Alberto Sermoneta, rabbino
|
"Al tabit acharekha - Non guardare dietro di te" (Bereshìt 19; 17).
Quando Lot scappa da Sodoma con moglie e figlie, l'angelo del Signore,
lo esorta a mettersi in salvo ma, soprattutto, di non voltarsi indietro.
Nella tradizione ebraica, non dobbiamo mai guardare dietro di noi,
soprattutto quando da una situazione si passa ad una completamente
nuova e diversa.
|
|
Leggi
|
Gadi
Luzzatto
Voghera, direttore
Fondazione CDEC
|
In
questo autunno affollato di conferenze, incontri e seminari che
riflettono sull’ottantesimo anniversario della promulgazione dei
provvedimenti razzisti, si alternano esperienze diverse. A volte si
partecipa a vuote rappresentazioni commemorative, ma quasi sempre si
assiste a manifestazioni che sono il segno di una importante
maturazione della società civile. Una di queste è in corso in questi
giorni a Forlì. “Italia 1938 Europa 2018. Antisemitismo razzismo
xenofobia crisi della cittadinanza cosmopolitismo comunità” è il titolo
lungo ma significativo. Si tratta dell’edizione del Festival di storia
del Novecento www.900fest.com dedicato quest’anno a una riflessione
sull’antisemitismo fascista.
|
|
Leggi
|
|
Gerusalemme e Tel Aviv
tempo di elezioni
|
Tel
Aviv e Gerusalemme scelgono il sindaco. Martedì in diverse città
israeliane si terranno le elezioni comunali e al voto andranno anche i
cittadini di Tel Aviv e Gerusalemme. Per la prima, il favorito è
l’attuale sindaco Ron Huldai, da 20 anni alla guida della città, e il
cui unico vero sfidante è il suo ex vice, Asaf Zamir. “L’obiettivo
principale in agenda – spiega Ron Levin, capo della campagna
elettorale, a La Stampa – è incrementare la sharing economy per andare
incontro ai bisogni di tutti, anche quando le risorse economiche
scarseggiano”. Huldai di recente ha incontrato la comunità degli
italkim, gli italiani d’Israele, e Levin ricorda che “Tel Aviv e Milano
sono gemellate e tra i sindaci c’è un rapporto di amicizia. Con gli
italiani c’è sempre stata, e c’è tuttora, un’ottima relazione”. Nella
capitale Gerusalemme invece la sfida è più aperta e “il secondo turno è
dato quasi per certo: – sottolinea il Venerdì di Repubblica in una
breve – nessun candidato sembra in grado di raggiungere da solo il 40
per cento dei consensi”. Al ballottaggio andranno probabilmente il
laico Ofer Berkovich, 35 anni, e Ze’ev Elkin, esponente di Likud e
attuale ministro dell’Ambiente e per gli Affari di Gerusalemme.
Il trattato Ta’anit e il senso del digiuno. È uscito il terzo trattato
del Talmud Babilonese tradotto in italiano nel quadro del protocollo
d’intesa firmato tra Presidenza del Consiglio dei Ministri, MIUR, CNR e
Unione Comunità Ebraiche Italiane – Collegio Rabbinico Italiano. Si
tratta del trattato Ta‘anìt – Digiuno -, curato dal rav Michael Ascoli
e di cui parla oggi su Avvenire Massimo Giuliani, riflettendo sul
significato del digiuno. “C’è un tempo per astenersi e un tempo per non
astenersi, un tempo per fare lutto e un tempo per fare festa. La
saggezza del giudaismo ha conservato questo acuto senso della
distinzione dei tempi. Ogni tempo ha le sue specifiche responsabilità”,
sottolinea Giuliani.
Milano 1938, i nomi di chi fu cancellato. Fino al 18 novembre rimarrà
aperta in Triennale, a Milano, la mostra “…Ma poi, che cosa è un
nome?”, realizzata dalla fondazione Centro di documentazione ebraica
contemporanea. “Inaugurata dalla senatrice Liliana Segre, la mostra
racconta in modo originale le 10.591 biografie delle persone censite a
Milano il 22 agosto 1938 perché ebree, e private dei loro diritti fino
alla cancellazione dell’identità”, riporta oggi Avvenire nel suo dorso
milanese. “Il male assoluto ha tolto a queste persone il nome – ha
dichiarato Segre -. Anche io ne avevo uno e ne ho uno oggi, ma a quelli
che non sono tornati è stato tolto per sempre. Quando ti fanno un
tatuaggio sul braccio e ti dicono di impararlo a memoria in tedesco
perché altri, per non aver risposto ad un ordine sono morti, non sei
più una persona ma un numero”.
