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26 ottobre 2018 - 17 Cheshvan 5779
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav

Alberto Sermoneta, rabbino
"Al tabit acharekha - Non guardare dietro di te" (Bereshìt 19; 17).
Quando Lot scappa da Sodoma con moglie e figlie, l'angelo del Signore, lo esorta a mettersi in salvo ma, soprattutto, di non voltarsi indietro.
Nella tradizione ebraica, non dobbiamo mai guardare dietro di noi, soprattutto quando da una situazione si passa ad una completamente nuova e diversa.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
In questo autunno affollato di conferenze, incontri e seminari che riflettono sull’ottantesimo anniversario della promulgazione dei provvedimenti razzisti, si alternano esperienze diverse. A volte si partecipa a vuote rappresentazioni commemorative, ma quasi sempre si assiste a manifestazioni che sono il segno di una importante maturazione della società civile. Una di queste è in corso in questi giorni a Forlì. “Italia 1938 Europa 2018. Antisemitismo razzismo xenofobia crisi della cittadinanza cosmopolitismo comunità” è il titolo lungo ma significativo. Si tratta dell’edizione del Festival di storia del Novecento www.900fest.com dedicato quest’anno a una riflessione sull’antisemitismo fascista.
 
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Gerusalemme e Tel Aviv
tempo di elezioni
Tel Aviv e Gerusalemme scelgono il sindaco. Martedì in diverse città israeliane si terranno le elezioni comunali e al voto andranno anche i cittadini di Tel Aviv e Gerusalemme. Per la prima, il favorito è l’attuale sindaco Ron Huldai, da 20 anni alla guida della città, e il cui unico vero sfidante è il suo ex vice, Asaf Zamir. “L’obiettivo principale in agenda – spiega Ron Levin, capo della campagna elettorale, a La Stampa – è incrementare la sharing economy per andare incontro ai bisogni di tutti, anche quando le risorse economiche scarseggiano”. Huldai di recente ha incontrato la comunità degli italkim, gli italiani d’Israele, e Levin ricorda che “Tel Aviv e Milano sono gemellate e tra i sindaci c’è un rapporto di amicizia. Con gli italiani c’è sempre stata, e c’è tuttora, un’ottima relazione”. Nella capitale Gerusalemme invece la sfida è più aperta e “il secondo turno è dato quasi per certo: – sottolinea il Venerdì di Repubblica in una breve – nessun candidato sembra in grado di raggiungere da solo il 40 per cento dei consensi”. Al ballottaggio andranno probabilmente il laico Ofer Berkovich, 35 anni, e Ze’ev Elkin, esponente di Likud e attuale ministro dell’Ambiente e per gli Affari di Gerusalemme.

Il trattato Ta’anit e il senso del digiuno. È uscito il terzo trattato del Talmud Babilonese tradotto in italiano nel quadro del protocollo d’intesa firmato tra Presidenza del Consiglio dei Ministri, MIUR, CNR e Unione Comunità Ebraiche Italiane – Collegio Rabbinico Italiano. Si tratta del trattato Ta‘anìt – Digiuno -, curato dal rav Michael Ascoli e di cui parla oggi su Avvenire Massimo Giuliani, riflettendo sul significato del digiuno. “C’è un tempo per astenersi e un tempo per non astenersi, un tempo per fare lutto e un tempo per fare festa. La saggezza del giudaismo ha conservato questo acuto senso della distinzione dei tempi. Ogni tempo ha le sue specifiche responsabilità”, sottolinea Giuliani.

Milano 1938, i nomi di chi fu cancellato. Fino al 18 novembre rimarrà aperta in Triennale, a Milano, la mostra “…Ma poi, che cosa è un nome?”, realizzata dalla fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea. “Inaugurata dalla senatrice Liliana Segre, la mostra racconta in modo originale le 10.591 biografie delle persone censite a Milano il 22 agosto 1938 perché ebree, e private dei loro diritti fino alla cancellazione dell’identità”, riporta oggi Avvenire nel suo dorso milanese. “Il male assoluto ha tolto a queste persone il nome – ha dichiarato Segre -. Anche io ne avevo uno e ne ho uno oggi, ma a quelli che non sono tornati è stato tolto per sempre. Quando ti fanno un tatuaggio sul braccio e ti dicono di impararlo a memoria in tedesco perché altri, per non aver risposto ad un ordine sono morti, non sei più una persona ma un numero”.

