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 5 Marzo 2019 - 28 Adar 5779
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Michael Ascoli, rabbino
“Evviva”, abbiamo superato la “linea rossa inferiore”. Grida di giubilo ben comprensibili, il lago di Tiberiade è salvo. Grazie a un’annata in cui il Signore sta concedendo piogge molto abbondanti, il pericolo di un danno ecologico irreversibile è per il momento scongiurato. Se però scendiamo più a sud, la situazione è diversa. Lì troviamo il “mare del sale” come si chiama in ebraico. E il nome è attualissimo, dato che questi sali sono fonte di industrie estremamente fiorenti e rinomate nel mondo intero: i famosissimi prodotti del Mar Morto. Mar Morto, appunto, come si chiama in italiano e in molte altre lingue. Ed anche questo nome è attualissimo, tristemente: perché il mare sta scomparendo, al ritmo vertiginoso di oltre un metro di livello ogni anno.
 
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
L’antisemitismo sta tornando di moda prepotentemente. Se lo stanno contendendo da destra e da sinistra, in una gara che diventa per noi sempre più allarmante. Superfluo fare il lungo e noioso elenco dei paesi in cui attecchisce rigoglioso il pregiudizio antiebraico e rivisitare gli episodi quotidiani che, un po’ dappertutto, ce ne danno triste prova tenendo viva la nostra inquietudine. Cimiteri profanati, sinagoghe oltraggiate, aggressioni alle persone, graffiti insultanti, minacce e intimidazioni nei contesti più disparati, accuse e calunnie mediatiche, raffronti indecenti.
 
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L'archivio segreto
Sui quotidiani di oggi, ampio spazio all’annuncio di Bergoglio dell’apertura il 2 marzo 2020 degli archivi inerenti il pontificato di Pio XII (1939-1958). La Chiesa non ha paura della storia, Pacelli merita una valutazione oggettiva, il messaggio del papa. Da oltre mezzo secolo gli studiosi della Seconda guerra mondiale e della Shoah, riporta sul Corriere della Sera Luigi Accattoli, sono “interessati in particolare a una piena conoscenza degli atti di quel Pontefice nei confronti dello sterminio degli Ebrei: la questione del cosiddetto ‘silenzio di Papa Pacelli’ che fu sollevata la prima volta nel 1963 dal dramma II Vicario di Rolf Hochhuth”. Accattoli ricorda il titolo dell’approfondimento di ieri sul notiziario Pagine Ebraiche 24, in cui si definiva l’apertura dell’archivio “un atto atteso da lungo tempo” e la valutazione della storica Anna Foa, il cui auspicio è che la decisione “possa aiutare a risolvere due leggende: quella nera e quella rosa”. Per Iael Nidam Orvieto, direttrice dell’International Institute for Holocaust Research dello Yad Vashem, la notizia è “importante anzitutto per la Chiesa cattolica. Fare i conti con la propria storia e affrontare il proprio passato con serenità e volontà di imparare è cosa utile”. Intervistata da Repubblica, la studiosa sottolinea come la mancanza di una denuncia dello sterminio ebraico da parte di Pacelli sia cosa nota, “ciò che non sappiamo è il perché di questa politica, le ragioni e i criteri che l’hanno generata, cosa è accaduto insomma dietro le quinte. Tutto ciò dovrà ora essere accuratamente analizzato”. La Stampa riporta le reazioni del mondo ebraico italiano, dall’apprezzamento espresso dalla presidenza UCEI alla valutazione del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni – “Il nostro giudizio storico sugli eventi non cambia” -. Per Andrea Riccardi, intervistato dal quotidiano torinese, “la chiusura di un archivio non faceva una bella impressione, ora parlerà la storia”. “Decidere di restituire Pio XII a un lavoro storico che non cerca di mettergli in testa aureole o cenere, – scrive Alberto Melloni su Repubblica – ma di capire il percorso di negligenza spirituale che rese un’intera Chiesa inerte davanti al crimine dei nazisti e dei fascisti è un buon servizio alla Chiesa, un favore alla cultura pubblica di chi, come noi italiani, ha sciacquato in fretta la propria colpa”.
 
