LA NUOVA RUBRICA "PAGINE DI SPORT"

Argentina '78: il Mondiale della vergogna

Si chiama "Pagine di sport" la nuova rubrica inaugurata nelle scorse ore nell'ambito dei videopilpul quotidiani realizzati dalla redazione di Pagine Ebraiche. 
Matteo Marani, vicedirettore di Sky Sport e autore del libro Dallo scudetto ad Auschwitz che ha permesso di riscoprire la figura del grande allenatore ungherese Arpad Weisz, ha scelto per noi Italia-Argentina dei Mondiali di calcio del '78 (nell'immagine).
Un'impresa tra le più significative nella storia degli Azzurri, che si imposero a sorpresa sui padroni di casa. Ma anche una pagina di indelebile vergogna e omertà per il mondo del pallone, indifferente per tutto l'arco del torneo alle atrocità che il regime di Videla compiva anche a breve distanza dagli stadi. 
Clicca qui per rivedere la conversazione con Marani.  

UNORTHODOX - LO SPECIALE SULLA FICTION

La fuga di Esty e Berlino ridotta a cliché

II numero di Pagine Ebraiche di giugno in distribuzione ospita un ampio speciale dedicato a Unorthodox, la serie televisiva che grande successo ha ottenuto in tutto il mondo. Molte però le fragilità sul piano contenutistico e narrativo. Ve ne proponiamo alcune. 

Delusi e disorientati dalle banalità che le serie televisive riversano come un fiume in piena nei nostri occhi? Dagli stereotipi sulla vita e l’identità ebraica?
Certo c’è molto da dispiacersi. Ma a quanto pare si tratta di un male inevitabile. Le produzioni televisive, infatti, si nutrono precisamente di questi stereotipi, e la realtà ebraica non è l’unica vittima.
Un problema che riguarda tutti i giganti della produzione. Le immagini delle città che fanno da scenario alle storie a puntate, infatti, devono essere sempre immediatamente riconoscibili. Quando qualcuno alza il braccio per strada e ferma un taxi giallo? Sai benissimo che siamo a New York. Qualcuno sfreccia davanti a una fontana con la Vespa? Siamo a Roma. Quando le persiane di una casa si aprono alla luce del mattino, allora è Parigi. E se si balla in un club hard techno che pare scavato in una caverna e si trova in un vecchio edificio industriale allora abbiamo inevitabilmente a che fare con Berlino.
Ecco come dal buco della serratura delle serie tv si vede un viaggio a Berlino. Una ragazza arriva all’aeroporto, attraversa la città e finisce in un caffè hipster. Poi incontra alcune persone simpatiche e assieme si dirigono su uno dei grandi laghi, diciamo al Wannsee, per farsi una nuotata. Di sera si va tutti al techno club. Naturalmente da questi incontri nasceranno grandi amicizie. Insomma, è inevitabile che la ragazza voglia rimanere a Berlino, godersi la città.

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L'INIZIATIVA DELL'AMERICAN JEWISH COMMITTEE

Dal futuro del Medio Oriente alle elezioni negli Usa,
un forum per valorizzare il pluralismo delle idee

Un effetto collaterale dell’emergenza Covid-19 e dei lockdown è stato il passaggio da incontri e forum faccia a faccia a conferenze virtuali che hanno moltiplicato il numero di partecipanti. L’American Jewish Committee non fa eccezione. L’incontro a Berlino, nel 75esimo anniversario della fine della seconda guerra mondiale, sarebbe dovuto essere un evento di importanza storica per questa organizzazione ebraica fondata 114 anni fa. L’avvento del coronavirus l’ha trasformato in un incontro virtuale partecipato da molti leader mondiali all'insegna di un costruttivo confronto di idee e opinioni sui temi più disparati. 

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L'INIZIATIVA DI CHABAD E COMUNITÀ DI ROMA 

Pirké Avòt, un'edizione per i più giovani

Racconta rav Shalom Hazan, direttore di Chabad Monteverde: “L’indomani del Seder due anni fa entrai al Tempio dei Colli Portuensi e vidi un amico che era intento a leggere la Haggadah di Pesach lasciata lì la sera prima da mio figlio Chezky. Si trattava in effetti di una Haggadah commentata e illustrata seguendo degli schemi pedagogici avanzati, per facilitare lo studio in maniera divertente e interessante. Mentre osservavo il mio amico e come era preso dal libro mi si accese una lampadina". È nata lì l'idea di portare in Italia una nuova versione, per ragazzi, dei Pirké Avòt. Le massime dei padri che sono, come ricorda il rabbino capo rav Riccardo Di Segni nell'introduzione, “un documento preziosissimo della produzione morale dei nostri antichi Maestri e della trasmissione dei loro insegnamenti in un filo ininterrotto per secoli”. 

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Rassegna stampa

"Ustica, ferita profonda"
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Narodni Dom, cento anni dopo
Nel numero 448 de La Lettura del Corriere in edicola da oggi, Antonio Carioti cura una lunga conversazione tra gli storici Giuseppe Parlato, Jože Pirjevic e Raoul Pupo sul centenario (sarà il prossimo 13 luglio) dell’incendio del Narodni Dom, il centro culturale ed economico della minoranza slava a Trieste.
I fatti del 13 luglio 1920 bruciano ancora a Trieste, cento anni dopo.
Si potrebbe dire che la memoria può più della storia. Non solo lì, non solo intorno a quella data.
Forse perché per superare quella spaccatura occorre raccontare tutta la storia, a parte intera. Non solo quella relativa al torto subito, ma anche quella relativa al torto inferto.
Tanto per citare alcuni dei luoghi che quei torti “incarnano” (e per rimanere ancora dalle parti di Trieste): Basovizza, l’isola di Arbe, Fiume, la Risiera di San Sabba. Quattro luoghi molto vicini tra loro che, tutti insieme, raccontano il Novecento e le sue molte cicatrici e con cui i diversi eredi di quelle molte storie hanno ancora oggi difficoltà a misurarsi prendendoli in carico tutti insieme.
Non solo lì, peraltro.
                                                                          David Bidussa
 
Di pietra e di marmo
Qualche veloce considerazione, sperando di non tediare il lettore: com’è più che discutibile abbattere le statue pensando, in qualche modo, non di riscrivere il passato ma di risarcirne, al presente, almeno alcuni suoi aspetti poco o nulla edificanti, così è non meno bizzarro ritenere che quelle statue vadano difese a prescindere, magari istituendo «task force» per la loro tutela. Prima considerazione: si difendono a spada tratta i vivi, non necessariamente i sembianti dei defunti. A volte, chi si affeziona ad una qualche immagine di ciò che fu, rivela di avere in scarsa considerazione ciò che invece è in vita. 
 
Claudio Vercelli
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