Le scelte del popolo

ravmomiLa Parashà di Devarim viene sempre letta nello Shabbat che precede il digiuno di Tisha’ be Av, nove del mese di Av. Uno degli argomenti che collegano questa Parashà con il ricordo della distruzione del Santuario di Gerusalemme, il Beth Ha-Mikdash, è il racconto della tragica missione degli esploratori, inviati a perlustrare la terra d’Israele che finisce col seminare panico e malcontento tra il popolo fino a causare la condanna, decretata dal Signore, a peregrinare per quarant’anni nel deserto. La data che segnò il desolante epilogo era precisamente il nove di Av, da allora destinata a ripresentarsi negli eventi più tristi della storia ebraica. L’episodio, che nel suo svolgimento si trova nel Libro di Bemidbar, viene ripreso da Mosè nei suoi ultimi discorsi che egli rivolge al popolo, trascorsi i quarant’anni e che per l’appunto leggiamo all’inizio dell’ultimo libro della Torà, Devarim, Deuteronomio. Vi sono alcune rilevanti differenze tra il racconto dell’episodio nel suo svolgimento e quello che Mosè ricorda al popolo quarant’anni dopo; in particolare, nel primo viene dato ampio spazio al devastante ruolo di dieci dei dodici esploratori, con l’effetto e le tragiche conseguenze del perverso resoconto da essi tracciato; di tutto questo non si trova quasi traccia nel discorso di Mosè che è invece tutto incentrato a mettere in luce le responsabilità del popolo che aveva prestato fede alle parole degli esploratori piuttosto che alle promesse del Signore. Come spiega Rav Itamar Wahrhaftig, il senso del discorso di Mosè è quello di richiamare il popolo alle proprie responsabilità: l’omissione del ruolo degli esploratori in questo contesto è un evidente monito al popolo: che facessero bene attenzione a non lavarsi la coscienza facendo ricadere tutta la colpa sugli esploratori, poiché tutto il popolo, nel momento in cui aveva ciecamente prestato fede alle loro argomentazioni, ne era sostanzialmente diventato corresponsabile.
L’insegnamento che se ne trae, sempre attuale, è che non è mai sufficiente condannare gli errori dei capi senza responsabilizzare il popolo sulle proprie scelte, sui propri comportamenti e sui valori che li rappresentano.

Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova