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LA RIPRESA DELLE PROTESTE E LE RASSICURAZIONI DEL MINISTRO ERDAN

La Comunità etiope d’Israele: “Giustizia per Solomon”

Secondo il Dipartimento per le Indagini Interne del Ministero della Giustizia israeliano il proiettile che ha ucciso Solomon Tekah è rimbalzato a terra prima di colpirlo. Dall’indagine in corso sul caso del ragazzo della comunità etiope israeliana ucciso da un poliziotto fuori servizio sarebbe infatti emerso che l’ufficiale avrebbe sparato a terra e il colpo avrebbe poi colpito Solomon. Il capo del Dipartimento Keren Bar Menachem ha incontrato gli avvocati della famiglia di Tekah e suo cugino Ora Tasmah, informandoli dei progressi delle indagini. Gli avvocati della famiglia hanno chiesto di vedere i rapporti balistici e i risultati dell’autopsia del giovane e sono stati informati che la richiesta sarebbe stata presa in considerazione, hanno riferito i media locali.
Intanto proseguono le proteste della Comunità etiope d’Israele che denuncia discriminazioni e razzismo ai suoi danni da parte delle autorità e una prolungata emarginazione all’interno della società israeliana. Una situazione che, a fianco della richiesta di giustizia per il caso Solomon, ha generato le violente proteste della scorsa settimana. Proteste che hanno diviso l’opinione pubblica, con alcuni a sostenere le ragioni dei manifestanti e a comprendere il motivo della violenza, altri a considerare il mantenimento dell’ordine pubblico come prioritario. “la polizia fa tutto il possibile per consentire il diritto di protestare e la libertà di espressione in Israele, ma questo diritto non prevale sul diritto dei cittadini alla sicurezza personale e alla libertà di movimento. La libertà di protestare ha i suoi limiti. Non significa però che non ci siano poliziotti che usano il loro potere nel modo sbagliato, e noi dobbiamo prenderci cura di loro. Un poliziotto violento, che non sa come mostrare moderazione, non dovrebbe rimanere nella polizia”, ha affermato nelle scorse ore il ministro della Pubblica Sicurezza Gilad Erdan. “Ripongo le mie speranze nei giudici del paese ed è loro responsabilità garantire che la giustizia sia fatta. Ho pagato un prezzo alto, la comunità ha pagato un prezzo alto”, le parole del padre di Solomon, Worka Tekah (nell'immagine con la moglie e la foto del figlio).
PAGINE EBRAICHE - IL DOSSIER DI LUGLIO

È vera laicità quando valorizza le minoranze

Non sarà un caso che i trent’anni che ci separano dalla legge 101 dell’8 marzo 1989 che ha dettato le “Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l’Unione delle Comunità Ebraiche italiane” abbiano preceduto di poche settimane un fondamentale intervento della Corte Costituzionale che, con la sentenza n. 203 dell’11 aprile 1989, ha sancito che il principio di laicità è un principio supremo che si pone a un livello superiore sia rispetto alle leggi primarie che rispetto alle leggi di rango costituzionale.
Ebbene i due anniversari che celebriamo quest’anno, i trent’anni dall’Intesa tra Stato e Comunità ebraiche e l’enunciazione del principio di laicità espresso dal massimo organo costituzionale, appaiono inscindibili proprio perché tanto la legge quanto la sentenza della Suprema Corte muovono dai principi fondamentali della libertà religiosa e dell’uguaglianza di tutte le confessioni di fronte alla legge. E da sempre i principi che hanno governato la “questione religiosa” per gli ebrei e le comunità ebraiche hanno contemperato la rivendicazione del poter esercitare liberamente il proprio credo, unitamente alla necessità della laicità dello Stato come base fondamentale per la convivenza civile. 
La sentenza si esprime su una norma della legge dell’85 di revisione del Concordato Stato Chiesa, nasce dalla questione dell’ora di religione e, dichiarando il non obbligo alla frequenza di insegnamenti alternativi, riconosce l’autodeterminazione del diritto soggettivo delle persone di scegliere se frequentare o no l’ora l’alternativa, diritto che è garantito dall’art.2 della Costituzione. L’importanza di questa sentenza però, non è collegata solo a questa contingenza ma al principio che fa emergere. È stata infatti un’occasione fondamentale per la Corte costituzionale di affermare che la laicità in Italia è una situazione  non di indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso, bensì di garanzia da parte dello stesso di salvaguardia della libertà religiosa per tutti, garanzia che si manifesta sia nel principio di non discriminazione che sia principio di autodeterminazione nella decisione di credere e non credere. In questo senso il principio di laicità si inserisce nel più ampio contesto del pluralismo religioso e culturale, segnando il modello di laicità in Italia. Il principio di laicità dello Stato è stato in sostanza elevato a rango supremo, non suscettibile di revisione costituzionale, laddove si afferma appunto che esso “implica non indifferenza dello Stato dinanzi alle religioni, ma garanzia dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione, in regime di pluralismo confessionale e culturale”.

