Yosef Labi,
rabbino
di Verona
|
La partecipazione di ogni singolo individuo è la chiave della riuscita di un evento comunitario. Ogni persona conta.
|
|
Dario
Calimani,
Università di Venezia
|
Se
penso a un uomo del momento cui stringere la mano riesco a pensare solo
a Kalidou Koulibaly, il calciatore del Napoli, di origine senegalese,
insultato e boicottato durante la partita con l’Inter. È il caso in cui
uno stadio di calcio rispecchia gli umori e i comportamenti di un
intero paese, perché nel calcio, sport principe per i tifosi italiani,
si dovrebbero esprimere i migliori ideali del rispetto per l’altro. E
invece vi si esprimono i sentimenti peggiori, più volgari e più biechi,
per il solo gusto di una competizione che trasforma un popolo in
abitanti della giungla.
|
|
Leggi
|
|
|
dal giro d'italia alla serie a 2018, un anno di emozioni
anche nel segno dello sport Dodici
mesi intensi alle spalle. Un anno di importanti impegni, per Israele,
per l’ebraismo italiano, per chi ha a cuore il futuro di questa
minoranza, anche attraverso il linguaggio universale dello sport.
Lo ha dimostrato, nel gennaio scorso, il secondo appuntamento con la
Run For Mem, la corsa per la Memoria consapevole che ha avuto come
testimonial d’eccezione Shaul Ladany: l’ex marciatore israeliano
sopravvissuto al lager e poi scampato all’attentato palestinese ai
Giochi olimpici di Monaco del ’72 ha percorso col suo passo sempre
intenso i luoghi più significativi del ricordo nel centro di Bologna.
Una corsa per la vita di cui continua ad essere il primo ambasciatore,
anche in previsione del terzo evento in programma il prossimo 27
gennaio a Torino.
Febbraio, per la redazione di Pagine Ebraiche, ha invece rappresentato
l’opportunità per una ricognizione del percorso israeliano delle prime
tre tappe del Giro d’Italia. Un approfondimento del percorso disegnato
dall’organizzazione, da Gerusalemme a Eilat, in compagnia di cinque
vecchie glorie del passato, che sembrano non aver perso lo smalto dei
tempi d’oro: Gilberto Simoni e Paolo Savoldelli, che il Giro l’hanno
vinto; i campioni del mondo Maurizio Fondriest e Alessandro Ballan; lo
specialista delle classiche Andrea Tafi.
Un aperitivo in grande stile in vista della festa rosa, cui si è
arrivati in un clima di crescente interesse. In marzo l’annuncio della
simbolica decisione da parte della squadra di casa, la Israel Cycling
Academy, di correre con il logo del Centro Peres per la Pace sulla
maglia. In aprile la terza pedalata tra Firenze e Assisi nel nome di
Gino Bartali, organizzata in collaborazione con la redazione UCEI.
“Sento che faremo grandi cose” ci raccontava Sylvan Adams, il
principale artefice della partenza del Giro da Israele, mentre dal
Piazzale Michelangelo si preparava a conquistare il traguardo ideale
del Comune umbro che fu meta di molti salvataggi da parte del ciclista
fiorentino.
A
maggio, finalmente, il via alla corsa. Le emozioni della cronometro
d’apertura a Gerusalemme, le due successive tappe in linea da Haifa a
Tel Aviv e quindi da Beer Sheva a Eilat: tante le cartoline, tanti i
ricordi indelebili. Fino all’arrivo a Roma, alla vittoria in rimonta di
Froome, a un meritato applauso rivolto a dirigenti e atleti della
Academy nei giardini del Tempio Maggiore della Capitale.
Giugno e luglio sono stati invece i mesi dei Mondiali di calcio in
Russia, cui è stato dedicato uno speciale dossier sul nostro mensile.
