Michael Ascoli, rabbino | “Evviva”,
abbiamo superato la “linea rossa inferiore”. Grida di giubilo ben
comprensibili, il lago di Tiberiade è salvo. Grazie a un’annata in cui
il Signore sta concedendo piogge molto abbondanti, il pericolo di un
danno ecologico irreversibile è per il momento scongiurato. Se però
scendiamo più a sud, la situazione è diversa. Lì troviamo il “mare del
sale” come si chiama in ebraico. E il nome è attualissimo, dato che
questi sali sono fonte di industrie estremamente fiorenti e rinomate
nel mondo intero: i famosissimi prodotti del Mar Morto. Mar Morto,
appunto, come si chiama in italiano e in molte altre lingue. Ed anche
questo nome è attualissimo, tristemente: perché il mare sta
scomparendo, al ritmo vertiginoso di oltre un metro di livello ogni
anno.
| |
Leggi
|
Dario
Calimani,
Università di Venezia
|
L’antisemitismo
sta tornando di moda prepotentemente. Se lo stanno contendendo da
destra e da sinistra, in una gara che diventa per noi sempre più
allarmante. Superfluo fare il lungo e noioso elenco dei paesi in cui
attecchisce rigoglioso il pregiudizio antiebraico e rivisitare gli
episodi quotidiani che, un po’ dappertutto, ce ne danno triste prova
tenendo viva la nostra inquietudine. Cimiteri profanati, sinagoghe
oltraggiate, aggressioni alle persone, graffiti insultanti, minacce e
intimidazioni nei contesti più disparati, accuse e calunnie mediatiche,
raffronti indecenti.
|
|
Leggi
|
|
L'archivio segreto
|
Sui
quotidiani di oggi, ampio spazio all’annuncio di Bergoglio
dell’apertura il 2 marzo 2020 degli archivi inerenti il pontificato di
Pio XII (1939-1958). La Chiesa non ha paura della storia, Pacelli
merita una valutazione oggettiva, il messaggio del papa. Da oltre mezzo
secolo gli studiosi della Seconda guerra mondiale e della Shoah,
riporta sul Corriere della Sera Luigi Accattoli, sono “interessati in
particolare a una piena conoscenza degli atti di quel Pontefice nei
confronti dello sterminio degli Ebrei: la questione del cosiddetto
‘silenzio di Papa Pacelli’ che fu sollevata la prima volta nel 1963 dal
dramma II Vicario di Rolf Hochhuth”. Accattoli ricorda il titolo
dell’approfondimento di ieri sul notiziario Pagine Ebraiche 24, in cui
si definiva l’apertura dell’archivio “un atto atteso da lungo tempo” e
la valutazione della storica Anna Foa, il cui auspicio è che la
decisione “possa aiutare a risolvere due leggende: quella nera e quella
rosa”. Per Iael Nidam Orvieto, direttrice dell’International Institute
for Holocaust Research dello Yad Vashem, la notizia è “importante
anzitutto per la Chiesa cattolica. Fare i conti con la propria storia e
affrontare il proprio passato con serenità e volontà di imparare è cosa
utile”. Intervistata da Repubblica, la studiosa sottolinea come la
mancanza di una denuncia dello sterminio ebraico da parte di Pacelli
sia cosa nota, “ciò che non sappiamo è il perché di questa politica, le
ragioni e i criteri che l’hanno generata, cosa è accaduto insomma
dietro le quinte. Tutto ciò dovrà ora essere accuratamente analizzato”.
La Stampa riporta le reazioni del mondo ebraico italiano,
dall’apprezzamento espresso dalla presidenza UCEI alla valutazione del
rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni – “Il nostro giudizio storico
sugli eventi non cambia” -. Per Andrea Riccardi, intervistato dal
quotidiano torinese, “la chiusura di un archivio non faceva una bella
impressione, ora parlerà la storia”. “Decidere di restituire Pio XII a
un lavoro storico che non cerca di mettergli in testa aureole o cenere,
– scrive Alberto Melloni su Repubblica – ma di capire il percorso di
negligenza spirituale che rese un’intera Chiesa inerte davanti al
crimine dei nazisti e dei fascisti è un buon servizio alla Chiesa, un
favore alla cultura pubblica di chi, come noi italiani, ha sciacquato
in fretta la propria colpa”.
|
|
Leggi
|
|
|
|
pagine ebraiche - il dossier In viaggio, oltre la frontiera
“Guardare oltreconfine vuol dire scoprire mondi vicini, per certi versi simili, per altri profondamente diversi”.
