Giuseppe Momigliano,
rabbino
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Riprendo,
con qualche spunto personale, alcuni puntuali e utili chiarimenti sulla
linea dell’ebraismo ortodosso, riassunti da Rav Yuval Cherlow,
direttore della Yeshivà “Orot Shaul” di Ra’ananà.
L’ortodossia ebraica si propone di affrontare e di fornire concrete
risposte alle questioni e ai problemi che sorgono con il volgere dei
tempi, seguendo il metodo che le è proprio, cioè utilizzando i criteri
che fornisce la halakhà (normativa ebraica), in particolare attraverso
il confronto con argomenti che presentano analogie o principi
applicativi simili e che si riscontrano nell’insegnamento dei Maestri,
dalle fonti fondamentali del Talmud e dei grandi decisori – come
Maimonide e Yosef Caro – attraverso i responsa (sheelot utshuvot), fino
ai più moderni trattati dei rabbini contemporanei.
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Davide
Assael,
ricercatore
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Piccole
battute d’arresto per il cosiddetto movimento sovranista
internazionale, questo ossimoro che tenta di tenere insieme identità
contrapposte. In settimana si è votato in alcune importanti città
polacche ed il partito di governo ha incassato significative sconfitte.
I dati della mattina confermano le previsioni dei sondaggi che davano
la Camera ai democratici, offrendoci una nuova pagina di quel reality
show che è la vita di Trump alla Casa bianca.
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L'Austria di Kurz
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In
un’intervista alla giornalista del Times Janice Turner e pubblicata
oggi da La Stampa, il cancelliere austriaco Sebastian Kurz fa il quadro
di un anno di governo. “Sui migranti l’Europa ora ci ascolta. La colpa
della crisi è di chi non chiudeva i confini. Giusto allearsi con
l’estrema destra”, la sintesi delle sue parole. Kurz, spiega Turner,
rivendica di aver vinto con il supporto della comunità ebraica che
tradizionalmente vota a sinistra, quand’era ministro degli Esteri. “Gli
ebrei sanno che il montante antisemitismo in Europa proviene dagli
estremisti islamici”. “I 32 anni di Kurz simboleggiano la figura di un
leader di una generazione adeguatamente istruita sul ruolo dell’Austria
nell’Olocausto. Come Trump, Kurz è saldamente pro-Israele. – sottolinea
la giornalista – In un discorso a Gerusalemme, ha affermato: ‘Ci furono
persone in Austria che non fecero nulla contro il nazionalsocialismo,
altre che supportarono quegli orrori’”.
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sul numero di novembre di pagine ebraiche Dalla Rai a un Freud inedito,
nuovi spunti per riflettere
Informazione, risorse, dialogo con i rabbini. Le scelte strategiche e il futuro delle Comunità.
Ad aprire il numero di novembre del giornale dell’ebraismo Italiano
Pagine Ebraiche in distribuzione è un approfondimento sugli Stati
Generali UCEI svoltisi negli scorsi giorni a Roma. Nella parte alta del
giornale anche l’intervista integrale al nuovo presidente della Rai
Marcello Foa, parzialmente anticipata sui nostri notiziari quotidiani,
e un colloquio con Miriam Peretz, madre coraggio d’Israele che ha perso
due figli in guerra ma non l’amore per la vita.
Tema del dossier del mese sono le importanti iniziative che, da Parigi
a Gerusalemme, stanno svelando elementi nuovi sulla vita e sulle
motivazioni del padre della psicanalisi Sigmund Freud. Il dossier si
intitola “Il signore degli anelli”, perché Freud usava donare ai suoi
allievi migliori proprio degli anelli. Un gesto forse un po’ eccentrico
ma che apre un’interessante finestra su uno dei personaggi più
influenti della storia moderna.
Nelle pagine di Eretz l’analisi dei risultati del voto in Israele, con
alcune significative novità emerse dall’urna. Mentre le pagine di
Orizzonti permettono di tornare sull’attentato alla sinagoga di
Pittsburgh, con ulteriori elementi di analisi, e di scoprire come
l’Ungheria di Orban stia agendo per riscrivere il significato della
parola Memoria.
Le relazioni tra Israele e Cina al centro delle pagine di Economia.
Mentre ad aprire la Cultura è uno sguardo ai tanti spunti ebraici
dell’ultima Buchmesse, la prestigiosa Fiera del Libro di Francoforte.
Diverse inoltre le segnalazioni sui film da non perdere, tra quelli già
protagonisti nelle sale italiane e quelli in arrivo. Si conclude
inoltre l’approfondimento avviato sul numero di settembre su come i
libri di testo per le scuole affrontino il rapporto con l’ebraismo.
Nelle pagine di Sport uno sguardo al Giro d’Israele che porterà ancora
il grande ciclismo in Israele. Si annuncia inoltre un nuovo viaggio di
Giovanni Bloisi, il ciclista della Memoria. Leggi
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Le elezioni viste da israele e stampa ebraica "Stati Uniti, paese spaccato"
Da Israele al mondo ebraico, le elezioni americane sono seguite con attenzione su media e diversi spazi di opinione.
