Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui              4 Novembre 2021 - 29 Cheshvan 5782
PAGINE EBRAICHE DI NOVEMBRE - L'INTERVISTA AL DIRETTORE DELL'UNAR

“Odio negli stadi, la Serie A cambi passo”

“Per ora tanti proclami, ma purtroppo fatti assai meno. Se nelle prossime settimane non ci saranno cambiamenti significativi sarà necessario intervenire in modo ancora più stringente. Per fare in modo che le cose cambino sul serio”. Triantafillos Loukarelis dirige dal 2019 l’Unar, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio. Tra gli osservati speciali spicca il mondo del calcio, spesso al centro delle cronache per episodi che ben poco hanno a che fare con la pratica agonistica e le buone pratiche del tifo. Questo primo scorcio di stagione ha confermato un trend allarmante. Loukarelis si dice preoccupato, ma anche intenzionato a dare battaglia.

Ululati, insulti razzisti, esaltazione del fascismo: un male antico che il calcio italiano non sembra riuscire a scrollarsi di dosso…
Duole dirlo, ma davanti a queste manifestazioni non nuove la reazione delle squadre di Serie A non si sta rivelando all’altezza. Urgono correttivi urgenti. Prima di tutto serve che le società facciano rete, anche esprimendosi attraverso comunicati congiunti a prescindere da dove il singolo episodio accade e da quale tifoseria è coinvolta. È un tema sul quale stiamo cercando di stimolare la massima attenzione.

Quello del pallone è un fronte sul quale l’Unar è da tempo in prima linea.
Sì, cerchiamo di farlo consapevolmente e responsabilmente. Una delle nostre battaglie è quella per la generalizzazione del daspo, di modo che chi lo riceve si veda precluso l’accesso a ogni stadio italiano. Se dovessero verificarsi altri episodi gravi stiamo valutando di rivolgere un appello ai calciatori: chiedendo loro, ad esempio, di farsi promotori dell’interruzione delle partite. So bene di entrare in un territorio difficile, con tanti interessi in gioco. È una sorta di extrema ratio, ma la sensazione è che si stia tirando un po’ troppo la corda.

Cosa pensa del caso del falconiere fascista della Lazio? E della reazione del club?
La reazione è stata insufficiente. Sospendere non è una risposta adeguata ai fatti, di quel contratto andava fatta carta straccia. Il rischio altrimenti è di mandare messaggi ambigui. E di ambiguità qui ne abbiamo molta: le simpatie politiche del falconiere non saranno certo emerse nel momento in cui il video è diventato virale. Troppo facile e scontato condannare quando si apre un caso mediatico. D’altro canto registro con favore la mobilitazione di una parte non irrilevante della tifoseria organizzata che ha chiesto l’inasprimento delle misure. Il segno che la misura è colma e che a contrasto servono atti concreti.

Non è un problema che riguarda solo la Lazio.
Certamente no. Parliamo di un problema diffuso che sporca l’immagine del calcio italiano e di riflesso quella di tutto il Paese. Mi vengono in mente alcune dichiarazioni di Osimhen, l’attaccante nigeriano del Napoli, sulle sue iniziali titubanze all’idea di trasferirsi in Italia. Proprio per una questione di razzismo. L’Italia, nell’immaginario comune, è una realtà razzista. Se non si capisce di per sé quanto ciò sia grave, poniamo la questione in altri termini. Gran parte della positiva influenza della forza lavoro straniera, e non sto parlando solo di pallone, guarderà per forza di cose altrove. E l’Italia sarà sempre più povera e arretrata.

Quale è, parlando di razzismo in Italia, la valutazione dell’Unar?
Rispetto ad un tempo non così lontano il linguaggio d’odio istituzionale sui migranti appare più sfumato. Ma purtroppo nulla o comunque ben poco si sta facendo per far progredire la società verso livelli di coesistenza e reciproca comprensione accettabili. In questo clima non propizio si innesta un’estrema destra cui è stato dato troppo spazio e che oggi si è presa la scena con effetti devastanti che sono sotto gli occhi di tutti. Contro queste frange è necessario che si prendano misure decise e determinate.

Cosa pensa dell’ipotesi di scioglimento di Forza Nuova?
Tutti i gruppi che hanno il fascismo come ragione di vita vanno sciolti: su questo non ritengo possibili compromessi. Ancora più urgente sarebbe togliere a questi movimenti le sedi, i luoghi fisici dove si incontrano. Ad esempio sfrattando CasaPound dall’edificio che occupa in spregio alla legge, ormai da molti anni, a pochi passi dalla stazione Termini. È un segnale che serve: lo Stato si riprenda i suoi spazi, ponendo fine ad abusi intollerabili.

