“Sami Modiano, il suo impegno
un servizio alla Germania e all’Europa”

“Sono quindici anni che ho rotto il silenzio scegliendo di condividere in pubblico la mia storia. Non è semplice, ogni volta è una sofferenza atroce. L’ho fatto e continuo a farlo per lasciare un messaggio ai giovani, qualcosa che orienti in modo positivo i loro comportamenti”. 
Sami Modiano lo ricordava ancora ieri, intervistato da Pagine Ebraiche a poche ore dall’assegnazione dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania. A consegnarli questo nuovo riconoscimento, nel corso di una cerimonia cui hanno preso parte anche la Presidente UCEI Noemi Di Segni e la Presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, è stato l’ambasciatore tedesco in Italia Viktor Elbling. “La Germania – ha detto il diplomatico di Berlino – desidera onorare Lei, signor Modiano, che fu duramente colpito da ingiustizia e violenza da parte dei tedeschi e dei loro alleati. Tutto cominciò quando a Rodi, dove nacque e passò la sua infanzia, fu espulso dalla scuola a causa delle leggi razziali fasciste. Non riesco a immaginare come Lei da piccolo si sia sentito quando Le dissero ‘I tuoi compagni possono andare a scuola ma tu no’. Era solo l’inizio di una lunga serie di torti subiti”. 
Elbling si è detto grato per il suo impegno di Memoria con i giovani: “Ogni volta che parla, lei rivive l’orrore che ha vissuto. E tuttavia lei fa questo sacrificio perché è necessario, perché aiuta le future generazioni a non dimenticare e a non commettere di nuovo quei crimini orribili. Non posso ringraziarla abbastanza per quello che ha fatto e che fa ancora oggi”.
Uno straordinario servizio reso “alla Repubblica Federale di Germania e all’Europa tutta”.

Di seguito l’intervento dell’ambasciatore Elbling:

Stimato Signor Modiano, Signore e Signori,
sono molto felice di averVi con noi in quest’occasione molto importante. Siamo qui perché il Presidente Federale Frank-Walter Steinmeier Le ha conferito, gentile Signor Modiano, l’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania (Verdienstkreuz erster Klasse) per le Sue particolari benemerenze acquisite verso la Repubblica Federale di Germania.
La Germania desidera onorare Lei, Signor Modiano, che fu duramente colpito da ingiustizia e violenza da parte dei tedeschi e dei loro alleati. Tutto cominciò quando a Rodi, dove nacque e passò la Sua infanzia, fu espulso dalla scuola a causa delle leggi razziali fasciste. Non riesco a immaginare come Lei da piccolo si sia sentito quando Le dissero “I tuoi compagni possono andare a scuola ma tu no”. Era solo l’inizio di una lunga serie di torti subiti.
Quando i tedeschi invasero Rodi, il 23 luglio del 1944, Lei fu deportato a Birkenau insieme ai Suoi familiari. Per una serie di eventi fortuiti Lei sopravvisse, ma perse tutta la Sua famiglia. Lei ha dichiarato più volte di essersi sentito in colpa per essere sopravvissuto mentre tanti altri morirono. Continuava a chiedersì, e cito da una Sua intervista, “Com’è possibile che sopravvissi una volta, due volte, tre volte, mentre gli altri morivano a fianco a me?“
Nel campo di concentramento Lei fece amicizia con un ragazzino di Roma, Piero Terracina. Anche lui sopravvisse a quell’inferno. Dopo tanti anni di doloroso silenzio lui cominciò a condividere i suoi ricordi con le nuove generazioni, parlò con i giovani e collaborò a libri, programmi radiofonici e tante altre iniziative. Anche lui all’inizio di quest’anno era stato nominato Ufficiale dell’Ordine al Merito. Purtroppo è mancato poco prima di poter ricevere personalmente l’onorificenza.
Anche Lei ha cominciato tardi a parlare della Sua esperienza, anche per paura che la gente non Le credesse: un ulteriore torto che non sarebbe riuscito a sopportare. Nel 2005, su invito del Suo amico Piero Terracina e dell’allora Sindaco Walter Veltroni, Lei si recò ad Auschwitz con un gruppo di 300 ragazzi romani. So che per Lei fu un momento molto emozionante che La aiutò a trovare una risposta alla domanda che da tanto tempo La tormentava.
Cito ancora da quell’intervista: “Ecco, quando ho visto le lacrime negli occhi dei ragazzi e delle ragazze ho capito perché sono sopravvissuto. Io sono sopravvissuto per testimoniare. Questa è la mia missione. Questo è ciò che Lui ha voluto per me. Questo è ciò che vedono i miei occhi nel campo: i ragazzi”.
Quei ragazzi di oggi vivono in una realtà di pace e benessere. Per loro quello che Lei ha visto con i Suoi occhi è inimmaginabile. Eppure, prima della guerra, prima di Hitler e Mussolini, le persone non avrebbero creduto possibile quello scempio contro l’umanità che è stata la Shoah. Eppure a tantissime “persone normali“, persone considerate “per bene“, sono bastati certi discorsi deliranti pieni di odio e di violenza e quella falsa idea di superiorità del loro popolo, per trasformarsi in mostri assassini senza alcuna pietà. È un monito che ci dobbiamo sempre ricordare anche ai tempi d’oggi. Le parole sono potenti, nel bene e nel male.
Per questo è così importante parlare di Auschwitz, anche se ricordarlo è molto doloroso. Ogni volta che ne parla, Lei rivive l’orrore che ha vissuto. E tuttavia Lei fa questo sacrificio perché è necessario, perché aiuta le future generazioni a non dimenticare – e a non commettere di nuovo! – quei crimini orribili. Non posso ringraziarLa abbastanza per quello che ha fatto e che fa ancora oggi.
Per questo straordinario servizio alla Repubblica Federale di Germania e all’Europa tutta, sono felice di poterLe consegnare ora il Cavalierato dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania in nome del Presidente Federale.

Viktor Elbling, ambasciatore di Germania in Italia 

(24 settembre 2020)