Spuntino – Presa di coscienza
Con il brano di questa settimana, Haazinu, Mosè si congeda dal popolo ebraico chiamando in causa il cielo e la terra: “udisca il cielo e parlerò, e la terra ascolti le parole della mia bocca” (Deut. 32:1). Il cielo é paragonabile alle persone di spirito elevato, pronte ad accettare anche dure forme di biasimo. La terra corrisponde invece a coloro che sono più attaccati alla materialità. Con questi ultimi é meglio evitare il rimprovero diretto perché rimbalzerebbe, mentre un messaggio allusivo potrebbe essere più efficace e magari interiorizzato. Ma in fondo l’uomo é fatto sia di spirito, cielo, che di materia, terra. L’anima e il corpo convivono e bisogna cercare di coordinarli armonicamente per santificarli, come accade ad esempio a Kippur. Se questi due componenti essenziali dell’uomo fossero separati, avrebbero facile giustificazione di fronte ad un’ammonizione per un comportamento inadeguato. L’anima potrebbe discolparsi argomentando che, essendo essa pura e immateriale, non é corruttibile. Il corpo invece é per sua natura alterabile, intrinsecamente deteriorabile, non ci si può aspettare che rimanga inviolato, senza peccato, quindi non può certo essere colpa sua! La combinazione dei due richiede equilibrio e consapevolezza e non concede all’individuo la possibilità di scrollarsi di dosso la responsabilità delle proprie scelte ed azioni. E qui interviene la teshuvà – il ritorno, un processo da intraprendere particolarmente verso Kippur – la cui fase di sincero pentimento implica una chiara presa di coscienza.
Raphael Barki