensazione opposta. Mi scuso per questa incapacità nel
rappresentare i sentimenti dell’intervistato e dell’intervistatore”.
Sul Foglio oggi si legge: “Ma davvero il principale quotidiano italiano
ritiene che essere ebreo sia un’accusa? E fra tutte le fake news
diffuse da Foa, ciò che gli si chiede di negare è che sia ebreo? Quasi
come se fosse quella la ragione della sua inadeguatezza alla presidenza
della Rai”.
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le parole di netanyahu alle nazioni unite
"Nessuno può fidarsi dell'Iran"
Le
analisi a sostegno quanto quelle critiche del discorso del Primo
ministro israeliano Benjamin Netanyahu all’Onu sono concordi su un
punto: il capo del governo di Gerusalemme è riuscito a risintonizzare
l’attenzione del mondo sull’Iran. “Cartello dopo cartello, foto aerea
dopo foto aerea, la rivelazione sensazionale prima della drammatica
esposizione, il discorso del primo ministro Benjamin Netanyahu alle
Nazioni Unite – scrive ad esempio Yossi Verter su Haaretz – è stato uno
dei suoi interventi più professionali, persuasivi ed efficaci. Ben
equipaggiato con i risultati dell’intelligence israeliana, ha formulato
un’accusa precisa e credibile contro l’Iran e i suoi delegati in Medio
Oriente”. Grazie alle informazioni procurate dal Mossad, Netanyahu ha
infatti usato la maggior parte dei suoi 40 minuti di discorso per
rivelare “per la prima volta che l’Iran ha un’altra struttura segreta a
Teheran, un magazzino atomico segreto per immagazzinare enormi quantità
di nel deposito segreto ci sono almeno “300 tonnellate di materiale
radioattivo” e che “15 chili sono stati spostati lo scorso mese” per
altre destinazioni. Informazioni top secret che, secondo Raphael Ahren,
hanno avuto il risultato almeno temporaneamente, di richiamare
l’attenzione globale sulla minaccia nucleare della Repubblica Islamica
iraniana. Informazioni top secret che, secondo Raphael Ahren del Times
of Israel, hanno avuto il risultato, almeno temporaneamente, di
richiamare l’attenzione globale sulla minaccia nucleare. “Fino
all’apparizione di Netanyahu giovedì pomeriggio – scrive Ahren – gran
parte della leadership politica e diplomatica globale, in riferimento
al Medio Oriente israeliano, era, come di consueto, preoccupata
dell’inesistente processo di pace tra israeliani e palestinesi e dalla
crescente crisi umanitaria a Gaza”. Anche i più strenui difensori
dell’accordo nucleare del 2015 con l’Iran sono rimasti sorpresi dalla
rivelazione di Netanyahu, spiega l’analista del Times of Israel.
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qui roma - la targa
"Leggi antiebraiche un monito
per difendere la democrazia"
“Gli
anniversari servono ad interrogarsi sui momenti bui e sulle pagine
nere. È doveroso confrontarci sulla vicenda più vergognosa della storia
italiana e sui danni perpetrati dalla discriminazione alle persone e
alla società intera. Aver scelto di confrontarci con questo capitolo
oscuro è ripercorrere il senso delle istituzioni. È loro il dovere di
scongiurare che il passato possa tornare”.
Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di commercio, rivolge
questo monito a istituzioni e ragazzi presenti stamane allo svelamento
della targa in ricordo degli ebrei romani che persero lavoro e dignità
con l’entrata in vigore delle Leggi razziste. Da oggi, nella sede
capitolina al Tempio di Adriano, un messaggio che sarà impossibile
ignorare varcandone la soglia. L’invito ad ergersi, “non per odio, ma
per amore”, a difesa dei valori di democrazia, giustizia sociale ed
eguaglianza.
Fortemente voluta in collaborazione con la Comunità ebraica locale, la
cerimonia odierna ha visto gli interventi del presidente della Camera
dei deputati Roberto Fico, della sindaca Virginia Raggi, del presidente
della Regione Lazio Nicola Zingaretti, oltre che della presidente della
Comunità ebraica Ruth Dureghello.
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la cerimonia a gallarate
Una caserma per l'eroe in divisa
“Nel
corso dell’ultimo conflitto mondiale si prodigava, con eccezionale
coraggio ed encomiabile abnegazione, in favore dei profughi ebrei e dei
perseguitati politici, aiutandoli ad espatriare clandestinamente nella
vicina Svizzera. Arrestato dai nazifascisti veniva infine trasferito in
Austria, perdendo la sua vita in un campo di concentramento. Mirabile
esempio di altissima dignità morale e di generoso spirito di sacrifico
e umana solidarietà”.
È quanto si legge nel testo della medaglia d’oro al merito civile
assegnata in memoria al maresciallo maggiore Luigi Cortile, classe
1898, un eroico finanziere che terminò i suoi giorni nell’inferno di
Melk. Al riconoscimento conferito in memoria nel 2006 dall’allora
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si aggiunge in queste
ore un nuovo omaggio che tiene vivi i valori testimoniati dal
maresciallo.
