Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui   5 Settembre 2021 - 28 Elul 5781
LO SPECIALE APPROFONDIMENTO SU PAGINE EBRAICHE DI SETTEMBRE

Dal vaccino alla pandemia dell'odio,
il racconto di un anno complesso

Un anno ebraico si chiude, un altro è alle porte.
Come ormai consuetudine, la redazione di Pagine Ebraiche ha lavorato per mettere a disposizione dei lettori uno speciale dossier “Fatti e persone” cui è stato dedicato l’intero numero di settembre del giornale dell’ebraismo italiano in distribuzione. Un’occasione per rileggere l’anno 5781 agli sgoccioli e proiettarsi nell’immediato futuro, il 5782, che prenderà il via domani sera al tramonto con la solenne festività di Rosh haShanah.
Alle spalle un anno ricco di avvenimenti e segnato dall’avvento del vaccino – “l’impossibile reso possibile”, così l’ha definito l’ad di Pfizer Albert Bourla durante lo scorso Chanukkah – per portare speranza a una società messa in crisi dalla pandemia e tutta da ricostruire. Dall’Italia a Israele, come raccontiamo con la cronologia dei fatti e con alcuni spazi di approfondimento tematici, il mondo ebraico ha partecipato con dedizione e consapevolezza a questo impegno.
Dalla sanità alla scuola, dalla cultura allo sport: non c’è settore in cui il Covid non abbia lasciato un segno, costringendo a un ripensamento d’azione e prospettiva. Un cantiere d’idee e progetti dall’ampio respiro che abbiamo delineato in una visione d’insieme.
Numerose inoltre le personalità di rilevo che ci hanno lasciato e cui il dossier, curato da Daniel Reichel con il contributo di tutta la redazione, rende omaggio: leader indimenticabili come Renzo Gattegna, rabbini e comunicatori del calibro di rav Jonathan Sacks, Testimoni della Shoah dall’immenso coraggio come Nedo Fianco. Due gravi perdite anche nel rabbinato italiano, con la scomparsa del rav Elia Richetti e del rav Vittorio Della Rocca.
Pagine da sfogliare e sulle quali sostare anche nel tentativo di delineare le sfide del futuro. “Cultura viva – riflette lo storico delle idee David Bidussa nell’intervento che apre il dossier, ispirato alla crisi afghana e al ritorno in auge dei fondamentalisti – significa prendere atto che ogni cultura non è mai uguale a se stessa, ma è significativamente se stessa se continuamente ripensa, modifica, assume risorse, concetti, fondamenti che arrivano da altre parti”. Una cultura, si ricorda, “è viva come conseguenza di questo processo di costante mescolamento e di ibridazione, perfino con quelle culture con cui pure è in aspro conflitto”.
Un modello messo in crisi dall’altra pandemia con cui l’umanità è costretta da tempo a confrontarsi nelle sue sfaccettate declinazioni: quella dell’odio.

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IL RICONOSCIMENTO DEL PRESTIGIOSO FESTIVAL GIORNALISTICO

La Caravella del Mediterraneo a Noemi Di Segni: "Promotrice di dialogo e tolleranza"

L’impegno “per il dialogo tra le comunità religiose” e “contro ogni forma di discriminazione e razzismo” è valso a Noemi Di Segni, la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, l’attribuzione di uno dei primi annuali del comitato scientifico del Festival Giornalisti del Mediterraneo di cui si è conclusa nelle scorse ore, nel suggestivo scenario del borgo medievale di Otranto, la tredicesima edizione. A consegnarle la Caravella simbolo della manifestazione il giornalista dell’agenzia Ansa Patrizio Nissirio.
“Alla guida delle comunità ebraiche italiane – è stato sottolineato nel corso della serata – Di Segni si è sempre impegnata a promuovere dialogo e tolleranza, schierandosi contro ogni forma di razzismo ed antisemitismo, in tempi in cui questi mostri sembrano aver rialzato la testa”.
Numerosi gli ospiti che nel corso delle giornate del festival – ideato dal giornalista Tommaso Forte e promosso dall’associazione Terre del Mediterraneo insieme al Comune – hanno contribuito a far luce su varie tematiche e complessità. Ad essere coinvolti esponenti di primo piano del mondo dell’informazione, della cultura e delle istituzioni. A partire da Edi Rama, il premier albanese che nel corso di una commovente cerimonia ha ricordato le vittime della nave Katër i Radës naufragata il 28 marzo 1997 nelle acque di Otranto. Al centro anche le nuove sfide dell’accoglienza e integrazione. Significativo inoltre il conferimento di una Caravella in memoria di Daphne Caruana Galizia, la giornalista e blogger uccisa nel 2017 dalla mafia maltese.

