L'APPELLO DEL PREMIER BENNETT E IL REPORT DEL MINISTERO DELLA SANITÀ

Variante delta, record di contagi in Israele
"Vaccinatevi, i dati dimostrano perché è importante"

 
Oltre sei mila contagi da Covid-19 sono stati registrati nelle ultime 24 ore in Israele, in quello che rappresenta un record negativo da febbraio. Un dato che preoccupa le autorità, che ribadiscono l'importanza di vaccinarsi per arginare il diffondersi della più contagiosa variante delta del virus. Il Primo ministro Naftali Bennett ha spiegato che nove su dieci dei pazienti in condizioni critiche (394 in totale) hanno più di 50 anni. "Chiedo a tutti i cittadini israeliani di età superiore ai 50 anni di fare molta attenzione nelle prossime settimane”, l'appello di Bennett, che ha posi sottolineato come la somministrazione della terza dose agli over 60 stia procedendo a un buon ritmo. “Israele al momento è l'unica nazione al mondo a dare questa possibilità. I vaccini sono sicuri e sono efficaci. Chi non l'ha ancora fatto, vada a vaccinarsi adesso”. Un appello rilanciato anche dal commissario nella lotta alla pandemia Salman Zarka, rivolto a quel milione di israeliani che ancora non ha ricevuto la prima dose. “Siamo a un punto critico per tutti noi. Per la nostra salute, per le nostre vite, per l'economia”, le parole di Zarka, che ha evidenziato come sia possibile arginare la risalita dei contagi “grazie ai vaccini, grazie all'uso delle mascherine e al rispetto del sistema del Green pass”.
Il mondo guarda con attenzione a quanto accade in Israele, diventato un modello e un laboratorio a partire dalla prima campagna vaccinale e ora con la scelta della terza dose. E i dati che arrivano dal ministero della Sanità sono incoraggianti: nonostante il recente aumento del numero di casi gravi nel paese, anche tra i completamente vaccinati, il ministero rileva come chi ha ricevuto entrambe le dosi ha significativamente meno probabilità di sperimentare malattie gravi.  Come spiega il quotidiano Haaretz tra gli over 60 il ministero ha registrato 85,6 casi gravi di Covid-19 ogni centomila persone tra i non vaccinati, tra chi ha completato il ciclo invece questo dato cala in modo verticale a 16,3. Cinque volte meno.

(Nell'immagine, il grafico del ministero della Sanità israeliano che mette a confronto, per gruppi di età, i casi gravi di covid-19 tra vaccinati, parzialmente vaccinati e non vaccinati)

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DOSSIER PADOVA EBRAICA - IL PRESIDENTE GIANNI PARENZO 

"Pochi, ma il futuro non deve spaventarci"

Presidente degli ebrei di Padova da cinque anni, Gianni Parenzo è un avvocato. Una categoria professionale che ha visto attivi, anche nelle generazioni precedenti, diversi correligionari. Il più noto dei quali Giacomo Levi Civita, l’uomo che ha “salvato” la Cappella degli Scrovegni.
Ben quindici gli avvocati ebrei che subirono, per mano fascista, e per effetto delle leggi razziste del ‘38, la cacciata dall’ordine professionale. Questi i loro nomi: Giuseppe Bianchini, Alberto De Benedetti, Vita Renzo Morpurgo, Emanuele Parenzo, Paolo Ravà, Gilberto Sacerdoti, Enrico Senigaglia, Gilberto Voghera, Aldo Consigli, Donato Donati, Giorgio Orefice, Adolfo Ravà, Tito Ravà, Augusto Serravalle, Gabriele Trieste.
A inizio estate l’Ordine ha svelato una targa in loro memoria. Un momento solenne e molto partecipato, caratterizzato anche dallo svelamento di un busto in onore di Levi Civita.
“La nostra – spiega Parenzo – è la storia di una Comunità spesso protagonista a un alto livello intellettuale e con un ruolo di primo piano nelle vicende risorgimentali. Molti ebrei padovani, esponenti di una classe medio-borghese istruita, hanno lasciato un segno. La figura di Levi Civita è, in questo senso, esemplare. Patriota, avvocato, sindaco: una personalità di immenso valore”. Il riconoscimento di quella ferita aperta da parte dell’Ordine rappresenta, per Parenzo, un segno di attenzione importante. “È vero afferma che già altre città hanno visto iniziative del genere. Ma se andiamo a contarle non sono poi tantissime.