Su quali campagne si sta concentrando l’Unar?
Stiamo lavorando sulle grandi strategie che ci chiede l’Unione Europea e che ci aspettiamo siano adottate dal governo: l’integrazione di rom, sinti e caminanti; la promozione dei diritti e la tutela delle persone LGBT; l’impegno contro razzismo, xenofobia e intolleranza. In questo senso, centrale sarà l’impegno contro l’antisemitismo e per una formale adozione della definizione dell’Ihra.

La lotta all’antisemitismo è il tema di una specifica strategia europea di recente presentazione. Una svolta?
Mi pare di sì. Finalmente si è superata una certa timidezza, per guardare in faccia il problema con serietà e pragmatismo. Importante anche che si sia dato un segnale di attenzione al futuro della vita ebraica in Europa, con specifici investimenti volti a sostenerla. È stato già detto tante volte, ma meglio ripetersi: senza ebrei, l’Europa non sarebbe più la stessa.

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LE CELEBRAZIONI PER IL 4 NOVEMBRE

“Difendere la libertà, un nostro dovere”

Solenni celebrazioni, in tutta Italia, per il 4 novembre. Come di consueto il Capo dello Stato Sergio Mattarella si è recato all’Altare della Patria dove ha deposto una corona d’alloro sulla tomba del Milite Ignoto. “In questo giorno il pensiero va a quanti hanno sofferto, sino all’estremo sacrificio, per lasciare alle giovani generazioni un’Italia unita, indipendente, libera, democratica”, si legge nel messaggio inviato al ministro della Difesa Lorenzo Guerini. “La loro memoria – ha poi evidenziato – rappresenta il più profondo e sincero stimolo ad adempiere ai doveri di cittadini italiani ed europei”.
Una data, il 4 novembre, che è un invito alla piena coscienza e consapevolezza del percorso compiuto. Dei grandi traguardi raggiunti ma anche delle drammatiche cadute che sono seguite e, dopo l’abisso di oltre vent’anni di fascismo, della forza dimostrata da tutto un Paese di ritrovarsi e ricostituirsi.
Uno sforzo in cui l’ebraismo italiano ha fatto la sua parte in modo tangibile, mettendo a disposizione della collettività le sue migliori energie sia fisiche che intellettuali. Prima nel nome del Risorgimento e dell’unità nazionale, con una particolare distinzione anche nei campi di battaglia. Quindi lottando per le libertà di tutti nella Resistenza e nella campagna di Liberazione. Infine, appena pochi anni dopo il tradimento delle leggi razziste, promuovendo nuovi valori a garanzia di un futuro democratico: quelli costituzionali e repubblicani. Valori attorno cui resta essenziale raccogliersi oggi con rinnovato vigore.

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LA NUOVA GIUNTA DELLA COMUNITÀ EBRAICA DI MILANO

Sicurezza, Bilancio, Personale e Comunicazione
fra le deleghe al nuovo presidente Meghnagi 

Prende forma la nuova Giunta della Comunità ebraica di Milano. Nella prima riunione del Consiglio eletto il 17 ottobre scorso si è infatti delineata la squadra che affiancherà il presidente Walker Meghnagi alla guida della Comunità. Dopo il tentativo fallito di trovare un'intesa con la lista di minoranza Milano ebraica (otto Consiglieri), Beyahad-Insieme (9 Consiglieri compreso Meghnagi) ha votato i sei nomi della Giunta, che ha poi provveduto a deliberare all'unanimità la distribuzione delle cariche. E così a Meghnagi sono state affidate le deleghe alla Sicurezza, al Bilancio, al Personale e alla Comunicazione. Nuovo vicepresidente e assessore ai Giovani sarà invece Ilan Boni. Rsa e Welfare sono stati affidati a Luciano Bassani; la Scuola a Dalia Gubbay; la Cultura a Sara Modena. Assessore ai tributi è stato scelto David Nassimiha, mentre Silvio Tedeschi sarà alle Relazioni istituzionali. Fuori dalla Giunta, sono state poi conferite la delega al Culto a Rami Galante e il viceassessorato ai giovani a David Philip.

