Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui      29 Aprile 2020 - 5 Iyar 5780
I RABBINI ITALIANI E IL DECRETO DEL GOVERNO / 2 

“Sinagoghe da riaprire, siamo pronti”
“Ma cautela e responsabilità sono necessarie”

“Quando l’Italia ripartirà, anche le necessità spirituali dovranno essere tenute in conto. Per questo sono d’accordo con quanto affermato su questo punto dal rav Riccardo Di Segni“. Per rav Gadi Piperno, rabbino capo di Firenze, è il momento che le sinagoghe siano riaperte al culto. “Garantire il distanziamento è fondamentale. Tutte le regole che ci saranno indicate andranno naturalmente rispettate. Qui a Firenze, facilitati anche da un tempio di grandi dimensioni, stiamo pensando di far occupare un posto ogni tre, ogni due file”. Tante, afferma rav Piperno, le situazioni che si stanno valutando con il Consiglio: dalla misurazione della temperatura all’ingresso alla complessa gestione dei flussi in entrata come in uscita. “Ma con i nostri spazi ampi – sottolinea – senz’altro possiamo farcela”. 
Rav Ariel Di Porto, rabbino capo di Torino, consiglia prudenza. Almeno per la sua Comunità. “Credo – afferma – che si dovrà navigare un po’ a vista. In Piemonte purtroppo il quadro epidemiologico continua ad essere angosciante”. Il primo ad avere delle remore è lui. “I rabbini italiani – sottolinea rav Di Porto – stanno dando in questi mesi prova di grande responsabilità. L’ambizione di ripartire almeno per Shavuot è giusta e condivisa e su questo tema l’Ari presto diffonderà una dichiarazione. Guardo però alla mia Comunità e dico che è giusto essere realisti, per non creare false illusioni. Ci vorrà del tempo, più tempo di altri. E le cose, almeno fin quando ci sarà questo virus, non saranno come prima. Anche in sinagoga”. 
Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna, dice di “non veder l’ora”. In queste settimane è stato molto attivo con lezioni e interventi a distanza, spesso tenuti proprio all’interno della sinagoga. “C’è però un gran bisogno di rioccupare gli spazi fisici, di sentirci Comunità non solo in virtuale. Lo Shabbat prima di Shavuot potrebbe essere l’obiettivo. Ovviamente con tutte le cautele necessarie”. Non vede particolari problemi, almeno per la sinagoga principale. Per il Tempio piccolo, che è situato nello stesso edificio, “è invece troppo presto”. Tra le misure che ritiene fondamentali l’introduzione di un termoscanner e la formazione di una figura che sia in grado di guidare i flussi e indicare a ciascuno il posto da occupare.

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L'INIZIATIVA ONLINE DI UCEI E ARI PER FESTEGGIARE ISRAELE

"Yom HaAtzmaut, un giorno per dire grazie"

Settantadue anni dall’indipendenza. E cento anni dalla Conferenza di Sanremo che, con l’adozione della Dichiarazione Balfour che sanciva il diritto alla costituzione di un focolare nazionale ebraico, apre la strada alla nascita del moderno Stato di Israele. È a quello snodo storico fondamentale che ha fatto riferimento il presidente dei rabbini italiani rav Alfonso Arbib nell’intervento che ha aperto la cerimonia per Yom HaAtzmaut organizzata in streaming da UCEI e Ari. Un momento di riflessione seguito stamane dalla celebrazione, con molti giovani coinvolti, del seder di Yom HaAtzmaut. Entrambi gli eventi sono stati trasmessi sul canale social dell’Unione.
La festa per l’indipendenza di Israele, la riflessione della presidente UCEI Noemi Di Segni, rappresenta uno stimolo per ragionare su varie questioni. In particolare su cosa significhi oggi essere uno Stato ebraico. Ma anche sul piano della sicurezza, con la sfida del riconoscimento internazionale e della difesa dei confini.
Un anniversario, quello di Yom HaAtzmaut, che per l’ambasciatore israeliano Dror Eydar può essere sintetizzato nella parola “grazie”. Una profonda riconoscenza, ha detto il diplomatico, “per il privilegio di poter vivere in questa generazione il sogno di molte generazioni”.
Vicinanza da Israele alle Comunità italiane colpite dal coronavirus, e in particolare a quella di Milano, è stata testimoniata dal presidente dell’Agenzia ebraica Isaac Herzog. L’ex ministro si è detto impressionato dalla prova di resilienza offerta.

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YOM HAATZMAUT - IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE RIVLIN

Israele, 72 anni di democrazia e libertà
"Uniti supereremo anche questa crisi"

“Anche se i festeggiamenti di quest'anno saranno diversi, nessun virus può impedirci di celebrare il miracolo di Israele, Stato ebraico e democratico. Anche se non possiamo stare insieme quest'anno, questa crisi ci ha ricordato, più che mai, che siamo una famiglia, che condividiamo una storia, dei valori, un destino”. Dalla sua residenza il Presidente d'Israele Reuven Rivlin lancia un messaggio di unità nel giorno in cui Israele festeggia i suoi 72 anni. Per Yom HaAtzamaut, il giorno in cui si celebra l'indipendenza dello Stato d'Israele, non ci sono stati grandi cortei o manifestazioni di piazza a causa delle restrizioni per l'emergenza sanitaria ma il Paese ha comunque trovato il modo per sentirsi unito. “Ancora e ancora, abbiamo affrontato grandi pericoli e minacce, ma la determinazione e la solidarietà del nostro popolo ci ha permesso di superare ogni sfida, e lo Stato di Israele è diventato una democrazia forte. Questa stessa determinazione e solidarietà ci permetterà di superare anche le grandi sfide del coronavirus”, il messaggio di Rivlin, che ha ricordato come la scienza israeliana sia in prima fila nella lotta globale alla pandemia. “Le start-up e i centri di ricerca israeliani stanno già dando importanti contributi alla lotta globale contro il coronavirus, - ha sottolineato il Presidente - e so che lo Stato di Israele e il popolo di Israele si rafforzeranno a partire da questa crisi”. Una crisi che vede in prima linea le donne e gli uomini del sistema sanitario, dai medici agli infermieri a chi guida le ambulanze. A loro il paese ha voluto dire grazie con un gesto simbolico: aerei militari hanno sorvolato i diversi ospedali d'Israele come segno di solidarietà e vicinanza.

