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7 Gennaio 2019 - 1 Shevat 5779
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Michael Ascoli, rabbino
Per il 2018 il Time ha scelto come persona dell’anno “Jamal Khashoggi e tutti i giornalisti in pericolo”. Dunque non un uomo forte – o una donna forte – come altre volte successo in passato. Ha preferito invece un gruppo, benché abbia tributato al defunto Khashoggi un onore particolare. L’importanza del giornalismo non è una scoperta nuova, ma è pur sempre una riaffermazione significativa. Rav Cherlow, riferendosi al lavoro di un buon giornalista, fa notare che lo stesso versetto della Torà che vieta la maldicenza si conclude con l’imperativo di “non rimanere impassibili di fronte al sangue del tuo prossimo”: perché evitare la maldicenza non deve voler dire connivenza. 
 
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Anna
Foa,
storica
Il Pirqé di Rabbi Eliezer racconta (cap. XXV) che gli abitanti di Sodoma avevano emanato una legge per cui chiunque avesse aiutato un povero con un tozzo di pane sarebbe stato bruciato vivo. Peletith, figlia di Lot, ebbe compassione di un povero e lo nutrì di nascosto con cibo ed acqua. Scoperta, fu messa a morte e il suo grido salì fino al Trono divino.
 
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Tifoserie malate,
oggi il vertice
Oggi è il giorno dell’atteso vertice contro la violenza e il razzismo negli stadi. Scrive la Gazzetta a proposito dell’incontro, che si svolgerà nel pomeriggio a Roma: “Le società, più volte, hanno fatto presente il rischio di finire ostaggio, per responsabilità oggettiva, di gruppi violenti. Ma ai club verrà chiesto uno sforzo. Si farà il punto sull’adozione del ‘codice etico’ e della nuova norma federale che permette alla società di ‘squalificare’ lo spettatore protagonista di comportamenti scorretti dentro ma anche fuori dallo stadio”.

Ebrei cacciati dai paesi arabi: in Israele torna d’attualità il tema di un possibile risarcimento richiesto dal governo. L’attualità del tema, scrive La Stampa, andrebbe vista anche in chiave elettorale. “Il 9 aprile si vota in una elezione che deciderà il destino di Netanyahu, con la possibilità di un quinto mandato da premier che lo proietterebbe fra i grandi leader israeliani, ma anche il rischio di una incriminazione che potrebbe stoppare la sua carriera. Il voto degli ebrei sefarditi, discendenti dei profughi dai Paesi arabi, è decisivo”.

In edicola con il Corriere Modernità liquida, il saggio più celebre di Zygmunt Bauman. “L’antitotalitarismo radicale di Bauman non si è mai tradotto nella rinuncia all’eredità marxiana. La dissidenza in Polonia è stata, anzi, la sua leva per rileggere il socialismo in chiave umanistica ed etica. Di qui – scrive Donatella Di Cesare nella introduzione – quella sua critica sociale che investe il sistema capitalistico”.

“Lenti che leggono ai ciechi: Israele vive già nel futuro”. Libero passa in rassegna i molti successi tecnologici dello Stato ebraico, “dal sistema che produce acqua dall’aria a quello che fornisce energia dalle feci”. Mentre sul Giornale si analizzano gli sviluppi del piano di pace, anche in considerazione delle visite del consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton e del segretario di Stato Mike Pompeo.
 