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  davar
pagine ebraiche - il dossier
In viaggio, oltre la frontiera
“Guardare oltreconfine vuol dire scoprire mondi vicini, per certi versi simili, per altri profondamente diversi”.
Nell’aprile del 2012, su Pagine Ebraiche, in un grande dossier cercavamo di spiegarvi cosa succede in tre realtà straniere ma comunque legate in modo speciale all’Italia per motivi storici e linguistici: Fiume, Lugano, San Marino. L’impegno di piccoli nuclei ebraici che resistono per mantenere un presidio di identità, il confronto con la società, la memoria di un passato in qualche caso segnato da ombre davvero pesanti. Analogie e peculiarità che abbiamo cercato di valorizzare dando voce ai protagonisti del presente.
Sette anni dopo siamo tornati a curiosare in questi tre luoghi, per vedere cosa accade, stabilire se possibile un confronto e tracciare un bilancio. Un viaggio che, anche in questa seconda circostanza, si è rivelato carico di spunti. Ed è diventato un dossier, “Oltreconfine”, pubblicato sul numero di marzo del giornale dell’ebraismo italiano in distribuzione e curato da Adam Smulevich.
Emozionante ad esempio constatare come a Fiume, un tempo sede di una fiorente comunità ebraica quasi del tutto annientata dalla Shoah, con poche forze ci si prodighi per tener viva quella storia e al tempo stesso recitare un ruolo di primo piano nel contesto cittadino e regionale. Affiancata agli impegni di Memoria, che in marzo avranno un momento apicale con il ritorno delle sorelle Andra e Tatiana Bucci in Quarnero e l’apposizione di alcune pietre d’inciampo in ricordo dei loro cari, si svolge infatti un’attività nel segno delle porte aperte che ha fatto della sinagoga un luogo di riferimento per diverse iniziative. Ed è stata l’amministrazione cittadina a farsi carico assieme alla Comunità di questa sfida, sostenendo la realizzazione di alcune pubblicazioni, l’organizzazione di mostre e incontri, la visita ai luoghi ebraici. In un Paese attraversato da nuove inquietanti correnti nazionalistiche, un segnale non scontato e che è frutto del grande lavoro dei volontari che orbitano attorno al vecchio tempio ortodosso, l’unico rimasto in piedi dopo la seconda guerra mondiale e la devastazione portata dai nazifascisti.
Piccoli numeri, ma grande impegno anche a Lugano. Un tempo meta di molti ebrei chassidici provenienti dall’Est Europa, la Comunità ticinese è oggi amministrata da un rabbino chabad nel segno di un proficuo incontro tra molte nazionalità che nella democratica Svizzera hanno trovato accoglienza e diritti. Non andò sempre così, come ci ricorda la vicenda della senatrice a vita Liliana Segre che proprio al confine elvetico fu respinta e da lì iniziò il suo terribile viaggio verso Auschwitz. Ma in chi non incontrò ostacoli insormontabili, fu quello l’inizio di una storia differente.
La Lugano ebraica di oggi è caratterizzata dall’attivismo del rabbino Yaakov Kantor, della moglie Yuti e di alcuni volontari. I numeri sono quelli di una medio-piccola Comunità ebraica italiana ma le funzioni in sinagoga per lo Shabbat raggiungono sempre il minian, il numero minimo di dieci uomini maggiorenni. Un segno di vitalità da non trascurare e che permette di guardare con un certo ottimismo al futuro, anche tenendo conto del rapporto esistente con la vicina Milano in cui studiano sette degli otto figli della coppia.
Non è sede di una Comunità ebraica, ma ha molto da raccontare anche San Marino. Sia perché sul Monte Titano in tanti trovarono ospitalità al riparo dai nazifascisti. Sia perché, con il pubblico riconoscimento istituzionale di queste pagine di coraggio, i rapporti tra la piccola democrazia e il giovane Stato di Israele sono sempre stati caratterizzati da un significato particolare. Come rivelano alcuni documenti da poco valorizzati dalla professoressa Patrizia Di Luca che mettono al centro questo rapporto attraverso le parole di gratitudine di David Ben Gurion e dei leader sammarinesi. Diplomazia, inclusione e attenzione ai valori universali, con un’attenzione rivolta in prima istanza alle nuove generazioni: è su questo filone che la relazione prosegue oggi, mettendo in gioco non solo i rappresentanti israeliani sempre accolti con calore a San Marino ma anche esponenti del mondo ebraico italiano.
Torniamo quindi oltreconfine. Per ritrovare qualcosa di noi, ma anche per scoprire qualcosa di nuovo.


