PAGINE EBRAICHE DI AGOSTO

Hep-Hep, il grido antisemita della Germania dell'800

“Cade in queste settimane il duecentesimo anniversario dei pogrom antisemiti che nel 1819 colpirono gli ebrei di Germania. Nell’Europa che aveva da poco conosciuto la Rivoluzione francese e in cui iniziavano ad affermarsi principi di uguaglianza e libertà, un campanello d’allarme che riportò il Paese indietro di secoli. Le manifestazioni di violenza rappresentarono però anche uno snodo nella trasformazione storica dell’antisemitismo nei tempi moderni: da pregiudizio teologico a odio politico e sociale, come racconta sul numero di Pagine Ebraiche in distribuzione Manuel Disegni.

La fine dell'estate del 1819 segnò il confine fra il medioevo e la modernità nella storia dell'antisemitismo in Germania. Fra agosto e settembre di quell'anno si scatenò un'ondata di pogrom di vastità inedita e arcaica ferocia. Atti violenti e vandalici all'indirizzo di persone, sinagoghe, negozi e abitazioni private si protrassero per diversi mesi e si estesero in tutta la Germania, in Austria e in Danimarca. Parve riaffiorare una brutalità collettiva che proveniva direttamente dal medioevo. Fu rivolta generale contro l'emancipazione degli ebrei introdotta dalle conquiste napoleoniche.
La folla che aggredì in massa gli ebrei gridava “Hep-Hep, Jud' verreck”, “Hep-Hep, giudeo crepa”. Questa esortazione minacciosa e derisoria che riecheggiò per alcune settimane nel centro dell'Europa, hep-hep, dà il nome ai tumulti di quei giorni. Si tratta del più grande pogrom della storia tedesca e segna un momento di svolta nella storia dell'astio e delle persecuzioni contro gli ebrei in Europa. Nei tumulti hep-hep del 1819, caratteristiche del vecchio pregiudizio teologico contro gli ebrei – l'antigiudaismo medievale di matrice cristiana – si combinarono con motivi caratteristici di un nuovo antisemitismo allora nascente, dell'antisemitismo politico quale fenomeno specifico della società moderna.
L'epicentro dei tumulti fu la città bavarese di Würzburg, di cui gli ebrei (circa 400) erano diventati cittadini con pari diritti soltanto tre anni prima. Il 2 agosto 1819, durante una cerimonia accademica, gli studenti aggredirono il professore Sebald Brendel, un giurista accusato di essersi espresso contro le restrizioni delle attività commerciali degli ebrei dietro pagamento di “una scatola piena di ducati”. Il vecchio professore riuscì a mettersi in salvo, ma i tumulti non cessarono.

Manuel Disegni, Humboldt Universität, Pagine Ebraiche Agosto 2019

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LA SCOMPARSA DELL'INSIGNE STUDIOSO E CRITICO LETTERARIO 

Guido Fink (1935-2019)

È scomparso all’età di 84 anni Guido Fink, critico letterario, cinematografico e teatrale, insigne studioso e accademico che fu anche direttore dell’Istituto italiano di Cultura di Los Angeles dal 1999 al 2003 e per un breve periodo, dal 2003 al 2004, anche presidente della Comunità ebraica fiorentina.
Nato a Gorizia, cresciuto a Ferrara, formatosi a Bologna, Fink ha insegnato letteratura sia in Italia (Bologna e Firenze) che in prestigiosi atenei statunitensi (tra gli altri Princeton, Ucla e Berkeley). Ritenuto un pioniere degli studi comparati, attento in particolare a mettere in contatto il cinema con il teatro e la letteratura, ma anche con il più generale contesto storico-artistico, Fink ha dato un impulso significativo anche allo studio specifico della letteratura ebraica.
Particolarmente significativi in campo cinematografico, come riconosce anche l’Enciclopedia Treccani, i suoi contributi su singoli registi, sia su periodi e tendenze, con particolare riguardo alle cinematografie statunitense, inglese e italiana.
Fortissimo il legame con Giorgio Bassani e con Ferrara, dove domani pomeriggio sarà seppellito. Nella città estense, dove la famiglia era riparata dopo l’entrata in vigore delle Leggi razziste, Fink visse infatti una delle pagine più drammatiche di quegli anni: i fatti del ’15 novembre del ’43, descritti da Bassani nel racconto in “Una notte del ’43”. E cioè l’eccidio di 11 antifascisti accanto al muretto del Castello Estense, ad opera dei repubblichini. La madre Laura, avvertita per tempo, si mette al riparo dagli aguzzini assieme al figlioletto. Pochi mesi dopo il padre Isacco sarà invece catturato, inviato a Fossoli e di lì ad Auschwitz. Non farà ritorno.