Nell’aprile del 2012, su Pagine Ebraiche, in un grande dossier
cercavamo di spiegarvi cosa succede in tre realtà straniere ma comunque
legate in modo speciale all’Italia per motivi storici e linguistici:
Fiume, Lugano, San Marino. L’impegno di piccoli nuclei ebraici che
resistono per mantenere un presidio di identità, il confronto con la
società, la memoria di un passato in qualche caso segnato da ombre
davvero pesanti. Analogie e peculiarità che abbiamo cercato di
valorizzare dando voce ai protagonisti del presente.
Sette anni dopo siamo tornati a curiosare in questi tre luoghi, per
vedere cosa accade, stabilire se possibile un confronto e tracciare un
bilancio. Un viaggio che, anche in questa seconda circostanza, si è
rivelato carico di spunti. Ed è diventato un dossier, “Oltreconfine”,
pubblicato sul numero di marzo del giornale dell’ebraismo italiano in
distribuzione e curato da Adam Smulevich.
Emozionante ad esempio constatare come a Fiume, un tempo sede di una
fiorente comunità ebraica quasi del tutto annientata dalla Shoah, con
poche forze ci si prodighi per tener viva quella storia e al tempo
stesso recitare un ruolo di primo piano nel contesto cittadino e
regionale. Affiancata agli impegni di Memoria, che in marzo avranno un
momento apicale con il ritorno delle sorelle Andra e Tatiana Bucci in
Quarnero e l’apposizione di alcune pietre d’inciampo in ricordo dei
loro cari, si svolge infatti un’attività nel segno delle porte aperte
che ha fatto della sinagoga un luogo di riferimento per diverse
iniziative. Ed è stata l’amministrazione cittadina a farsi carico
assieme alla Comunità di questa sfida, sostenendo la realizzazione di
alcune pubblicazioni, l’organizzazione di mostre e incontri, la visita
ai luoghi ebraici. In un Paese attraversato da nuove inquietanti
correnti nazionalistiche, un segnale non scontato e che è frutto del
grande lavoro dei volontari che orbitano attorno al vecchio tempio
ortodosso, l’unico rimasto in piedi dopo la seconda guerra mondiale e
la devastazione portata dai nazifascisti.
Piccoli
numeri, ma grande impegno anche a Lugano. Un tempo meta di molti ebrei
chassidici provenienti dall’Est Europa, la Comunità ticinese è oggi
amministrata da un rabbino chabad nel segno di un proficuo incontro tra
molte nazionalità che nella democratica Svizzera hanno trovato
accoglienza e diritti. Non andò sempre così, come ci ricorda la vicenda
della senatrice a vita Liliana Segre che proprio al confine elvetico fu
respinta e da lì iniziò il suo terribile viaggio verso Auschwitz. Ma in
chi non incontrò ostacoli insormontabili, fu quello l’inizio di una
storia differente.
La Lugano ebraica di oggi è caratterizzata dall’attivismo del rabbino
Yaakov Kantor, della moglie Yuti e di alcuni volontari. I numeri sono
quelli di una medio-piccola Comunità ebraica italiana ma le funzioni in
sinagoga per lo Shabbat raggiungono sempre il minian, il numero minimo
di dieci uomini maggiorenni. Un segno di vitalità da non trascurare e
che permette di guardare con un certo ottimismo al futuro, anche
tenendo conto del rapporto esistente con la vicina Milano in cui
studiano sette degli otto figli della coppia.