Il Brasile di Bolsonaro. Domenica in Brasile si terrà il ballottaggio delle presidenziali con il candidato di estrema destra Jair Bolsonaro saldamente in vantaggio nei sondaggi rispetto all’avversario di sinistra Fernando Haddad (57% contro 43% di quest’ultimo). “Un fascista. Omofobo, razzista, misogino. È favorevole alla liberalizzazione delle armi, nostalgico della dittatura militare. È un sostenitore di Carlos Alberto Brilhante Ustra, uno dei più spietati torturatori della storia del Brasile. Ha scritto un libro in cui paragona Bolsonaro a Hitler”, la descrizione che Mônica Tereza Benício, moglie dell’attivista Marielle Franco uccisa il 14 marzo nel centro di Rio, fa di Bolsonaro a Repubblica. Il Corriere racconta invece in un reportage il successo di Bolsonaro tra i discendenti di migranti italiani: “nel sud bianco del Brasile, Stato di Santa Catarina, in un triangolo agricolo dove le città si chiamano Nova Veneza, Caravaggio e Treviso e nove abitanti su dieci sono discendenti di veneti”. Oltre a raccontare il perché di questo successo, il Corriere sottolinea come “L’assai probabile vicegovernatore che verrà eletta domenica in ticket con un comandante dei pompieri si chiama Daniela Reinehr, ed è figlia di un convinto negazionista dell’Olocausto”.
 
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  davar
il cordoglio dell'italia ebraica
Lello Di Segni (1926-2018)
È scomparso nella notte Lello Di Segni, ultimo sopravvissuto alla deportazione nei campi di sterminio a fare ritorno tra quanti furono catturati nella retata nazista del 16 ottobre 1943.
Si chiude in queste ore un capitolo di storia, coraggio, testimonianza. Una perdita gravissima per l'intero ebraismo italiano e romano.
Lello Di Segni era nato a Roma il 4 novembre del 1926 da Cesare Di Segni ed Enrichetta Zarfati. Il padre venditore ambulante, la madre casalinga. Arrestato insieme ai suoi cari, è condotto ad Auschwitz-Birkenau (da dove è separato dalla madre e dai tre fratelli, tutti più piccoli di lui).
Per circa 30 giorni, ha raccontato a Marcello Pezzetti nell'ambito del progetto "Interviste alla storia" del Cdec,  Lello e il padre restano al campo, sono immatricolati e poi vengono separati: il padre è inviato in Alta Slesia alle miniere di carbone, Lello al ghetto di Varsavia a rimuovere macerie e liberare le strade per undici mesi.
Con l'avanzata del fronte sovietico, è trasferito in treno al campo di Allach (sottocampo di Dachau) e poi a Dachau, dove è liberato dagli americani.
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il candidato del ministro della difesa
Lieberman punta su Kochavi
per guidare l'esercito d'Israele

Aviv Kochavi, attuale vice del capo di Stato Maggiore Gadi Eisenkot, è il candidato che il ministro della Difesa Avigdor Lieberman vuole alla guida dell'esercito israeliano. Nelle scorse ore Lieberman ha presentato ufficialmente la candidatura di Kochavi, considerato un predestinato a questo ruolo. Classe 1964, ha servito nelle fila di Tsahal su tutti i fronti caldi e, scrivono diversi media israeliani, nessuno oggi conosce meglio di lui le minacce che circondano Israele: da Hamas a Hezbollah, dai palestinesi in Cisgiordania all'Iran fino al pericolo della guerra 2.0. Per poter succedere ad Eisenkot, il cui mandato scadrà il 31 dicembre 2018, Kochavi dovrà ottenere il benestare di una commissione di controllo ufficiale e poi del gabinetto di governo. Il suo curriculum, dal punto di vista militare, è di alto profilo: negli ultimi due anni è stato vice capo di stato maggiore e in precedenza è stato comandante della divisione di Gaza, capo della divisione operativa dello Stato maggiore, capo dell'intelligence militare e capo del comando del Nord. Nel 1998, dopo aver conseguito il master alla Harvard University negli Stati Uniti, venne nominato comandante della divisione orientale dell'unità di collegamento per il Libano e servì sotto il comando del generale di brigata Erez Gerstein, ucciso nel marzo 1999 da una bomba di Hezbollah posta sul ciglio di una strada. “In generale, l'intero periodo in Libano fu molto formativo - ha raccontato in passato Kochavi - Era la prima volta che ero al comando per quasi due anni in una zona di combattimento molto intensa, e ho affrontato tutti i dilemmi che esistono nelle situazioni di combattimento in generale, e nella lotta al terrorismo e alla guerriglia nelle aree urbane in particolare”.
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il paese ospite al festival della scienza
"Israele-Genova, forza di reagire
elemento che ci accomuna"

