“Dai farmaci al cibo in scatola,
all’Ucraina serve di tutto
E che la sorte si ribalti,
un po’ come a Purim”
Abbigliamento per adulti, vestiti per bambini, medicinali (“anche in prossimità alla scadenza”, si precisa). E ancora: sacchi a pelo, thermos, cibi in scatola, caffè solubile, tè. Prodotti per il primo soccorso, salviette per l’igiene personale. Questo e molto altro ancora andrà a comporre la raccolta beni di prima necessità per la popolazione ucraina lanciata da Anastasia Vendrov, un’iscritta alla Comunità ebraica fiorentina nata e cresciuta a Kiev. Qualche giorno ancora per donare e poi, nel fine settimana, alcuni veicoli si metteranno in moto per il suo Paese d’origine. L’obiettivo è di farli arrivare stipati fino al limite del possibile.
Una piccola ma significativa goccia nel mare degli aiuti che stanno affluendo anche dall’Italia. “Non ci sono destinatari specifici. Saranno poi i singoli centri di raccolta dedicati all’emergenza a smistare i prodotti a seconda delle esigenze di individui e famiglie” spiega Anastasia, che vive in Italia dal 2005. In molti si stanno attivando per darle una mano, anche nel paesino di Tavarnuzze dove risiede insieme al marito e alle due figlie. Il punto di ritrovo è la sua abitazione dove, racconta soddisfatta, “si sta formando una pila di pacchi piuttosto significativa”.
Le immagini e le notizie della guerra sono strazianti. “Sono in contatto con tanti amici, anche attraverso i social. I dispersi non si contano più. Ci sono interi quartieri, intere città distrutte. Innumerevoli persone, ancora non conteggiate tra le morti ufficiali, sono sepolte vive. Mi viene da piangere, è terribile. È un metodo nazista”, la testimonianza di Anastasia. Che parlando bene russo ha provato a guardare come Mosca racconta l’invasione sugli organi di informazione controllati dal governo e ne è uscita disgustata: “Una propaganda martellante, un lavaggio del cervello permanente”.
La sua è una famiglia molto legata alla comunità ebraica di Kiev. “I miei genitori sono stati tra i fondatori della scuola comunitaria nata nel 1990 dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica: l’hanno costruita con le proprie mani e poi ci hanno insegnato. Il mio primo libro di preghiere mi è stato donato da rav Yaakov Bleich, attuale rabbino capo d’Ucraina. Ce l’ho davanti agli occhi in questo stesso momento. C’è una dedica con il mio nome ebraico di Ester. Speriamo sia di buon auspicio per un ribaltamento delle sorti. In fondo Purim è alle porte”, commenta Anastasia. L’anno successivo i Vendrov avevano scelto la strada dell’Aliyah, emigrando in Israele, e lì gran parte dei suoi cari sono rimasti. Un altro segmento della famiglia ha però preferito restare in Ucraina. Almeno loro sono riusciti a mettersi in salvo, varcando la frontiera con la Romania. Anastasia non ha dubbi: “Putin è un uomo malato, un mostro. Bisogna che qualcuno lo fermi. È illusorio pensare che possa fermarsi all’Ucraina”.
a.s twitter @asmulevichmoked
(14 marzo 2022)