TRUMP VERSO LA FIRMA DI UN DOCUMENTO UFFICIALE ALLA PRESENZA DI NETANYAHU
"Alture del Golan, sovranità appartiene a Israele"
La Casa Bianca prepara il riconoscimento
I funzionari della Casa Bianca stanno attualmente redigendo una dichiarazione ufficiale degli Stati Uniti che riconosca la sovranità israeliana sulle alture del Golan, con il presidente Donald Trump pronto a firmarla in occasione dell'incontro con il primo ministro Benjamin Netanyahu a Washington. Netanyahu sarà infatti nella capitale Usa per intervenire al Congresso dell'Aipac, organizzazione americana impegnata nel sostegno politico a Israele, al centro del dibattito nazionale dopo le critiche provenienti da alcuni democratici (non senza veleni antisemiti).
L'intenzione di riconoscere la sovranità sul Golan, conquistato da Israele nella guerra dei sei giorni del '67, è stata annunciata da Trump in un tweet: “È tempo per gli Stati Uniti di riconoscere pienamente la sovranità di Israele sulle alture del Golan”, il suo cinguettio che ha capovolto decenni di politica statunitense. I leader israeliani hanno accolto, com'era prevedibile, con grande favore l'annuncio. Per Netanyahu "il messaggio che il Presidente Trump ha dato al mondo è che l'America è al fianco di Israele".
L'OMAGGIO PROMOSSO DALLA COMUNITÀ EBRAICA TORINESE E DALL'ANPI
Torino celebra il padre costituente
Una piazza per Umberto Terracini
Il Borgo Aurora della città di Torino ha ora una piazza intitolata ad Umberto Terracini, Presidente dell’Assemblea Costituente. La Città accoglie così l’istanza presentata nel 2017 dall’ANPI e dalla Comunità Ebraica del capoluogo piemontese.
Terracini, nato a Genova nel 1895, trascorre la sua fanciullezza, dopo la prematura scomparsa del padre, a Torino, città della madre Ada Segre, dove frequenta la Scuola ebraica “Colonna e Finzi” e dove, su incarico del Rabbino Bolaffio, da ragazzo si recava ad aprire i bossoli del KKL. Ma sarà la carriera politica a definirne i tratti distintivi: uomo politico integerrimo, rigoroso e indipendente nei suoi giudizi e nelle sue posizioni, nonché autorevole Presidente dell’Assemblea Costituente. A rendere omaggio alla sua figura il Presidente del Consiglio Comunale, Francesco Sicari, la Presidente dell’ANPI Provinciale, Maria Grazia Sestero e il Presidente della Comunità, Dario Disegni, che si è soffermato sull’azione di Terracini nei confronti degli Ebrei e dello Stato di Israele, sottolineando alcuni aspetti fondamentali del suo operato: l’intervento in Assemblea Costituente per l’adozione dell’art. 8 della Costituzione, che prevede le Intese tra lo Stato e le confessioni religiose diverse dalla cattolica; l’azione a favore del riconoscimento, avvenuto nel 1955, con la legge che porta il suo nome, delle provvidenze a favore dei perseguitati politici e razziali, con una specifica attenzione alla peculiare condizione degli Ebrei sopravvissuti alla tragedia della Shoah; la ferma denuncia dell’antisemitismo nell’Unione Sovietica; l’iniziativa per il riconoscimento dello Stato di Israele da parte dell’Italia e la battaglia contro l’isolamento del giovane Stato che si stava affermando nel blocco comunista e nel PCI e per una corretta lettura del Sionismo come movimento di liberazione nazionale del popolo ebraico.
QUI MILANO - L'INIZIATIVA AL MEMORIALE DELLA SHOAH
Essere i testimoni del presente
“Annalisa de Curtis ha colto la tonalità etica della mia scrittura. Indubbiamente quello che scrivo ha un vincolo etico ma così come, citando dei maestri, lo ha per esempio il cinema di Kieślowski. Non c'è moralismo ma si richiede un atteggiamento di responsabilità, quello che Euripide chiamava la parresia: essere presenti, portare la propria voce e rispondere di ciò che si dice. Io non invento storie fantastiche ma racconto della mia vita, di cose che succedono attorno a me e lo faccio prendendomi la responsabilità delle mie parole”. L'impegno a testimoniare il presente è il contributo che lo scrittore Mauro Covacich - protagonista dell'intervista di Pagine Ebraiche di Marzo, attualmente in distribuzione - porta al Memoriale della Shoah di Milano: un richiamo etico a rispondere delle proprie affermazioni in una società sempre più incline a non pesare le parole, in cui le affermazioni violente vengono espresse con sconcertante leggerezza per poi essere velocemente ritrattate, modificate o cancellate. L'impegno di Covacich è a dire la verità, la sua verità, assumendosi i rischi. E in questo, spiega a Pagine Ebraiche lo scrittore triestino, c'è un'affinità con il Memoriale della Shoah: “è uno spazio curato, in cui si vede l'intervento degli architetti, sempre leggibile, non è mai nascosto, in cui è stato fatto quasi esclusivamente un lavoro a togliere per ripristinare lo stato iniziale del luogo: una ricostruzione della verità, lasciando spoglie ed evidenti le tracce di quelle verità. Indubbiamente quel tipo di lavoro di smascheramento, di lettura smascherante è molto simile a quello che faccio io nella scrittura”. E di smascheramento, o meglio svelamento e inganno lo scritto ha la possibilità di parlare in occasione della manifestazione “C’era ancora una volta... Attraverso la fiaba, il Museo come Laboratorio del Presente” (23 e 24 marzo) curata da Annalisa de Curtis e Andrea Vercellotti.
