Israele tra trattative e condizioniper dare un governo al Paese
“Se Yair Lapid non rinuncerà entro la prossima settimana alla premiership in favore di Naftali Bennett, quest’ultimo non sarà più in grado di tenere a bada le critiche che sta ricevendo da destra e annuncerà che si unirà a Benjamin Netanyahu”. È l’avvertimento fatto pervenire in queste ore al centrista Lapid (leader di Yesh Atid – 17 seggi) per cercare di convincerlo a fare un passo indietro e favorire Bennett, leader del partito di destra Yamina (7 seggi), come guida della coalizione anti-Netanyahu. A inviare questo messaggio non è stato Bennett, ma, racconta l’emittente Kan, un influente parlamentare di Tikva Hadasha, il partito di Gideon Saar. Quest’ultimo si è proposto come mediatore tra Bennett e Lapid, e vorrebbe garantire la costruzione di una larga coalizione con una guida a destra. Saar del resto in campagna elettorale aveva annunciato che non avrebbe mai fatto parte di un governo guidato da Lapid. Potrebbe però aprire a un governo con il leader di Yesh Atid Premier in rotazione con Bennett, se però a quest’ultimo sarà affidato l’incarico per primo. Lapid, che alle spalle ha il secondo partito della Knesset dopo il Likud (che ha 30 seggi), è favorevole a un accordo, ma non vuole cedere del tutto sulla premiership. E così i mediatori di Saar insistono e, riporta Kan, avvertono: se Lapid continua a tentennare, non ci sarà nulla su cui accordarsi perché Bennett rinuncerà a un’intesa per andare con Netanyahu. Potrebbe essere solo una strategia per mettere nell’angolo il leader di Yesh Atid, ma nel mentre Netanyahu ha lanciato il suo appello pubblico a Bennett così come a Saar. “Tornate a casa”, ha detto l’attuale Premier israeliano in un appello televisivo. Riferendosi alle aspre critiche mossegli da entrambi in campagna elettorale, Netanyahu ha dichiarato: “Non è un segreto che abbiamo avuto disaccordi nel corso degli anni, ma abbiamo saputo superarli e lavorare insieme. Formiamo un governo di destra stabile che durerà per anni. Tornate a casa nel vostro posto naturale: la destra”. “Qualsiasi altro governo – ha aggiunto – che si formerà sarà di sinistra e instabile, istituito in chiara opposizione alla grande maggioranza che ha votato per il Likud e i partiti di destra. Un governo con poli estreme può distruggere tutte le nostre conquiste e cadrà molto rapidamente”, la previsione di Netanyahu. Se effettivamente i partiti di destra, contando Yamina, Tikva Hadasha e Israel Beitenu (non preso in considerazione da Netanyahu), potrebbero formare una coalizione stabile a guida Likud, è anche vero che i secondi hanno apertamente escluso un’alleanza con Netanyahu. E Saar è tornato a farlo in queste ore. “Il giorno stesso in cui lui e la sua gente hanno iniziato a diffondere perfide e false teorie cospirazioniste contro di me e contro il Presidente Reuven Rivlin, lui si appella al sottoscritto. – ha dichiarato Saar – La continuazione del mandato di Netanyahu, che sceglie i suoi interessi personali rispetto a quelli dello Stato, danneggia Israele”. Per cui Tikva Hadasha non siederà in un governo a guida Netanyahu, che intanto dovrà presentarsi lunedì 5 aprile all’apertura della fase dibattimentale del suo processo. Potrà non fermarsi per l’audizione del primo testimone del procedimento che lo vede incriminato per corruzione, abuso d’ufficio e truffa, ma dovrà ascoltare l’arringa iniziale del procuratore Liat Ben-Ari. Un processo che in questi intensi giorni di trattative politiche potrebbe mettere in difficoltà il leader del Likud, che per questo accelera nel tirare le fila per costruire nuove intese, sperando di portare sotto la sua ala almeno Bennett.
dr