Giulio Disegni, vicepresidente UCEI

IL NUOVO PRIMO MINISTRO GRECO E LE CONGRATULAZIONI DEL MONDO EBRAICO

Mitsotakis, la Grecia e le ottime relazioni con Israele

Da Israele e mondo ebraico sono arrivati congratulazioni e giudizi positivi sul nuovo primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis. “Il primo ministro Mitsotakis è un vero alleato di Israele e ha sempre dimostrato profondo sostegno e amicizia per la comunità ebraica in Grecia. Non vediamo l'ora di lavorare insieme a lui nei mesi e negli anni a venire, e confidiamo che includerà tra le sue massime priorità la seria necessità di eliminare ogni residuo di antisemitismo e ideologia neonazista dall'interno del paese”, ha commentato il Presidente del World Jewish Congress Ronald Lauder, congratulandosi con Mitsotakis e festeggiando l'uscita di scena – almeno dal parlamento greco – del partito di estrema destra Alba Dorata. “Siamo estremamente lieti di apprendere che il partito di estrema destra Alba Dorata non è riuscito a guadagnare nemmeno il 3% dei voti, a riprova del fatto che la società greca è stufa del suo marchio di nazionalismo estremista e odioso, dopo più di sette anni di parlamento”. “Non c'è posto per la clemenza quando si tratta di combattere la xenofobia violenta, né per le strade né al governo. - ha aggiunto Lauder - Un nuovo giorno è arrivato in Grecia e auguriamo al primo ministro Mitsotakis e a tutti i cittadini del paese la fortuna di andare avanti”.

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Rassegna stampa

Iran, pericolo nucleare
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INFORMAZIONE - INTERNATIONAL EDITION  

