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L'ISTANZA UCEI ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

Benemerenze ai perseguitati, i problemi sul tavolo

Dal febbraio 2020 la Commissione per le Provvidenze ai Perseguitati politici antifascisti e razziali istituita dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri non si è più riunita, dapprima per l’emergenza Covid, poi perché ben quattro membri della Commissione risultano dimissionari.
Per comprendere meglio il funzionamento dell’organismo che da oltre sessant’anni, in forza della legge n. 96 del 10 marzo 1955, c.d. Legge Terracini, eroga gli assegni di benemerenza a chi è stato perseguitato dal regime fascista per aver svolto attività politica antifascista, o per essere ebreo, occorre conoscere da vicino il meccanismo che regola la Commissione.
Come disciplinato dall’art.8 della legge Terracini, le domande per conseguire i benefici vengono dunque sottoposte all’esame di una Commissione, nominata con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con i Ministri dell’Interno, della Giustizia, del Tesoro e del Lavoro e della Previdenza sociale, composta di nove membri: per la Pubblica Amministrazione, un rappresentante della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con funzioni di presidente, e uno per ciascuno dei Ministeri sopra indicati, oltre ai componenti non “ministeriali”, ossia tre rappresentanti dell’Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti, nonché un rappresentante dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, a seguito della pronuncia della Corte Costituzionale del 17 luglio 1998 (n. 268) che dichiarò l’illegittimità costituzionale dell’art.8 della legge n. 96 del 1955 nella parte in cui non prevedeva che della commissione facesse parte anche una rappresentanza ebraica.
La composizione della commissione è integrata con l’inclusione di un segretario, senza diritto di voto. Per la validità delle deliberazioni della commissione è richiesta la presenza del presidente e di almeno la metà degli altri componenti.
Ed è proprio questo il fulcro della questione oggi dibattuta: quattro componenti della Commissione, ed esattamente i rappresentanti dei Ministeri dell’Economia e delle Finanze (Tesoro), della Giustizia e del Lavoro, e uno dei tre rappresentanti dell’ANPPIA, in periodi diversi, precedenti e successivi all’ultima riunione della Commissione, hanno rassegnato le proprie dimissioni. Risulta peraltro che le designazioni dei nuovi membri siano già avvenute, ma serve ora il decreto di nomina da parte del Presidente del Consiglio.
Da tempo l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane si è fatta portavoce dei diritti dei perseguitati razziali che non hanno ancora visto accolte le proprie domande, o che non le hanno mai presentate, sia attraverso l’azione del proprio Vice Presidente, rappresentante dell’UCEI in Commissione, sia attraverso il proprio Consigliere Davide Jona Falco, designato a far parte della Commissione di Studio istituita nel 2019 con il compito di proporre i necessari aggiornamenti in materia di normativa a favore dei perseguitati politici e razziali.
Di recente, la Presidente UCEI Noemi Di Segni ha nuovamente sollecitato la Presidenza del Consiglio dei Ministri, per rappresentare l’incresciosa situazione che si verifica per “lo stallo delle attività della Commissione preposta ad assumere le determinazioni” necessarie per dare riscontro alle domande che giacciono inascoltate, creando “grave nocumento alle persone interessate all’attuazione di un diritto, ancor più considerando il loro stato di sopravvissuti”. In tal senso è stata espressa la necessità che si possa “restituire al nostro Paese una dignità costituzionale e valoriale riflessa nella propria normativa, e che possa rimuovere ostacoli, distorsioni e indugi burocratici che ancora oggi, dopo oltre ottant’anni, vengono frapposti”.
Oggi, come noto, la necessità di attuazione di un diritto è stata riaffermata e chiarita da una recente norma che si è imposta all’attenzione del mondo giuridico e degli storici, prima ancora che del mondo ebraico, per la portata innovativa che vi racchiude.
Come si ricorderà, su proposta della Commissione istituita dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri su richiesta dell’UCEI, in considerazione del permanere di gravi criticità interpretative insite nelle leggi n.96/1955 e n.932/1980, l’art.1 della legge di bilancio 2021 (n. 178 del 30.12.2020), ai commi 373-374 ha introdotto due emendamenti dal forte impatto sostanziale, ossia lo slittamento del termine “finale” da considerare per valutare le persecuzioni, portato dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945, e l’inversione dell’onere della prova sulle persecuzioni subite e l’introduzione di una presunzione di persecuzione in favore dei perseguitati razziali. Due innovazioni pur ovvie e tardive, ma dirompenti, perché restituiscono quella dignità troppo spesso negata a chi subì le dure persecuzioni razziali.
Si tratta ora di dare piena attuazione ai principi espressi dalla recente legge di Bilancio e combattere ancora per altre criticità ad oggi irrisolte. Una fra tutte, l’inabilità a proficuo lavoro che per le domande di reversibilità degli assegni di benemerenza non viene, troppo spesso, riconosciuta, specie a Roma, dalla Commissione Medica di Verifica. La Commissione dipende dalla Direzione dei servizi del tesoro del Ministero dell’economia e delle finanze, ha sede nei capoluoghi di regione ed è delegata a compiere gli “accertamenti sanitari previsti dalla normativa vigente per conseguire benefici in materia di pensioni di guerra dirette, indirette e relativi assegni accessori nonché accertamenti di inabilità sui familiari superstiti degli ex deportati nei campi di sterminio nazista KZ, dei perseguitati politici antifascisti o razziali e dei titolari di assegni annessi alle decorazioni al valor militare ai fini del riconoscimento del trattamento di reversibilità”.
Un nodo da sciogliere anche questo, quanto prima, così come quello, di grande impatto per gli ebrei che vivevano nel periodo delle leggi razziali in Libia e che ancor oggi hanno difficoltà a vedersi riconoscere un diritto, che spetta loro in quanto perseguitati dallo stesso regime fascista presente in Italia. Criticità tutte sottoposte all’esame della Commissione di Studio che ha chiuso i propri lavori nell’inverno scorso, arrivando all’importante risultato degli emendamenti contenuti nella legge 178 del 2020, ma che ha lasciato irrisolti altri problemi.
La sfida continua.

