"UN PAPA IN GUERRA" NELLE LIBRERIE DAL 26 MAGGIO

Pio XII, Mussolini, Hitler: i segreti dell'Archivio
nel nuovo libro di David Kertzer

Quando dall’apertura degli archivi vaticani su Pio XII erano passati appena una manciata di mesi, c’era già chi si avventurava in annunci roboanti di “verità” che sembravano stridere con l’effettiva possibilità concessa dallo scarso tempo di consultazione. Una finestra assai breve diventata in realtà brevissima per via del concomitante inizio di una pandemia che, per via delle misure di contenimento intraprese di lì a poco, avrebbe interrotto quasi immediatamente il flusso di storici e addetti ai lavori in quelle stanze. “Mi sembra un po’ prematuro rilasciare dichiarazioni pubbliche sui grandi scoop dagli archivi vaticani dopo soli cinque giorni trascorsi lì dentro” dichiarava a Pagine Ebraiche il Premio Pulitzer David Kertzer, una delle massime autorità mondiali in materia.
Il 2 marzo del 2020, il giorno dell’apertura degli archivi, l’autorevole studioso statunitense era stato uno dei primi a varcare quella soglia. Una possibilità imperdibile per chi al tema dei rapporti tra papato ed ebrei ha dedicato una vita di ricerche appassionate e una necessità anche impellente visto il nuovo libro cui già da tempo stava lavorando, incentrato proprio sulla figura di Pacelli e sul suo discusso rapporto con il nazifascismo. Da allora non ha mancato di tornarci appena possibile, lavorando come sua prassi non sulla base di ritrovamenti parziali e non nel segno di annunci estemporanei, ma con la forza dell’analisi rigorosa di migliaia e migliaia di carte.
 

Quel libro ora è una realtà: “Un papa in guerra. La storia segreta di Mussolini, Hitler e Pio XII”, edito da Garzanti, sarà in distribuzione a partire da giovedì 26 maggio. Per la prima volta – sottolinea l’autore a Pagine Ebraiche, con alle spalle il profilo di Palazzo Venezia centro di potere dell’epoca fascista in cui anche questo testo indaga – “un mio libro sarà pubblicato prima in Italia rispetto agli Usa”.
Un segno dell’enorme interesse che questa materia incandescente è destinata a suscitare. Sia per quanto concerne “l’esistenza di negoziati segreti tra Hitler e Pio XII già a poche settimane dalla fine del conclave”; sia per le rivelazioni relative al modo in cui Mussolini “abbia fatto affidamento sul clero e sulle istituzioni religiose per ottenere l’appoggio popolare all’entrata in guerra” e sia perché emergerebbe nel suo insieme un papa letteralmente “manipolato” da Hitler e Mussolini. E ancora perché si prova a spiegare perché, “pur avendo prove inconfutabili dello sterminio in corso degli ebrei, Pio XII non abbia mai denunciato le atrocità naziste”. In sintesi, il ritratto di un papa “pronto a dismettere i panni di guida morale pur di preservare il millenario potere della Chiesa”.
Illustri colleghi di Kertzer lo hanno visionato in anteprima, valutandolo una lettura imprescindibile. Per Garry Wills, anche lui vincitore in passato del Pulitzer, l’autore “ha la competenza e il coraggio di interpretare nuovi documenti e rivela in quale torbida palude il Vaticano si muovesse durante il papato di Pio XII”. Secondo Ian Kershaw, autore di una monumentale biografia di Hitler, “un libro splendido, che mette la parola fine al dibattito sul pontefice ed esclude senza dubbio ogni possibile apologia delle sue posizioni”. Così invece Kevin Madigan, professore di Storia Ecclesiastica ad Harvard: “Questo libro magistralmente documentato è colmo di rivelazioni che meritano l’aggettivo esplosive”.

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PAGINE EBRAICHE - L'INTERVISTA A GIOVANNI MARIA FLICK

"Algoritmo il nuovo vitello d'oro"

Giurista tra i più autorevoli in circolazione, Giovanni Maria Flick è il protagonista dell’intervista del mese sul numero di maggio di Pagine Ebraiche in distribuzione. Nel colloquio con il giornale dell’ebraismo italiano il Presidente emerito della Corte costituzionale lancia uno sguardo che dall’Italia si estende all’aggressione militare russa all’Ucraina e alla possibilità che un giorno Putin possa rispondere delle sue azioni davanti a un tribunale internazionale. Oltre a ciò tasta il polso al nostro Paese, analizzando il suo difficile rapporto con la Memoria e il rischio, non solo italiano, che le tecnologie finiscano per soppiantare l’uomo. Un argomento di estrema attualità, al centro del suo ultimo libro.

