Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui        10 Aprile 2019 - 5 Nissan 5779
 
LE ELEZIONI IN ISRAELE

Netanyahu verso il quinto mandato

Fino alla fine di giovedì non si avrà un risultato definitivo dei conteggi ma il risultato delle elezioni israeliane è chiaro: il Premier uscente Benjamin Netanyahu ha vinto. Nonostante il pareggio tra il suo Likud e il partito avversario Kahol Lavan (35 a 35), Netanyahu può infatti contare sulla chiara maggioranza del blocco di destra, che ottiene 65 seggi contro i 55 del blocco del centro-sinistra. Con dieci seggi di vantaggio, la coalizione di Netanyahu si baserà su un blocco haredi molto forte, composto da 16 seggi, suddivisi equamente tra Shas e Yahadut HaTora (3 in più rispetto al passato). L’Unione dei partiti della destra (5) e Kulanu (4) saranno della partita, così come Israel Beiteinu di Avigdor Lieberman (5), nonostante gli screzi passati con il Primo ministro. Fuori sembra rimarranno Naftali Bennett e Ayelet Shaked, ministri uscenti dell’Educazione e della Giustizia e grandi sconfitti a destra di questa tornata elettorale.
ELEZIONI ISRAELIANE - L'ANALISI DI SERGIO DELLA PERGOLA 

"Niente cambiamento, grande vittoria di Bibi" 

“La chiave di lettura è che Israele è un paese normale, che non è isolato dal mondo e riflette quindi le sue tendenze. Come negli altri Stati, anche Israele si spinge sempre più verso il nazionalpopulismo. Si pensava potesse esserci un cambiamento, ma alla fine non c’è stato”. È il commento a caldo del demografo Sergio Della Pergola a Pagine Ebraiche rispetto alle elezioni israeliane che hanno visto il blocco della destra guidato dal Premier Benjamin Netanyahu surclassare ancora una volta quello del centro-sinistra, questa volta rappresentato dall’ex generale Benny Gantz. “Avevo previsto un risultato finale di 65 a 55 seggi e così è stato – spiega Della Pergola, consultato dai principali media israeliani e italiani per le sue analisi sulla società e sulla politica d’Israele – I due partiti più grandi, Likud e Kachol Lavan, hanno prosciugato quelli più piccoli, attraendo voti nei rispettivi schieramenti. E a guadagnarci è stato soprattutto Netanyahu: con i 35 seggi ottenuti dal Likud avrà una posizione di assoluta dominanza nella coalizione e il Primo ministro potrà imporre la sua intelligenza. Inoltre, potrà probabilmente far passare senza tanta difficoltà una legge che lo renda immune dalle inchieste a suo carico”.
LA LUNGA NOTTE AL QUARTIER GENERALE DI GANTZ

Kachol Lavan e l'illusione di una vittoria sfumata

L’esplosione di gioia ai primi exit poll dei sostenitori di Kahol Lavan nel centro congressi di Tel Aviv – luogo scelto dal partito per seguire i risultati elettorali –  è stata quasi incontenibile. Urla, abbracci, tamburi, canti e cori che incoronavano Benny Gantz come futuro Premier d’Israele. Una reazione che sembrava quasi voler esorcizzare le preoccupazioni di una giornata passata ciascuno a casa propria. Il centro congressi infatti fino alle 21 di sera aveva le sembianze di una gigante redazione: giornalisti israeliani e da tutto il mondo facevano continui collegamenti e chiacchieravano tra di loro cercando di indovinare i possibili risultati mentre elettori e candidati erano in forte minoranza. La maggior parte dei giornalisti dava Netanyahu per vincente e in pochi credevano nell’exploit di Kachol Lavan. Poi hanno iniziato a confluire i sostenitori e il loro ottimismo, forse un po’ forzato, ha cambiato l’atmosfera. Hanno iniziato a distribuire bandierine d’Israele e pacche sulle spalle. Volontari sorridenti hanno raccontato di essere esausti per una campagna elettorale durata una manciata di settimane a favore di un partito nuovo, alla sua prima apparizione sulla scena politica israeliana. In sottofondo, in un loop ossessivo, il jingle di Kachol Lavan preannunciava la vittoria del partito.


