Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     31 Dicembre 2021 - 27 Tevet 5782
PAGINE EBRAICHE GENNAIO 2022

Conoscere la storia, sezionare il pregiudizio
Una sfida e un linguaggio universali

“Per opinione condivisa l’antisemitismo è in aumento. Ma il termine è molto ampio, comprende uno spazio semantico che va dall’espressione di pregiudizi, stereotipi, opinioni ad azioni concrete più o meno gravi. Può riguardare l’ebreo, gli ebrei, l’ebreo immaginario, oppure Israele, i ‘sionisti’ e via dicendo. Spesso coinvolge anche persone che ebree non sono. Si può esprimere nel discorso pubblico o privato, può avvenire online oppure offline; il fenomeno in sé può essere visto dal punto di vista del bersaglio, dal punto di vista della società civile, dell’opinione pubblica o altro ancora”. È la premessa con cui si apre l’ultima indagine dell’Osservatorio Antisemitismo della Fondazione CDEC, curata dalla sociologa Betti Guetta che di questo fondamentale servizio è la responsabile. Un’idea, un’ambizione: “Raccogliere informazioni su cosa arriva alle orecchie delle élite, ossia quali idee e argomenti, quali opinioni su ebrei, ebraismo e Israele intercettano nei loro ambiti professionali e sociali”. Ventidue in tutto gli intervistati tra docenti universitari, filosofi, giornalisti, politici e psicoanalisti. I risultati nel grande dossier “Antisemitismo” sul numero di gennaio del giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche in distribuzione.
Il giornale si apre con alcune pagine incentrate sul progetto editoriale UCEI “La mia Torah” giunto ora alla conclusione con la pubblicazione dell’ultimo libro Devarim, sull’impegno di istituzioni ebraiche e cattoliche per una revisione di quei testi scolastici che dell’ebraismo presentano un’immagine distorta, sulle suggestioni e sugli insegnamenti di Betzà, il sesto trattato del Talmud appena tradotto in italiano. In evidenza anche il progetto “La famiglia che cura”, rivolto ai caregivers e realizzato con l’Otto per Mille destinato all’Unione.
L’intervista del mese è allo storico Pierre Savy, curatore di una Storia mondiale degli ebrei appena pubblicata da Laterza con un adattamento coordinato da Anna Foa che ha visto il coinvolgimento di molti studiosi italiani (tra cui non pochi collaboratori di Pagine Ebraiche). “L’idea – spiega Savy – è quella di offrire la possibilità al lettore di girovagare a piacimento in questi tre millenni e oltre di eventi e personaggi. Si può così procedere in senso cronologico ma anche, volendo, scegliere altre modalità di lettura. Un sistema aperto”.
Tema forte di Eretz è la riforma della Casherut che sta prendendo piede, pur avversata dal Gran Rabbinato, in Israele. Mentre in Economia si parla della “nuova sintonia” tra Stato ebraico ed Emirati e in Orizzonti di alcuni antichi tesori d’Egitto restituiti ai legittimi proprietari. Nella pagina del ritratto si racconta invece chi è Mansour Abbas, “la voce araba del pragmatismo” la cui scelta è stata decisiva per la formazione del governo Bennett.  
L’apertura della Cultura è riservata ad Antropologia halakhica. Saggi sul pensiero di Rav Joseph B. Soloveitchik, una raccolta di scritti su questo formidabile Maestro del Novecento a cura del professor Massimo Giuliani.
Si prosegue andando alla scoperta di un museo che, a New Orleans, si sofferma sulla storia poco conosciuta dell’emigrazione ebraica negli Stati del Sud. Una collezione suggestiva e con poco in comune con i musei ebraici cui siamo in genere abituati. Ad essere approfondito anche uno straordinario progetto fotografico, Zerheilt: Healed to Pieces, che a Berlino racconta le espressioni e rappresentazioni del mondo ebraico della capitale tedesca. Molti stimoli anche dalle pagine di sport: dal ritorno sul ring del “pugile-rabbino” Foreman al volto nuovo e vincente dello sport d’Israele.