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NEL VIDEO PILPUL DI QUESTA SERA, IL NUOVO APPUNTAMENTO CON DIRITTI E LIBERTÀ

La vita ebraica e la legge al tempo del virus

Cosa deve fare una coppia di sposi che, nel rispetto dei divieti imposti dallo Stato, vuole celebrare un matrimonio ebraico? Come si può festeggiare un Bar o Bat Mitzvah? Che cosa fare in caso di funerale? Sono alcune delle domande che il mondo ebraico italiano - e non solo - si è posto in queste settimane di isolamento forzato: come rispettare la legge dello Stato e le misure restrittive rispettando al contempo la Halakhah, la Legge ebraica, è il tema al centro del nuovo appuntamento - in onda questa sera alle 22.30 sui canali UCEI e Pagine Ebraiche - con il ciclo di incontri “Diritti e libertà” organizzato dall'Associazione Italiana dei Giuristi ebrei in collaborazione con l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con protagonisti il rav Gianfranco Di Segni, il vicepresidente dell’Unione Giulio Disegni e il Consigliere UCEI Davide Jona Falco.

In questo secondo appuntamento, moderato dal direttore della redazione UCEI Guido Vitale (clicca qui per rivedere il primo incontro), si discute dei diversi aspetti della vita ebraica, collettiva e individuale, ai tempi del coronavirus e di rispetto ed eventuali incompatibilità tra Legge dello Stato e Halakhah.

 

L'EMERGENZA SANITARIA E IL PROBLEMA DELLE FAKE NEWS

Contro il virus, fonti attendibili

Siamo talmente invasi da fake news sul Covid.19 che personalmente dubito di qualsiasi cosa mi arrivi sui social o per email, anche se “garantito” da un marchio importante (hanno falsificato pure quello dell’Unicef). E così allo sconforto per la situazione si somma l’incertezza su qualsiasi informazione.
È vero che il virus è ingegnerizzato e non naturale? (lo sosterrebbero due Nobel, Montagnier e il giapponese Tasuku Honjo). Montagnier non è più considerato affidabile dalla comunità scientifica e Honjo ha subito smentito, come riporta il sito Asian Scientist Newsroom (sperando che non sia un fake anche quello), e un video su YouTube che si chiama FactCheck (ma non sembra sia il noto Factcheck.org). Cionostante, persone di grande intelligenza e alto livello di cultura mi hanno girato la presunta dichiarazione del prof. Honjo come una evidenza della volontà cinese di infettare il mondo (e loro stessi per primi? Che senso avrebbe? È indubbio che i cinesi abbiano sottaciuto per molto tempo le informazioni sul virus ma da qui a sostenere che lo abbiano volutamente prodotto e diffuso il salto è abissale).

Viviana Kasam

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Rassegna stampa

“Tre le condizioni per ripartire”
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Ticketless - Badoglieide
Il 25 aprile è passato, sfumano le note di Bella ciao. Vorrei, sommessamente, esprimere un desiderio. Se, come si spera, ci aspetta una nuova Liberazione, vorrei ascoltare meno cori di Bella ciao e più sostanza. L’uso retorico di queste note mi infastidisce fin dai tempi, ormai preistorici, di quando a fini personali per primo se ne servì Michele Santoro. L’esito mediatico che ne deriva, spero di non offendere nessuno, è lo stesso moto di insofferenza che gli appassionati di musica lirica provano davanti all’onda mediatica di Nessun dorma. Meno Bella ciao, più sostanza. Meno Nessun dorma e più concretezza. Più concretezza, più agilità, più stretti legami fra il dire e il fare, il pensare e l’agire. 
Alberto Cavaglion
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Cielo e terra
Clima da unità nazionale? Sinceramente non l’ho mai visto. Unità di intenti? Nemmeno. Il dibattito mai sopito raggiunge, però, nuove vette con l’ingresso in questa indefinita fase 2, che, almeno per Lombardia, Piemonte ed Emilia somiglia molto alla cosiddetta seconda repubblica, che mantiene l’assetto istituzionale identico alla prima, ma si è deciso di chiamarla seconda per stanchezza rispetto al vecchio. Dunque, con il virus ancora in notevole espansione, abbiamo deciso che siamo entrati in una nuova fase. E forse è del tutto inevitabile che sia così perché non appare una grande soluzione non ammalarsi di coronavirus per morire di fame. 
Davide Assael
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Periscopio - Incubi 
Non ricordo, quand’ero piccolo, di avere fatto incubi. Anch’io, come tutti i bambini, avevo un po’ paura del buio, ma la sera io e mio fratello ci addormentavamo tranquilli nella nostra camera, accompagnati dal ticchettio rassicurante della macchina da scrivere di nostro padre, che, nottambulo, iniziava a lavorare a mezzanotte. Non rammento che i miei sogni di fanciullo siano stati turbati da sgradite presenze di lupi cattivi, orchi, streghe e cose del genere.
Francesco Lucrezi
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