Lello Di Segni (1926-2018)

rassegnaÈ scomparso nella notte Lello Di Segni, ultimo sopravvissuto alla deportazione nei campi di sterminio a fare ritorno tra quanti furono catturati nella retata nazista del 16 ottobre 1943.
Si chiude in queste ore un capitolo di storia, coraggio, testimonianza. Una perdita gravissima per l’intero ebraismo italiano e romano.
Lello Di Segni era nato a Roma il 4 novembre del 1926 da Cesare Di Segni ed Enrichetta Zarfati. Il padre venditore ambulante, la madre casalinga. Arrestato insieme ai suoi cari, è condotto ad Auschwitz-Birkenau (da dove è separato dalla madre e dai tre fratelli, tutti più piccoli di lui).
Per circa 30 giorni, ha raccontato a Marcello Pezzetti nell’ambito del progetto “Interviste alla storia” del Cdec, Lello e il padre restano al campo, sono immatricolati e poi vengono separati: il padre è inviato in Alta Slesia alle miniere di carbone, Lello al ghetto di Varsavia a rimuovere macerie e liberare le strade per undici mesi.
Con l’avanzata del fronte sovietico, è trasferito in treno al campo di Allach (sottocampo di Dachau) e poi a Dachau, dove è liberato dagli americani.
I funerali di Lello Di Segni si svolgeranno quest’oggi, con partenza alle 11.20 dall’ospedale S. Camillo. La salma transiterà davanti al Tempio Maggiore di Roma e sarà poi condotta al cimitero di Prima Porta.

Tel Aviv e Gerusalemme scelgono il sindaco. Martedì in diverse città israeliane si terranno le elezioni comunali e al voto andranno anche i cittadini di Tel Aviv e Gerusalemme. Per la prima, il favorito è l’attuale sindaco Ron Huldai, da 20 anni alla guida della città, e il cui unico vero sfidante è il suo ex vice, Asaf Zamir. “L’obiettivo principale in agenda – spiega Ron Levin, capo della campagna elettorale, a La Stampa – è incrementare la sharing economy per andare incontro ai bisogni di tutti, anche quando le risorse economiche scarseggiano”. Huldai di recente ha incontrato la comunità degli italkim, gli italiani d’Israele, e Levin ricorda che “Tel Aviv e Milano sono gemellate e tra i sindaci c’è un rapporto di amicizia. Con gli italiani c’è sempre stata, e c’è tuttora, un’ottima relazione”. Nella capitale Gerusalemme invece la sfida è più aperta e “il secondo turno è dato quasi per certo: – sottolinea il Venerdì di Repubblica in una breve – nessun candidato sembra in grado di raggiungere da solo il 40 per cento dei consensi”. Al ballottaggio andranno probabilmente il laico Ofer Berkovich, 35 anni, e Ze’ev Elkin, esponente di Likud e attuale ministro dell’Ambiente e per gli Affari di Gerusalemme.

Il trattato Ta’anit e il senso del digiuno. È uscito il terzo trattato del Talmud Babilonese tradotto in italiano nel quadro del protocollo d’intesa firmato tra Presidenza del Consiglio dei Ministri, MIUR, CNR e Unione Comunità Ebraiche Italiane – Collegio Rabbinico Italiano. Si tratta del trattato Ta‘anìt – Digiuno -, curato dal rav Michael Ascoli e di cui parla oggi su Avvenire Massimo Giuliani, riflettendo sul significato del digiuno. “C’è un tempo per astenersi e un tempo per non astenersi, un tempo per fare lutto e un tempo per fare festa. La saggezza del giudaismo ha conservato questo acuto senso della distinzione dei tempi. Ogni tempo ha le sue specifiche responsabilità”, sottolinea Giuliani.

Milano 1938, i nomi di chi fu cancellato. Fino al 18 novembre rimarrà aperta in Triennale, a Milano, la mostra “…Ma poi, che cosa è un nome?”, realizzata dalla fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea. “Inaugurata dalla senatrice Liliana Segre, la mostra racconta in modo originale le 10.591 biografie delle persone censite a Milano il 22 agosto 1938 perché ebree, e private dei loro diritti fino alla cancellazione dell’identità”, riporta oggi Avvenire nel suo dorso milanese. “Il male assoluto ha tolto a queste persone il nome – ha dichiarato Segre -. Anche io ne avevo uno e ne ho uno oggi, ma a quelli che non sono tornati è stato tolto per sempre. Quando ti fanno un tatuaggio sul braccio e ti dicono di impararlo a memoria in tedesco perché altri, per non aver risposto ad un ordine sono morti, non sei più una persona ma un numero”.

Il Brasile di Bolsonaro. Domenica in Brasile si terrà il ballottaggio delle presidenziali con il candidato di estrema destra Jair Bolsonaro saldamente in vantaggio nei sondaggi rispetto all’avversario di sinistra Fernando Haddad (57% contro 43% di quest’ultimo). “Un fascista. Omofobo, razzista, misogino. È favorevole alla liberalizzazione delle armi, nostalgico della dittatura militare. È un sostenitore di Carlos Alberto Brilhante Ustra, uno dei più spietati torturatori della storia del Brasile. Ha scritto un libro in cui paragona Bolsonaro a Hitler”, la descrizione che Mônica Tereza Benício, moglie dell’attivista Marielle Franco uccisa il 14 marzo nel centro di Rio, fa di Bolsonaro a Repubblica. Il Corriere racconta invece in un reportage il successo di Bolsonaro tra i discendenti di migranti italiani: “nel sud bianco del Brasile, Stato di Santa Catarina, in un triangolo agricolo dove le città si chiamano Nova Veneza, Caravaggio e Treviso e nove abitanti su dieci sono discendenti di veneti”. Oltre a raccontare il perché di questo successo, il Corriere sottolinea come “L’assai probabile vicegovernatore che verrà eletta domenica in ticket con un comandante dei pompieri si chiama Daniela Reinehr, ed è figlia di un convinto negazionista dell’Olocausto”.

II Parlamento Europeo contro neofascisti e neonazisti. II Parlamento Europeo ha chiesto che gli Stati membri dell’Unione mettano al bando i gruppi neofascisti e neonazisti nella Ue. In una risoluzione non legislativa approvata con 355 voti favorevoli, 90 contrari e 39 astensioni, i deputati hanno denunciato che “la mancanza di azioni efficaci contro tali gruppi ha permesso l’attuale ondata xenofoba in Europa”, hanno aggiunto che “il Parlamento è preoccupato per la crescente normalizzazione di fascismo, razzismo e xenofobia” e chiesto ai Paesi della Ue di interdire i gruppi neofascisti e neonazisti (Avvenire).

Segnalibro. Esce in Italia per Feltrinelli Finché morte non sopraggiunga di Amos Oz, pubblicato in Israele nel 1971. Il libro raccoglie due racconti brevi, che il Fatto Quotidiano oggi descrive come testi “dal carattere fortemente teatrale, intrisi di un senso di tragedia, prospettando l’imminente fine del popolo eletto, l’apocalisse di Israele ormai alle porte”.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked