Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui                24 Settembre 2020 - 6 Tishri 5781
IN ARRIVO UNA CHIUSURA ANCOR PIÙ DURA DI QUELLA DI MARZO-APRILE 

Israele, il lockdown si fa più severo
Governo diviso sulle misure

Misure ancora più severe rispetto al lockdown di marzo-aprile sono state approvate nelle scorse ore in Israele. Una decisione che descrive la gravità della situazione nel paese in merito all'elevato numero di contagi, ma che crea delle spaccature all'interno dello stesso governo. A una settimana dall'imposizione di un nuovo lockdown, l'esecutivo di Gerusalemme ha così deciso per un ulteriore giro di vite a partire da venerdì e fino alla fine delle solennità ebraiche (Simchat Torah). Nonostante l'opposizione del commissario responsabile per la gestione della crisi sanitaria, Ronni Gamzu, del ministro delle Finanze Israel Katz e del governatore della Banca d'Israele Amir Yaron, tutte le fabbriche e i servizi “non essenziali” saranno chiusi durante il lockdown. I servizi per la preghiera all'aperto e le proteste saranno ora limitati a gruppi fino a 20 persone e non ci si potrà allontanare dal proprio domicilio per più di un chilometro. In particolare, in base a un compromesso raggiunto nella notte, le sinagoghe chiuderanno a partire da venerdì, ma saranno aperte a capacità limitata e con i fedeli divisi in piccoli gruppi per le 25 ore di celebrazione dello Yom Kippur, per poi chiudere di nuovo lunedì sera. Per quanto riguarda le proteste - che vanno avanti da settimane e hanno come bersaglio il Primo ministro Benjamin Netanyahu - saranno permesse anche a Gerusalemme, nei pressi della residenza del capo di governo, ma limitate a duemila persone. Come per le preghiere e le proteste in altre parti del Paese, anche le manifestazioni in via Balfour (l'abitazione del Premier) saranno divise in gruppi da 20 persone che si terranno a due metri di distanza l'uno dall'altro. Per poter partecipare, inoltre, i manifestanti dovranno avere il domicilio a non più di un chilometro di distanza da via Balfour, nel centro di Gerusalemme.

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L'ADDIO ALLA GIUDICE DELLA CORTE SUPREMA DEGLI STATI UNITI

In migliaia salutano Ruth Bader Ginsburg
“La sua vita, un sogno americano”

Migliaia di cittadini stanno rendendo il loro ultimo omaggio a Ruth Bader Ginsburg davanti all’ingresso della Corte Suprema degli Stati Uniti al cui interno è da ieri allestita la camera ardente di un personaggio che, come questa iniziativa che non ha eguali negli ultimi 90 anni di storia americana dimostra, conferma di aver lasciato un segno speciale e forse inimitabile. 
L’ultima volta che qualcosa del genere accadde fu con William Howard Taft, il 27esimo presidente degli Stati Uniti che fu anche presidente della Corte dal 1921 al 1930. Da allora, per salutare giudici ed ex giudici della Corte, si erano scelte forme sempre solenni ma più blande rispetto a quella in svolgimento. Per la prima volta ciò avviene in onore di una donna. E con la particolarità non di una, ma di due giornate dedicate. La salma sarà poi trasferita nel palazzo del Campidoglio, sempre a Washington. Mentre l’Empire State Building, a New York, si illuminerà in suo ricordo con i colori della bandiera a stelle e strisce. 
“La vita di Ruth Bader Ginsburg è stata una delle tante versioni del sogno americano”, ha sottolineato il presidente della Corte, il repubblicano John Roberts, nel corso della cerimonia che si è svolta ieri all’arrivo del feretro. “Suo padre era un immigrato di Odessa. Sua madre era nata quattro mesi dopo l’arrivo della sua famiglia dalla Polonia. La madre ha lavorato a lungo come contabile a Brooklyn. Era solita chiederle: ‘Quale è la differenza tra una contabile di Brooklyn e una giudice della Corte suprema?’ La risposta era: una generazione”.

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IL RICONOSCIMENTO CONSEGNATO DALL'AMBASCIATORE TEDESCO ELBLING

“Sami Modiano, il suo impegno
un servizio alla Germania e all’Europa”

“Sono quindici anni che ho rotto il silenzio scegliendo di condividere in pubblico la mia storia. Non è semplice, ogni volta è una sofferenza atroce. L’ho fatto e continuo a farlo per lasciare un messaggio ai giovani, qualcosa che orienti in modo positivo i loro comportamenti”. 
Sami Modiano lo ricordava ancora ieri, intervistato da Pagine Ebraiche a poche ore dall’assegnazione dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania. A consegnarli questo nuovo riconoscimento, nel corso di una cerimonia cui hanno preso parte anche la Presidente UCEI Noemi Di Segni e la Presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, è stato l’ambasciatore tedesco in Italia Viktor Elbling. “La Germania – ha detto il diplomatico di Berlino – desidera onorare Lei, signor Modiano, che fu duramente colpito da ingiustizia e violenza da parte dei tedeschi e dei loro alleati. Tutto cominciò quando a Rodi, dove nacque e passò la sua infanzia, fu espulso dalla scuola a causa delle leggi razziali fasciste. Non riesco a immaginare come Lei da piccolo si sia sentito quando Le dissero ‘I tuoi compagni possono andare a scuola ma tu no’. Era solo l’inizio di una lunga serie di torti subiti”. 
Elbling si è detto grato per il suo impegno di Memoria con i giovani: “Ogni volta che parla, lei rivive l’orrore che ha vissuto. E tuttavia lei fa questo sacrificio perché è necessario, perché aiuta le future generazioni a non dimenticare e a non commettere di nuovo quei crimini orribili. Non posso ringraziarla abbastanza per quello che ha fatto e che fa ancora oggi”.
Uno straordinario servizio reso “alla Repubblica Federale di Germania e all’Europa tutta”. 

