IL NUOVO NUMERO DEL GIORNALE EBRAICO DEI BAMBINI DAFDAF
Guardare dentro, guardarci dentro
E se fossimo trasparenti? È così che si intitola il nuovo numero della rubrica filosofica di Sara Gomel, che parte da due libri – Giacomo di cristallo, di Gianni Rodari, e La bambina di vetro, di Beatrice Alemagna – per ragionare con i giovani lettori del numero di DafDaf in distribuzione in questi giorni su come sarebbe se tutti potessero guardarci dentro.
Scrive Sara: “Sia per Giacomo che per Gisèle la vita non era facile: nati diversi dagli altri, con una pelle così sottile e delicata, erano considerati dalla gente dei piccoli miracoli. Pensate che fuori dalle loro case si creava ogni giorno una fila lunghissima di persone curiose di vedere attraverso i due bambini di vetro. Diventare fenomeni da baraccone non piace a nessuno, ma c’era un altro spinoso problema: quando sei di vetro, tutti possono guardare dentro di te”.
Non solo, ma come ci sentiremmo se dentro di noi tutto fosse visibile, soprattutto in questo tempo difficile? Le nostre paure, la preoccupazione, i ricordi o l’antipatia per qualcuno… Se gli altri vedessero non solo le nostre case e le nostre vite, esposte in ogni incontro online come mai prima, ma anche i nostri pensieri?
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ISRAELE - I LEADER A CONFRONTO DOPO IL VOTO
Nuovo governo, il negoziato prosegue:
Saar mediatore tra Lapid e Bennett
“Se Yair Lapid non rinuncerà entro la prossima settimana alla premiership in favore di Naftali Bennett, quest’ultimo non sarà più in grado di tenere a bada le critiche che sta ricevendo da destra e annuncerà che si unirà a Benjamin Netanyahu”. È l’avvertimento fatto pervenire in queste ore al centrista Lapid (leader di Yesh Atid – 17 seggi) per cercare di convincerlo a fare un passo indietro e favorire Bennett, leader del partito di destra Yamina (7 seggi), come guida della coalizione anti-Netanyahu. A inviare questo messaggio non è stato Bennett, ma, racconta l’emittente Kan, un influente parlamentare di Tikva Hadasha, il partito di Gideon Saar. Quest’ultimo si è proposto come mediatore tra Bennett e Lapid, e vorrebbe garantire la costruzione di una larga coalizione con una guida a destra. Saar del resto in campagna elettorale aveva annunciato che non avrebbe mai fatto parte di un governo guidato da Lapid. Potrebbe però aprire a un governo con il leader di Yesh Atid premier in rotazione con Bennett, se però a quest’ultimo sarà affidato l’incarico per primo. Lapid, che alle spalle ha il secondo partito della Knesset dopo il Likud (che ha 30 seggi), è favorevole a un accordo, ma non vuole cedere del tutto sulla premiership. E così i mediatori di Saar insistono e, riporta Kan, avvertono: se Lapid continua a tentennare, non ci sarà nulla su cui accordarsi perché Bennett rinuncerà a un’intesa per andare con Netanyahu.
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IL REPORT DELL'ANTI-DEFAMATION LEAGUE
"Antisemitismo in rete, numeri sempre più allarmanti"
“Troppo spesso gli individui vengono radicalizzati online consumando materiale d’odio non regolamentato e non filtrato sui social network e poi agiscono. Che si tratti di Pittsburgh, Christchurch, Poway o El Paso, continuiamo a vedere lo stesso scenario omicida che si ripete all’infinito: individui che si radicalizzano in spazi online dedicati a idee estremiste e odiose, la pubblicazione di una sorta di manifesto o di richiamo all’azione, e poi, alla fine, un attacco violento”. Sono riflessioni che Jonathan Greenblatt, direttore dell’Anti-Defamation League, affidava a una recente intervista con Pagine Ebraiche. La storica organizzazione americana, in prima linea nella lotta contro odio, razzismo e antisemitismo, si è distinta in questi anni per un’attenzione speciale al mondo del web e a tutte le sue emanazioni. Come nel caso della campagna “Stop hate for profit”, lanciata la scorsa estate, che ha portato alcune tra le più importanti multinazionali a sospendere la propria collaborazione con Facebook e altri colossi social per via della loro acclarata negligenza su questi temi.
Sui pericoli dell’online si concentra la nuova indagine condotta da ADL tra gli ebrei americani, interpellati sulla loro percezione dell’antisemitismo in un Paese che, nel recente passato, ha più volte mostrato un volto ostile. Gli attentati alle sinagoghe di Pittsburgh e Poway, rammentate da Greenblatt, ne sono state una dimostrazione eloquente.
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TRA UN MESE LA PARTENZA DA TORINO
Giro d'Italia, la squadra israeliana scioglie la riserva:
"Il nostro capitano sarà Dan Martin"
Con il Giro d’Italia non ha precedenti molto incoraggianti. Nel 2010 arrivò appena 57esimo in graduatoria generale. Nel 2014 fu costretto a ritirarsi per un incidente in allenamento, nella sua Belfast, ancor prima di prendere il via. Meglio gli è andata altrove. Al Tour de France, ad esempio, dove in carriera ha vinto due tappe. O all’ultima Vuelta, dove si è imposto in una frazione di montagna tra le più significative e ha concluso la competizione al quarto posto.
