Michael Ascoli, rabbino | U
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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A
Monaco di Baviera c’è Café Zelig. Lo gestisce la Comunità ebraica con
la collaborazione di personale medico specializzato. Café Zelig è un
caffè molto particolare perché accoglie i sopravvissuti della Shoah che
vi passano qualche ora in compagnia di persone che sono passate per lo
stesso loro inferno. Se lo vogliono possono condividere. Se lo
vogliono, la struttura offre supporto psicosociale, ed economico, visto
che spesso i frequentatori vivono sotto la soglia della povertà. Perché
il dopo ha spesso regalato loro, in aggiunta, solitudine e indigenza.
Ma il bello del Café Zelig è che dà la possibilità di parola a persone
che nella maggior parte dei casi non hanno nessuno con cui parlare.
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Scissione nel Labour
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La
scissione è numericamente piccola ma potrebbe avere delle ripercussioni
importanti sulla politica d’oltremanica: è quella portata aventi da
sette deputati del Labour che ieri hanno annunciato la decisione di
lasciare il partito per protesta contro la gestione del leader Jeremy
Corbyn. “Non potevamo più restare, il Labour è diventato
istituzionalmente antisemita e razzista”, “Corbyn è dalla parte
sbagliata della Storia, dalla Russia, alla Siria al Venezuela”, “Sono
furioso perché il mio partito sta facilitando la Brexit”, alcune delle
motivazioni date dai deputati in rivolta, episodio di cui parlano tutti
i principali quotidiani italiani. “A guidare la secessione sono Luciana
Berger e Chuka Umunna. – scrive il Corriere – La prima è una deputata
ebrea che ha subìto una feroce campagna di attacchi e intimidazioni e
che ha accusato il partito di non averla difesa a sufficienza: e ieri
ha detto di ‘vergognarsi a restare in un Labour che è diventato
istituzionalmente antisemita’. Umunna è invece stato soprannominato in
passato l”Obama britannico’ ed è uno dei principali sostenitori di un
secondo referendum sulla Brexit: una opzione che Corbyn cerca di
evitare in ogni modo”.
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non invitata l'estrema destra di le pen Odio antiebraico, a Parigi
le forze politiche in piazza
Nel
giorno della manifestazione unitaria contro l’antisemitismo indetta a
Place de la Rèpublique a Parigi e in altre città francesi, l’ennesima
profanazione di un cimitero ebraico in Alsazia, nella località di
Quatzenheim non distante da Strasburgo, conferma la gravità di questa
minaccia contro la quale diverse forze politiche promotrici
dell’iniziativa odierna stanno cercando una risposta condivisa.
Quello di Quatzenheim è soltanto l’ultimo di una serie di episodi, che
hanno avuto il loro apice sabato scorso con l’aggressione al filosofo
ebreo Alain Finkielkraut da parte di alcuni gilet gialli che gli hanno
imputato, tra le varie “colpe”, la sua difesa dello Stato di Israele.
Slogan e parole di odio che, per lo studioso, già protagonista di una
intervista con Pagine Ebraiche in cui si possono oggi leggere molti
indizi del clima avvelenato di queste settimane, hanno rappresentato
qualcosa di molto simile alla “violenza da pogrom” di tragica memoria.
Quattordici le forze politiche che si sono impegnate per dire
quest’oggi il loro no all’antisemitismo (il Rassemblement national di
Marine Le Pen non è stato invitato). Una iniziativa salutata con
apprezzamento dal Crif, il Conseil Représentatif des Institutions
Juives de France, e dal suo presidente Francis Kalifat.
