IL GIORNALE DI LUGLIO ATTUALMENTE IN DISTRIBUZIONE
Dalla laicità al ruolo dell’arte e dei musei,
il nuovo numero di Pagine Ebraiche
L’Italia è un Paese laico nel senso pieno del termine? Un Paese in cui a tutti i cittadini, a prescindere da appartenenze identitarie e religiose, sono garantiti gli stessi diritti e lo stesso trattamento? E quale equilibrio ha trovato Israele, Stato ebraico e democratico? Domande a cui prova a dare risposta il dossier Laicità, pubblicato sul numero di luglio di Pagine Ebraiche attualmente in distribuzione.
Un giornale ricco di spunti, con un approfondimento sulla grande mostra ospitata agli Uffizi - “Tutti i colori dell’Italia ebraica” - che propone uno sguardo inedito e affascinante su due millenni di storia ebraica. Di mostre, arte e musei parla anche il direttore del Museo d’Israele Ido Bruno che racconta a Pagine Ebraiche cosa significa guidare una delle istituzioni fiore all’occhiello del paese.
Nelle pagine dedicate a Israele, da una parte l’effetto Conferenza del Bahrain sui rapporti tra Gerusalemme e i Paesi del Golfo, dall’altra l’avvicinamento alle elezioni di settembre, con il fronte della sinistra che cerca di organizzarsi. A proposito di sinistra, uno sguardo anche agli Stati Uniti e a cosa pensano d’Israele alcuni dei principali candidati delle primarie del partito democratico.
Nelle pagine di cultura, un ritratto dello scrittore Romain Gary, tornato alla ribalta grazie al suo ingresso nella Biblioteca della Pléiade, e le mostre dedicate a due grandi fotografi dalle biografie avvincenti: Adolfo Kaminsky e Gerty Simon.
Dalle conversioni nell’ebraismo all’antipolitica in Italia, diversi i temi analizzati nello spazio delle opinioni, con contributi, tra gli altri, di rav Roberto Della Rocca, e dello storico delle idee David Bidussa.
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LA RICHIESTA DEL PREMIER NETANYAHU ALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE
L’Iran viola l’accordo nucleare
“Si applichino le sanzioni”
Le forze di sicurezza israeliane hanno arrestato nella notte un palestinese ritenuto responsabile di aver lanciato la sua auto contro un gruppo di soldati che si trovava al checkpoint di Hizma, in Cisgiordania. Tre soldati hanno subito ferite moderate nell’attacco, due ferite lievi, ha affermato l’esercito, parlando apertamente di attentato terroristico. Intanto, a proposito di minacce, L’Iran ha annunciato che produrrà uranio arricchito oltre il limite del 3,67 per cento previsto dall’accordo sul nucleare del 2015. L’annuncio è stato fatto dal capo dei negoziatori iraniani sulle questioni nucleari, Abbas Araghchi, che ha spiegato che l’Iran comincerà a produrre uranio arricchito al 5 per cento, una quantità ancora lontana da quella necessaria per produrre una bomba atomica ma in ogni caso un segnale preoccupante. “L’Iran ha violato la sua solenne promessa del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di non arricchire l’uranio oltre un certo livello”, ha commentato il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu all’inizio della riunione settimanale del governo.
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I RISULTATI DELLA RICERCA NEI PAESI DELL'UE
Preoccupati dall’antisemitismo in Europa
la percezione dei giovani ebrei
I giovani ebrei europei hanno la percezione che l’antisemitismo sia in aumento nei loro paesi, sono preoccupati per propria sicurezza e incolpano i social media per l’aumento dei sentimenti antiebraici. È quanto risulta dallo studio sui “Giovani ebrei europei: Percezioni ed esperienze di antisemitismo”, che si basa su un’indagine del 2018 dell’Institute for Jewish Policy Research promossa dall’Agenzia europea dei diritti fondamentali, sotto l’egida della Commissione europea.