Il Brasile di Bolsonaro. Domenica in Brasile si terrà il ballottaggio
delle presidenziali con il candidato di estrema destra Jair Bolsonaro
saldamente in vantaggio nei sondaggi rispetto all’avversario di
sinistra Fernando Haddad (57% contro 43% di quest’ultimo). “Un
fascista. Omofobo, razzista, misogino. È favorevole alla
liberalizzazione delle armi, nostalgico della dittatura militare. È un
sostenitore di Carlos Alberto Brilhante Ustra, uno dei più spietati
torturatori della storia del Brasile. Ha scritto un libro in cui
paragona Bolsonaro a Hitler”, la descrizione che Mônica Tereza Benício,
moglie dell’attivista Marielle Franco uccisa il 14 marzo nel centro di
Rio, fa di Bolsonaro a Repubblica. Il Corriere racconta invece in un
reportage il successo di Bolsonaro tra i discendenti di migranti
italiani: “nel sud bianco del Brasile, Stato di Santa Catarina, in un
triangolo agricolo dove le città si chiamano Nova Veneza, Caravaggio e
Treviso e nove abitanti su dieci sono discendenti di veneti”. Oltre a
raccontare il perché di questo successo, il Corriere sottolinea come
“L’assai probabile vicegovernatore che verrà eletta domenica in ticket
con un comandante dei pompieri si chiama Daniela Reinehr, ed è figlia
di un convinto negazionista dell’Olocausto”.
| |
Leggi
|
|
|
il cordoglio dell'italia ebraica
Lello Di Segni (1926-2018)
È
scomparso nella notte Lello Di Segni, ultimo sopravvissuto alla
deportazione nei campi di sterminio a fare ritorno tra quanti furono
catturati nella retata nazista del 16 ottobre 1943.
Si chiude in queste ore un capitolo di storia, coraggio, testimonianza.
Una perdita gravissima per l'intero ebraismo italiano e romano.
Lello Di Segni era nato a Roma il 4 novembre del 1926 da Cesare Di
Segni ed Enrichetta Zarfati. Il padre venditore ambulante, la madre
casalinga. Arrestato insieme ai suoi cari, è condotto ad
Auschwitz-Birkenau (da dove è separato dalla madre e dai tre fratelli,
tutti più piccoli di lui).
Per circa 30 giorni, ha raccontato a Marcello Pezzetti nell'ambito del
progetto "Interviste alla storia" del Cdec, Lello e il padre
restano al campo, sono immatricolati e poi vengono separati: il padre è
inviato in Alta Slesia alle miniere di carbone, Lello al ghetto di
Varsavia a rimuovere macerie e liberare le strade per undici mesi.
