PAGINE EBRAICHE - DOSSIER LIBRI IN VALIGIA

Leggere, la nostra salvezza

Italiani e libri: un rapporto non semplice. Come noto, il nostro è uno dei Paesi dove in assoluto si legge di meno. Neanche il lockdown, con la possibilità di dedicare magari più tempo a se stessi rispetto agli standard abituali, sembra aver invertito la rotta.
A fotografare la situazione, con tutte le sue evidenti criticità, è una indagine realizzata da Associazione Italiana Editori e dal Centro per il libro e la lettura. “L’Italia chiusa in casa per i mesi di lockdown si legge nel rapporto è un Paese dove si sono letti ancora meno libri di prima e dove la lettura di libri ha ceduto sempre più spazio ad altre attività, dalle videoconferenze ai social network, alla lettura delle notizie”. Il 50% della popolazione, risulta dall’indagine, non ha letto neanche un libro tra marzo e aprile (su base annua la percentuale è del 42%). Quasi la metà di chi non ha letto durante il lockdown (il 47%) dichiara che il motivo è stato la mancanza di tempo, il 35% la mancanza di spazi in casa dove concentrarsi, il 33% le preoccupazioni, il 32% ha sostituito i libri con le news.
Il saldo tra chi dice che aumenterà la sua lettura di libri “quando tutto riaprirà” e chi invece immagina di diminuirla è positivo per appena il 4,7%, ma tutti i comportamenti correlati, viene evidenziato, “hanno invece indici negativi: comprare libri (-5,1%), utilizzare il prestito digitale (-15,7%), frequentare festival letterari e fiere (-33,5%)”.
I dati raccolti a maggio mostrano anche altri problemi: si sarebbe infatti ridotto il numero di lettori che hanno acquistato libri nei 12 mesi precedenti (sono il 35% nel 2020, erano il 63% nel 2019). Crolla inoltre il numero di coloro che si definiscono forti lettori:
si passa da 4,4 milioni a 3,5 milioni. A maggio di quest’anno “i forti lettori” hanno acquistato nei 12 mesi precedenti 30,2 milioni di copie, in calo del 45% rispetto al dato di fine 2019 (51,4 milioni di copie).
Un quadro allarmante da ogni punto di vista, rileva il presidente dell’Aie Ricardo Franco Levi,
che è tornato a chiedere con urgenza al governo e al Parlamento “sostegno alla domanda pubblica e privata di libri, contrasto alla povertà educativa, aiuti diretti a piccoli editori e librai e alle iniziative che più hanno subito i contraccolpi del distanziamento sociale”.
Non è il primo allarme che viene lanciato. Lo scorso anno, in occasione dei 150 anni dell’Aie e della conferma nell’incarico di presidente, Levi era già stato molto chiaro: “Quella della lettura, o, per essere più precisi, della mancanza di lettura, è una emergenza nazionale. Non stiamo parlando di noi. Non stiamo parlando per noi. Stiamo parlando dell’Italia e per l’Italia. Non c’è, non abbiamo futuro se non mettiamo l’istruzione, la conoscenza, il sapere al centro dell’agenda politica nazionale”.
Si annuncia un autunno caldo, con la politica e tutti i protagonisti del settore che saranno chiamati a uno sforzo decisivo per le sorti del libro.
Intanto però c’è ancora un pezzo importante d’estate da vivere. Almeno una seconda opportunità, si spera, per il libro.
Ci siamo permessi di darvi qualche suggerimento su cosa portare in valigia, mettendo in gioco tutti i componenti della redazione giornalistica UCEI e alcuni nostri collaboratori.
Consigli di lettura che spaziano su vari temi e fronti. Troverete saggi, romanzi, raccolte di racconti. Novità da poco in circolazione e grandi classici che val la pena riscoprire. Tutti in qualche modo legati all’attualità e al periodo ricco di sfide che stiamo attraversando.
Al mare o in montagna, o anche a casa se non avrete la possibilità di partire, dodici compagni di viaggio (più i tre che trovate in questa pagina) per trascorrere in modo intelligente il vostro tempo libero. E magari imparare anche qualcosa di nuovo.