Musica, linguaggio di libertà

Sull’edizione di Pagine Ebraiche dedicata al pubblico internazionale la notizia degli sviluppi del progetto della Cittadella della musica concentrazionaria che sorgerà a Barletta, città natale del maestro Francesco Lotoro, che ha dedicato la sua carriera alla raccolta, catalogazione ed esecuzione della musica prodotta nei campi di concentramento, e in particolare degli anni tra il 1933 e il 1953 (traduzione in inglese di Mattia Stefani e Claudia Azzalini, studenti della Scuola traduttori e interpreti di Trieste che stanno svolgendo il proprio tirocinio nella redazione di Pagine Ebraiche).
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Il ghetto etiope 
“Oggi autorizziamo l’uscita alle 14.45. Le rimanenti ore non saranno considerate assenza”. Così in ufficio. Il motivo? Le imminenti manifestazioni degli etiopi a seguito dell’uccisione di Solomon Tekah. La giornata si concluderà con 47 feriti e 60 arresti. Il giorno successivo era previsto, tristemente, il bis.
La violenza va sempre condannata, non c’è dubbio. Ma se la si vuole davvero sradicare occorre capire da dove viene. Come si è creata in Israele una situazione in cui un’intera comunità si sente (e spesso oggettivamente è) discriminata, marginalizzata, perfino sfruttata, proprio come conosciamo tristemente da realtà simili negli USA o in Europa? Hanno gli etiopi altro modo per farsi sentire? Se sei disperato sei indotto a fare tutto, anche ciò che non è né lecito né giustificabile.
Rav Michael Ascoli
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1984 e il nostro pensiero impoverito
Dovrebbe essere ormai chiaro che la vera emergenza di questo paese non sono i migranti. Non lo è per dimensioni, non lo è per impatto economico e sociale, non lo è per rischio dell’ordine pubblico né per il pericolo di ‘sostituzione di popolo’. Eppure, le notizia di uno sbarco di una dozzina di persone è in grado di conquistarsi quotidianamente la prima pagina dei telegiornali di stato, distraendo l’attenzione da ogni altro, vero e insormontabile problema del paese. Il nostro lavaggio del cervello, volenti o nolenti, procede giorno per giorno, ora per ora, senza sosta, ci condiziona e ci spinge a cambiare la nostra visione delle cose. La verità viene stravolta, e noi stessi facciamo fatica a resistere al continuo, martellante bombardamento mediatico di politici, giornali, talk show (“corrompe sistematicamente il sentimento di solidarietà”. “Tu non sarai mai più capace di sentire amore, amicizia, … onestà. Sarai vuoto. Ti spremeremo fino a che tu non sia completamente svuotato e quindi ti riempiremo di noi stessi”).
Dario Calimani, Università di Venezia
Battersi per una società laica
Senza volermi certo equiparare ai titolati interventi sul tema che leggo in questi giorni, rivendico una lunga e coerente militanza, da ebreo e liberale, a favore di una vera società laica in Italia: diversi interventi anche da queste colonne lo testimoniano.
Non temo quindi di essere sospettabile di scarsa attenzione alla Laicità (rigorosamente con la maiuscola) nel dire che non ci volevano certo le esternazioni salviniane per rendersi conto della questione e, anzi, non credo che queste pongano in pericolo la Laicità italiana, sancita dalla Costituzione (forse in modo significativamente criptico), per il semplice motivo che sin dagli albori della vita repubblicana questa condizione è irrealizzata.
Gadi Polacco
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Naturale o minerale 
Naturale o minerale, era il dilemma posto da un risalente e fortunato sketch di Achille Campanile, che ora potrebbe, per vie traverse, tornare d’attualità. Sia in Italia che in Israele abbiamo assistito a fenomeni di violenza oppure di illegalità, variamente giustificati in nome delle passioni politiche di ciascheduno, col pretesto abbastanza inconsistente di difendere non solo i grandi princìpi, ma addirittura di far valere il diritto naturale. Vi è poco da aggiungere a quanto detto dal maggior giurista del secolo scorso: “Il bisogno di giustificazione razionale dei nostri atti emotivi è così grande che cerchiamo di giustificarlo rischiando l’autoinganno”; “Se si potesse venire a conoscenza dell’ordine assolutamente giusto, la cui esistenza è sostenuta dalla dottrina del diritto naturale, il diritto positivo sarebbe superfluo, se non addirittura insensato” (Hans Kelsen, General Theory of Law and State, Harvard University Press,1949, pp.8 e13). Il maggior difetto del diritto naturale, insomma, sarebbe quello di non esistere.
Emanuele Calò
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Popolare e populistico
Credo che molti di noi si chiedano spesso cosa porti masse di italiani ad assentire con entusiasmo agli slogan egoistici, alle posizioni superficiali, agli atteggiamenti sfacciatamente propagandistici di chi ci governa da più di un anno. Possibile che non risulti evidente ai più la falsità di questo neo-nazionalismo a buon mercato e il calcolo squisitamente elettoralistico, legato al potere per il potere, che sorregge tutto l’edificio? Forse una possibile risposta al quesito sta nella differenza di significato tra l’aggettivo “popolare” e il suo più attuale derivato “populistico”. Popolare è ciò che genuinamente risiede o emerge nella realtà del popolo inteso come gruppo sociale e nazionale relativamente omogeneo. Populistico è ciò che da un lato tende a sollecitare il favore popolare e dall’altro esprime il consenso acritico, mitizzante, esaltatorio nei confronti di movimenti sedicenti democratici e di capi più o meno carismatici: proprio quell’inneggiare passivo così caratteristico dei nostri giorni.
David Sorani
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La cipolla, l’aglio e i porri
Nella parashà di Be’alotechà, che abbiamo letto da poco, si trovano, con (gustose) dovizie di particolari, le proteste degli Ebrei vaganti: la causa del malcontento era la mancanza, durante la traversata del deserto, delle leccornie cui si erano abituati durante i secoli in Egitto.
La Torà coglie soprattutto la lamentela per la mancanza di carne ed il Signore manda al suo popolo le quaglie che soddisfano questo desiderio goloso. Ma le lamentele erano più estese e soprattutto più... sofisticate. I nostri antenati evidentemente trovavano la manna piuttosto insipida e lamentano la mancanza di cipolle, aglio e di porrii.
Roberto Jona
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