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SORGENTE DI VITA

Talmud in italiano, un nuovo tassello

La puntata di Sorgente di vita in onda su Rai Due domenica 2 gennaio 2022 si apre con un servizio sul Talmud, testo fondamentale della tradizione ebraica, al centro di un impegnativo progetto di traduzione dall’ebraico antico e dall’aramaico in italiano. Grazie alla collaborazione tra la Presidenza del Consiglio, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, il Collegio Rabbinico Italiano e il CNR, in dieci anni sono stati tradotti sei trattati, l’ultimo dei quali è Betzà, dedicato ai giorni di festa solenne.

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La figlia unica, note a margine
La lettura dell’ultimo regalo che ci ha fatto Abraham B. Yehoshua (La figlia unica, Einaudi 2021) non può lasciare indifferenti. Il racconto lungo è stato immediatamente tradotto in italiano dalla bravissima Alessandra Shomroni e non poteva essere altrimenti, visto che il tema centrale sembra essere l’identità degli ebrei italiani del secondo dopoguerra. Si è detto e scritto che si tratta di un tributo di affetto da parte del grande scrittore israeliano al nostro paese, e probabilmente è vero. Temo di non avere gli strumenti del critico letterario per cui non mi inoltro in un’analisi del testo, né tento una sua collocazione nell’ambito della ricca produzione di Yehoshua. I temi affrontati nel racconto sono molti, dalla condizione di figlia unica (nel titolo) alla malattia di un proprio caro, per attraversare una riflessione sulle disparità sociali e sulle dinamiche familiari (geniale, nella scrittura di Yehoshua, il riferimento continuo con molte citazioni dal libro “Cuore” di Edmondo De Amicis). Non intendo e non voglio, per mancanza di competenze, inoltrarmi in questi ambiti. Devo tuttavia intervenire a proposito di un passaggio che – pur nell’ambito della finzione narrativa – rischia di trasmettere al lettore italiano informazioni storiche non corrette.
 
Gadi Luzzatto Voghera
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La promessa
Nella parashà troviamo scritto, a proposito della rivelazione del Tetragramma che il Signore fa a Moshè, la frase: “Sono apparso ad Abramo, Isacco e Giacobbe con ‘El Shadday’ e il mio nome A’ (Tetragramma) non l’ho fatto conoscere a loro” (Shemòt 6;3). Nel parlare con Moshè, il Signore ribadisce il patto stipulato con i tre Patriarchi e ripete più volte l’espressione “anì A'”.
Spiegano i chakhamim che il motivo della ripetizione del Suo nome sta nel fatto che il Signore vuole confermare a Moshè e ai figli di Israele che non dimenticherà quel patto.
 
Rav Alberto Sermoneta
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Normalità
Un romanzo che parla di ebrei italiani durante le vacanze natalizie: La figlia unica di A. B. Yehoshua sembra proprio il libro perfetto da leggere in questo periodo dell’anno. Eppure confesso di averlo avvicinato con una certa diffidenza, che non sono riuscita del tutto a superare, di fronte a uno scrittore israeliano che ha voluto raccontare il mio mondo. In realtà la realtà descritta è abbastanza lontana dalla mia, dato che si parla di una protagonista dodicenne con i nonni materni non ebrei in una piccola città quasi del tutto priva di una comunità ebraica, e per di più la vicenda è ambientata più di vent’anni fa; senza contare che si tratta di una famiglia molto benestante (e anche questo, confesso, mi ha messo un po’ a disagio, perché sembra voler confermare uno stereotipo). Naturalmente queste mie considerazioni non hanno niente a che fare con la qualità letteraria del libro, che non deve certo essere giudicata in base alla maggiore o minore verosimiglianza dei fatti narrati o dell’ambiente descritto.
 
Anna Segre
La comunità del Mediterraneo
“Il Mediterraneo è rotto” afferma lo storico David Abulafia nelle prime pagine di “Tevere controcorrente” (2019), saggio del giornalista Marzio G. Mian.
Luogo d’incontro tra culture e kosmos inimitabile, secondo lo storico britannico di origini sefardite, il Mediterraneo “dagli anni Cinquanta non è più centro di gravità della storia, luogo dell’ordine che reggeva le differenze. Oggi è solo una frontiera, una tremenda barriera d’acqua”.
“Si è gettata la chiave del successo, la coesione tra tre continenti”, continua Abulafia.
Francesco Moises Bassano
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