Michael Ascoli, rabbino | “Nell’ebraismo,
la fede non è accettazione bensì protesta contro il Mondo così com’è, e
in nome del Mondo così come dovrebbe essere”. Lo sostiene rav Jonathan
Sacks. E così in effetti la Torah ci insegna, fin dal primo ebreo,
Avrahàm, pronto a protestare perfino contro D-o. E se non bastasse
l’attestazione narrativa nella Torah, ecco che nel Levitico la norma
stabilisce chiaramente “non rimanere indifferente quando viene sparso
il sangue del tuo prossimo” (Lev. 19:16). Di fronte a tragedie che
succedono più o meno vicino a noi, non possiamo rimanere indifferenti.
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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Ho
sempre pensato che affrontare la parola della Torah fosse la strada
privilegiata per comprendere la cultura dell’ebraismo e per
appropriarsi attivamente di essa, intellettualmente, innanzitutto, ma
anche, più o meno necessariamente, nella pratica di vita. Mai mi è
passato per la mente che leggere la Torah o avvicinarsi, con rispettosa
deferenza e reverenziale timore intellettuale, al Talmud fosse un modo
per ‘ricevere Dio’. Lo affermo forse solo come ammissione di colpa, la
colpa dell’ignoranza.
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Il Premier in Libano
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Giovedì
il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sarà in Libano, prima tappa
di una missione nel Mediterraneo che lo porterà nei prossimi mesi anche
in Israele. Tre gli obiettivi della visita, scrive La Stampa. Il primo
è legato alla sicurezza e alla missione Unifil, criticata da Israele
dopo la scoperta di nuovi tunnel costruiti da Hezbollah sul confine.
Conte vuole ribadire l’impegno italiano nella missione a tutela della
pace. A questo punto, spiega La Stampa, è legato il secondo obiettivo
ovvero l’intenzione di posizionare l’Italia come mediatore tra Libano e
Israele. “L’ultimo punto riguarda l’economia: il Libano ha bisogno del
sostegno e degli investimenti della comunità internazionale e l’Italia
partecipa a diverse iniziative. Tra i progetti più rilevanti quello
riguardante Eni, che insieme con Total è intenzionata ad avviare
l’esplorazione di giacimenti di gas, compatibilmente con un accordo con
Israele (ancora da mettere a punto) sulle zone assegnate alle
trivellazioni”.
È prevista per il 30 marzo la storica visita del Primo ministro
israeliano Benjamin Netanyahu a Rabat. “Israele e Marocco non hanno
rapporti diplomatici, nonostante le relazioni cordiali fin dai tempi
Mohammed V, il sovrano che ha portato all’indipendenza il regno nel
1956”, ricorda La Stampa. Ora il sito marocchino in lingua francese Le
Desk ha rivelato che il consigliere alla Sicurezza nazionale Meir
Ben-Shabbat sta lavorando con il pieno appoggio americano a un incontro
fra Netanyahu e re Mohammed VI. “La visita, secondo la tv israeliana
Channel 12, dovrebbe svolgersi negli ultimi giorni di marzo, subito
dopo quella di Papa Francesco. Per il Times of Israel, le chance di
successo sono alte, – scrive il quotidiano torinese – perché Rabat
conta sull’appoggio di Washington per farsi riconoscere le proprie
rivendicazioni sull’ex Sahara spagnolo, occupato nel 1975. In cambio,
fra l’altro, è pronta a offrire la normalizzazione dei rapporti con
Israele”.
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il riconoscimento del quirinale il Anna Foa, un onore per la Storia
Un
nuovo prestigioso riconoscimento per la professoressa Anna Foa, tra i
massimi esperti italiani di storia ebraica, studiosa e saggista autrice
di numerosi volumi di successo, collaboratrice da dieci anni del
quotidiano dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche 24, del portale
dell’ebraismo italiano www.moked.it e del mensile Pagine Ebraiche.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’ha infatti insignita
del titolo di commendatore, tra i più significativi assegnati dal Capo
dello Stato a cittadini distintisi per il loro contributo nelle
professioni, nella cultura e nella società.
Proprio la professoressa Foa, nel gennaio dello scorso anno, era stata
chiamata dal Presidente Mattarella a tenere l’intervento centrale
nell’ambito delle celebrazioni del Giorno della Memoria al Quirinale. E
sempre la professoressa aveva guidato il Presidente in compagnia degli
altri curatori in visita alla mostra inaugurale del Museo nazionale
dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara nel dicembre del 2017
(nell’immagine). Senza dimenticare la solenne orazione sul contributo
degli ebrei italiani all’unità nazionale tenuta davanti al suo
predecessore Giorgio Napolitano durante l’apertura dei lavori del
Congresso UCEI del dicembre 2010.
Ad Anna, nostra stimata collaboratrice fino dal primo giorno di pubblicazione, un grande Mazal Tov da tutta la redazione. Leggi
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Il ruolo del sanpietrino
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Si
può dubitare di troppo successo? Sembra un paradosso. Prendete le
“Pietre d’inciampo”, ormai note a tutti. Ideate dall’artista tedesco
Gunter Demnig (il nome originario è: Stolpersteine), sono state
importate in Italia alcuni anni fa da Adachiara Zevi. Com’è noto,
l’intuizione consiste nell’incastonare un piccolo sanpietrino bronzeo
di fronte ai portoni che videro la deportazione di ebrei, oppositori,
omosessuali e altri gruppi perseguitati dai nazifascisti. Il senso è
fondamentalmente duplice: da un lato, restituire l’identità alla
vittima rimasta senza volto e spesso senza sepoltura, proprio nel luogo
in cui viveva; dall’altro, sorprendere il passante comune, insieme
all’abitante della casa medesima, che per l’appunto si troverà a
“inciampare” in questa vicenda singola e collettiva, senza poter
deviare o girare lo sguardo.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Paradossi crescenti
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Aumenta
l’antisemitismo nel mondo, sia sotto la forma di attacchi materiali sia
sotto la forma di atteggiamenti ostili nei riguardi degli ebrei e di
Israele.
Sennonché, il termine “crescente” riguarda sia l’antisemitismo che
l’interesse nei confronti dell’ebraismo, nei versanti più svariati:
storia, letteratura, cucina, musica e così via. Il fenomeno non è stato
del tutto sviscerato, forse soltanto sfiorato, ma comunque conviene
rivedere e rileggere gli autori che vi si sono validamente cimentati.
Emanuele Calò
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Due Italie
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Ormai
da molti mesi assistiamo nel nostro paese a una paradossale dicotomia:
se ci poniamo di fronte gli atteggiamenti e le reazioni della società
rispetto a scelte di fondo di tipo economico-sociale, oppure davanti
alle drammatiche situazioni dei flussi migratori che ci investono di
passaggio, o anche rispetto alla valutazione della storia di
settanta/ottanta anni fa e della sua memoria nel presente, è come se ci
trovassimo ad avere a che fare con due mondi differenti, agli antipodi
l’uno dall’altro.
David Sorani
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Il richiamo alla terra
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Tu
Bishvat, da poco celebrata, è una festa minore che col passare degli
anni e dei secoli ha incrementato la sua importanza, perché
probabilmente per il suo carattere eminentemente agricolo è stato un
modo di richiamarsi alla terra di Israele, prima soltanto ad un livello
puramente liturgico e religioso.
Roberto Jona
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