(Il presidente Macron durante una sua precedente visita al Memoriale della Shoah di Parigi) Leggi
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qui milano - la presentazione Tra vecchi e nuovi fascismi
“Il
fascismo non è un’ideologia: è un processo. Il leader che vuole
emergere alimenta divisioni nella società, scaglia una tribù contro
un’altra. Poi, però, riunifica, o comunque conquista un consenso vasto,
chiamando tutti alla lotta contro un nemico esterno magari inventato. O
ingigantito. Può trattarsi di un governo straniero, o di uno sbarco di
migranti presentati come quelli che rovinano la tua vita, che ti rubano
il lavoro”. Così Madeleine Albright, ex segretario di Stato Usa,
spiegava in una recente intervista quali sono gli strumenti che adotta
chi imposta la propria politica con un’impronta fascista . Un tema a
cui Albright ha dedicato il libro Fascismo. Un avvertimento
(Chiarelettere), di cui si è discusso al Memoriale della Shoah di
Milano in occasione della seconda serata della nuova edizione del ciclo
“Premesso che non sono razzista – come nasce il pregiudizio e come
combatterlo”. Leggi
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Informazione - international edition Un progetto per gli studi ebraici
Un’esperienza
unica nel suo genere, anni di lavoro e il coinvolgimento di insegnanti
e operatori a 360 gradi. Nell’ultima uscita di Pagine Ebraiche
International Edition vengono presentati i risultati del Progetto
Curriculo, un progetto per realizzare un curriculum di studi ebraici
per le quattro scuole delle Comunità di Roma, Milano, Torino e Trieste
con la collaborazione di Shmuel Wygoda, professore dell’Università
ebraica di Gerusalemme ed esperto di pedagogia.
Sulla newsletter dedicata al pubblico internazionale anche la notizia
della scomparsa, a 98 anni, di Adriano Ossicini, medico, già senatore e
ministri, che durante la persecuzione razzista aiutò a salvare decine
di ebrei nell’ospedale Fatebenefratelli di Roma grazie all’invenzione
di una immaginaria malattia contagiosa, il “morbo K”.
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La minaccia antisemita
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Non
mi sono mai divertito a parlare troppo di antisemitismo. Forse, non lo
ho mai ritenuto utile neanche alla causa di noi ebrei. Semmai, ho
sempre cercato di allargare il discorso e discutere di tolleranza,
integrazione, diritti. Da due o tre settimane, però, mi trovo a
scrivere di episodi e atti inquietanti e antisemiti su queste colonne.
Siccome anche oggi non saprei cosa menzionare, se non Alain
Finkielkraut e Luciana Berger, dimissionaria dal partito laburista
inglese per via dell’antisemitismo interno, preferisco tacere. Ci
vediamo tra sette giorni.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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L'identità e i rabbini
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Gadi
Luzzatto Voghera, in un suo pregevole articolo, scrive, fra altro, che
“La nostra è l’epoca della secolarizzazione, nella quale Dio e la
religione entrano in una dinamica privata, lasciando spazio a una
gestione che diremmo laica degli aspetti della vita sociale non legati
alle pratiche devozionali. In un simile contesto perde gran parte del
suo peso la matrice giuridica della tradizione religiosa”.
Certamente, non intendo incombere sulla tastiera per provare a proporre
un manifesto in favore della teocrazia, oppure, come si propugna
nell’Europa comunitaria (diciamo) per asserire che possa essere una
buona idea quella di far sovrapporre o intersecare le corti religiose
con la giurisdizione statale.
Emanuele Calò
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Civiltà e odio
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Grandi
contrasti, nel fine settimana appena trascorso: da una parte l’impegno
civile nel segno dei diritti, dall’altra un allarmante richiamo alla
realtà distruttiva dei nostri giorni.
Il ricordo dell’Emancipazione valdese ed ebraica – ogni anno ripercorso
il 17 febbraio, nel giorno della promulgazione da parte di Carlo
Alberto delle Lettere patenti che nel 1848 concessero le libertà civili
(ma non politiche e religiose) ai valdesi, seguite poche settimane dopo
da analogo provvedimento nei confronti degli ebrei – è stato
sostanziato a Torino dall’accantonamento dell’aspetto celebrativo a
vantaggio di un positivo impegno di riflessione rivolto a un tema oggi
centrale perché tragicamente disatteso, quello dei diritti umani.
David Sorani
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