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L'ACQUISTO DEL CALCIATORE DEL MACCABI TEL AVIV YONATHAN COHEN

Calcio, il futuro del Pisa passa da Israele

Il Maccabi Tel Aviv, la squadra più titolata d'Israele, ha evidentemente molti estimatori in Italia. Un altro suo calciatore infatti, dopo l'arrivo del centrocampista Dor Peretz al Venezia, è stato acquistato da una squadra italiana. Si tratta dell'attaccante Yonathan Cohen, 25 anni, che dalla prossima stagione vestirà i colori del Pisa in Serie B. Cohen andrà così a rinforzare la selezione toscana, che dal gennaio scorso ha cambiato proprietà e ha nuove grandi ambizioni. In particolare, ad acquistare il 75% delle quote del Pisa questo inverno è stato il magnate russo-americano Alexander Knaster. Nel raccontare la sua storia, il sito sportivo israeliano Sport 5 ricorda le origini ebraiche di Knaster, nato a Mosca nel 1959, ma trasferitosi a 16 anni negli Stati Uniti. A metà degli anni 90’ è divenuto il capo di Alfa Bank, la più grande banca commerciale privata della Russia. Ha poi fondato la Pamplona Capital Management, una società di private equity britannica, il cui successo lo ha reso, secondo Forbes, uno dei 400 uomini più ricchi del mondo. Tra le altre cose, - riporta Sport 5 - Knaster ha scelto la strada della filantropia, facendo donazioni alla Harvard Business School, dove ha studiato, e investendo nel Genesis Philanthropy Group, organizzazione ideata per rafforzare l'identità ebraica in tutto il mondo. E infine ha scelto di impegnarsi anche nel calcio. È stato lui, scrivono i media israeliani, a voler portare Cohen dal Maccabi al suo Pisa.

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Demagogie distrattive
Ci eravamo abituati a considerare i migranti e l’ordine pubblico i veri problemi del paese: i media, specie quelli privati, ci martellavano senza sosta dai milioni di altoparlanti installati nelle nostre case. Ora, migranti e ordine pubblico non sono più di moda, non portano più i voti di una volta.
Da un po’ di tempo, sarà perché distratti dalla pandemia, sarà perché i contenuti e lo stile del premier Draghi hanno dato equilibrio al clima del paese, ci siamo accorti che i nostri problemi, quelli seri, sono altri. Si tratta di temi sociali e di temi economici, che poi sono fra loro strettamente legati.
Dario Calimani
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Reti, retine
In questo preciso momento, delle multinazionali del bene raccolgono fondi presentando un’immagine di Israele che non mi sembra esauriente; dicono che vi è un blocco di Gaza, tralasciando dettagli come la frontiera con l’Egitto e le migliaia di razzi che terrorizzano la popolazione israeliana. 
Emanuele Calò
La parola “razza”, perché mantenerla
Da qualche tempo su “Repubblica” si dibatte intorno a una proposta suggestiva: cancellare il termine “razza” dal nostro linguaggio, eliminando la parola anche dal nostro testo costituzionale (segnatamente dall’articolo 3). Non sfuggono i buoni intenti di questa idea, animata dalla consapevolezza dell’evoluzione negativa di quel sostantivo e delle sue nefaste conseguenze. “Un lemma infetto, una tara inemendabile, un primordiale algoritmo dell’esclusione. Che sposta ogni volta la soglia della differenza per trasformarla in disuguaglianza, individuando continuamente nuovi bersagli. Ebrei o armeni, meridionali o immigrati e via all’infinito. Con l’effetto devastante di sdoganare atteggiamenti inqualificabili”. Così qualche giorno fa l’antropologo Marino Niola ne analizzava sagacemente la portata, difendendo l’ipotesi della cancellazione.
David Sorani
Alberi
A conclusione della parashà di Shofetim (che leggiamo sabato prossimo) si trova una norma sorprendente per i tempi in cui è stata data al Popolo Ebraico. Quando Israele assedia una città nemica non deve abbattere gli alberi che circondano la città assediata. Se ne possono godere i frutti, ma la pianta deve essere lasciata integra. Solo gli alberi che producono frutti non commestibili possono essere tagliati “per costruire strumenti di assedio contro la città che ti fa guerra, finché non sarà caduta”.
Roberto Jona
La memoria di Piazzale Loreto
Il 10 Agosto 1944 in piazzale Loreto avveniva uno dei più tragici episodi della storia milanese durante la Resistenza. Un plotone fascista della legione autonoma Ettore Muti fucilava, per ordine della sicurezza nazista, 15 partigiani prelevati dal carcere di San Vittore. Con queste fucilazioni si pensava che la strategia del terrore nazifascista potesse isolare i combattenti della Resistenza dalla popolazione. L’eccidio di piazzale Loreto ottenne invece l’effetto opposto e Milano non ha mai dimenticato questa barbarie.
Roberto Cenati
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