Rassegna stampa

Bibi verso l'incarico
Dopo il conteggio di quasi tutti i voti, i risultati delle elezioni israeliane parlano chiaro: il Primo ministro Benjamin Netanyahu è riuscito a mantenere la leadership del paese. Nonostante il pareggio tra il suo Likud e il partito avversario Kahol Lavan (35 a 35), Netanyahu può infatti contare sulla chiara maggioranza del blocco di destra, che ottiene 65 seggi contro i 55 del blocco del centro-sinistra. In attesa del conteggio del voto dei soldati, che potrebbe cambiare la distribuzione interna alla destra (in particolare segnare l’entrata o meno del partito Nuova Destra), alcuni verdetti sono chiari: i partiti haredi – Yahadut HaTorah e Shas – hanno rafforzato la loro posizione guadagnando tre seggi in più rispetto al passato (18 in totale), mentre è crollo per i laburisti che ottengono solo 6 seggi. Intanto, raccontano i media israeliani, il Primo ministro Netanyahu è interessato a tenere negoziati accelerati per formare il governo, che dovrebbe avere un volto simile a quello precedente.

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IL CONFRONTO AL SALONE DELLA GIUSTIZIA  

"Islam francese, basta odio"


Della sfida aperta contro l’antisemitismo è un po’ il paese laboratorio, sia per i numerosi episodi di odio e violenza che l’hanno caratterizzato in questi anni, sia perché ci vive la più numerosa comunità ebraica d’Europa. Al Salone della Giustizia in corso a Roma, attenzione rivolta alla Francia.
“Il nuovo antisemitismo in Europa. Sessanta minuti per riflettere” il titolo di un confronto che si svolto all’hotel Parco dei Principi, moderato dal giornalista Maurizio Molinari e con ospiti Pascal Markowicz, avvocato e rappresentante del Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia; Donatien Le Vaillant, magistrato, consigliere per la Giustizia e le relazioni internazionali del Dilcrah, la delegazione interministeriale del governo francese per la lotta contro il razzismo, l’antisemitismo e l’odio anti-LGBT, e l’imam Hassen Chalghoumi, presidente della Conferenza degli Imam di Francia e imam della Moschea di Drancy.  
 
Ticketless  - Mani giunte
Mi è già capitato di segnalare cattive abitudini linguistiche, tic verbali, rituali espressivi. Un esercizio che mi diverte sempre. Oggi vorrei fermare l’attenzione su una gestualità ricorrente, non solo televisiva. Sarebbero necessari altri riscontri, lo so, ma il primo a servirsene mi sembra sia stato Alessandro Baricco, più di recente ho visto inchinarsi così Marco Travaglio, domenica sera da Fazio, c’è cascato pure Michele Serra. Reverenti agnostici, si potrebbe dire. Finita la loro performance, ringraziano il pubblico plaudente. Li vediamo alzarsi in piedi, fanno un inchino.
Alberto Cavaglion
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Il futuro di Israele
Le elezioni di ieri hanno dunque confermato i numeri degli ultimi sondaggi, che davano la coalizione guidata dal Likud vincente e con i numeri in grado di governare il Paese. A meno di clamorosi ribaltoni, Bibi si appresta quindi a diventare il premier più longevo della storia del Paese, superando persino Ben Gurion. Se così fosse, per Israele si paventa un periodo di instabilità politica con un premier assediato dalle inchieste, a cui ha già dimostrato di reagire con inusitata asprezza.
Davide Assael, ricercatore
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Periscopio - Gerusalemme
Riguardo alle recenti affermazioni di papa Francesco a proposito di Gerusalemme, nelle quali si è ribadito che la città santa appartiene a tutte le fedi, che nessuna di esse deve prevalere sulle altre o essere esclusa o emarginata, credo che occorra distinguere il significato letterale delle parole da quello che esse vorrebbero invece dire, forse, in forma indiretta o allusiva.
Se ci si ferma al primo livello – che pare essere di natura squisitamente religiosa – c’è poco da commentare, non si può non essere del tutto d’accordo. Tutte le religioni, a Gerusalemme come dovunque, devono avere uguale e perfetta dignità, tutti i luoghi santi, a Gerusalemme come dovunque, devono essere liberamente accessibili a tutti i fedeli, di qualsiasi culto. Anzi, io, da non credente, sarei ancora più radicale di Papa Bergoglio, perché credo che Gerusalemme non sia solo dei credenti, ma di tutti gli uomini del mondo, atei ed eretici compresi.
Francesco Lucrezi, storico
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Il canto della Terra
Qualche giorno fa, presso l’Istituto Polacco di Roma, il Polish Piano Trio ha eseguito alcune opere cameristiche del compositore ebreo francese di origine polacca Simon (Szymon) Laks. Nato l’1 novembre 1901 a Varsavia a quel tempo sotto protettorato russo, nel 1921 Laks intraprese gli studi presso il Conservatorio di Varsavia divenuta capitale della Polonia indipendente; nel 1924 la Filarmonica di Varsavia eseguì una sua opera, ossia il poema sinfonico Farys (perduto).
Francesco Lotoro
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