A sette anni dall’ultima partecipazione, Dan Martin proverà a sfatare questo tabù. Lo farà da leader dell’Israel Start-Up Nation, che ha scelto nell’esperto corridore irlandese, 35 anni in agosto, il proprio capitano per il Giro 2021 (la partenza, tra poco più di un mese, da Torino).
Un calendario per lui fitto di impegni. “Ho l’entusiasmo di un esordiente” ha commentato Martin, che sarà protagonista alla corsa rosa e vestirà poi in seguito i panni del gregario accanto al britannico Chris Froome, il capitano designato per il Tour (che scatterà invece a fine giugno).
Il grande obiettivo dichiarato di questa stagione che, per la squadra israeliana, potrebbe rivelarsi quella della definitiva consacrazione. Froome l’ha già vinto quattro volte e punta a un quinto sigillo. Ma anche un piazzamento sul podio sarebbe accolto come un trionfo.
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L'EBOOK SULL'ONDA DEL FILM DENUNCIA
Il dramma dei migranti, dai Balcani a Trieste
La drammatica situazione dei campi profughi al confine tra Bosnia e Croazia ha riportato l’attenzione dei media sulla rotta balcanica. Un flusso spesso “invisibile” agli occhi dell’opinione pubblica o comunque meno raccontato rispetto a quello che ha il Mediterraneo o altri contesti caldi come sfondo.
Il regista Mauro Caputo è stato tra i primi a sollevare il tema attraverso un documentario ricco di empatia e umanità: No borders. Flusso di coscienza, dedicato all’ultimo tratto della rotta: quello che riguarda l’Italia, e in particolare la zona di Trieste. “Per un anno e mezzo sono stato quasi ogni giorno nei boschi del Carso, lungo il confine con la Slovenia. Ho incontrato numerose tracce lasciate da migliaia di migranti, provenienti da luoghi lontani, alcune volte lontanissimi. E così ho cercato di ricostruirne le vite, i sogni, le speranze” raccontava lo scorso settembre, ospite del laboratorio Redazione aperta organizzato dalla redazione UCEI. Carte d’identità, vestiti, effetti personali: in una successiva ricognizione, lasciata la strada principale e inoltratici con lui nel bosco, tutto quel mondo emergeva in modo massiccio.
Per molti migranti Trieste rappresenta infatti la fine del “game”, il gioco, come veniva chiamato in origine il superamento della frontiera tra Bosnia e Croazia e ora divenuto un triste appellativo esteso anche alle frontiere tra Croazia e Slovenia e, per l’appunto, Slovenia e Italia. Lo ricorda con efficacia il nuovo progetto sviluppato sull’onda del film-denuncia: l’ebook “La porta d’Europa” firmato dallo stesso Caputo, assieme alla giornalista Donatella Ferrario.
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Setirot - Leadership e democrazia
Che cosa si impara dalla lettura – o rilettura – de “L’ultimo discorso di Mosè” di Micah Goodman (Giuntina)? Per esempio che Moshe Rabbenu togliendo se stesso dal centro della storia del miracoloso viaggio attraverso il deserto lascia più spazio a Dio; e sminuendo il suo ruolo nella narrazione politica della nomina dei capi concede più spazio al popolo. Insomma: «Un periodo in cui i figli d’Israele non avevano un capo che comandava imponendo su di loro le sue decisioni, ma che invece si consultava con loro; non un capo distante che riceveva istruzioni da Dio e poi diceva al popolo cosa fare, ma una figura attenta ai loro desideri e alle loro necessità». Stiamo forse parlando di leadership e democrazia?
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Spuntino - Occhiali giusti
Come si legge nell’Haggadà, Rabban Gamliel diceva (Mishnà, Pesachìm 10:5) che a Pesach chi non pronuncia le seguenti tre parole non esce d’obbligo: 1) Pesach (sacrificio pasquale), 2) Matzà (pane azzimo), 3) Maror (erba amara). La prima ricorda che D-o passò oltre (= pasàch) le abitazioni degli ebrei durante la piaga dei primogeniti. La seconda simboleggia la fretta in cui siamo usciti dall’Egitto, senza aspettare che il pane lievitasse. La terza è associata all’amarezza della schiavitù.
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Machshevet Israel - Harari
Dieci anni fa usciva in ebraico il volume “Breve storia dell’umanità” dello storico israeliano Yuval Noah Harari, classe 1976, Ph.D. preso ad Oxford e docente all’università ebraica di Gerusalemme. L’opera è stata tradotta in trenta lingue e ha venduto 16 milioni di copie nel mondo (in italiano porta il titolo “Sapiens. Da animali a dèi” ed è pubblicato da Bompiani). Da poco ne è in circolazione persino la versione graphic novel.
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