IL SETTIMO VOLUME CON LA CURATELA DEL RAV MICHAEL ASCOLI

Talmud, un nuovo trattato in libreria

Un nuovo tassello va ad aggiungersi al mosaico che sta prendendo forma su impulso del protocollo d’intesa per la traduzione del Talmud firmato a Roma nel 2011, sotto gli auspici del rav Adin Steinsaltz, tra Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Consiglio Nazionale delle Ricerche e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane / Collegio Rabbinico Italiano. Dopo Rosh haShanà, il primo trattato di cui è stata completata la traduzione, e la restituzione a un pubblico anche italiano di Berakhòt, Ta’Anìt, Qiddushìn, Chaghigà e Betzà, è ora la volta di Meghillà (Rotolo di Ester). Il settimo trattato a vedere la stampa, con la curatela del rav Michael Ascoli. “Se esistono regole di lettura, significa che c’è uno scritto da cui leggere. Può sembrare ovvio, ma non lo era affatto per la Meghillà”, sottolinea in un testo introduttivo che ci offre già molti spunti preziosi.
Il trattato, d’altronde, ne dissemina una moltitudine. “Ad esempio nel quarto capitolo, dedicato alle halakhot per la funzione in sinagoga” suggerisce il rav, che lavora ad Haifa come ingegnere e in passato è stato assistente del rabbino capo di Roma e ministro di culto della Comunità di Modena. “Un tema di enorme interesse - prosegue - anche pensando al periodo del tutto particolare che abbiamo appena vissuto. L’avvento del Covid, almeno in Israele, ha determinato infatti il trasferimento delle funzioni nei cortili, nelle strade, in spazi comunque aperti. Tra tante criticità, un elemento positivo di cui tener conto: l’aver reso la tefillah qualcosa di ancor più pubblico dominio. Ora, passata l’emergenza, è giusto che la preghiera torni nelle sinagoghe. Luoghi che hanno la loro santità, dei ‘piccoli santuari’ come ci è stato insegnato. Ma con la sfida di rimanere accoglienti come lo siamo stati fino a poco tempo fa. Un periodo complesso che, almeno lo spero, dovrebbe averci insegnato qualcosa”.
È il secondo trattato con la curatela del rav Ascoli. “Una sfida appassionante e responsabilizzante”, racconta a proposito del suo coinvolgimento in questa impresa. Ad appassionarlo anche “la coralità che la contraddistingue, con tanti professionisti chiamati a dare il proprio contributo e a lavorare coordinandosi insieme”. Un progetto di traduzione unico nel suo genere. “Domanda, risposta, obiezione, replica. Una resa organizzata del materiale che segue una delle premesse fondamentali indicate in avvio. Così come la schematizzazione di alcuni brani: riproduzioni e sintesi in forma tabellare non si ritrovano in altre traduzioni e sono perfettamente in linea con il modo italiano di approcciare e studiare i testi”. Un metodo, ricorda il rav, “che è sempre stato metodico e rigoroso”. Una traduzione, quindi, “utile per chi non capisce il testo originale, ma anche per chi capisce e può avere qualche luce in più rispetto a prima”.
Altri trattati sono in lavorazione in questi mesi e vedono impegnato un team composto da circa 70 studiosi fra traduttori esperti, traduttori in formazione, istruttori, revisori di contenuto e revisori editoriali, affiancati da un team di circa dieci esperti informatici e da uno staff amministrativo di due unità. Presidente del consorzio per la traduzione del Talmud è rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma. Mentre la sua direttrice è Clelia Piperno. I trattati sono pubblicati dall’editore Giuntina. 

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LA SFIDA DELLA TRADUZIONE

Meghillà: regole, usi, voci a confronto

Il trattato di Meghillà si occupa principalmente delle regole della lettura pubblica e della scrittura del Libro biblico di Ester, la più conosciuta fra le meghillòt o rotoli del Tanàkh, noto come la “Meghillà” per antonomasia. Se esistono regole di lettura, signifca che c’è uno scritto da cui leggere. Può sembrare ovvio, ma non lo era affatto per la Meghillà. Troviamo infatti un brano molto interessante nel quale “Ester mandò a dire ai Saggi: Scrivete la mia storia per tutte le generazioni, e che il libro sia incluso negli Agiografi” (p. 7a). L’accettazione da parte dei Maestri, prosegue il brano, non avvenne senza ostacoli, tanto che la disputa riguardo l’inclusione della Meghillà di Ester nel canone biblico proseguì fino all’epoca dei Maestri della Mishnà. Nel nostro brano troviamo infatti diverse opinioni fino all’estendere la discussione anche ad altre Meghillòt. Ciò può spiegare come mai il trattato si apra proprio con le regole relative alla lettura pubblica della Meghillà di Ester, sancendo evidentemente la sua inclusione nel canone biblico. Parimenti, può spiegarsi così il motivo per cui la lettura della Meghillà riceva tanto spazio laddove le altre regole di Purìm – banchetto, scambio di cibi e doni ai poveri – ne hanno assai meno (praticamente nessuno se prendiamo in considerazione la Mishnà senza la Ghemarà). Una volta stabilito che la Meghillà fa parte del canone biblico, occorreva rimarcare che il suo status, come quello di tutti gli altri testi del Tanàkh che non fanno appunto parte della Torà, è tuttavia differente da quello dei libri della Torà. È forse in quest’ottica che possono essere letti gli insegnamenti relativi alla cucitura dei diversi fogli di pergamena che compongono il rotolo, rispettivamente, della Torà e della Meghillà, e perfino alcune regole come quella sulla liceità di leggere la Meghillà da seduti o altre norme ancora. Argomento affine a quello dell’inclusione della Meghillà nel canone biblico, e quindi all’obbligo della sua lettura, è il problema della traduzione dei testi biblici, sia per quanto riguarda la traduzione in aramaico che veniva fatta oralmente a beneficio dei partecipanti in occasione delle letture pubbliche, sia relativamente alla liceità della traduzione dei testi biblici in altre lingue.