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A OLTRE MEZZO SECOLO DALLA PRIMA E UNICA PARTECIPAZIONE

Giostra del goal contro l'Austria,
Israele avvicina il sogno Mondiale

Ai Mondiali di calcio del 1970 succedevano molte cose, sempre intrecciate ai destini dell’Italia di Valcareggi: brillava in finale, per l’ultima volta, la stella di Edson Arantes do Nascimento detto Pelé; mentre l’emozionante sfida vinta contro la Germania in semifinale passava alla storia, per la sua particolare dinamica e per il suo carico di pathos, come “la partita del secolo”. Nel bene e nel male, sfide leggendarie che gli Azzurri avevano rischiato di non arrivare neppure a disputare a causa del travagliato percorso nel girone eliminatorio conclusosi con un pareggio a reti bianche contro la squadra “materasso” del torneo, alla sua prima partecipazione: Israele. Per l’Israele del pallone, assai poco avvezza ad imprese del genere, sembrava un promettente inizio. E invece, da allora, la nazionale non è stata più in grado di qualificarsi ad alcuna competizione internazionale.

A oltre mezzo secolo da quel sorprendente Mondiale la speranza dei tifosi è tornata a ravvivarsi grazie al roboante 5 a 2 interno con il quale la squadra di casa si è sbarazzata dell’Austria nel match che ha visto contrapposte le due principali sfidanti per la seconda piazza del girone F (la Danimarca prima a punteggio pieno sembra irraggiungibile) che designerà una delle dodici squadre in lizza per gli spareggi. La classifica, con cinque dei dieci turni disputati, dice: Danimarca 15; Israele 10; Scozia 8; Austria 7; Far Oer 1; Moldavia 1.
Sugli scudi Manor Solomon, giovane esterno d’attacco che ha già segnato in carriera al Real Madrid ed è sul taccuino di molti grandi club, che ieri ha aperto la giostra del goal. L’arabo-israeliano Moanes Dabour, anche lui a rete. Ed Eran Zahavi, autore di una doppietta, con un passato italiano al Palermo.
Italia e Israele di nuovo insieme a un Mondiale. Magari è la volta buona.

(Nell'immagine in alto: l'esultanza israeliana dopo la vittoria per 5 a 2 contro l'Austria; in basso: una fase di gioco del match tra Italia e Israele ai Mondiali di Messico 1970)

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Passato e futuro
Il passato, con tutto il suo peso, sulle spalle; il futuro, che tiene per mano, che cammina con incertezza. Enea, che esce da Troia con il padre sulle spalle e tenendo per mano il figlio, non sa dove andrà. Sa solo quello che non ha più. È un fermo immagine che parla di noi in faccia all’anno nuovo che arriva. Questa volta, penso, più di altre.
                                                                          David Bidussa
La lettera scarlatta
Il grado più elevato di censura, in fondo, è l’autocensura. Quest’ultima funziona nel “migliore” dei modi quando viene interiorizzata al punto tale da filtrare le parole e le scelte senza che colui che ne sia condizionato se ne renda conto fino in fondo. Ossia, impedendogli di comprendere quale sia invece il reale grado di amputazione che si sta imponendo, quand’anche si trovi in una condizione di assenza di vincoli oggettivi. 
                                                                          Claudio Vercelli
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