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 18 Ottobre 2018 - 10 Cheshvan 5779
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Alberto Somekh, rabbino
Si deve arrivare al punto che ciascuno di noi dica: osservo la Torah perché ci credo e la sento mia, non perché me lo dicono i genitori, gli insegnanti di scuola, il rabbino. Solo così facendo ci garantiremo un futuro ebraico.        
 
Giorgio Berruto
“Schiudi le mie labbra. Le vie della preghiera ebraica” scritto dal rabbino riformato Haim Fabrizio Cipriani e pubblicato da poche settimane da Giuntina, è un testo che viene a colmare un vuoto. È spesso difficile, nelle sinagoghe italiane, per le numerose persone che non hanno frequentato scuole ebraiche, o non hanno fruito di corsi all’altezza, oppure hanno studiato poco e male quando ne avevano la possibilità, seguire lo sviluppo della liturgia.
 
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La calma instabile
L’esercito israeliano ha annunciato la rimozione delle restrizioni decise a tutela della popolazione del Sud del Paese a causa della minaccia proveniente da Gaza. Dopo il lancio la scorsa notte di razzi provenienti dalla Striscia – uno ha distrutto una casa a Beersheva (Giornale) – erano infatti state imposte delle misure per garantire la sicurezza della popolazione: “A seguito di una valutazione operativa da parte dell’esercito, è stato deciso su un ritorno completo alla normalità”, ha dichiarato nelle scorse ore l’esercito. La situazione sul confine rimane comunque tesa: ieri si è svolto un consiglio di sicurezza, convocato dal Premier Benjamin Netanyahu, durato cinque ore e incentrato sulla minaccia proveniente da Gaza e sul ruolo di Hamas.

 
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  davar
pagine ebraiche - il dossier diplomazia
Un mondo da rinegoziare
Mentre la politica sembra essere sempre più polarizzante e divisiva, c’è una professione che potrà essere decisiva nel ricucire i rapporti internazionali e costruire un futuro comune: quella del diplomatico.

“Credo che la nostra professione sarà sempre più importante” sottolinea l’ambasciatore d’Israele a Roma Ofer Sachs, tra i protagonisti assieme all’ambasciatore italiano in Israele Gianluigi Benedetti del dossier di Pagine Ebraiche di ottobre dedicato al ruolo della diplomazia nel mondo di oggi e alle sue diverse declinazioni.
Un argomento al centro del Festival Diplomazia che prende il via in questi giorni a Roma e che permette di mettere a fuoco le sfide internazionali di domani.
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la cerimonia a piangipane
"Brigata Ebraica, un esempio"
A due settimane dalla consegna della medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza nelle mani degli ultimi reduci, il tradizionale momento di incontro, riflessione e commemorazione nel cimitero alleato di Piangipane in ricordo dei caduti della Brigata Ebraica ha rappresentato una nuova occasione per confrontarsi con quelle vicende e con il loro significato. Anche nel segno di un riconoscimento che, approvato all’unanimità dal Parlamento italiano, ha il merito di fare di vicende troppo a lungo sconosciute dai più una storia condivisa.
A ricordare le imprese e il significato delle azioni compiute dalla Brigata Ebraica, che fu determinante nello sfondamento della Linea Gotica e nella conquista di varie località del Centro Italia in mano al nemico, oltre che della ripartenza di una vita ebraica nelle Comunità italiane duramente colpite dalle persecuzioni e dalla Shoah, sono stati la presidente UCEI Noemi Di Segni, la viceambasciatrice israeliana Ofra Farhi, il presidente della Comunità ebraica ferrarese Andrea Pesaro, il sindaco di Ravenna Michele De Pascale, il presidente dell’Associazione Combattenti e Reduci “Friuli” Romano Rossi. Mentre il rav Luciano Caro, rabbino capo di Ferrara, ha officiato un momento di preghiera.
“Nelle scorse settimane, in Israele si è svolta la commovente cerimonia di consegna dell’onorificenza ai reduci della Brigata. Un’occasione dall’alto valore simbolico che oggi completiamo in questo cimitero, per un riconoscimento istituzionale giunto a luglio del 2017, attraverso cui lo Stato italiano ha voluto onorare coloro che scrissero una delle pagine più significative e gloriose della Liberazione del paese dal nazifascismo” ha sottolineato la Presidente Di Segni.
Nel suo intervento la viceambasciatrice Farhi ha spiegato l’emozione di crescere in un quartiere, a Tel Aviv, intitolato proprio alla Brigata Ebraica. “Una storia che abbiamo sempre avuto nel cuore” ha affermato oggi a Piangpane, soffermandosi sul coraggio di tanti giovani costretti a prendere decisioni difficili e decisive.
“Oggi è facile guardare indietro e capire che fecero la cosa giusta. Il loro coraggio - ha detto - è da ammirare”.
Erano presenti alla cerimonia, tra gli altri, l’ex presidente UCEI Renzo Gattegna, l’assessore dell’Unione David Menasci, il presidente del Meis Simonetta Della Seta, la vicepresidente del Cdec Raffaella Mortara, la Consigliera della Comunità ferrarese Eileen Cartoon, il rabbino di Verona Yosef Labi, l’ex presidente della Comunità ebraica veronese Bruno Carmi, l’addetto militare dell’ambasciata israeliana Harel Tagar, il generale del Corpo di Armata Amedeo Sperotto.