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LA LEGGE FINANZIARIA APPROVATA DOPO TRE ANNI E MEZZO DALL'ULTIMA VOLTA

Israele, il sì al Bilancio che rafforza il governo

Non è finita, ma il governo israeliano a guida Naftali Bennett e Yair Lapid può tirare un grosso sospiro di sollievo. La prima parte della legge di Bilancio è stata votata. La coalizione si è compattata e, al momento decisivo, ha votato unita per approvare una finanziaria che mancava da tre anni e mezzo. Assenza che aveva generato diverse disfunzioni e problemi al paese. Dopo una lunga discussione la prima parte del Bilancio - quella inerente al 2021 mentre nelle prossime 24 ore si voterà per il 2022 - è stata votata dai 61 parlamentari parte della coalizione, contro i 59 no dell'opposizione. “È un'indicazione molto importante per il futuro: ora sarà molto difficile che il governo cada”, spiega a Pagine Ebraiche il demografo Sergio Della Pergola. Se infatti non fosse arrivato il via libera del parlamento entro il 14 novembre (termine per l'approvazione del Bilancio 2021), l'esecutivo sarebbe automaticamente caduto. “Questa coalizione arcobaleno si è invece ricompattata. Sin dalla sua nascita, con la fuoriuscita di fatto di uno dei parlamentari di Bennett (Amichai Chikli), la maggioranza poteva contare solo 61 voti. Qualche defezione era possibile, in particolare all'interno della lista araba Raam. E invece hanno votato tutti compatti la prima parte del Bilancio. Ora per Benjamin Netanyahu e l'opposizione sarà tutto più difficile. Per la stabilità del paese, speriamo si arrivi a fine legislatura”.

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LA PIAZZA CONTRO I DELIRI NO VAX

“A Novara, la società civile reagisce”

Novara è scesa in piazza. Numerosa e partecipe per dire no all’orrenda strumentalizzazione della Shoah da parte dei movimenti No Vax e No Green Pass che, proprio tra le strade della città piemontese, ha registrato pochi giorni fa una delle sue pagine più squallide.
“La condanna dell’iniziativa è stata unanime da parte del mondo istituzionale e politico e di ciò ringrazio tutte le diverse sensibilità che, negli ultimi giorni, hanno preso una posizione chiara e netta rispetto alle modalità scelte dagli organizzatori del corteo per la loro protesta”, le parole della presidente della Comunità ebraica di Vercelli Rossella Bottini Treves. “Soprattutto, però, vorrei ringraziare la società civile, che a Novara e non solo ha manifestato in maniera forte il proprio sdegno e che rappresenta l’humus necessario sul quale far crescere l’antidoto al virus dell’ignoranza di fatti storici e del mancato e dovuto rispetto nei confronti delle vittime dei lager”.

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LA MANIFESTAZIONE A GENOVA

“Memoria della Shoah, basta scempi”

“Senza Memoria, non può esserci nemmeno il presente. Oggi più che mai è necessario chiedersi se la società in cui stiamo vivendo ha recepito il messaggio ed è immune da questi germi. È una società sana? Oppure, ancora una volta, alcune fasce della popolazione pensano a soluzioni autoritarie?”.
Interrogativi che Ariel Dello Strologo, il presidente degli ebrei genovesi, ha sollevato durante il tradizionale momento d’incontro e testimonianza in memoria dei correligionari deportati dal nazifascismo promosso dalla Comunità ebraica insieme a Comunità di Sant’Egidio e Centro culturale Primo Levi.
Era un 3 di novembre del 1943 quando presero avvio retate e rastrellamenti. Un drammatico anniversario ricordato anche quest’anno da centinaia di persone raccoltesi nella Galleria Mazzini dove fu arrestato il rabbino capo Riccardo Pacifici. Memoria viva, anche contro oblio e strumentalizzazioni del presente.
“Spesso assistiamo a distorsioni, come accaduto a Novara. O vediamo i fantasmi del fascismo che tornano a essere compagni di strada di atti violenti. Per questo la Memoria non può essere un oggetto da mettere sul comò, circondata da retorica: altrimenti – la riflessione di Dello Strologo – abbiamo sbagliato tutto”.
Un invito alla consapevolezza è arrivato anche dal rabbino capo rav Giuseppe Momigliano: “La nostra presenza in questo luogo e in questa circostanza in rappresentanza di istituzioni e idealità diverse ci dice anche di un impegno che a noi tutti compete, ciascuno nel proprio campo, a che la Memoria sia non semplicemente mantenuta ma approfonditamente conosciuta, compresa, interpretata nei suoi vari aspetti di storia e di valori umani e se ne traggano i corretti insegnamenti”.