(Nell'immagine in alto una visita alla sinagoga di Fiume condotta da Rina Brumini, in basso la prima pagina del dossier con l'immagine del rabbino Yaakov Kantor su un battello a Lugano)
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la missione israeliana che punta alla luna
Beresheet, un selfie spaziale
A 37.600 chilometri dalla Terra, la navicella spaziale israeliana Beresheet, diretta verso la Luna, si è girata lentamente per scattare una foto della Terra. Sullo sfondo, il continente australiano mentre in primo piano una targa con la bandiera israeliana e le scritte “Am Israel Hai” (in ebraico, il popolo d’Israele vive) e “Small Country Big Dreams” (piccola nazione, grandi sogni). Una sorta di selfie nello spazio con la speranza di portare a termine una missione dal significato storico.
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qui roma - la riunione 
'Cultura, un anno da protagonisti'
Dal completamento e aggiornamento della catalogazione dei beni conservati in tutta Italia, al censimento e alla schedatura dell’immenso patrimonio librario delle Comunità, dalla creazione del nuovo portale, in italiano e in inglese, dedicato ai luoghi ebraici, allo sviluppo di importanti progetti nel Meridione, con particolare riferimento alle catacombe di Venosa, alla promozione di attività di ricerca e di studio.
Un anno di intenso lavoro alle spalle per la Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia, il cui Consiglio si è oggi riunito a Roma per approvare il bilancio del 2018 (il via libera è arrivato con voto unanime) e per condividere le sfide di un altro anno di impegni.
“Il 2018 ha visto un significativo consolidamento del lavoro avviato negli anni precedenti. In questo solco siamo pronti a lasciare un segno anche nel 2019” conferma il presidente della Fondazione Dario Disegni.
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qui milano - l'evento 
"Il futuro passa dall'energia"
“Se componiamo i diversi tasselli dell’innovazione tecnologica in cui stiamo vivendo, vediamo che siamo sulla soglia di una rivoluzione energetica: i combustibili fossili sono ancora l’80 per cento dell’utilizzato oggi ma la sfida e l’interesse che abbiamo posto nel libro è dimostrare che tra 20 anni, 30 anni, sarà un altro mondo”. Un mondo in cui l’energia sarà sempre più legata a fonti rinnovabili, sole, vento, geotermia, maree; in cui la tecnologia porterà i cittadini ad essere protagonisti della gestione energetica; in cui l’impegno comune dovrà essere diretto a rispondere al problema del cambiamento climatico. Molto del nostro futuro passa insomma dall’energia, come ha chiarito l’economista Valeria Termini in occasione della presentazione a Milano del suo ultimo libro.