qui milano
La medicina e l'etica del ricordo
A distanza di 80 anni dal Manifesto della Razza e dalla promulgazione delle Leggi razziste da parte del fascismo, anche il mondo scientifico sceglie di non dimenticare e riflettere sugli errori del passato. Ne è un esempio il seminario “Medicina e Shoah: ricordare per educare”, tenutosi in una data significativa come il 16 ottobre all’università di Milano Bicocca: un confronto frutto della collaborazione dell’università milanese con la Sapienza, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, l’Associazione medica ebraica e la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea. Diversi gli oratori intervenuti, tra cui il presidente della Fondazione Cdec Giorgio Sacerdoti – che ha fatto un quadro sulle Leggi razziste a distanza di 80 anni dalla promulgazione – e il vicepresidente dell’UCEI Giorgio Mortara di cui riportiamo l’intervento. Oltre al seminario, alla Bicocca è stata anche inaugurata la mostra “Medicina e Shoah. Dalle sperimentazioni naziste alla Bioetica”, realizzata dalla Sapienza in collaborazione con l’Unione e a cura di Silvia Marinozzi.


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l'incontro al quirinale
"Dialogo, impegno essenziale"
Incontro al Quirinale per una delegazione della scuola fiorentina di alta formazione per il dialogo interreligioso e interculturale, accolta sul Colle dal presidente Mattarella per un confronto dedicato alle sfide e alle prospettive formative dell’istituto. Al centro dell’incontro, spiega il rav Joseph Levi, che della scuola è il presidente, la necessità che le diverse religioni collaborino “facendo della conoscenza dell’altro un collante positivo per la società” e offrano “un modello di integrazione e accoglienza”. Punti e idee su cui, sottolinea l’ex rabbino capo di Firenze, vi è stata piena sintonia con il Capo dello Stato.
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alla festa internazionale della storia 
Finzi, il ricordo di Bologna
Alla sua memoria è dedicata la via su cui si affaccia la sinagoga di Bologna. Avvocato, musicista, membro attivo della Delasem. Una figura indimenticabile contro cui la barbarie nazifascista si abbatté fino all’estrema conseguenza del suo annientamento ad Auschwitz-Birkenau.
Il ricordo di Mario Finzi (1913-1945) sarà al centro di un evento in programma nel capoluogo emiliano nel quadro della Festa Internazionale della Storia, nell’ottantesimo anniversario dalla promulgazione delle Leggi razziste.
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jciak
I fantasmi della Storia
Kurt è uno studente d’arte. Quando s’innamora di Ellie, non immagina che le loro vite sono legate da un orrendo crimine. Il responsabile è il padre di lei, il professor Seeband, che negli anni del nazismo è stato responsabile del programma T4 per l’eutanasia di disabili e persone con disturbo mentale. Fra le sue vittime, l’amatissima zia di Kurt. Mentre il segreto si svela e il giovane artista cerca con fatica la sua strada, sotto i nostri occhi scorrono trent’anni di Storia tedesca.


Daniela Gross
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  pilpul
Setirot - Antenati
Dice un’amica: «A te non succede, in Tempio, il giorno di Kippùr, di avere accanto, letteralmente vicini vicini, i tuoi cari che non ci sono più?». Certo che mi capita, fortissimamente, in particolare quando cantiamo Neilà o ascoltiamo la Bircàt Cohanìm. Chi ho amato e non c’è più è lì, in un grande cerchio sotto un enorme tallet, e ci stringiamo a chi ho conosciuto da bambino e poi è scomparso, a chi è stato cancellato dalla Shoah e di cui mi è stato raccontato, agli avi di cui magari ho soltanto letto in qualche libro. A coloro di cui non so nulla eppure sono me, il mio popolo, la mia gente. E quella che mi avvolge è una indescrivibile nebbiolina serena e malinconica insieme. Consapevolezza, dolore, struggimento, profondità senza sconti, irrefrenabile voglia di capire, di sapere.

Stefano Jesurum, giornalista
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L'impegno di Cantoni
Dopo l’ascesa di Hitler al potere iniziano ad affluire in Italia numerosi profughi, e nel giro di pochi mesi l’Unione delle Comunità Israelitiche decide di creare in ogni Comunità un comitato di assistenza in aiuto di chi scappa dalla Germania nazista. Dalla primavera del 1935 è chiamato a dirigere il Comitato di Milano, tra i più attivi insieme a quello di Trieste, Raffaele Cantoni, controllato dalla polizia perché ritenuto antifascista, e tenuto d’occhio da quella parte dell’Unione che ne teme l’attivismo instancabile in favore dei profughi e l’insorgere di problemi diplomatici con il governo fascista.

Sara Valentina Di Palma
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