Giulio Disegni, Vicepresidente UCEI
e membro della Commissione per le provvidenze ai perseguitati politici e razziali

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Fascisti in azione
Dopo tanto insistere e dibattere sul fascismo che non è più un problema, sul fascismo che è morto e sepolto e non più attuale, e sul fascismo che sarebbe un pretesto per dar voce ai comunisti, ecco finalmente il mostro che rialza la testa ed esce dal sommerso. I fascisti-neofascisti-postfascisti li abbiamo finalmente visti all’opera, nuovamente e come ai bei tempi. Ci sono, sono vivi e vegeti. Forse non sono molti, forse non sono un pericolo (dirà qualcuno) ma ci sono e ripongono i problemi di sempre, i problemi che sono costitutivi della loro stessa esistenza: violenza, rifiuto della convivenza civile, attacco alle istituzioni democratiche.
Il fascismo è sventuratamente vivo e vegeto, ha solo covato sotto le braci, e a qualcuno ha fatto piacere fingere di non saperlo e di non vederlo.
Dario Calimani
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Problemi da affrontare
È venuto fuori che il 19 febbraio 2020, sul sito web di una radio, il candidato giunto col maggior numero di voti al ballottaggio per la carica di sindaco di Roma per il centrodestra, Enrico Michetti, aveva scritto che "Ogni anno si girano e si finanziano 40 film sulla Shoah, viaggi della memoria, iniziative culturali di ogni genere nel ricordo di quell’orrenda persecuzione(...)".
Emanuele Calò
Lotta all'antisemitismo e diritti delle minoranze
Leggo su Pagine Ebraiche del 5 ottobre scorso e poi su Domani del 7 ottobre che l’Unione Europea ha approvato un significativo documento dedicato alla lotta all’antisemitismo e alla promozione della vita ebraica in Europa. È molto importante che i vertici europei prendano finalmente piena coscienza in modo specifico della peculiarità e della gravità dell’attuale minaccia antisemita, senza inglobarla in modo magari corretto ma generico e dunque inefficace nella più generale minaccia del razzismo e dell’intolleranza.
David Sorani
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