Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     24 Marzo 2021 - 11 Nissan 5781

DALLE URNE NON È EMERSA UNA COALIZIONE VINCITRICE 

In Israele, quattro elezioni e una costante:
nessuna maggioranza all'orizzonte

Quattro elezioni in due anni e stesso risultato. Israele non ha una maggioranza chiara, nonostante l'ennesimo tentativo di cambiare gli equilibri. Nonostante una pandemia che avrebbe dovuto cambiare gli orizzonti. Il successo della campagna vaccinale ha garantito al Primo ministro Benjamin Netanyahu di non perdere troppi consensi per strada. Al momento, a spoglio ancora da ultimare, il suo Likud è saldamente il primo partito con 30 seggi (sei in meno rispetto alle scorse elezioni), ma manca una coalizione su cui poter poggiare un governo. 
Secondo gli ultimi risultati, il blocco a favore di Netanyahu – di cui fanno parte i partiti haredi Shas (9) e Yahadut HaTorah (7) e il partito nazional-religioso Tziyonut Datit (6) – è fermo a 52 seggi; il blocco avverso può contare su 56 seggi, ovvero quelli di Yesh Atid (17), Kachol Lavan (8), Labor (7), Yisrael Beiteinu (7), Lista araba (6), Nuova speranza (6), Meretz (6). Fuori dai due schieramenti, Yamina (7) e il partito arabo Raam (5) che non hanno ancora scelto con chi stare.  
Ma anche con i voti dell'indipendente Yamina, Netanyahu non è al momento in grado di raggiungere i 61 seggi necessari per avere la maggioranza alla Knesset. Per farlo, dalle file del Likud si parla di possibili aperture al partito radicale islamico Raam.

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LA CERIMONIA INSIEME AL CAPO DELLO STATO  

Fosse Ardeatine, l’anniversario:
“Memoria, fondamento per il futuro”

“L’alleanza tra Nazioni e popolo seppe battere l’odio nazista, razzista, antisemita e totalitario di cui questo luogo è simbolo doloroso. La stessa unità in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore”.
Fu il messaggio che Sergio Mattarella, appena chiamato alla Presidenza della Repubblica, condivise con gli italiani nel suo primo atto da Capo dello Stato: una visita alle Fosse Ardeatine. Una delle pagine più dolorose, ricorderà in seguito, “della storia recente del nostro Paese”.
Quella compiuta nelle scorse ore, nel 77esimo anniversario dell’eccidio, è con tutta probabilità l’ultima sua visita in questa veste. Un appuntamento solenne e dai significati profondi, anche alla luce della recente restituzione di identità ai caduti Marian Reicher e Heinz Eric Tuchman.
Ad accompagnarlo la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni assieme al Presidente Anfim Francesco Albertelli.
“È la Memoria – ha affermato Di Segni uscendo dal mausoleo – che costruisce futuro. Che ci dà un indirizzo, una prospettiva. E quella prospettiva è la difesa della libertà, bene inestimabile che, come ci insegna anche la festa ebraica di Pesach in arrivo, siamo chiamati a difendere in ogni generazione con il massimo impegno e sforzo. Lo dobbiamo anche al ricordo di chi, quel terribile 24 marzo di 77 anni fa, perse la vita in questi luoghi di morte e dolore. Trecentotrentacinque vittime inermi della barbarie nazifascista. I loro nomi siano sempre con noi, ispirandoci ad agire ogni giorno al meglio per far progredire la cultura del dialogo, del rispetto, della fratellanza”.

Anche la Comunità ebraica di Roma, in una nota, ha voluto ricordare l’importanza dell’anniversario. “Anche quest’anno non potremo riunirci in cerimonie commemorative, ma la giornata di oggi, che segna una pagina dolorosa e drammatica nella storia del nostro Paese, impone una riflessione sull’importanza della libertà e della salvaguardia della nostra democrazia. Questi valori devono essere preservati come un bene inestimabile e mai dati per scontati. Soprattutto – la riflessione della sua presidente Ruth Dureghello – in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo.”
Così invece la Fondazione Museo della Shoah: “Ricordiamo, oggi ancora di più, le 335 vittime massacrate alle Fosse Ardeatine, i 77 ebrei tra di esse, il quattordicenne che perse la vita con un colpo di pistola alla nuca. Ma vogliamo anche ricordare chi li uccise, i nazisti, e chi li aveva arrestati, i fascisti: funzionari, collaborazionisti, delatori, traditori della loro patria e della loro gente. Ricordiamolo. Non furono solo le vittime le protagoniste italiane di quella tragedia”.

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QUI MILANO - LA PROPOSTA ALLA REGIONE LOMBARDIA

Memoriale della Shoah: "Pronti ad aiutare, 
offriamo nostri spazi come centro vaccini" 

È il luogo della Memoria di Milano. È diventato, in una fase critica, punto di accoglienza per i migranti. Ora il Memoriale della Shoah risponde nuovamente presente e si candida a diventare centro vaccinale a disposizione della città. “Chiunque abbia visitato il Memoriale ha trovato ad accoglierlo una grande scritta, che riporta la parola Indifferenza: il peggiore nemico da combattere, la pulsione da cui fuggire. Offrire il nostro spazio come Centro Vaccinale è, per noi, un ulteriore modo per combattere l’indifferenza, contrapponendole la solidarietà e l’impegno per il bene comune”, ha evidenziato il Presidente della Fondazione del Memoriale Roberto Jarach. “In un momento così difficile per il nostro territorio”, ha aggiunto Jarach, il Memoriale vuole “dare un supporto concreto a Comune e Regione che, insieme a generosi donatori privati, hanno reso possibile la nascita di questo luogo così speciale”. L’ampiezza degli spazi – 7.000 mq di cui almeno 2.000 già immediatamente dedicabili alle vaccinazioni – lo sviluppo su due campate parallele di circa 70 metri di lunghezza e la netta separazione tra i flussi di entrata e di uscita, spiega la Fondazione, rendono il Memoriale uno spazio particolarmente appropriato. Qualora la proposta fosse accolta da Regione Lombardia e dal Commissario Straordinario per l’Emergenza, la struttura, attualmente chiusa al pubblico, sarebbe disponibile per una predisposizione immediata al nuovo utilizzo.