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DOSSIER LIBRI IN VALIGIA CON RAV GIANFRANCO DI SEGNI

Lettere alle porte del baratro

Il libro che consiglio di mettere in valigia non è per coloro che viaggeranno in aereo o in treno, vista la sua voluminosità (463 pp.), ma dato che per ovvi motivi quest’anno si tenderà a usare il mezzo proprio per andare in vacanza, sono sicuro che un posto nella macchina, in mezzo a tante altre cose spesso inutili, glielo si troverà. Si tratta del carteggio degli anni 1932-1940 fra Walter Benjamin e Gershom Scholem, da poco uscito per Adelphi a cura di Saverio Campanini. Quattro nomi (i due corrispondenti, l’editore, il curatore) che presi isolatamente sarebbero già garanzia di qualità e interesse, a maggior ragione se presenti tutti insieme. Su Benjamin, Scholem scrisse due testi: Walter Benjamin, Storia di un’amicizia (Adelphi 2008) e Walter Benjamin e il suo angelo (Adelphi 1978). A completare il quadro biografico, abbiamo l’opera di Benjamin, Infanzia berlinese (Einaudi 1973) e quella di Scholem, Da Berlino a Gerusalemme (Einaudi 2a ed. 2018, nuova trad. di S. Campanini e cura di Giulio Busi). Al carteggio di cui qui parliamo Campanini ha apposto il titolo un po’ enigmatico, a prima vista, di Archivio e camera oscura (non presente nell’edizione tedesca), la cui spiegazione risulterà chiara leggendo il suo corposo saggio finale intitolato Ombre cinesi. 
La genesi del ritrovamento del carteggio è già degna di rilievo, e ce la racconta Scholem stesso in un’avvincente prefazione. Per definizione, di un carteggio si devono avere le lettere di entrambi i corrispondenti, il che presuppone che entrambi conservino le lettere dell’altro o che uno dei due conservi sia le copie delle proprie lettere che quelle dell’altro. Tali eventualità non erano facili da verificarsi nel secolo scorso, soprattutto considerando la vita movimentata di Benjamin e la sua tragica conclusione. Scholem era sì un ordinato classificatore e conservava tutto, per cui aveva le lettere di Benjamin, ma delle proprie, per lo più scritte a mano, non aveva copie, salvo in certi casi in cui aveva delle bozze incomplete. Benjamin, d’altro canto, aveva conservato le lettere ricevute fino al 1933, incluse quelle di Scholem, ma quando la Gestapo fece irruzione a casa sua a Berlino le sequestrò e andarono poi distrutte nel 1945 poco prima della fine della guerra. Un secondo sequestro avvenne a Parigi, dopo l’ingresso dei tedeschi in città nel 1940 e dopo la fuga di Benjamin per sfuggire alla cattura da parte dei nazisti, fuga che si concluse tragicamente con il suicidio il 26 settembre del ’40.

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IL DOCUMENTARIO DELLA CBS SULL'IMPEGNO DI LOTORO AGLI OSCAR DELLA TV

La musica della Memoria sbarca agli Emmy

Agli Emmy Awards, gli oscar della televisione, quest'anno sarà rappresentata anche una storia di impegno per la Memoria che arriva dall'Italia: quella di Francesco Lotoro e della sua inesauribile ricerca sulla musica concentrazionaria. Il documentario della trasmissione 60 Minutes dell'americana Cbs dedicato proprio al lavoro di Lotoro è stato infatti nominato agli Emmy nella categoria "Outstanding Arts, Culture and Entertainment". Grande soddisfazione è stata espressa dalla Fondazione Istituto di Letteratura Musicale Concentrazionaria di Barletta, guidata da Lotoro, “per questo importante risultato conseguito da un lavoro realizzato con passione e professionalità dall'eccezionale team della CBS guidato dalla regista e producer Katherine Davis, a cui non resta che augurare la vittoria del prestigioso riconoscimento”. Il documentario ricostruiva il lavoro del compositore sulle tracce delle musiche della Memoria: oltre 8mila partiture e migliaia di documenti, libri e materiale audiovisivo custoditi dalla Fondazione e che troveranno posto nella cittadella in via di realizzazione a Barletta, che sorgerà sui resti della ex distilleria locale e sarà sede bibliotecaria, museale, concertistica e di ricerca della musica scritta in cattività civile, militare e politica. 

 

LE SINAGOGHE DELL'ITALIA EBRAICA

Un'estate al tempio

L’estate del Covid ha come noto limitato molto i viaggi all’estero e quest’anno è tutto un “riscoprire" spiagge e montagne del nostro Bel Paese da parte degli italiani, ma anche di turisti europei.
E in giro per l’Italia, oltre alle bellissime Sinagoghe sparse sul territorio nazionale che merita visitare, è bene ricordare che in diverse località di villeggiatura si trovano - in alcuni casi da tempo immemore - Battè hakeneset funzionanti nei mesi estivi, perché quelle località da sempre accolgono villeggianti ebrei. Le Sinagoghe estive si trovano all’interno di alberghi strutturati Kasher, o sovente in palazzine private, aperte a tutti gli ebrei di passaggio.
E allora per chi è in giro per l’Italia, val la pena ricordare le Sinagoghe funzionanti d’estate durante lo Shabbat o, in alcuni casi, anche tutti i giorni.
Forte dei Marmi e Milano Marittima sono tra le più conosciute nel Nord Italia. Nel Lazio, quest’anno, come per il passato, sono in funzione tre Sinagoghe, che si possono definire storiche: Anzio (aperta per le funzioni quotidiane), Fregene e Santa Marinella.
In Sardegna, il Tempio è a Porto Rotondo in località La Dunia.
In montagna, due sono le località che da decenni ospitano il Tempio all’interno di Hotel: Canazei, nelle Dolomiti e Sauze d’Oulx, in alta Valle di Susa.
Ma il panorama si arricchisce naturalmente delle Sinagoghe presenti e attive in tutte le località turistiche italiane (Siena - nell'immagine -, Firenze, Pisa, Venezia, Merano), per citarne solo alcune di quel grande mosaico che è l’Italia ebraica.