La fiducia e tenacia d'Israele nel progresso, la fiducia e tenacia di Genova nel guardare al futuro. A mettere in relazione le due realtà, l'ambasciatore israeliano in Italia Ofer Sachs, ringraziando da Palazzo ducale il Festival della Scienza di Genova per aver scelto Israele come Paese ospite di quest'anno. “In 70 anni, Israele è passato da un’economia di un Paese in via di sviluppo, basata principalmente sull’agricoltura e sull’esportazione di tessuti e arance, a un centro globale per la scienza, la ricerca e le startup. Israele ha lavorato duramente per diventare ciò che è oggi e, in questo senso, mi sento di voler evidenziare la vicinanza tra il mio Paese e il capoluogo ligure: - ha sottolineato Sachs - Genova si sta riprendendo dalla tragedia accaduta a pochi chilometri da Palazzo Ducale, dove ora siamo seduti a parlare. La città e i suoi cittadini hanno reagito prontamente evidenziando come non siano disposti a rinunciare al proprio futuro. Questo Festival e la sua celebrazione della scienza e della cultura, è un’ulteriore dimostrazione di questa tenacia e anche per questo Israele è onorato di esserne parte”.
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qui torino 
In dialogo con Primo Levi
“Io sono uno che ha bisogno di comunicare molto, se non riesco a comunicare soffro, ho bisogno di parlare o scrivere, avere se possibile una comunicazione ad andata e ritorno”. Dialoghi è il tema scelto per la decima Lezione Primo Levi, tenutasi nell’aula magna della Cavallerizza Reale di Torino. Dialoghi coniugato al plurale, perché infiniti sono gli studenti con cui Levi si è interfacciato nel ruolo di testimone della Storia, perché diversificati e stratificati tra le generazioni e i paesi del mondo sono i lettori con cui il Primo scrittore ha creato e continua a creare un canale di comunicazione.
Ma si tratta di dialoghi intesi come ponti per costruire relazioni e scambi? O di dialoghi come metodo didattico? O ancora come modalità di conversazione interiore? Queste le domande che hanno guidato l’intervento del relatore della Lezione del 2018, Fabio Levi, docente di storia contemporanea dell’Università di Torino e direttore del Centro Internazionale di Studi Primo Levi. Un intervento intervallato dalla voce dell’attrice Francesca Rolfi, che ha scandito la lezione con letture sparse tratte dalle opere di Primo.
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pilpul
Domande e pregiudizi
Quando mi chiedono qual è l’origine della mia famiglia rispondo “Saluzzo”.
Ovviamente so benissimo che non è quello il senso della domanda ma faccio la finta tonta: vogliono sapere se sono ebrea? Me lo chiedano direttamente senza tanti giri di parole.
Altre volte mi sento dire: “Ah, che cognome importante!”. In effetti i Segre illustri non mancano, ma sospetto che nella maggior parte dei casi i miei interlocutori non li conoscano affatto e l’affermazione sia solo una variante più maldestra della domanda sulle origini. Come se essere ebrei fosse una sorta di privilegio.
Tutto questo fino a nove mesi fa, quando Liliana Segre è stata nominata senatrice a vita. Da quel momento in poi tutti invariabilmente mi chiedono se sono sua parente. 


Anna Segre, insegnante
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Il Brasile delle dittature
Domenica prossima il popolo brasiliano sarà nuovamente convocato alle urne per il voto del secondo turno delle elezioni generali. Il favorito sembra essere il candidato del Partito Social-liberale, Jair Bolsonaro. Credo che tutti abbiano già letto o ascoltato alcune sue dichiarazioni in merito alla tortura, alla pena di morte, alle donne, o agli omosessuali, quindi non starò nuovamente a ripeterle. L’ultima affermazione del leader, riportata dal Guardian a seguito di una diretta via telefono, riguarda gli oppositori politici che saranno destinati "al carcere o alla fuga all’estero": “Questi fuorilegge rossi saranno banditi dalla nostra patria. Sarà una pulizia che non si è mai vista nella storia del Brasile. Siamo la maggioranza. Siamo il vero Brasile.” Forse, spero, sono soltanto parole all’aria, del resto il politico ideale è oggigiorno colui che più sproloquia, alza la voce, e minaccia gli avversari.

Francesco Moises Bassano
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