Con l'avanzata del fronte sovietico, è trasferito in treno al campo di
Allach (sottocampo di Dachau) e poi a Dachau, dove è liberato dagli
americani. Leggi
|
il candidato del ministro della difesa
Lieberman punta su Kochavi
per guidare l'esercito d'Israele
Aviv
Kochavi, attuale vice del capo di Stato Maggiore Gadi Eisenkot, è il
candidato che il ministro della Difesa Avigdor Lieberman vuole alla
guida dell'esercito israeliano. Nelle scorse ore Lieberman ha
presentato ufficialmente la candidatura di Kochavi, considerato un
predestinato a questo ruolo. Classe 1964, ha servito nelle fila di
Tsahal su tutti i fronti caldi e, scrivono diversi media israeliani,
nessuno oggi conosce meglio di lui le minacce che circondano Israele:
da Hamas a Hezbollah, dai palestinesi in Cisgiordania all'Iran fino al
pericolo della guerra 2.0. Per poter succedere ad Eisenkot, il cui
mandato scadrà il 31 dicembre 2018, Kochavi dovrà ottenere il benestare
di una commissione di controllo ufficiale e poi del gabinetto di
governo. Il suo curriculum, dal punto di vista militare, è di alto
profilo: negli ultimi due anni è stato vice capo di stato maggiore e in
precedenza è stato comandante della divisione di Gaza, capo della
divisione operativa dello Stato maggiore, capo dell'intelligence
militare e capo del comando del Nord. Nel 1998, dopo aver conseguito il
master alla Harvard University negli Stati Uniti, venne nominato
comandante della divisione orientale dell'unità di collegamento per il
Libano e servì sotto il comando del generale di brigata Erez Gerstein,
ucciso nel marzo 1999 da una bomba di Hezbollah posta sul ciglio di una
strada. “In generale, l'intero periodo in Libano fu molto formativo -
ha raccontato in passato Kochavi - Era la prima volta che ero al
comando per quasi due anni in una zona di combattimento molto intensa,
e ho affrontato tutti i dilemmi che esistono nelle situazioni di
combattimento in generale, e nella lotta al terrorismo e alla
guerriglia nelle aree urbane in particolare”. Leggi
|
il paese ospite al festival della scienza
"Israele-Genova, forza di reagire
elemento che ci accomuna"
La
fiducia e tenacia d'Israele nel progresso, la fiducia e tenacia di
Genova nel guardare al futuro. A mettere in relazione le due realtà,
l'ambasciatore israeliano in Italia Ofer Sachs, ringraziando da Palazzo
ducale il Festival della Scienza di Genova per aver scelto Israele come
Paese ospite di quest'anno. “In 70 anni, Israele è passato da
un’economia di un Paese in via di sviluppo, basata principalmente
sull’agricoltura e sull’esportazione di tessuti e arance, a un centro
globale per la scienza, la ricerca e le startup. Israele ha
lavorato duramente per diventare ciò che è oggi e, in questo senso, mi
sento di voler evidenziare la vicinanza tra il mio Paese e il capoluogo
ligure: - ha sottolineato Sachs - Genova si sta riprendendo dalla
tragedia accaduta a pochi chilometri da Palazzo Ducale, dove ora siamo
seduti a parlare. La città e i suoi cittadini hanno reagito prontamente
evidenziando come non siano disposti a rinunciare al proprio futuro.
Questo Festival e la sua celebrazione della scienza e della cultura, è
un’ulteriore dimostrazione di questa tenacia e anche per questo Israele
è onorato di esserne parte”. Leggi
|
Domande e pregiudizi |
Quando mi chiedono qual è l’origine della mia famiglia rispondo “Saluzzo”.
Ovviamente so benissimo che non è quello il senso della domanda ma
faccio la finta tonta: vogliono sapere se sono ebrea? Me lo chiedano
direttamente senza tanti giri di parole.
Altre volte mi sento dire: “Ah, che cognome importante!”. In effetti i
Segre illustri non mancano, ma sospetto che nella maggior parte dei
casi i miei interlocutori non li conoscano affatto e l’affermazione sia
solo una variante più maldestra della domanda sulle origini. Come se
essere ebrei fosse una sorta di privilegio.
Tutto questo fino a nove mesi fa, quando Liliana Segre è stata nominata
senatrice a vita. Da quel momento in poi tutti invariabilmente mi
chiedono se sono sua parente.
Anna Segre, insegnante
Leggi
|
Il Brasile delle dittature |
Domenica
prossima il popolo brasiliano sarà nuovamente convocato alle urne per
il voto del secondo turno delle elezioni generali. Il favorito sembra
essere il candidato del Partito Social-liberale, Jair Bolsonaro. Credo
che tutti abbiano già letto o ascoltato alcune sue dichiarazioni in
merito alla tortura, alla pena di morte, alle donne, o agli
omosessuali, quindi non starò nuovamente a ripeterle. L’ultima
affermazione del leader, riportata dal Guardian a seguito di una
diretta via telefono, riguarda gli oppositori politici che saranno
destinati "al carcere o alla fuga all’estero": “Questi fuorilegge rossi
saranno banditi dalla nostra patria. Sarà una pulizia che non si è mai
vista nella storia del Brasile. Siamo la maggioranza. Siamo il vero
Brasile.” Forse, spero, sono soltanto parole all’aria, del resto il
politico ideale è oggigiorno colui che più sproloquia, alza la voce, e
minaccia gli avversari.
Francesco Moises Bassano
Leggi
|
|
|