UN PROGETTO DI FORMAZIONE DI ESPERTI IN CYBERSECURITY 

Sicurezza digitale, l'Italia guarda a Israele

“La tecnologia continua a svolgere un ruolo profondo nel plasmare il panorama globale dei rischi per gli individui, i governi e le imprese”, si leggeva nel Global Risks Report 2019, indagine compilata per il World Economic Forum e incentrata sull’analisi di quali possano essere i maggiori pericoli per gli equilibri internazionali. Tra questi, gli esperti interrogati hanno citato al quarto e al quinto posto la “frode online su larga scala e il furto di dati” e i “cyberattacchi”: ad essere possibili bersagli, i privati così come le grandi aziende e gli enti statali. “Le vulnerabilità informatiche possono provenire da direzioni inaspettate, come dimostrato nel 2018 dalle minacce di Meltdown and Spectre, che hanno comportato debolezze nell’hardware dei computer piuttosto che nei software. – rilevava l’indagine – Hanno potenzialmente colpito ogni processore Intel prodotto negli ultimi 10 anni. L’anno scorso ha dimostrato anche che gli attacchi informatici rappresentano un rischio per le infrastrutture critiche”, avvertono gli esperti.
Tra i paesi in prima fila nel confrontarsi con le minacce online, c’è notoriamente Israele. Oltre a collaborare con superpotenze come gli Stati Uniti, il paese – spiegava di recente Forbes – sta assistendo realtà più piccole (ad esempio Singapore) e creando oltre 300 startup dedicate alla sicurezza informatica. L’anno scorso Israele ha esportato prodotti di sicurezza informatica per un valore di 6,5 miliardi di dollari, convincendo più di 30 multinazionali ad aprire centri locali di Ricerca e Sviluppo, e attirando investitori stranieri. Ed è in questo tessuto che si è sviluppato il progetto dell’Università degli hacker di Tel Aviv, che collabora con diverse istituzioni accademiche israeliane per formare esperti di sicurezza informatiche e che ha in cantiere di aprire una succursale in Italia.

 


Rassegna stampa

Resa dei conti sul Tav
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IL CASO DI TRINO VERCELLESE IN PIEMONTE

Toponomastica e Memoria

Un passo indietro del sindaco di Trino Vercellese rispetto alla sua idea di modificare il nome della piazza che la città piemontese ha dedicato alcuni anni fa a quattro concittadini ebrei assassinati nella Shoah. A chiederlo, diverse realtà locali tra cui la Comunità ebraica di Vercelli dopo la delibera del sindaco Daniele Pane che vorrebbe modificare la toponomastica della città e dedicare a dei tipografi locali l'attuale Piazza Martiri dei Lager, spostandola in periferia. Un'intitolazione, quest'ultima, fortemente voluta nel 2013 dall'Anpi di Trino Vercellese con cui la Comunità ebraica collabora attivamente e che oggi si è mobilitata per impedire il trasferimento. Dopo un incontro su invito della prefettura di Vercelli, a cui hanno partecipato la presidente Bottini Treves e il sindaco Pane: quest'ultimo ha promesso di aprire un confronto con la propria maggioranza e l'auspicio delle molte voci entrante in campo è che vi sia un passo indietro da parte dell'amministrazione.
 


