L'INIZIATIVA INTERNAZIONALE CON IL COINVOLGIMENTO DELL'UCEI 

Lotta all'antisemitismo, l'impegno dei sindaci

Stop all’antisemitismo in ogni sua manifestazione. Lotta senza sosta per far affermare in modo pieno i valori dell’incontro, del dialogo, dell’inclusività.
È il messaggio comune che caratterizzerà un summit online con l’intervento di molti sindaci d’Europa e del mondo, convocati a questo scopo, martedì 16 marzo, dall’amministrazione comunale di Francoforte sul Meno con la collaborazione del Combat Anti-Semitism Movement. Tra i molti speaker annunciati all’evento, che sarà fruibile anche in streaming, i sindaci di città come Pittsburgh, Atene, Bruxelles, Tirana, Bologna, Newark e Poway. A loro si uniranno la vicepresidente della Commissione europea Vera Jourova e il direttore dell’agenzia europea per i diritti fondamentali Michael O’Flaherty.
“Oggi più che mai è importante sviluppare la capacità di lavorare in rete con tutte le istituzioni competenti. Ciascuno con il suo ruolo e la sua missione. Poiché nessuno può affrontare questa sfida da solo, dobbiamo garantire un approccio coerente a tutte le attività: educative, normative e culturali” sottolinea la Presidente UCEI Noemi Di Segni, che parteciperà all'evento. L’iniziativa sarà quindi segnata dal tentativo di comprendere la portata di una minaccia che, con il passare degli anni, si è fatta sempre più sfaccettata. E al tempo stesso di condividere e implementare efficaci pratiche di contrasto.

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LA PRESENTAZIONE DOMANI SUL CANALE SOCIAL UCEI 

Una nuova Haggadah per il Seder di Pesach: 
il cammino verso la libertà è anche a colori 

Chag hamatzot (festa delle azzime), zeman cherutenu (festa della libertà), chag aviv (festa della primavera). Sono i nomi con cui è conosciuta la festa di Pesach. Qual è la differenza fra questi significati? Una risposta la si trova nella nuova edizione dell’Haggadah di Pesach dell’editore Belforte, caratterizzata da uno stimolante dialogo sui molti temi che questa ricorrenza pone all’ebraismo da millenni. Ad animarlo è Dario Coen, che veste i panni dell’intervistatore e rivolge alcune precise domande al rav Roberto Della Rocca e allo psicoanalista Alberto Sonnino. Impreziosiscono il volume, la cui introduzione è firmata dal rav Riccardo Di Segni, le colorate illustrazioni di Micol Nacamulli.
“Nella Torah – spiega il rav Della Rocca – il nome Pesach è legato prevalentemente al qorbàn, sacrificio (Shemòt, 12; 11), ed è invece chag ha matzòt, festa delle azzime (Shemòt, 23; 15), la denominazione che meglio definisce la festa in quanto il suo simbolo è l’azzima. Le matzot sono anche il paradigma della libertà, simboleggiata dalla genuinità e dalla ‘solerzia’ con cui deve essere impastato questo pane”.
Un’altra domanda riguarda la figura del “saggio”, uno dei protagonisti delle due serate del Seder. Se già conosce tutto, perché ha bisogno di fare domande? Da dove gli deriva questa necessità? “Chiedere – ricorda Sonnino – vuol dire cercare, interrogare, orientandosi a nuove scoperte, per acquisire maggiori conoscenze sentendosi non paghi delle proprie certezze e bisognosi di apprendimento”. Essere disposti a mettere tutto in discussione, senza fermarsi a verità assolute che chiudono la ricerca, è quindi una strada preferenziale per far sì “che il sapere progredisca, senza confini stabiliti”.
Tra i temi più intriganti che si vanno a toccare c’è il rapporto con l’Egitto. Il tentativo di comprendere l’impatto e la lezione di quell’esperienza, assurta a paradigma universale. 

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IL DOSSIER DI PAGINE EBRAICHE - UN ANNO DI COVID 

“Ristorazione, il futuro è anche online"

"Esistiamo da quasi trent’anni. Una crescita costante. Fino al Covid, che ha messo in ginocchio l’intero settore. Le alternative, a quel punto, erano due: o battere la testa contro il muro. Oppure reagire, inventandoci qualcosa. Abbiamo scelto la seconda opzione”.
Giovanni Terracina, chef romano, è uno dei soci del catering kasher Lebonton. Un sodalizio, quello con il fratello e con l’amico di sempre della scuola alberghiera, che nasce nel 1992. E in modo quasi pionieristico. “Allora – ricordano – a Roma esisteva una sola macelleria casher, non un solo ristorante e la cucina giudaico-romanesca autentica era quella che trovavi in tavola dalle nonne”.
Oggi lo scenario è decisamente cambiato. Merito anche dell’azione di Lebonton, realtà attorno alla quale orbitavano, almeno prima dell’emergenza sanitaria, diverse centinaia di persone tra dipendenti, collaboratori e collaboratori occasionali.
Con il blocco all’attività di catering, il ridimensionamento è stato da subito tangibile. Lo sforzo è stato così quello di avviare soluzioni creative per arrestare l’emorragia. Puntando sulla qualità, naturalmente, ma anche su pragmatismo e coerenza. “Abbiamo cercato di cogliere, tra mille criticità, anche qualche opportunità. Ad esempio – spiega Terracina – abbiamo sviluppato un’app di delivery in proprio, che ci permette di far lavorare i dipendenti senza ricorrere ai rider. Si poneva al riguardo anche un tema etico: i rider sono spesso sfruttati e privi di diritti”.

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Tre tappe
Quando si accompagna un morto, una pratica diventata sempre più frequente in questo anno di pandemia, ci sono tre tappe che compongono un discorso pubblico: il racconto di una vita interrotta; l’ancoraggio a un passo proposto come pertinente e saliente su cui si invita i parenti e gli amici a riflettere; il ricordo di un momento particolare, più spesso una frattura, un punto problematico della vita per il quale acquista un senso quel verso su cui riflettere.
                                                                          David Bidussa
Ciò che non muore
Già abbiamo ricordato cosa scriveva la saggista Susan Sontag, in un memorabile articolo contro la regista tedesca Leni Riefenstahl: «Secondo una convinzione molto diffusa il nazional-socialismo significa solo brutalità e terrore. Il nazional-socialismo – più in generale, il fascismo – significa un ideale, o piuttosto degli ideali che resistono ancora oggi sotto bandiere diverse: l’ideale della vita come arte, il culto della bellezza, il fetici-smo del coraggio, l’annullamento dell’alienazione in estatici senti-menti di comunanza; il rifiuto dell’intelletto…».
Claudio Vercelli
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