Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui      7 Aprile 2022 - 6 Nissan 5782

LA TESTIMONIANZA A PAGINE EBRAICHE

“Irpin e Bucha, orrore senza fine
Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti”

Il confine con Romania l’ha potuto attraversare grazie alla cittadinanza israeliana di cui dispone dai tempi dell’Aliyah. Il lasciapassare decisivo per Alexander V., che insieme alla sua famiglia risiede ormai da qualche settimana nella località rumena di Gura Humorului. Un centro un tempo caratterizzato da una vitalità ebraica piuttosto significativa, oggi quasi del tutto annientata dalla Shoah. C’è ancora una sinagoga in piedi, racconta, “anche se purtroppo non più in funzione”. La sua scelta di lasciare l’Ucraina è stata dettata dalla necessità di mettere in salvo i suoi cari, di portarli al sicuro dai missili e dalle bombe di Mosca.
Da Gura Humorului sta ora coordinando soccorsi e raccolta di tutti quei prodotti di prima necessità di cui c’è urgenza assoluta in Ucraina, soprattutto nelle aree più colpite come Irpin e Bucha dove, come è stato denunciato da più fonti, sono stati anche compiuti massacri efferati. “Ricevo in continuazione materiale da quelle zone. Bambini uccisi, donne stuprate: una galleria degli orrori che toglie il sonno. Ancora più raccapricciante pensando a cosa dice Putin, alle sue abiette menzogne, al lavaggio del cervello cui sta sottoponendo la popolazione russa”, sottolinea a Pagine Ebraiche. Alexander sta agendo in stretto raccordo con un suo amico di lunga data, investito ad Irpin del ruolo di comandante delle forze di difesa territoriali. “Gruppi di volontari, arruolati tra la popolazione per difendere il territorio. Ci sentiamo al telefono con regolarità: lui mi aggiorna sulla situazione in quei luoghi martoriati, io su quello che sto riuscendo a fare qua, dalla Romania. Sotto la sua competenza c’è anche Bucha, dove pure c’è carenza di tutto: acqua, pane, medicinali”. Ad Irpin Alexander dispone anche di due occhi ulteriori: quelli di suo padre Michael, che inizialmente l’aveva seguito in Romania “ma poi, dopo all’incirca una settimana, è voluto tornare in Ucraina con una missione: prendersi cura di alcuni amici e delle persone che lavorano nella nostra azienda”. Una scelta che il figlio definisce “eroica, degna di ammirazione”.
Il flusso degli aiuti è costante. Alexander agisce in sintonia con sua cugina Anastasia Vendrov, una iscritta alla Comunità ebraica fiorentina originaria anche lei di Kiev che da settimane è impegnata nell’invio di pulmini stipati di prodotti che, partendo dalla località di Tavarnuzze nei pressi del capoluogo toscano, vengono poi dislocati nei punti di raccolta predisposti dal governo.
“Quando finirà tutto tornerò a Kiev”, spiega Alexander. “Lì ho un lavoro, una vita, il mio cuore”. Difficile fare previsioni allo stato attuale su quando ciò potrà accadere. “Non credo neanche di essere la persona giusta per farlo”, aggiunge sconsolato e poi spiega perché. “Il 23 febbraio, vigilia dell’aggressione russa, ero tranquillo. Mai avrei pensato una cosa del genere. Difatti sono andato a dormire con uno stato d’animo sereno”. A svegliarlo all’alba è stata la telefonata di un parente: “È iniziata”. “È iniziata cosa?”. “La guerra, Alexander”. Due minuti dopo ecco arrivare, anche sulla Capitale, “i primi missili, le prime esplosioni”. Quella di Alexander è una famiglia fortemente coinvolta nelle vicende ebraiche locali. “Ho studiato cinque anni con rav Yaakov Bleich. Vicino alla mia casa di Kiev ho non una ma ben tre sinagoghe. Non male – conclude – per un Paese che qualcuno si è arrogato il compito, mistificante, di denazificare”.
Gura Humorului è uno dei tanti centri dove si sta praticando solidarietà attiva. “Lo vedo ogni giorno: tanti sono i volontari mobilitati per aiutare, per dare una mano ai numerosi profughi già arrivati o che ancora arriveranno”. Una situazione, conclude, “che dà speranza”.