Giulio Disegni, vicepresidente UCEI 

PAGINE DI LETTERATURA CON ALBERTO CAVAGLION 

Giorgio Voghera, un autore da riscoprire

Riprendere in mano i libri di Giorgio Voghera, a partire da Quaderno d'Israele, per scoprire un autore poco noto al grande pubblico ma importante nella storia della letteratura italiana del Novecento. Attorno a questo invito gravita l'ultima puntata di “pagine di letteratura” con protagonista il critico letterario Alberto Cavaglion. Un episodio dedicato a ricordare lo scrittore triestino, il suo lavoro e il suo essere un personaggio fuori dal comune. Cavaglion ricorda di averlo incontrato seduto al Caffé San Marco di Trieste, dove trascorreva lunga parte delle sue giornate e accoglieva gli studenti desiderosi di conversare con lui, gli amici, i conoscenti. “Per tutti aveva una parola di saggezza, poi accompagnata da un lungo e attento scambio epistolare: io conservo gelosamente delle lettere che batteva a macchina da scrivere dopo quei nostri incontri – racconta Cavaglion – rispondendo in ritardo ai quesiti a cui non aveva saputo rispondere a voce”. Voghera, ricorda ancora Cavaglion, “era noto per il suo cosmico pessimismo, una vena di scetticismo che lo caratterizzava e che caratterizzerà anche il suo rapporto con il sionismo e con il periodo trascorso in un Kibbutz durante la guerra”. “È stato – aggiunge il critico letterario - uno scrittore di molti libri segnato però dalla sfortuna editoriale: i libri sono oggi difficilissimi da trovare e sono tanti anni che non vengono ristampati”. Un motivo in più per scoprire il segno lasciato da Giorgio Voghera nella nostra cultura attraverso la puntata di oggi e andando magari a caccia dei suoi libri.

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Ci riguarda
Il movimento LGBT è diventato uno degli obiettivi preferiti della destra sovranista in molta parte d’Europa. Il 7 agosto a Varsavia una manifestazione contro l’omofobia è stata brutalmente attaccata dalla polizia, con decine di arresti. La manifestazione protestava anche per l’arresto per due mesi di un’attivista LGBT, Małgorzata Szutowicz, accusata di aver protestato contro la campagna omofoba scatenata in Polonia dal presidente Duda, appena rieletto. Ricordiamo che molte zone della Polonia, oltre un terzo del Paese, sono state recentemente dichiarate LGBT free dalle autorità regionali. La parola d’ordine nei confronti degli omosessuali, dicono, non è quella di perseguitarli ma di separarli dalle persone “normali”, anche se si levano voci che chiedono la riapertura di Auschwitz. I rappresentanti dell’Unione Europea in Polonia hanno ribadito la volontà di combattere ogni forma di discriminazione in seno all’Unione Europea. La situazione è molto seria e non può non ricordarci molto della nostra storia passata. Parliamone, protestiamo, non lasciamo che questo ci veda indifferenti perché, al momento, non ci riguarda.

Anna Foa
Oltremare - Dalla finestra
d un certo punto di un lockdown, non mi ricordo se quello italiano o quello israeliano, che hanno coinciso ma non completamente, qualcuno ha avuto la lodevolissima idea di invitarmi in un gruppo su Facebook che da allora mi rallegra le giornate. Va detto che faccio parte di molti gruppi ma in modo quasi del tutto passivo, e anzi, di solito organizzo le impostazioni in modo che non mi compaiano i nuovi post, ché ho un feed già troppo vitale su Facebook, mi mancano solo ottocento post inutili e faticosi da scorrere ogni giorno. Ciò detto, questo gruppo in specifico ha qualcosa che quasi nessun altro ha: è tutto basato su fotografie, scatti singoli nella maggior parte, di persone di tutto il mondo che postano semplicemente una foto di quello che vedono dalla finestra, e scrivono nel post a mo’ di didascalia il luogo in cui sono. È una cosa fortemente poetica e allo stesso tempo del tutto pragmatica, iper-reale, roba da far entrare in risonanza la logica.
Ho notato che le provenienze delle foto vanno a ondate, governate da due regole principali: si espandono geograficamente attraverso le amicizie di ciascuno, ed è ovvio visto che siamo sul social, e che la maggior parte delle persone volendo fare una cosa carina per tirare su il morale a qualcun altro che è in lockdown, inviti persone che come lui o lei sono segregati in casa, e quindi facilmente vivono nella stessa zona.
Daniela Fubini
La piazza vista da vicino
Non conosco G.Yohanan Di Segni, ma vivendo da 60 anni a due passi dalla residenza ufficiale del Primo ministro israeliano a Gerusalemme, mi permetto di mettere le manifestazioni attuali sotto casa mia in luce differente da quanto da lui presentato.
Rimmon Lavi
Controvento - Confrontarsi
Due articoli recentemente apparsi su queste pagine, a firma di Emanuele Calò e Gadi Luzzatto Voghera, criticano il contenuto di un video-editoriale pubblicato sul Corriere della Sera dal collega Antonio Ferrari, e implicitamente le mie dichiarazioni succintamente riportate nell’intervista.
Viviana Kasam
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