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VERSO YOM KIPPUR 5781

Gerusalemme, le melodie del Tempio italiano

In un momento complicato come quello che sta vivendo Israele, la comunità degli Italkim di Gerusalemme si è organizzato per raggiungere più persone possibili. Per questa sera è stato infatti organizzato un'iniziativa a cui si potrà partecipare online (qui il link): un divrè Torah in ebraico e italiano, a cui seguiranno le letture di brani di tefillot e piyutim di Kippur con melodie del Tempio Italiano. L'evento si concluderà con il suono dello Shofar. 

DA PALERMO A GERUSALEMME, UNA FAMIGLIA TRA I GIUSTI

I Florio e la scelta del coraggio

A Palermo la storia dei Florio, una dinastia di imprenditori e armatori, potenti e illuminati, che si sono alternati nell’arco di quattro generazioni per tutto il diciannovesimo secolo fino alla Prima Guerra Mondiale, è ancora sentita come parte integrante della storia della città. Un mito trasversale che permea di nostalgia sia la cultura delle élite intellettuali locali, che la memoria orale degli strati popolari.
Agli albori del Novecento, il nome dei Florio destava ancora rispetto e gratitudine. Si diceva “Binidittu tuttu dunni passa Florio!” (“Benedetto tutto dove passa Florio”), in relazione alle migliaia di posti di lavoro retribuiti dignitosamente, grazie ad un fitto reticolo di imprese che andavano dalla Fonderia ai Cantieri Navali, dall’industria enologica Marsala alle tonnare, dalle solfatare al chimico, dal tessile alle ceramiche. Furono anche colti mecenati, filantropi generosi e attenti benefattori: edificazione di splendidi teatri e grandi hotel di lusso, donazioni di ospedali, mense per i poveri, scuole per i lavoratori e asili nido per i bimbi delle loro operaie, gare automobilistiche e competizioni sportive internazionali. 

Adriana Castellucci
(Nell'immagine, Palazzo Costaguti a Roma, dove molti ebrei trovarono un rifugio durante la persecuzione nazista)

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Letture facoltative - Il mito del cannibale
I cannibali? Sono gli altri. William E. Arens nel classico dell’antropologia Il mito del cannibale (Bollati Boringhieri) racconta di quando, facendo ricerca sul campo in Tanzania sul finire degli anni sessanta, si accorse che la maggior parte degli abitanti del luogo era convinta che gli occidentali si nutrissero di sangue umano. In modo analogo, molti europei e americani ritengono che l’antropofagia sia stata un codice culturale diffuso in molte grandi civiltà del passato e anche in alcuni gruppi umani isolati fino a non molti anni fa. La questione della presenza di cannibalismo rituale in specifici contesti è ancora discussa dagli antropologi, ma Arens nega decisamente che le testimonianze siano sufficienti a giustificare l’idea che uomini si siano nutriti di altri uomini in modo non occasionale per motivi alimentari o rituali.
Giorgio Berruto
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L’accordo di Abramo e i palestinesi
Con qualche eccezione non si può dire che la stampa italiana, in particolare la grande stampa d’informazione, abbia salutato con entusiasmo l’accordo tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein. Eppure si è trattato di un accordo che ha finalmente introdotto un elemento di pacificazione in una regione che è stata per decenni caratterizzata da tensioni e da conflitti. La riserva, più o meno enfatizzata, che si è potuta leggere sulla stampa italiana riguarda la non partecipazione dei palestinesi a questo accordo, anzi l’esplicita ostilità della loro leadership. Questo atteggiamento evidenzia la persistenza nella nostra stampa di un pregiudizio ideologico che considera i palestinesi portatori di istanze positive e, per contro, in Israele uno Stato nei confronti del quale mantenere una tenace riserva mentale.
Valentino Baldacci
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Spuntino - Presa di coscienza
Con il brano di questa settimana, Haazinu, Mosè si congeda dal popolo ebraico chiamando in causa il cielo e la terra: "udisca il cielo e parlerò, e la terra ascolti le parole della mia bocca" (Deut. 32:1). Il cielo é paragonabile alle persone di spirito elevato, pronte ad accettare anche dure forme di biasimo. La terra corrisponde invece a coloro che sono più attaccati alla materialità. Con questi ultimi é meglio evitare il rimprovero diretto perché rimbalzerebbe, mentre un messaggio allusivo potrebbe essere più efficace e magari interiorizzato. 
Raphael Barki
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