LA CERIMONIA AL MEMORIALE DELLA SHOAH DI MILANO
“Figli e nipoti, la nostra vittoria"
“Credo che papà sarebbe molto orgoglioso di vedere il suo nome in un luogo che rimarrà per le prossime generazioni”. Nel silenzio del Memoriale della Shoah di Milano, Emanuele Fiano ha ricordato con commozione il padre Nedo, scomparso nel dicembre scorso, ringraziando per la decisione di intitolargli una delle Stanze delle Testimonianze. “Il doveroso tributo al suo impegno instancabile nel testimoniare”, le parole del presidente del Memoriale Roberto Jarach. Al termine della tradizionale commemorazione organizzata il 31 gennaio da Memoriale, Comunità ebraica di Milano e Comunità di Sant’Egidio, si è tenuta la ristretta cerimonia dedicata a Fiano, a cui ha preso parte la senatrice a vita Liliana Segre. “Ho raccontato tante volte a Lele come con Nedo, fratello di spirito, non parlavamo mai del passato. Per reciproca protezione verso l’altro. Parlavamo invece sempre dei figli, dei nipoti. Perché la vittoria più grande delle nostre vite è stata quella”, le parole di Segre, sopravvissuta come Fiano ad Auschwitz. “Tra noi sopravvissuti parlavamo di vita e non di morte. In particolare con Nedo, con Goti, con Luciana, ricordare il passato era inutile, bastava guardarci. Ma raccontare che da noi era uscita altra vita, quella sì era vittoria non prevista, né da noi né tanto meno dai meccanismi di morte nazisti”.
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Traversie e opportunità
Varcando la soglia della «zona gialla» mi è tornato in mente quanto scrive Claudio Pavone in apertura del suo Una guerra civile (Bollati Boringhieri). Il 23 agosto 1943 – scrive Pavone – uscendo dal carcere di Castelfranco Emilia, Vittorio Foa, nel regalare a un compagno di prigionia la sua copia della Scienza nova di Vico la sigla con queste parole del filosofo napoletano: “Per varie e diverse vie, che sembravano traversie ed erano in fatti opportunità”. Nei venti mesi successivi quelle traversie in effetti furono anche il percorso preparatorio per opportunità. Si potrà dire anche per noi?
David Bidussa
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Fascino fascista
Scriveva Susan Sontag, in un memorabile saggio con il quale analizzava l’opera della regista tedesca Leni Riefenstahl, già nelle grazie di Hitler e Goebbels, che «secondo una convinzione molto diffusa il nazional-socialismo significa solo brutalità e terrore. Il nazional-socialismo – più in generale, il fascismo – significa un ideale, o piuttosto degli ideali che resistono ancora oggi sotto bandiere diverse: l’ideale della vita come arte, il culto della bellezza, il feticismo del coraggio, l’annullamento dell’alienazione in estatici sentimenti di comunanza; il rifiuto dell’intelletto […]».
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Un vaccino contro l'indifferenza
Giovedì, in prima serata, l’amministrazione comunale di Pelago, a chiusura di una settimana ricca di iniziative, ha organizzato un incontro su “L’esercizio della memoria come vaccino all’indifferenza”, svoltosi su una piattaforma cui potevamo accedere anche gli alunni delle scuole e resa pubblica in diretta sui canali sociali del Comune toscano.
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