Le scelte del popolo
La Parashà di Devarim viene sempre letta nello Shabbat che precede il digiuno di Tisha' be Av, nove del mese di Av. Uno degli argomenti che collegano questa Parashà con il ricordo della distruzione del Santuario di Gerusalemme, il Beth Ha-Mikdash, è il racconto della tragica missione degli esploratori, inviati a perlustrare la terra d'Israele che finisce col seminare panico e malcontento tra il popolo fino a causare la condanna, decretata dal Signore, a peregrinare per quarant'anni nel deserto. La data che segnò il desolante epilogo era precisamente il nove di Av, da allora destinata a ripresentarsi negli eventi più tristi della storia ebraica. L'episodio, che nel suo svolgimento si trova nel Libro di Bemidbar, viene ripreso da Mosè nei suoi ultimi discorsi che egli rivolge al popolo, trascorsi i quarant'anni e che per l'appunto leggiamo all'inizio dell'ultimo libro della Torà, Devarim, Deuteronomio.
Rav Giuseppe Momigliano
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Ticketless - Tommaseo
La cartolina di questa settimana viene da Firenze, Lungarno delle Grazie. Una piccola targa quasi cancellata dal tempo ci informa della casa dove morì Niccolò Tommaseo, lo scrittore dell’Ottocento, il collaboratore del Vieusseux, il linguista autore del celeberrimo Dizionario dei sinonimi, il romanziere di Fede e bellezza. Come Manzoni persisteva in lui un sentimento di simpatia verso gli ebrei. C’è una sua pagina che mi torna in mente tutte le volte che mi capita di passare sotto quella targa.  
A partire dalla seconda metà del XX secolo per gli ebrei ribadire la propria diversità “nazionale” nell’era del nazionalismo è stata una sfida terribile, i cui rischi non furono bene calcolati da quanti persistevano a considerare l’ebraismo un corpo separato dal resto della società. Quanto fosse rischioso, forse anche sbagliato farlo, lo pensavano i grandi vecchi che ricordavo nella mia cartolina della settimana scorsa.
Alberto Cavaglion
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La legittimazione dall’alto
Gli ultimi giorni sono stati segnati da altri due violenti attentati ispirati al suprematismo bianco. Quest’ideologia antisemita e razzista che, purtroppo, sta facendo proseliti a varie latitudini. E il pericolo va misurato anche ricordando che i suprematisti sono stati i primi, negli anni ’80, a teorizzare le cellule sparse sul territorio per reclutare e fare proseliti fra i disagiati di ogni tipo: dai marginalizzati sociali che cercano un capro espiatorio da incolpare per la propria condizione, ai malati psichici di ogni ordine e grado. Molti vedono una relazione fra il risorgere di questi movimenti razzisti e la retorica populista che ha soffiato sul fuoco dell’intolleranza. 
Davide Assael
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Periscopio – Ricordare Primo Levi
Ricordare la figura di Primo Levi, nel centenario della sua nascita, suscita pensieri ed emozioni contrastanti.
Generalmente, in tali circostanze, si tende a tracciare un quadro complessivo di sintesi del contributo lasciato dal personaggio commemorato, rievocando quanto egli abbia dato, nel bene o nel male, alla società, quanto profondamente abbia inciso una traccia nella storia, quanto la sua memoria possa ancora dirsi viva e vitale. E, naturalmente, tale analisi va effettuata sullo specifico terreno sul quale il personaggio si è fatto valere: di Cesare e di Napoleone si parla nella storia militare e politica, di Omero e Leopardi nella storia della poesia, di Mozart e Puccini in quella della musica ecc. Ma su quale terreno va collocata la figura di Primo Levi?
Francesco Lucrezi
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La vacca rossa e l’antisepsi
Nella parashà di Hukkat, che abbiamo letto di recente, si parla dettagliatamente di come ottenere le ceneri della vacca rossa, animale raro che doveva essere sacrificato, bruciato per ottenere la cenere che, “sarebbe servita per fare l’acqua purificatrice”, ma non c’è scritto come produrre quest’acqua particolare. Data la sequenza della descrizione sembrerebbe che le ceneri della vacca rossa venissero disperse in acqua rendendo questa “purificatrice”, ma questo non è detto esplicitamente. È un precetto estremamente oscuro che ha visto perfino il Re Salomone arrendersi di fronte alla complessità delle prescrizioni. Con questo precedente non proverò certo io a spiegarlo ai lettori!
Roberto Jona, agronomo
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