Professor Flick, la possibilità che Putin venga processato per crimini di guerra è un’opzione sul tavolo?
Siamo in un campo di enorme complessità. Intanto facciamo chiarezza, visto che in giro sembra essercene poca. La Corte internazionale di Giustizia dell’Aja è una cosa, la Corte penale internazionale un’altra. La prima è stata voluta dall’Onu per dirimere controversie tra Stati, la seconda nasce invece da un accordo tra Stati (Trattato di Roma del 1998) per giudicare le persone fisiche che hanno violato le regole della convivenza con riferimento a genocidi, crimini contro l’umanità, crimini di guerra, aggressioni. Il criterio è quello di esaminare la condotta dei singoli individui per i loro comportamenti. Si discute ora se quello russo sia o meno un genocidio: una questione aperta. Se questo è il caso, la Corte dispone che gli Stati possano intervenire immediatamente. Ciò ci fa capire ad esempio perché Biden insista tanto su questo punto. Sostenere che quello messo in atto dai russi sia un genocidio gli permette di evitare un passaggio al Congresso e velocizzare così il suo sostegno.

È realistico che un giorno il presidente russo possa davvero sedersi al banco degli imputati? 
Allo stato attuale non mi pare una cosa verosimile. Siamo in una giurisprudenza del se, importante come principio ma nei fatti più difficile da attuare. Il nodo è la presenza fisica dell’imputato, vincolata al fatto che si trovi in uno degli Stati che ha aderito. Non è il caso, per dire, della Russia. In ogni caso l’azione giuridica si è già messa in moto: il PM ha avviato la raccolta delle prove che, una volta conclusa, lo porterà a valutare se vi siano elementi ragionevoli per configurare l’esistenza di questi reati; le prove saranno poi sottoposte al tribunale, che deciderà se aprire un processo o meno. Per l’esecuzione però resta quel vincolo insormontabile. La pena massima prevista, in ogni caso, è l’ergastolo.

Un’altra questione dibattuta riguarda la fornitura di armamenti all’Ucraina. Dove sono le radici della sua legittimità costituzionale?
Nel presupposto che la Costituzione ripudia la guerra “come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, ma consentendoci comunque di agire per tutelare la legittima difesa di chi è aggredito. La mia idea è che sia possibile un aiuto nei giusti limiti e proporzioni, con paletti esaminati di volta in volta dal governo e approvati poi dal Parlamento. La linea che mi pare si stia seguendo in modo corretto. Il punto critico è essenzialmente uno: l’aiuto non deve trasformarsi in co-belligeranza.

(Il disegno è di Giorgio Albertini)

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DAFDAF MAGGIO 2022 

Le palacinche di Golda Meir

Tornano i dolci sulla copertina del numero di maggio del giornale ebraico dei bambini, arrivato alla sua uscita numero centotrentadue, centotrentatré contando il numero zero, uscito a settembre 2010.
Non solo una ricetta semplice e veloce per preparare insieme una merenda nutriente, però: come scrive Claudia De Benedetti nella sua rubrica – intitolata In cucina – le palacinche sono un dolce tipico ungherese molto diffuso nell’Europa dell’Est, che in Italia si trova a Trieste, città di confine, grazie alla vicinanza con la Croazia e la Slovenia. E aggiunge: “Io sono sicura piacessero a Golda Meir, una nonna molto speciale cui penso sempre con grande ammirazione. Golda Meir è stata la prima donna a guidare lo Stato d’Israele, un mix tra una matriarca biblica e una leader modernissima. Faceva le riunioni alla fine del Sabato nel suo kibbutz, in cucina, tra pentole e fornelli e metteva tutti i suoi colleghi e collaboratori a tavola con grande rapidità“.
E a un’altra donna molto speciale sono dedicate le pagine della rubrica “giornali”, in cui Guido Vitale racconta come è nato il Corriere dei Piccoli: “Il suo nome era Paola. Il suo cognome erano due: Lombroso Carrara. Era nata a Pavia nel 1871 e ha vissuto a Torino fino al 1954. La sua era una famiglia ebraica e sia suo papà che suo marito furono dei grandi e coraggiosi scienziati e non ebbero mai paura delle dittature e del fascismo. Il Corriere dei Piccoli l’aveva inventato lei, studiandosi come erano fatti i migliori giornali per bambini in tutta Europa. Lei scelse il nome del giornale. Lei progettò come dovevano essere fatte le due pagine. Lei propose la sua idea preziosa a Luigi e Alberto Albertini, che erano i padroni di un grande quotidiano, il Corriere della Sera”.