Rav Michael Ascoli 

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LE PAROLE DEL PRESIDENTE ISRAELIANO HERZOG A DAVOS

"Un Medio Oriente sostenibile e innovativo"

Un Medio Oriente non soltanto radicalmente trasformato, ma con una forte spinta alla collaborazione e all’innovazione.
È la visione condivisa dal presidente israeliano Isaac Herzog durante il forum economico mondiale di Davos di cui è stato uno dei protagonisti. Secondo il Capo di Stato la regione avrebbe infatti un potenziale da “hub globale per soluzioni sostenibili in materia di cibo, acqua e salute”. E, oltre a ciò, come “fonte di energia, principalmente solare, per Europa, Asia e Africa”.
A motivare il suo ottimismo “una energia del cambiamento” che starebbe determinando svolte importanti anche per Israele, che ha di recente siglato gli Accordi di Abramo con alcuni Paesi arabi ed è in trattativa per aprire ulteriori fronti di collaborazione.
In questa direzione è arrivato l’invito “a tutti i Paesi e a tutte le nazioni vicine e lontane a unirsi a noi, a collaborare con Israele e a fare la storia”. Una strada irrinunciabile, ha sottolineato Herzog, per plasmare un futuro “di pace, prosperità e progresso”.

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LA TAVOLA ROTONDA ALLA FONDAZIONE MUSEO DELLA SHOAH DI ROMA

La Memoria e il buon uso dei social

Come affrontare la distorsione della Shoah nei social media? Sfide e buone pratiche a confronto animeranno un incontro in programma lunedì 30 maggio alle 11 nella sede della Fondazione Museo della Shoah di Roma. Ad intervenire, dopo i saluti istituzionali da parte di esponenti di Fondazione, ministero dell’Istruzione, ambasciata tedesca in Italia, UCEI, Comunità ebraica di Roma e IHRA, saranno lo storico Amedeo Osti Guerrazzi, il rav Benedetto Carucci Viterbi preside delle scuole ebraiche romane, Daphne Zelnick ex rappresentante Ugei, Milena Santerini coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, Silvia Guetta dell’Università di Firenze e Stefania Manca, del CNR, coordinatrice del progetto “Linee guida e raccomandazioni per Memoriali e musei” che sarà presentato in questa circostanza.
 

Le linee guida rappresentano uno dei prodotti finali previsti all’interno del progetto “Countering Holocaust distortion on social media. Promoting a positive use of Internet social technologies for teaching and learning about the Holocaust”, risultato vincitore nell’ambito di un bando promosso dall’IHRA.
Il progetto intende fornire indicazioni per utilizzare i social media per portare le nuove generazioni alla conoscenza della Shoah e combattere le forme di distorsione che purtroppo sono sempre più diffuse. Si parte quindi dalla considerazione che ci sono ancora poche ricerche e buone pratiche su come i social media possano influenzare l’apprendimento e la comprensione informale. 
Questa proposta si è concentrata sui social media come tecnologia positiva per promuovere l’empowerment degli utenti di tali strumenti per espandere la loro conoscenza e per aumentare la consapevolezza sulle molte forme di distorsione.
Da questo punto di vista i musei e le istituzioni memoriali svolgono un ruolo essenziale nella salvaguardia dei pertinenti documenti storici contrastando la distorsione e coinvolgendo i loro utenti, raggiungibili attraverso i social media, non solo nella promozione delle attività e delle iniziative culturali dei musei e dei memoriali, ma anche producendo buone pratiche di adozione dei social stessi come mezzo per diffondere informazioni storiche corrette.

Silvia Guetta, Università di Firenze

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La debolezza dell'Onu
Da parte sia dei politici che dei media italiani non è stato dato il necessario rilievo alla notizia del lancio di missili russi su Kiev durante la presenza nella capitale ucraina del segretario generale dell’Onu Antònio Guterres. Eppure si è trattato di un atto di deliberato disprezzo nei confronti della figura più rappresentativa dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e la mancanza di una adeguata reazione da parte, in primo luogo, della stessa Onu e poi dei media la dice lunga sul basso livello nel quale è tenuta in considerazione oggi quella che dovrebbe essere la maggiore organizzazione internazionale a garanzia della sicurezza di tutti. 
 
Valentino Baldacci
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Machshevet Israel - Freud e Bluher
(Ri)parliamo di Freud, ovviamente, e del ruolo centrale che le sue teorie psicanalitiche assegnano alla libido intesa come impulso sessuale, così centrale che sin dall’inzio ci fu chi parlò apertis verbis di pansessualismo, ritenendolo ‘eccessivo’ e non funzionale alla terapia delle nevrosi. Si può ben dire che il primo scisma guidato dall’ebreo viennese Alfred Adler – apostofato per ciò come apostata, eresiarca e traditore – dentro il movimento psicanalitico, all’epoca quasi tutto composto di medici e psicologi ebrei (eccezion fatta per Jung e Binswanger), sia avvenuto nel nome di questa critica interna.
Massimo Giuliani
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