“Sinagoghe da riaprire, siamo pronti”
“A Torino serve ancora tempo”

“Quando l’Italia ripartirà, anche le necessità spirituali dovranno essere tenute in conto. Per questo sono d’accordo con quanto affermato su questo punto dal rav Riccardo Di Segni“. Per rav Gadi Piperno, rabbino capo di Firenze, è il momento che le sinagoghe siano riaperte al culto. “Garantire il distanziamento è fondamentale. Tutte le regole che ci saranno indicate andranno naturalmente rispettate. Qui a Firenze, facilitati anche da un tempio di grandi dimensioni, stiamo pensando di far occupare un posto ogni tre, ogni due file”. Tante, afferma rav Piperno, le situazioni che si stanno valutando con il Consiglio: dalla misurazione della temperatura all’ingresso alla complessa gestione dei flussi in entrata come in uscita. “Ma con i nostri spazi ampi – sottolinea – senz’altro possiamo farcela”. 
Rav Ariel Di Porto, rabbino capo di Torino, consiglia prudenza. Almeno per la sua Comunità. “Credo – afferma – che si dovrà navigare un po’ a vista. In Piemonte purtroppo il quadro epidemiologico continua ad essere angosciante”. Il primo ad avere delle remore è lui. “I rabbini italiani – sottolinea rav Di Porto – stanno dando in questi mesi prova di grande responsabilità. L’ambizione di ripartire almeno per Shavuot è giusta e condivisa e su questo tema l’Ari presto diffonderà una dichiarazione. Guardo però alla mia Comunità e dico che è giusto essere realisti, per non creare false illusioni. Ci vorrà del tempo, più tempo di altri. E le cose, almeno fin quando ci sarà questo virus, non saranno come prima. Anche in sinagoga”. 
Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna, dice di “non veder l’ora”. In queste settimane è stato molto attivo con lezioni e interventi a distanza, spesso tenuti proprio all’interno della sinagoga. “C’è però un gran bisogno di rioccupare gli spazi fisici, di sentirci Comunità non solo in virtuale. Lo Shabbat prima di Shavuot potrebbe essere l’obiettivo. Ovviamente con tutte le cautele necessarie”. Non vede particolari problemi, almeno per la sinagoga principale. Per il Tempio piccolo, che è situato nello stesso edificio, “è invece troppo presto”. Tra le misure che ritiene fondamentali l’introduzione di un termoscanner e la formazione di una figura che sia in grado di guidare i flussi e indicare a ciascuno il posto da occupare. 

(29 aprile 2020)