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  davar
Netanyahu al consigliere di trump
"Alture del Golan sono d'Israele,
tempo che Usa lo riconoscano"

Israele vuole che gli Stati Uniti riconoscano la propria sovranità sulle alture del Golan. È il messaggio recapitato dal Primo ministro Benjamin Netanyahu al consigliere americano per la Sicurezza nazionale John Bolton durante un incontro tra i due a Gerusalemme per parlare dei piani statunitensi per il Medio Oriente. “Le alture del Golan sono tremendamente importanti per la nostra sicurezza”, ha detto Netanyahu nel corso di una conferenza congiunta con Bolton. “Sorvolandole, vi renderete perfettamente conto perché non le lasceremo mai e perché è importante che tutti i paesi riconoscano la sovranità di Israele sulle alture del Golan”. Bolton, scrivono i quotidiani israeliani, è arrivato sabato per colloqui volti a rassicurare Israele dopo la decisione di Trump del mese scorso di ritirare 2.000 soldati americani dal nord-est della Siria. A riguardo, ha spiegato che il ritiro sarà fatto in modo da garantire che gli uomini dello Stato islamico siano definitivamente sconfitti e che la situazione di Israele e quella degli “altri nostri amici della regione sia assolutamente sicura”..
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lo statista della destra israeliana
Moshe Arens (1925-2018)
Uomo chiave del Likud, mentore di Benjamin Netanyahu, tre volte ministro della Difesa, una ministro degli Esteri nonché lucida voce di destra sulle colonne del quotidiano progressista Haaretz. Moshe Arens, morto nelle scorse ore all'età di 93 anni, è stato una delle figure di spicco della destra israeliana e ha lasciato un'impronta importante nella storia del paese. Ingegnere di formazione, Arens era nato a Kaunas, in Lituania, nel 1925 ma era cresciuto negli Stati Uniti, dopo che nel 1939 la famiglia aveva deciso di trasferirsi. Da ragazzo, diventa uno dei leader del movimento giovanile Betar, legato al Partito revisionista sionista di Vladimir Jabotinsky. Dopo aver combattuto tra le fila dell'esercito americano durante la Seconda guerra mondiale e laureatosi all'MIT di Boston, sceglie Israele e diventa membro del gruppo paramilitare di destra Irgun, che lo invia in Nord Africa per aiutare ad organizzare le comunità ebraiche locali che cercano di immigrare in Israele. Tornato in Israele nel 1949, diventa ben presto un membro chiave del nascente partito Herut, il progenitore dell'odierno Likud. “Non c'era patriota più grande di lui”, il saluto del Primo ministro Benjamin Netanyahu, la cui carriera politica iniziò proprio grazie ad Arens. “Il grande contributo di Moshe Arens al nostro popolo e al nostro paese sarà ricordato per sempre”. “Misha è stato uno degli migliori ministri della Difesa dello Stato di Israele. Non un comandante o un generale, semplicemente uno studioso devoto che lavorava giorno e notte per la sicurezza dello Stato di Israele e dei suoi cittadini – il ricordo del Presidente Reuven Rivlin - Misha ha ricoperto per tutta la vita varie posizioni chiave per la creazione e lo sviluppo dello Stato di Israele. Come membro dell'Irgun, come scienziato e ingegnere, come statista, ambasciatore e direttore delle più importanti industrie per la sicurezza di Israele”.
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Dafdaf gennaio 2019
I bambini di Roman Vishniak,
gli scatti di vita e di libertà

Fotografare i bambini non è mai una impresa facile. Non stanno fermi, non restano composti, non sorridono quando si dice loro di sorridere. Forse si dovrebbe lasciarli liberi e cercare di fotografarli quando non ti badano per niente perché hanno di meglio da pensare. Molti grandi fotografi hanno provato a fotografare i bambini e alcuni ci sono riusciti davvero bene. C’è poi un fotografo che ai bambini ha rivolto uno sguardo davvero speciale. Il suo nome era Roman Vishniak, era nato nel 1897 in Russia e aveva poi viaggiato in tutta Europa per stabilirsi infine negli Stati Uniti. Le sue fotografie sono importanti soprattutto perché ci permettono di vedere come vivevano tantissimi ebrei prima della Seconda guerra mondiale. Molti di loro furono perseguitati e soffrirono con i loro bambini spaventose sofferenze. Molti persero ogni bene, e molti ancora persero il bene più grande: la vita.
Nelle fotografie che oggi si possono ammirare nel Museo ebraico di Londra, tutti i bambini restano vivi e veri per sempre e sono sempre con noi. Guardiamole assieme.