Non è sede di una Comunità ebraica, ma ha molto da raccontare anche San
Marino. Sia perché sul Monte Titano in tanti trovarono ospitalità al
riparo dai nazifascisti. Sia perché, con il pubblico riconoscimento
istituzionale di queste pagine di coraggio, i rapporti tra la piccola
democrazia e il giovane Stato di Israele sono sempre stati
caratterizzati da un significato particolare. Come rivelano alcuni
documenti da poco valorizzati dalla professoressa Patrizia Di Luca che
mettono al centro questo rapporto attraverso le parole di gratitudine
di David Ben Gurion e dei leader sammarinesi. Diplomazia, inclusione e
attenzione ai valori universali, con un’attenzione rivolta in prima
istanza alle nuove generazioni: è su questo filone che la relazione
prosegue oggi, mettendo in gioco non solo i rappresentanti israeliani
sempre accolti con calore a San Marino ma anche esponenti del mondo
ebraico italiano.
Torniamo quindi oltreconfine. Per ritrovare qualcosa di noi, ma anche per scoprire qualcosa di nuovo.
(Nell'immagine
in alto una visita alla sinagoga di Fiume condotta da Rina Brumini, in
basso la prima pagina del dossier con l'immagine del rabbino Yaakov
Kantor su un battello a Lugano) Leggi
|
La minaccia dell'ultradestra
|
Molti
in queste ore vedono la seconda stagione di “Suburra”, a mio modesto
avviso inferiore alla prima. E se qualcuno di questi ha letto la
recente relazione dei servizi di informazione italiani (cioè i servizi
segreti), avrà provato una sensazione di straniante sovrapposizione.
Affermano testualmente i nostri 007: “Costante attenzione informativa è
stata riservata al panorama dell’ultradestra (…) Caratterizzatosi per
una pronunciata vitalità, ha riproposto, specie con riguardo alle
formazioni più strutturate, alcune consolidate linee di tendenza:
competizioni ‘egemoniche’ e fluidità di rapporti, interesse ad
accreditarsi sulla scena politica mantenendo uno stretto ancoraggio
alla ‘base’, propensione ad intensificare le relazioni con omologhe
formazioni estere (…)
Tobia Zevi
Leggi
|
|
La parola antisemitismo
|
In
qualche sede, e segnatamente nei mass media, si diffonde l’idea che “la
parola antisemitismo, che è terribile se si pensa al passato degli
ebrei europei, massacrati per secoli, oggi si è evoluta perché gli
ebrei fuori di Israele, non condannano Israele. Israele si dice
rappresentante di tutti gli ebrei del mondo e allora e allora e fa
delle cose atroci. Bisogna tenere conto, tenere conto di questo”.
Quindi, se gli ebrei condannassero Israele non esisterebbe
l’antisemitismo; viceversa, se non lo condannassero l’antisemitismo
sarebbe inevitabile, perché “Israele fa cose atroci”.
Emanuele Calò
Leggi
|
|
La storia a scuola |
Parliamo
dello studio della storia, sempre più centrale nell’attuale dibattito
sulla formazione scolastica. Ne ha opportunamente trattato Anna Segre
nella sua rubrica settimanale su queste pagine, mettendo sul tavolo
l’esperienza concreta dell’insegnante. Certo, siamo in parte
rassicurati dalle puntualizzazioni del Ministro Bussetti, che
rispondendo a spron battuto alle sacrosante preoccupazioni espresse
dalla Senatrice Liliana Segre circa la scomparsa del cosiddetto “tema
storico” dalla prima prova dell’Esame di Stato ha ribadito
l’essenzialità della preparazione storica e il posto importante che in
esso la storia continuerà ad avere. Promessa confermata in pieno dalla
simulazione nazionale di poche settimane fa, che metteva proprio la
riflessione storica al centro di uno dei percorsi indicati agli
studenti.
David Sorani
Leggi
|
|
L'acacia del deserto
|
Due
parashot dopo quella della concessione dei Comandamenti il Signore
comanda a Mosé di costruire l’Arca dove deporre le Tavole consegnategli
sul Monte Sinai. Nell’ambiente arido del deserto attraversato dagli
ebrei il materiale da costruzione scarseggiava, ma il Signore indirizzò
Mosé verso l’albero (quasi unico) che cresceva
nel deserto l’acacia (Shittim). L’acacia ha molte spine lunghe che
spuntano dagli ampi rami. I rami di solito si intrecciano con quelli
delle acacie vicine formando fitte macchie; questo indubbiamente spiega
il perché della forma plurale shittìm usata quasi sempre nel Tanah.
Roberto Jona
Leggi
|
|
|