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qui casale - l'anniversario 
Sinagoga, 50 anni dal restauro

Un concerto per festeggiare
A Casale Monferrato, in Comunità, si è parlato di storie ritrovate. Una è quella personale di Cesare Carmi. Luciana Laudi, collaboratrice del CDEC, e Bruno Carmi hanno evocato questo ragazzo degli Anni Quaranta rendendo vivo e personale il dramma della Shoah.
Prima però Elio Carmi ha voluto raccontare un’altra storia: quella della Comunità casalese e delle attività organizzate per celebrare i 50 anni del restauro della sinagoga.
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informazione - international edition
Il ritorno della Academy 
La Israel Cycling Academy parteciperà alla nuova edizione del Giro d’Italia. Ad aprire la nuova uscita di Pagine Ebraiche International Edition sono gli aggiornamenti sui successi della prima squadra ciclistica professionista israeliana, che dopo aver ampiamente superato le previsioni nella massima corsa tricolore che lo scorso anno partiva da Gerusalemme, è stata premiata ottenendo una wild card anche per il 2019; nella compagine militano tra l’altro tre atleti italiani.
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pilpul


La minaccia dell'ultradestra
Molti in queste ore vedono la seconda stagione di “Suburra”, a mio modesto avviso inferiore alla prima. E se qualcuno di questi ha letto la recente relazione dei servizi di informazione italiani (cioè i servizi segreti), avrà provato una sensazione di straniante sovrapposizione. Affermano testualmente i nostri 007: “Costante attenzione informativa è stata riservata al panorama dell’ultradestra (…) Caratterizzatosi per una pronunciata vitalità, ha riproposto, specie con riguardo alle formazioni più strutturate, alcune consolidate linee di tendenza: competizioni ‘egemoniche’ e fluidità di rapporti, interesse ad accreditarsi sulla scena politica mantenendo uno stretto ancoraggio alla ‘base’, propensione ad intensificare le relazioni con omologhe formazioni estere (…)

Tobia Zevi
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La parola antisemitismo
In qualche sede, e segnatamente nei mass media, si diffonde l’idea che “la parola antisemitismo, che è terribile se si pensa al passato degli ebrei europei, massacrati per secoli, oggi si è evoluta perché gli ebrei fuori di Israele, non condannano Israele. Israele si dice rappresentante di tutti gli ebrei del mondo e allora e allora e fa delle cose atroci. Bisogna tenere conto, tenere conto di questo”.
Quindi, se gli ebrei condannassero Israele non esisterebbe l’antisemitismo; viceversa, se non lo condannassero l’antisemitismo sarebbe inevitabile, perché “Israele fa cose atroci”.


Emanuele Calò
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La storia a scuola
Parliamo dello studio della storia, sempre più centrale nell’attuale dibattito sulla formazione scolastica. Ne ha opportunamente trattato Anna Segre nella sua rubrica settimanale su queste pagine, mettendo sul tavolo l’esperienza concreta dell’insegnante. Certo, siamo in parte rassicurati dalle puntualizzazioni del Ministro Bussetti, che rispondendo a spron battuto alle sacrosante preoccupazioni espresse dalla Senatrice Liliana Segre circa la scomparsa del cosiddetto “tema storico” dalla prima prova dell’Esame di Stato ha ribadito l’essenzialità della preparazione storica e il posto importante che in esso la storia continuerà ad avere. Promessa confermata in pieno dalla simulazione nazionale di poche settimane fa, che metteva proprio la riflessione storica al centro di uno dei percorsi indicati agli studenti.

David Sorani
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L'acacia del deserto
Due parashot dopo quella della concessione dei Comandamenti il Signore comanda a Mosé di costruire l’Arca dove deporre le Tavole consegnategli sul Monte Sinai. Nell’ambiente arido del deserto attraversato dagli ebrei il materiale da costruzione scarseggiava, ma il Signore indirizzò Mosé verso l’albero (quasi unico) che cresceva nel deserto l’acacia (Shittim). L’acacia ha molte spine lunghe che spuntano dagli ampi rami. I rami di solito si intrecciano con quelli delle acacie vicine formando fitte macchie; questo indubbiamente spiega il perché della forma plurale shittìm usata quasi sempre nel Tanah.

Roberto Jona
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