Guido Vitale, DafDaf Gennaio 2019

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INFORMAZIONE – INTERNATIONAL EDITION 
Circoncisione, le regole ebraiche
a protezione del neonato 

Si apre con un approfondimento sulla circoncisione e sulle regole imposte nell’ambito della Comunità ebraica l’odierna uscita di Pagine Ebraiche International Edition. Giorgio Mortara, medico e vicepresidente dell’UCEI, sottolinea le procedure necessarie prima e dopo l’operazione e fa chiarezza su un tema che torna talvolta sotto i riflettori in Italia e in Europa in seguito a casi di cronaca.
Ancora nell’edizione dedicata al pubblico internazionale, la notizia della scomparsa di Enzo Cavaglion, a pochi mesi dal suo centesimo compleanno. Eroe partigiano e custode di vita e memorie della Cuneo ebraica, Cavaglion aveva tra l’altro ricevuto la Medaglia d’oro al Valor Civile dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Un accorato appello è stato lanciato negli scorsi giorni dal direttore degli Uffizi Eike Schmidt affinché il quadro Vaso di Fiori del pittore olandese Jan van Huysum, rubato da soldati nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, venga restituito al museo. Su Pagine Ebraiche International la storia viene pubblicata tradotta in tedesco grazie al lavoro di Anna Zanette e Giulia Schincariol, studentesse della Scuola traduttori e interpreti di Trieste che stanno svolgendo il proprio tirocinio nella redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
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pilpul
Oltremare - Freddo
Se attraversando la strada nel gelo relativo di una Tel Aviv invernale, ventosissima e sotto i dieci gradi centigradi che qui sono il minimo sindacale, spunta dall’altra parte della strada un signore sulla settantina con giaccone aperto e sandali ai piedi, la prima cosa che pensi è: kibbutz nel nord di Israele. Non serve neanche guardargli le mani, sicuramente callose e screpolate.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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Controvento – Donne di potere
Se è vero che la storia la scrivono (e la riscrivono) i vincitori, il cinema la dice lunga su dove stiamo andando.
Dopo Il verdetto, protagonista la bravissima Emma Thompson nel ruolo di una giudice incapace di emozioni che trascura marito e figli per il lavoro (sembra il ritratto di un uomo tradizionale), dopo The Wife e Colette, storie parallele di due scrittrici che si ribellano dopo anni di lavoro anonimo a maggior gloria dei mariti narcisi e vanagloriosi, nella top parade cinematografica in America (ma in uscita anche in Italia) ci sono tre film che hanno al centro figure femminili di potere.


Viviana Kasam 
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Nel nome di Charlie
Il 7 gennaio del 2015 i fratelli Kouachi hanno massacrato la redazione di Charlie Hebdo in un bagno di sangue innominabile, eseguito nel nome di Daesh. Sono seguiti l’assassinio di una poliziotta il giorno successivo e le quattro vittime di Amedy Coulibaly all’Hyper Cacher il giorno 9. Oggi è su internet e sulle reti sociali che l’offensiva dell’oscurantismo contro la democrazia si è particolarmente consolidata.
Son passati quattro anni da quel 7 gennaio. I tweet traboccanti di fake news colme di odio, razzismo, menzogne, violenze, volgarità, ignoranza e delegittimazione hanno rimpiazzato i kalashnikov. Sono le conquiste di decenni di lotta per la democrazia che sono assassinate ogni giorno, insidiosamente, quasi senza versare sangue. Una delle vittime dirette di questa deriva è la libertà di espressione, insieme a quella di stampa e di opinione.
Cabu, Wolinski, Tignous, Charb e Honoré restano il nostro esempio, malgrado ciò.


Michel Kichka, disegnatore 
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