(Nell’immagine: una delle spedizioni per l’Ucraina predisposte dall’Italia da Anastasia Vendrov)

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L'ESECUTIVO SENZA MAGGIORANZA, L'ANALISI DI SERGIO DELLA PERGOLA 

"Un paese senza governo non esiste
La crisi mette in gioco il futuro d'Israele"

La crisi in corso nella politica israeliana, con l'attuale governo rimasto senza maggioranza dopo la defezione di una parlamentare - Idlit Silman - , rappresenta un problema più serio rispetto alla semplice sopravvivenza dell'attuale esecutivo. “Il vero pericolo qui è strategico ed esistenziale: Israele rischia seriamente di non avere un governo permanente. Senza, è l'intero paese che cessa di funzionare”, l'allarmata analisi del demografo Sergio Della Pergola a Pagine Ebraiche. All'orizzonte infatti al momento non si vedono soluzioni alla crisi. La coalizione di governo, retta dal Premier Naftali Bennett e dall'alleato Yair Lapid, non ha più i numeri alla Knesset per guidare il paese. Ma neanche l'opposizione dell'ex Primo ministro Benjamin Netanyahu appare in grado di raggiungere i 61 seggi necessari per avere la maggioranza e comporre un nuovo esecutivo. “Un ritorno al voto, secondo i sondaggi, non cambierebbe la situazione sul terreno, lasciando ancora una volta Israele nell'instabilità”, spiega Della Pergola. 
Per il demografo, docente dell'Università Ebraica di Gerusalemme, il vero tema non è la giustificazione data da Silman per motivare il suo passo indietro. “Chiaramente si tratta di un pretesto, generato da una dichiarazione formulata in modo sconsiderato dal ministro della Sanità Nitzan Horowitz”. Quest'ultimo, con una circolare, ha dichiarato di voler dare seguito a una sentenza dell'Alta Corte per permettere di introdurre negli ospedali alimenti lievitati (Chametz) durante la festa ebraica di Pesach. Un via libera in contrasto con il divieto per gli ebrei di consumare questi alimenti durante la festa. “Tutto quello che è di dominio pubblico è ovviamente casher le Pesach (conforme alle regole della festa) in Israele. E anche negli ospedali accade così. Il problema è legato a chi entra nelle strutture. Penso che il 99 per cento delle persone rispetti il divieto e solo un uno percento no. In ogni caso è un problema grottescamente marginale, considerando peraltro che la sentenza della Corte è di un anno fa quando ancora il Primo ministro era Netanyahu”. L'opinione di Della Pergola, condivisa dalla maggior parte delle analisi apparse in queste ore, è che Silman “abbia semplicemente ceduto alle pressioni e alla corte del Likud. Il partito di Netanyahu ovviamente vuole affossare la coalizione di governo. E la parlamentare di Yamina, il partito di Bennett, è stata individuata come l'anello debole. Pare le sia stato offerto il ruolo di ministro della Sanità nel prossimo esecutivo e lei ha ceduto”.

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IN LIBRERIA IL NUOVO SAGGIO DI RAV ALBERTO MOSHE SOMEKH

Studiare Torah, il nostro destino

Da oggi nelle librerie il nuovo saggio del rav Alberto Moshe Somekh, tra i più autorevoli rabbini italiani e apprezzato collaboratore di questa testata. Si intitola “L’albero capovolto”, lo pubblica l’editore Giuntina e si compone di una serie di lezioni sulla Torah di grande interesse e attualità. Ad introdurlo un testo del rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, con parole di apprezzamento non solo per i contenuti ma anche per il metodo scelto dall’autore: una serie ordinata di citazioni classiche dalla Torah ai commenti rabbinici anche recenti, che vengono esposte e spiegate, per chiarire progressivamente i termini dei problemi. Ve ne proponiamo di seguito un brano.