Circa 2.700 gli intervistati di età compresa tra i 16-34 anni, residenti in Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Olanda, Regno Unito, Spagna, Svezia, Ungheria. Dall’indagine emerge una significativa inquietudine dei giovani ebrei e un certo scetticismo nei confronti delle istituzioni: quattro su cinque affermano che l’antisemitismo è un problema nei loro paesi e ritengono che sia aumentato negli ultimi cinque anni; il 44% è stato vittima di episodi antisemitismo(12% in più della fascia più anziana); l’80% non ha denunciato i fatti alla polizia o ad altre autorità; poco meno della metà (48%) ritiene che il proprio governo li stia proteggendo adeguatamente e solo il 17% ritiene che combatta efficacemente l’antisemitismo.
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Rassegna stampa
Sbarchi, problema Ue
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IL BANDO FBCEI
Fondazione beni ebraici,
candidarsi al Consiglio
La Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia ha pubblicato un bando per individuare possibili profili di candidati a ricoprire la carica di Consigliere dell'ente. Nel bando (clicca qui) sono brevemente elencati i requisiti che il candidato deve possedere “per assicurare la più utile ed efficace pianificazione e realizzazione dei progetti della Fondazione stessa e il raggiungimento dei suoi fini istituzionali”. Le domande dovranno pervenire a mezzo e-mail entro il 31 luglio 2019 all'indirizzo: segreteria@ucei.it.
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I rabbini e il rischio della apologia
Il prof. Alberto Cavaglion ha puntualmente replicato alle mie osservazioni alla sua nota. Sono precisazioni importanti che meritano di nuovo qualche commento, ringraziandolo per l’occasione di questo confronto.
Avevo protestato perché Cavaglion accusava i rabbini italiani di trascurare la loro storia. Ora l’accusa viene riformulata con maggiore precisione; la storia non viene ignorata dai rabbini di oggi, ma i lavori da loro pubblicati che si occupano dei rabbini, spiega Cavaglion “mi paiono segnati da una impalpabile vena apologetica. Dimostrano … un debole “senso della storia”, danno risposte evasive sul ruolo che i Rabbini, all’alba del mondo nuovo, progettavano per se stessi: non spiegano a quale modello s’ispiravano, quale idea di Stato avevano in mente, come pensavano che l’ebraismo dovesse rapportarsi con una idea di nazione moderna”.
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
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Cosa dimostra Srebrenica
Martedì sarà l’anniversario dello sterminio di Srebrenica.
Quando nel maggio del 2011 è stato catturato Ratko Mladic, molti, ricordando lo sterminio di Srebrenica del luglio 1995, hanno detto che Srebrenica ci aveva «rivelato» Auschwitz. Ne dubito. Di fronte a Srebrenica tutti noi abbiamo scoperto un’altra cosa, ma non siamo in grado di dirlo.
Srebrenica 9-11 luglio 1995 dimostra due cose (almeno). La prima: sapere che sta accadendo qualcosa, vederlo persino, non impedisce che quella cosa non solo sia possibile, ma che avvenga. La seconda: dopo, noi, non i carnefici, siamo ancora in grado di vivere senza sentire la vergogna.
David Bidussa, storico delle idee
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La barca è piena
L’impressione che si avverte sempre più spesso è quella di vivere un’età di transizione, ossia di passaggio da qualcosa di già conosciuto (e quindi anche “riconosciuto”, nel senso che di esso si sa quel tanto che è necessario sapere per comportarsi in maniera adeguata, in grado di fare sì che alle azioni corrispondano determinati risultati), ad un orizzonte a dir poco indeterminato. L’indeterminatezza nasce dal combinato disposto tra il declino della prevedibilità e della calcolabilità nella vita di ogni giorno, da una parte, e dall’altra per via del senso di espropriazione che viviamo sulla nostra pelle quando qualcosa di più grosso di noi ci precipita addosso senza che per parte nostra si possa fare alcunché per evitarlo.
Claudio Vercelli, storico
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