Una campagna, scrive il Times of Israel, “che si è svolta sullo sfondo
di una retorica orribile e di dibattiti rabbiosi sull’immigrazione,
l’assistenza sanitaria e il ruolo del Congresso nella supervisione del
lavoro del presidente”. Secondo Eytan Gilboa, che ne ha scritto su
Yedioth Ahronot a urne ancora aperte, un’affermazione anche solo
parziale dei democratici potrebbe bloccare ulteriori iniziative di
Trump contro l’Iran. “Trump è il presidente americano più
filo-israeliano dai tempi di Ronald Reagan. Il Partito Democratico, nel
frattempo, si sta muovendo verso la sinistra radicale” sostiene Gilboa.
Per Haaretz, che guarda speranzoso ai risultati del voto, il più grande
sconfitto di queste elezioni sarebbe il Primo ministro israeliano
Benjamin Netanyahu.
La Jewish Telegraphic Agency fa il punto sui diversi candidati
espressione del mondo ebraico che hanno ottenuto legittimazione, tutti
nelle fila del Partito Democratico. Significativa inoltre, viene
sottolineato, l’elezione a nuovo governatore del Colorado di Jared
Polis. Primo ebreo (e primo omosessuale dichiarato) a ricoprire questo
incarico. Da tener d’occhio per motivi diversi, si legge ancora,
l’elezione al Congresso della candidata di origine palestinese Rashida
Tlaib. Favorevole alla soluzione a uno Stato, si è spesso opposta al
sostegno statunitense a Israele.
(Nell'immagine la proclamazione di Polis) Leggi
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il concorso Musica, i giovani protagonisti in memoria e nel nome di Alisa
Rivolto
alle giovani band residenti o domiciliate nel Lazio, di età compresa
tra i 14 e i 20 anni, che compongono musica originale o che
interpretano musica di ogni genere e stile, il Live On Stage Contest
lanciato dall’associazione “Suoniamo insieme per Alisa”, in
collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, vuol
ricordare la 18enne romana Alisa Coen, scomparsa prematuramente nel
dicembre del 2016.
Finalità del contest è quella di puntare un faro sulle nuove produzioni
musicali dei giovani artisti, portarle alla conoscenza di importanti
professionisti della musica e dello spettacolo, sia locale che
nazionale ed aiutarli ad emergere attraverso il ricordo e la memoria di
Alisa, che era a sua volta una giovane e promettente musicista.
Il contest si propone, inoltre, come aggregatore sociale per tutti i
giovani che attraverso la musica vogliono esprimere la loro creatività
e la loro passione, avere uno scambio di opinioni su vari temi attuali.
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Ticketless - Pratofungo
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Da
tempo volevo scrivere qualche rigo sulla vicenda del sindaco di Riace e
del suo esperimento comunitario, ma non mi tornava alla mente che cosa
mi ricordasse quel paese della Calabria dove si organizzavano feste per
i nuovi arrivati cercando di dimenticare «il consorzio umano dal quale
la malattia ci ha diviso». La settimana scorsa ho letto un editoriale,
molto condivisibile, di Paolo Mieli, nel quale si esorta a non fare
facili confronti fra il fascismo e la situazione italiana di oggi.
Anch’io diffido, ma talvolta non si può proprio farne a meno: il
confronto sorge naturale di fronte a scenari come quello per esempio di
Clavière. «Favorire al massimo l’esodo» si leggeva nelle circolari che
da Roma giungevano ai funzionari in servizio sul confine francese.
Oggetto di quelle circolari erano gli ebrei «stranieri» nei confronti
dei quali le autorità francesi si comportavano come si comportano oggi
con i migranti, ma le nostre autorità si comportano come si
comportavano allora pensando comodo favorire al massimo l’esodo
piuttosto di fare qalche cosa di utile qui. Il problema è il cinismo,
il desiderio di dimostrare autorità, più che il razzismo. Era così
anche nel 1938-1939 a Ventimiglia o a Bardonecchia. Tanto scandalo per
i francesi che respingevano, ma noi intenti a favorire l’esodo per
evitare di affrontare il problema e dunque ciascuno si arrangi da sé.
La grande letteratura offre come sempre uno squarcio di verità.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Gli amici di Israele
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Israele
sta forse diventando, giorno dopo giorno, una ‘cosa’ sempre più di
destra, o addirittura di estrema destra? È una domanda che, piaccia o
non piaccia, non può non porsi, e non tanto per la persistente egemonia
politica, all’interno del Paese, dei partiti conservatori (comunque non
assoluta: nelle recenti elezioni municipali hanno largamente vinto le
forze di ispirazione laburista), quanto per le pubbliche manifestazioni
di sostegno allo Stato ebraico – in America come in Ungheria, in Italia
come in Polonia – da parte di partiti e governi ultraconservatori,
molto poco sensibili ai temi dei diritti umani e civili. Da ultimo, le
plateali dichiarazioni filosioniste del neo-Presidente del Brasile,
Bolsonaro, che si è detto pronto a spostare anche lui, come Trump,
l’ambasciata del suo Paese a Gerusalemme.
Francesco Lucrezi, storico
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