I nostri Maestri hanno paragonato il mondo creato ad un baldacchino nuziale fiorito, in attesa del suo principale inquilino: l’Uomo. Non c’è nulla come l’immagine del Creato per evocare il pensiero del Creatore. Quando il Santo Benedetto creò il mondo decise che sarebbe stato governato da due ordini di leggi: la legge naturale e la legge morale. Le leggi naturali furono stabilite una volta per tutte e come tali calate dal cielo sulla terra. A meno di occasioni eccezionali, che noi chiamiamo miracoli, in cui D. decide di intervenire sulla natura cambiandone temporaneamente il corso per qualche ragione particolare, queste leggi sono immutabili. Esse comprendono il moto degli astri e il corso delle stagioni sulla terra, per cui gli alberi fioriscono in primavera prima di dare i loro frutti in estate. Ma accanto a quest’ordine di leggi fisse ve n’è un altro. Il suo corso non è stabilito soltanto dal S. B., ma richiede la partecipazione attiva dell’Uomo. Si tratta infatti di quelle leggi che regolano il nostro comportamento. Esse sono state volute dal S. B. per il nostro bene, ma la loro applicazione non è garantita a priori una volta per tutte: dipende dalla nostra volontà. Se ci comportiamo bene, il S. B. ci ricompenserà, altrimenti patiremo le conseguenze di una cattiva scelta. In ogni caso, responsabili dei destini morali dell’umanità sono gli uomini stessi. Per quest’ordine di leggi, a differenza del primo, possiamo dire che esse partono dalla terra e hanno il loro effetto in cielo. 

Rav Alberto Moshe Somekh, L’albero capovolto, ed. Giuntina

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LA RICHIESTA DELLO EUROPEAN JEWISH CONGRESS 

“Londra tolga le sanzioni a Moshe Kantor”

Nuovo round di sanzioni, da parte del governo inglese, contro figure che si ritengono in stretti rapporti con il presidente russo Vladimir Putin e i cui interessi sarebbero convergenti con quelli del Cremlino. Nella lista diffusa da Londra figura tra gli altri il nome di Moshe Kantor, attuale presidente del Congresso ebraico europeo, nel mirino per discussi legami con il Cremlino e in particolare perché "maggiore azionista della società di fertilizzanti Acron". Secondo il ministero degli Esteri di Londra la Acron ha "un'importanza strategica vitale per il governo russo". Da qui la decisione di sanzionare Kantor.
Nato a Mosca e ora cittadino britannico, Kantor, 68 anni, ha mantenuto stretti legami in questi anni con Putin, e ha portato diverse delegazioni a incontrare il presidente russo, secondo quanto riporta la stampa israeliana. Nel 2017, Putin ha conferito a Kantor l'Ordine d'onore "in riconoscimento dei suoi risultati professionali e del suo lungo lavoro equo".
L'iniziativa è stata accolta con "profondo shock" dallo European Jewish Congress, che l'ha definita "fuorviante e priva di evidenze". In un comunicato in cui si chiede una revisione del provvedimento "nei tempi più stretti possibili" si riporta come Kantor, originario di Mosca ma cittadino britannico da ormai lungo corso, sia "un leader rispettato che ha dedicato la sua vita alla sicurezza e al benessere delle comunità ebraiche europee e alla lotta contro l'antisemitismo, il razzismo e la xenofobia", anche attraverso realtà come "la World Holocaust Forum Foundation" e "lo European Council on Tolerance and Reconciliation". Impegni per i quali, si legge ancora, "ha ricevuto i più prestigiosi premi e riconoscimenti da molti capi di stato e di governo europei". 

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IL CONVEGNO A MILANO

Clima e cura della salute, responsabilità comune

L'etica della responsabilità unisce laici e religiosi. E di fronte al destino del mondo, tra crisi climatica, guerre e pandemia, tutti sono chiamati ad agire in modo responsabile e collaborare per la sua salvaguardia. A ricordarlo, i diversi interventi della due giorni di convegno “Salute e cura della persona e dell’ambiente per un’ecologia integrale”, organizzata a Palazzo Reale a Milano dal comitato “Insieme per prenderci cura”. Un'occasione di confronto tra esponenti delle diverse religioni, giuristi, medici e operatori sanitari, con al centro il tema della cura dell'ambiente e della salute. Nell'appuntamento conclusivo, a dare voce alle posizioni del mondo ebraico è stato Giorgio Mortara, già vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e membro dell'Associazione medica ebraica. Mortara ha ricordato come la salvaguardia del mondo e la lotta contro la crisi ambientale sia stata, nei giorni della COP 26, oggetto di una lettera di ventuno rabbini israeliani. “In questa lettera si evidenzia come la crisi climatica ha un'influenza drammatica sulla vita dell'umanità, con fame, sete e migrazioni”, ha spiegato Mortara, richiamando poi il tema centrale della missiva: il pikuach nefesh, il pericolo di vita. Così infatti i ventuno rabbini hanno definito la crisi ambientale. “Un pericolo che richiama la piena assunzione di responsabilità di tutti nel contrastarlo”.