Da ieri infatti porta il suo nome la nuova sede della Guardia di
Finanza di Gallarate, intitolatagli proprio in ragione del coraggio
dimostrato in quei mesi bui quando, in servizio a Clivio, svolse un
ruolo determinante nella fuga di numerosi perseguitati. Un momento
storico ricordato con profonda commozione dal presidente del Cdec
Giorgio Sacerdoti, la cui famiglia (con lui piccolissimo, nato pochi
mesi prima) transitò proprio dal comune varesotto trovando nel gruppo
di eroi riconducibili al parroco del paese don Gilberto Pozzi, una rete
in cui Cortile operò fino all’arresto, l’aiuto necessario per valicare
il confine.
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la visita in sinagoga
Ancona, incontro emozionante
Poco
prima di Rosh-ha Shanà la Comunità ebraica di Ancona ha ricevuto le
visite di vari gruppi di persone: un gruppo di israeliani figli di
reduci europei dai campi di concentramento nazisti, che hanno voluto
ripercorrere i cammini dei loro padri in Europa; poi un gruppo di
cittadini in occasione del Festival Adriatico – Mediterraneo (ex
festival klezmer degli anni ’80) che volevano vedere più da vicino
tradizioni e luoghi di culto di una comunità con cui desiderano
stringere legami sempre più intensi.
Ambedue i gruppi sono stati entusiasti delle visite e delle spiegazioni
fornite dal nostro responsabile del culto Nachmiel Aronhee e da me
stesso e, specie il secondo gruppo, si è riproposto di tornarci a
trovare a breve per approfondire il rapporto con noi.
Ma l’esperienza più interessante e, per certi aspetti, più emozionante,
la si è avuta con il terzo gruppo di visitatori: 21 tedeschi
provenienti da Tubinga, cattolici, ma molto interessati all’ebraismo,
tanto da aver fondato quel gruppo allo scopo di studiare e conoscere
storia, tradizioni e vita del popolo ebraico. Questa loro spinta
interiore allo studio dell’ebraismo è nata dalla ricerca che costoro
hanno cominciato a fare singolarmente, e poi continuato a fare in
gruppo, sul comportamento dei loro genitori e nonni durante il nazismo.
Marco Ascoli Marchetti,
presidente Comunità ebraica di Ancona
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bilancio sociale 12 - l'anniversario Israele, la festa della democrazia
“Finché
nel cuore, l’Anima Ebraica anela e verso l’Oriente lontano, un occhio
guarda a Sion, non è ancora persa la nostra speranza, la speranza due
volte millenaria, di essere un popolo libero nella nostra terra, la
terra di Sion e Gerusalemme”. Così recita il brano scritto
originariamente dal poeta Naftali Herz Imber nel 1878 e diventato poi
l’inno d’Israele, Hatikva, la speranza. Quel sogno di tornare a Sion,
di costruirvi uno Stato ebraico, 70 anni fa si è realizzato: e
quest’anno gli ebrei di tutto il mondo e tutti coloro che rispettano
ciò che Israele rappresenta, lo hanno festeggiato. Su queste pagine si
è voluto farlo attraverso una prospettiva diversa, attraverso le parole
della poesia: Leggi
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Sentinelle smarrite
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Quando
è il momento di iniziare a preoccuparsi sul serio? Per noi, figli e
nipoti di persone che ottant’anni fa non si sono preoccupate
abbastanza, è davvero difficile evitare di porsi continuamente questa
domanda. Il problema è per chi e per cosa dobbiamo preoccuparci:
l’antisemitismo? La sicurezza di Israele? Il clima pesante che si
respira oggi in Italia? Su questo mi pare evidente che all’interno
dell’ebraismo italiano esistono differenze enormi, a seconda di quale
riteniamo debba essere la preoccupazione principale, quella in nome di
cui è necessario far passare in secondo piano le altre.
Grande preoccupazione per il clima che si respira nell’Italia di oggi è
stata espressa, per esempio, sia dal Presidente della Comunità ebraica
di Torino Dario Disegni sia dal giornalista Gad Lerner in un incontro
intitolato “Contro l’intolleranza” che si è tenuto ieri sera alla Casa
del Quartiere San Salvario.
Anna Segre, insegnante
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La normalità dell'antisemitismo
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Non
sapevo sinceramente che essere ebrei fosse un’accusa – da parte di chi
non è ben chiaro – e per scongiurare ogni dubbio, meglio relegare la
discendenza a un nonno Egizio, con la maiuscola un po’ come
Tutankhamon, che però ha sposato una cattolica. Mi riferisco
naturalmente all’intervista apparsa sul Corriere del 18 settembre a
Marcello Foa, dove il giornalista Stefano Lorenzetto pone al nuovo
presidente Rai la classica domanda “lei è ebreo?”.
Esagerato scorgere in queste parole qualche eco antisemita, e nessuno
pretende del resto risposte alla Charlie Chaplin o il vanto delle
proprie origini, rimane però che sia i termini della domanda che la
risposta stonino non poco, considerando che molte interviste avvengono
con una sorta di intesa da parte di intervistatore ed intervistato.
Francesco Moises Bassano
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