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L'OPERAZIONE DURATA OLTRE 60 ORE

Attentato ad Elad, catturati i due terroristi

Si è conclusa la caccia all’uomo nei confronti dei due terroristi palestinesi responsabili dell’attacco compiuto ad Elad giovedì scorso, al termine di Yom HaAtzmaut, nel quale sono rimasti uccisi tre cittadini israeliani: Yonatan Havakuk, Boaz Gol e Oren Ben Yiftah. Si tratta di due ventenni originari di Jenin, As’ad Yousef As’ad al-Rifa’i e Subhi Emad Subhi Abu Shqeir, catturati stamane dalle forze di sicurezza in un’operazione condotta in un’area boschiva nei pressi della città. La loro ricerca si è procrastinata per oltre 60 ore. “La caccia ai terroristi è finita. Il presidio della zona con centinaia di poliziotti e soldati, insieme ai mezzi che abbiamo utilizzato, li ha costretti a nascondersi in quest’area. E questo ci ha portato a trovarli”, ha reso noto la Polizia israeliana. “Continueremo a lavorare per fermare il terrorismo e rafforzare la sicurezza e il senso di sicurezza dei cittadini dello Stato di Israele”, il commento del Capo di Stato Maggiore Aviv Kochavi.

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IL RICONOSCIMENTO

Premio Guido Carli, Dureghello tra le vincitrici

“Un riconoscimento che mi inorgoglisce come donna, come madre, come moglie, ma soprattutto come presidente della più antica comunità ebraica d’Europa. Questa Comunità di Roma che rappresento con umiltà, con i suoi valori, con le sue tradizioni e con la cultura che ha prodotto e portato nel nostro Paese e che vuole continuare a portare. Con la forza e il coraggio della testimonianza e dei valori che rappresenta e di tutto quello che vogliamo continuare ad essere: ebrei liberi, vivaci, attivi, reattivi e soprattutto presidio a qualsivoglia discriminazione, odio o nemico che voglia infondere incertezza e insicurezza nella democrazia che abbiano contribuito a costruire”.
Così la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello nell’accogliere il Premio Guido Carli, conferitole insieme ad altre figure della cultura e società italiana nel corso di una cerimonia che si è svolta all’Auditorium Parco della Musica. 

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AL VIA ANCHE UN TEAM DELLA COMUNITÀ EBRAICA

"Race For The Cure", Roma risponde presente

Migliaia di persone hanno partecipato a Roma a ‘Race For The Cure’, la corsa per sensibilizzare la cittadinanza sulla lotta contro i tumori al seno promossa dall’associazione Susan G. Komen Italia. “La prevenzione e la diagnosi precoce rimangono delle armi fondamentali, ma quando si deve percorrere questo viaggio non si può farlo in solitaria” il messaggio del presidente Riccardo Masetti, che ha invitato alla più stretta collaborazione possibile tra istituzioni, enti, singoli cittadini. Al via anche un team della Comunità ebraica romana, che già lo scorso otto marzo aveva annunciato la decisione di destinare alla Komen Italia il 10% dell’incasso derivante dalla vendita dei biglietti del suo Museo. Una corsa, quella odierna, “per sostenere e fornire un contributo concreto alla grande battaglia contro il tumore, una lotta che ci riguarda tutti”.

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Il passato e il futuro
Domani, 9 maggio, che cosa celebriamo? Non la sconfitta del nazismo e del fascismo come diranno a Mosca, né l’Europa, come diremo qui. Sarà la «giornata dell’uso politico del passato» in assenza di una proposta di futuro.
 
                                                                          David Bidussa
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Il decoro e l'indecenza
C’è una guerra che si combatte in città ridotte a campi di battaglia e c’è una guerra mediatica che si svolge sul fronte delle immagini e delle loro interpretazioni. Non si tratta solo di una questione di propaganda, ad oggi oramai la forma più elementare di comunicazione eterodiretta e manipolatoria. In quanto siamo oramai giunti ad una sorta di babele delle rappresentazioni. 
 
                                                                          Claudio Vercelli
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