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UNIONE GIOVANI EBREI D'ITALIA 

Ugei, Simone Santoro confermato presidente 

Secondo mandato consecutivo alla guida dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia per Simone Santoro. Torinese, 26 anni, laurea in ingegneria, un’assunzione fresca di giorni nel gruppo Lavazza, si dice “molto felice e onorato” per questa indicazione, arrivata all’unanimità, dal nuovo Consiglio appena insediatosi. “La prospettiva per la quale intendiamo impegnarci è quella di assicurare che l’Ugei resti una realtà equidistante ed equilibrata. Uno spazio aperto al confronto nella massima civiltà, onestà, trasparenza”, sottolinea Santoro. Il futuro si annuncia ricco di sfide e impegni. Anche nel segno della consapevolezza acquisita durante il primo anno di pandemia, con tutti i necessari accorgimenti adottati. “Dodici mesi intensi – dice – nei quali tutte e tutti ci siamo rimboccati le maniche. Ci siamo mossi bene sull’online e, quando ne abbiamo avuto la possibilità, abbiamo organizzato attività significative, nella massima sicurezza, anche in presenza. È la strada che seguiremo anche nei prossimi mesi, con la speranza che la normativa possa gradualmente permetterci un po’ di respiro”. In ogni caso, aggiunge Santoro, “non abbasseremo la guardia e se ci sarà da lavorare sul digitale piuttosto che dal vivo cercheremo di farlo nel migliore dei modi”.

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QUI ROMA 

Un nuovo direttore per Shalom

Ariela Piattelli, 44 anni, è il nuovo direttore di Shalom, l’organo di informazione della Comunità ebraica di Roma. Collaboratrice di varie testate, è anima da oltre dieci anni del festival internazionale di cultura Ebraica e del Pitigliani Kolno’a Festival – Ebraismo e Israele nel Cinema prodotto dal Centro Ebraico Italiano Il Pitigliani. Al suo attivo anche varie collaborazioni con istituzioni ebraiche italiane come promotrice e curatrice di eventi culturali.
Piattelli, che entrerà in carica ad aprile, subentra a Giacomo Kahn, direttore della rivista dal 2006.
Lo rende noto la Comunità romana.

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Ticketless – La fiaccola di Bianca
Mentre infuriava la polemica sull’assenza di donne nella leadership del maggiore partito di sinistra italiano, leggevo il libro di una studiosa inglese, Caroline Moorehead, dedicato a quattro protagoniste donne della Resistenza in Piemonte, da poco tradotto in italiano (La casa in montagna. Storia di quattro partigiane, Bollati Boringhieri). Il libro ha molte imprecisioni e per chi conservi il ricordo di almeno tre delle quattro protagoniste lascia l’amaro in bocca. Due delle tre partigiane che ho conosciuto erano affettivamente legate a un compagno ebreo (Bianca Guidetti Serra e Silvia Pons); le altre due, per ragioni biografiche meno coinvolgenti, sono state assai vicine alla storia dell’ebraismo torinese (Ada Gobetti e Frida Malan). 
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Masada 
Il libro di Samuele Rocca, appena pubblicato, Mai più Masada cadrà. Storia e mito della fortezza di Erode (Salerno Editore) si presenta davvero come un lavoro di grande pregio e alto interesse, che si fa apprezzare soprattutto per l’ottica prismatica adottata dall’autore, che affronta l’affascinante tema trattato da una molteplicità di angolazioni. E anche coloro che abbiano già specificamente studiato la vicenda e l’epopea di Masada non potranno non apprendere, attraverso le pagine del volume, molti elementi nuovi, in grado di inquadrare i vari problemi da un’angolazione diversa, e non potranno non riconsiderare le proprie posizioni, alla luce di nuove considerazioni e nuovi spunti di riflessione.
Francesco Lucrezi
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Tutto come prima
Israele è il primo Paese che dimostra quanto fosse falso lo slogan che la pandemia avrebbe dovuto cambiare tutto. Le elezione disputate ieri mostrano che diviso era prima e diviso è anche adesso. Una spaccatura, tra l’altro, che non pare potersi risolvere all’orizzonte qualunque sia la combinazione con cui si potrà risolvere questo nuovo rebus. Come previsto, il Likud è arrivato primo, ma non ha vinto. 
Davide Assael
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Paura del buio
Nel maggio 1941 presso Natzwiller (Basso Reno, Francia) il Reich aprì il Lager di Natzweiler-Struthof; attrezzato di 70 sub-Campi, il Lager ospitò 52.000 deportati tra i quali ebrei, Sinti e Roma, prigionieri politici e membri della Resistenza francese, 22.000 di essi morirono.
Natzweiler-Struthof era dotato di camera a gas e crematorio, fungeva da Campo di lavoro coatto per lo sforzo bellico del Reich e fu altresì sede di esperimenti medici sui deportati; il Lager fu liquidato nel settembre 1944 e i deportati sottoposti a una Todesmarsch, il 23 novembre 1944 le truppe statunitensi liberarono Natzweiler-Struthof. 
Francesco Lotoro
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