Per una volta sia Italia che Israele sono rimaste insieme a casa. Ma
non sono mancati anche in questo caso spunti importanti. Come
da Gerusalemme, città della pace, da cui sono arrivate meravigliose
istantanee di possibile convivenza con ragazzini israeliani e
palestinesi intenti a sfidarsi a una competizione di calci di rigore
sotto la porta di Giaffa. Questa l’immagine che abbiamo scelto per
aprire il dossier, intitolato “Mondiali a tutto campo”.
Agosto
è stato ancora il mese del calcio, con una stagione di Serie A tra le
più attese per l’arrivo del campione-brand CR7 che a settembre ha
iniziato a carburare anche nel segno di Andrea Petagna: il bomber della
Spal cresciuto alla scuola ebraica di Trieste, che vi abbiamo
raccontato in alcune sfumature inedite.
Calcio giocato ma anche valori e principi da tutelare per dare un
futuro etico allo sport più amato al mondo. Questa la sfida al centro
della campagna “Un cartellino rosso contro l’odio” promossa dal World
Jewish Congress in stretto raccordo con il Chelsea, entrata in ottobre
in una fase di sviluppo promettente.
Il problema resta però aperto. Come diversi episodi di razzismo ci
hanno ricordato in queste ultime settimane dell’anno. A partire dagli
orrendi cori e ululati contro il difensore senegalese Koulibaly del
Napoli. Il segno che resta molto da fare a tutti i livelli: tifoserie,
società, istituzioni.
Dicembre
ha portato con sé un’altra brutta notizia: la sempre più probabile
sparizione del Totocalcio, la mitica schedina inventata da Massimo
Della Pergola mentre si era rifugiato in Svizzera in fuga dai
nazifascisti. Un pezzo di società e costume italiano che rischia di
andare in soffitta.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(Dall'alto:
le cinque vecchie glorie del ciclismo italiano a Gerusalemme; un
momento della cronometro d'esordio del Giro; la prima pagina del nostro
dossier sui Mondiali di calcio in russia; Andrea Petagna, nuovo bomber
della Spal; Massimo Della Pergola)
|
l'appello del direttore degli uffizi "Quadro trafugato dai nazisti,
la Germania lo restituisca" “Un
appello alla Germania, per il 2019: ci auguriamo che nel corso di
quest’anno possa essere finalmente restituito alle Gallerie degli
Uffizi di Firenze il celebre Vaso di Fiori del pittore olandese Jan van
Huysum, rubato da soldati nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e,
attualmente, nella disponibilità di una famiglia tedesca che, dopo
tutto questo tempo, non l’ha ancora reso al museo, nonostante le
numerose richieste da parte dello Stato italiano”. A lanciare l’appello
è il direttore del museo fiorentino, il tedesco Eike Schmidt.
Il dipinto in questione è un capolavoro di Jan van Huysum (Amsterdam
1682-1749), pittore di nature morte di grandissima fama: si tratta di
un olio su tela, cm 47 x 35, appartenente alle collezioni di Palazzo
Pitti fin dal 1824, quando fu acquistato dal granduca lorenese Leopoldo
II per la Galleria Palatina appena fondata. Per oltre un secolo,
riferisce il Museo, restò esposto nella sala dei Putti, insieme ad
altre nature morte olandesi realizzate dai massimi artisti del ‘600 e
‘700, tra i quali Rachel Ruysch e Willem van Aelst; nel 1940, quando
all’inizio della guerra la reggia fu evacuata, il quadro venne portato
nella villa medicea di Poggio a Caiano. Nel 1943 fu spostato nella
villa Bossi Pucci, sempre a Firenze, fino a quando militi dell’esercito
tedesco in ritirata lo prelevarono insieme ad altre opere per
trasferirlo a Castel Giovio, in provincia di Bolzano. La cassa in cui
si trovava il Vaso di Fiori di Palazzo Pitti venne aperta: l’opera
trafugata finì in Germania. Leggi
|
il ricordo del presidente rivlin Amos Oz, l'ultimo omaggio
"Una luce per tutta Israele" Commovente
commemorazione dello scrittore Amos Oz a Tel Aviv, con la
partecipazione tra gli altri del Presidente israeliano Reuven Rivlin.