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LA COMMEMORAZIONE DEI CITTADINI EBREI DEPORTATI AD AUSCHWITZ

5 aprile 1944, Mantova ricorda

Forte coinvolgimento delle scuole locali nelle iniziative organizzate a Mantova nell’anniversario della deportazione di 42 cittadini ebrei ad Auschwitz avvenuta il 5 aprile 1944. La più anziana, Vittoria Foà, aveva 83 anni. La più giovane, Luisa Levi, 14.
Un impegno che ha toccato vari luoghi della città: il binario 1 della stazione ferroviaria da cui quel convoglio di morte partì, la Loggia del Grano, la sinagoga. Ultima sosta, dopo l’omaggio alle pietre d’inciampo collocate in ricordo delle vittime, una installazione in memoria della Shoah realizzata all’interno dell’Istituto Carlo d’Arco-Isabella d’Este.
Insieme alle scuole, ad accompagnarle in questo percorso, alcuni interventi volti a illustrare cosa avvenne allora e l’importanza oggi di non dimenticare. Tra gli altri quello del presidente del Consiglio comunale Massimo Allegretti, del presidente della Comunità ebraica Emanuele Colorni, della docente del conservatorio Campiani Giovanna Maresta che di questo itinerario è stata una delle ideatrici. Dal professor Andrea Ranzato, co-ideatore dell’iniziativa, è arrivata una proposta: rendere il 5 aprile una Giornata di riflessione cittadina ancora più intensa al pari di quanto avviene altrove per altri anniversari (tra gli esempi fatti quello del 16 ottobre romano).

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IL PROGETTO NELL'AREA DELL'EX CAMPO DI ACCOGLIENZA IN PUGLIA

Giardino della Memoria di Nardò,
il caso arriva al Parlamento europeo

Istituito nel 2010 grazie ad alcune donazioni di privati, il “Giardino della Memoria” di Santa Maria al Bagno a Nardò, in provincia di Lecce, ricorda che quell’aria ospitò in passato un campo di accoglienza per profughi, in prevalenza ebrei, appena scampati alla Shoah. Una iniziativa il cui futuro sembra messo a rischio dall’amministrazione comunale, che nel 2020 ha informato i donanti dell’esistenza di un progetto, finanziato dalla Commissione europea, che prevede la demolizione di quell’area verde per la creazione di una rete di idroscali per idrovolanti di collegamento tra la Puglia e la Grecia. “Perché modificare la destinazione di un giardino dedicato alla memoria dei rifugiati in un momento storico in cui la Memoria è sotto assedio da ogni genere di movimenti di destra ed estrema destra?” la domanda che si poneva allora con Pagine Ebraiche l’ideatore del progetto, il professor Pierluigi Congedo, docente di diritto alla Luiss di Roma e al King’s College di Londra. Un caso ancora aperto che proprio in questi giorni è arrivato sui banchi del Parlamento europeo.

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Ucraina e pensiero ebraico
Giorno dopo giorno, anzi ora dopo ora, sentiamo in televisione e leggiamo sui giornali strazianti e terribili racconti sulla carneficina che si sta consumando in Ucraina, un'area di frontiera tra l’Europa e l’Asia. Non voglio addentrarmi né nelle tristi e terribili cronache di questi eventi, né nelle analisi politiche correlate: altri più esperti e qualificati lo fanno già.
Ma c’è un aspetto non rilevato, ma assai importante e peculiare: i nomi delle località di importanza strategica sono state la culla di un’importante frazione della cultura ebraica moderna.
Roberto Jona
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