Rassegna stampa Ius soli, dibattito
di cittadinanza
Torna di attualità la discussione sullo ius soli, la cittadinanza per nascita. Il dibattito si è riacceso “dopo la grande paura per i 51 ragazzini rapiti sull’autobus a Milano. Almeno una dozzina di loro, infatti, sono figli di immigrati, quindi senza cittadinanza italiana”, racconta il Corriere, tra cui Ramy, il “ragazzino eroe”, come lo descrivono i quotidiani italiani, a cui in molti hanno proposto di dare la cittadinanza. “Ramy non è tanto un eroe perché ha avuto il coraggio di liberare se stesso e i compagni dalle mani di un pazzo, terrorista o criminale che sia, da una situazione che poteva finire molto male. – scrive La Stampa – Ma perché ha avuto il coraggio di chiedere quello che sente come un diritto, non una ‘ricompensa’ come la si vuole far passare e non solo per se stesso ma per tutti i bambini nati e cresciuti in Italia che di straniero hanno solo il passaporto”. A questa richiesta però il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha risposto così “Ramy vorrebbe avere lo Ius soli? È una scelta che potrà fare quando verrà eletto parlamentare”. Su Repubblica, il padre del ragazzo, Khaled Shehata, afferma: “Non è giusto. Mio figlio ha salvato la vita a 53 persone, porca miseria. L’Italia dovrebbe premiare il suo coraggio. Ha solo 13 anni, vi rendete conto?”. “Ramy è nato e cresciuto qui, frequenta le vostre scuole, parla alla perfezione la vostra lingua: è già italiano. E come lui lo sono i suoi compagni, la cittadinanza dovrebbero averla anche loro”. A favore dello ius soli, il leader del Pd Nicola Zingaretti e l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni (Repubblica). Leggi
QUI ROMA - L'INIZIATIVA DI BEAUTIFUL ISRAEL
“Tutela dell'ambiente, ascoltiamo il Talmud”
Sostenibilità, territorio e ambiente. Quali opportunità e sfide per la società contemporanea? Attorno a questo interrogativo si è svolto oggi a Roma, nella sede dell’Università Europea, un convegno promosso dall’Italian Council Beautiful Israel. Aperto dai saluti del magnifico rettore Pedro Barrajon e dal co-fondatore di Beautiful Israel Dario Coen, il convegno ha portato diverse esperienze e sensibilità all’attenzione dei presenti. Con una attenzione particolare alle iniziative intraprese in tal senso dallo Stato ebraico, da tempo all’avanguardia.
Oltre cento partecipanti alla festa di Purim “Back to 90s” organizzata da Unione Giovani Ebrei d’Italia e Delet in un noto locale romano. Un risultato commentato con soddisfazione dagli organizzatori.
“L’evento, non solo ha rafforzato la partnership con l’Ugei, ma ha segnato una ripresa decisa delle attività giovanili ebraiche” sottolinea Giordana Moscati, assessore ai giovani della Comunità ebraica di Roma.
“Il fascismo raccolse molte buone ragioni di rabbia sociale, e le trasformò sistematicamente in torti, in sopraffazione sistematica, in negazione dei valori dell’umanità. Se troviamo un’analogia col presente, sta in questa doppia dimensione costitutiva del fascismo”.
L’ha detto ieri sera Antonio Scurati alla Fondazione Feltrinelli a Milano in una serata dal titolo “Arrabbiati, delusi, senza partito. Il fascismo cento anni fa”, dove si parlava di Mussolini, ma anche di noi, e dei nostri malesseri, quelli di ora. Forse in questo paese c’è ancora speranza che ci siano intellettuali non banali.
Il giorno di Purim, dopo aver ascoltato la lettura della Meghillat Ester al Tempio dei Giovani “Panzieri-Fatucci” sull’Isola Tiberina, ho approfittato della giornata di vacanza e del bel tempo per andare in giro per il centro storico di Roma. Camminavo senza seguire un itinerario preciso e a un certo punto, passando per i vicoli e vicoletti che separano Corso Vittorio Emanuele (II) e Castel S. Angelo, mi sono ritrovato davanti a una lapide dedicata “Ai combattenti della libertà umili eroi d’Italia trucidati alle Fosse Ardeatine caduti sotto il piombo dei nazi-fascisti” il 24 marzo 1944.
Il fascismo italiano non è nato in piazza San Sepolcro, il 23 marzo 1919, con la fondazione dei Fasci italiani di combattimento. Come movimento (poi partito ed infine regime), doveva ancora fare molta strada per definirsi al pari di un soggetto politico unitario, quindi in grado di condizionare per davvero la vita del nostro Paese. Ne è riscontro che alla fine di quell’anno i Fasci potevano contare su una trentina di circoli in tutta Italia, con meno di diecimila aderenti complessivi.
La foto di Francette Levieux, fotografa ufficiale dell’Opéra di Parigi, è potente nel fissare l’istante in cui Rudolf Nureyev, emblema della danza, si ferma in aria in tutta la sua straordinaria eleganza.
Spirito libero e rivoluzionario, insofferente ad ogni forma di regola o limite, diviene nel 1961 uno dei simboli della Guerra Fredda. La sua è la storia di molti, di tutti coloro che scapparono prima e dopo di lui dalla morsa del regime sovietico; ma nessuno, come lui, ha lasciato un’impronta così indelebile nel mondo della danza.
Il contesto è quello dell’URSS all’indomani del regime staliniano, che con Nikita Chruscev diede l’avvio al primo processo di destalinizzazione dell’URSS e alle prime forme di disgelo con gli Stati dell’Occidente.