“La tua impronta digitale – ha detto il Capo dello Stato, ricordando il
grande scrittore mancato venerdì – era la tua capacità di guardare le
cose nel profondo, ma anche un po’ dall’esterno. Non solo non avevi
paura di essere in minoranza e di avere un’opinione di minoranza, ma
non avevi nemmeno paura di essere chiamato ‘traditore’. Al contrario,
hai visto in questa parola un titolo onorifico”.
Ricordo solenne, ma anche testimonianza di un affetto profondo nato in
gioventù. Così ancora Rivlin: “Amos, il mio amico dai tempi della
scuola a Gerusalemme che non gli piaceva così tanto. Amos il mio
vicino, il ragazzo che non giocava a calcio. Ma quando ho avuto
l’influenza è venuto a trovarmi e per tre ore mi ha spiegato la
differenza tra sionismo politico e sionismo mistico. Avevamo 14 anni:
si può solo immaginare il mal di testa che ho avuto dopo queste tre ore” Leggi
|
pagine ebraiche gennaio 2019 Donne da vicino - Gloria Dopo
dieci anni di ottimo lavoro scandito da ritmi frenetici Gloria Arbib ha
da poco lasciato l’incarico di Segretario Generale dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane. Rispettata, amata e temuta da dipendenti,
consiglieri e referenti istituzionali.
Con Giorgio, suo marito, condivide, oltre alla vita, due grandi
passioni: la storia dei partigiani ebrei piemontesi e la campagna
toscana. Fresca di laurea, con un eloquente 110, Gloria voleva
continuare a studiare l’argomento della sua tesi, poco noto e di grande
interesse: la partecipazione alla lotta di Resistenza nell’area
piemontese di un gruppo di persone che, dopo l’armistizio dell’8
settembre 1943, avevano deciso di unirsi a migliaia agli altri italiani
nella lotta contro il nazifascismo.
Claudia De Benedetti, Pagine Ebraiche gennaio 2019 Leggi
|
Un continuo massacro
|
Non
possiamo tacere, è stato giustamente detto tempo addietro, e sono anche
le parole che, negli Atti, proferirono Pietro e Giovanni. Una casualità
significativa, prodotto di un animo giustamente irenista. Se la
coscienza è turbata, se vi è un conflitto fra la coscienza e la propria
comodità, diventa doveroso scegliere la coscienza.
Ciò posto, sarebbe bello assai che i continui attentati subiti dagli
ebrei in Israele e nel resto del mondo, fossero sempre seguiti da
un’analoga reazione: non possiamo tacere.
Da ultimo, è stata coniata un’espressione anfibologica (“ebrei di
Netanyahu”) la cui corrispondenza dev’essere ancora reperita: riguarda
i suoi elettori? le loro famiglie? È una nuova categoria, composta da
elementi che la scienza deve ancora classificare?
Emanuele Calò
Leggi
|
Tifo e razzismo
|
I
recenti episodi milanesi di violenza squadristica e di razzismo da
parte degli ultras interisti tornano a interrogarci sulla profonda
degenerazione della passione sportiva in orrendo gioco di supremazia.
Basta pensare a cosa è accaduto e a cosa sarebbe avvenuto se la
spedizione punitiva armata degli ultras interisti contro quelli
partenopei fosse stata compiuta, per rimanere quasi increduli di fronte
all’affermazione diffusa e convinta di un razzismo sfrontato, di
un’aggressività collettiva orgogliosa di sé. Questa esplosione
ricorrente e becera, non sofisticata e sottile come altre forme di
rifiuto ma ingenua e spietata nella sua irrazionalità, costituisce una
vera emergenza oggi, perché il fenomeno non è effettivamente
contrastato; perché alcuni club calcistici mostrano troppa
condiscendenza se non interesse ad alimentare un sostegno alla squadra
che di sportivo non ha nulla; perché a smuovere un vento così
distruttivo sono una passione cieca e un legame viscerale difficili da
sconfiggere.
David Sorani
Leggi
|
|
|