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SALVARONO LA FAMIGLIA SMULEVICH, LA CERIMONIA A FIRENZUOLA

Matti e Angeli, due famiglie tra i “Giusti”

Firenzuola era già da tempo la patria di un “Giusto”, don Leto Casini. Un prete coraggioso che fu tra i protagonisti della rete di assistenza agli ebrei perseguitati che operò in Toscana. Sul muro dello Yad Vashem, il Memoriale della Shoah di Gerusalemme, saranno adesso impressi i nomi di altri quattro concittadini: Armando e Clementina Matti, Pietro e Dina Angeli. Famiglie imparentate, una comune missione: salvare gli ebrei Smulevich lì riparati in circostanze drammatiche. Uno sforzo generoso e disinteressato.
A beneficiarne Sigismondo e Dora Smulevich con i figli Alessandro ed Ester e il nipote Leone. Prima tappa a Firenzuola, dove furono ospitati dai Matti. Quindi dagli Angeli a Ponte Roncone. Quasi un anno di clandestinità, tra mille pericoli scaturiti anche dalla vicinanza con la Linea Gotica, fino all’agognata Liberazione. Un nuovo inizio possibile grazie al coraggio di chi aveva aiutato.
“Le persone che ci circondano e i loro parenti sono misericordiosi e cercano di confortarci. Provvederanno alla nostra sistemazione per l’avvenire onde cercare di salvarci. Saremo loro riconoscenti per sempre” scriverà Alessandro, nel suo diario di quei giorni. Una testimonianza chiave ai fini del riconoscimento attribuito quest’oggi ai discendenti dei “Giusti”, nel corso di una cerimonia che ha visto la partecipazione tra gli altri dell’ambasciatore israeliano Dror Eydar. Al suo fianco, tra gli altri, il sindaco di Firenzuola Giampaolo Buti, l’assessore del Comune di Firenze Alessandro Martini, il presidente della Comunità ebraica fiorentina Enrico Fink, il presidente dell’Unione Montana dei Comuni del Mugello Philip Moschetti. Presenti inoltre in sala l’attuale rabbino capo rav Gadi Piperno e l’ex rabbino capo rav Joseph Levi. Toccanti le testimonianze dei discendenti: Ermanno Smulevich (figlio di Alessandro) e Ruben Lopes Pegna (figlio di Ester) dalla parte dei salvati; mentre dalla parte dei salvatori sono intervenuti Lisa Matti, una delle nipoti di Armando e Clementina, e Pellegrina Angeli, figlia di Pietro e Dina.

(Nell'immagine la consegna del riconoscimento a Pellegrina Angeli)

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IL CORSO ORGANIZZATO DALLA UNIVERSITÀ DI FIRENZE CON YAD VASHEM E CDEC

Didattica per la Memoria, la prospettiva dei musei

Al via a breve la terza edizione del corso in Didattica per la conoscenza della Shoah organizzato dall’Università degli Studi di Firenze in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana, la Scuola per la Formazione Superiore di Yad Vashem e la Fondazione del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano. Pensato per dirigenti scolastici, docenti, educatori, ricercatori, esperti e operatori museali, tra i propri obiettivi si pone quello di fornire gli strumenti “per riconoscere, monitorare e contrastare forme di distorsione e negazionismo”. Al centro i percorsi realizzati in tal senso da musei e memoriali.

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COINVOLTI OLTRE 500 STUDENTI DELLE SCUOLE ITALIANE

Premio Letterario Adei Wizo,
scelti i finalisti della sezione ragazzi

La giuria tutta al femminile del Premio Letterario Adei Wizo “Adelina Della Pergola” ha selezionato le due opere in corsa per la sezione ragazzi del riconoscimento. Si tratta di due romanzi, Resta ancora un po’ di Ghila Piattelli, e L’uomo che salvò la bellezza di Francesco Pinto. Un viaggio nelle memorie d’Israele il primo, pubblicato da Giuntina; un omaggio alla figura di Rodolfo Siviero il secondo, edito da HarperCollins.

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Contro il turismo nostalgico, la legge
“Delirio fascista a Predappio”. Così, giustamente, il quotidiano La Stampa ha definito i recenti fatti accaduti a Predappio e la situazione nella città. Ma vorrei avanzare una domanda e una proposta. Il contrasto ai raduni degli sciagurati “camerati”, in pellegrinaggio alla tomba di Mussolini, può porre problemi di ordine pubblico difficili da contenere.
 
Roberto Jona
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